mercoledì 20 dicembre 2023

Ode al punto e virgola

Frequentando i social si assiste alle violazioni più disparate nei confronti della lingua italiana (e dire che è possibile quasi ovunque correggere uno strafalcione, ammesso che ce ne si accorga): verbi coniugati in maniera a dir poco disinvolta, abuso di lettere minuscole trascurando al contempo le maiuscole (a meno che non si innesti il BLOC MAIUSC o CAPS LOCK), punteggiatura distribuita, per citare un mio "facciamico", come le cartelle a tombola... e il segno di interpunzione forse più bistrattato in assoluto è il punto e virgola, al quale Alessandro Gilioli ha dedicato un post assolutamente condivisibile che riporto qui di seguito.

E’ uno dei paragrafemi più rari che si trovano nei post scritti sui social ma ormai anche sui giornali di carta e perfino nei libri.
E’ il punto e virgola.
Ovvio, direte voi: in una comunicazione che si fa sempre meno testuale e sempre più per immagini, gif, emoticons etc, a chi vuoi che importi di un arcaico estremismo della punteggiatura come il punto e virgola?
Vero.
Tuttavia proprio perché così potentemente insidiato, il linguaggio scritto non dovrebbe diluirsi nella sciatteria. Intendo dire: se vuole continuare ad avere un suo ruolo nella comunicazione – magari anche di minoranza se non di nicchia – deve valorizzare se stesso.
E che cosa valorizza una frase scritta più di un punto e virgola?
Intanto, il punto e virgola è il segno dell’aurea mediocritas, della perfezione di ciò che sta in mezzo: né assertivo e decisionista come il punto fermo né effimero e sfuggente come la virgola.
Allo stesso tempo, riesce a restare diverso anche dal banale messaggio esplicativo o elencativo dei soliti due punti, per non dire della volgarità chiassosa del punto esclamativo o - peggio - dell'allusiva sgomitatina dei puntini di sospensione.
Il punto e virgola è un omaggio alla complessità del pensiero: rivela infatti un’interpunzione riflessiva, approfondita, un’informazione o un concetto che arricchisce la frase precedente dandole un guizzo in più, una sfumatura intellettuale in più.
Il punto e virgola aiuta chi scrive a sfaccettare il concetto senza ingarbugliarlo e aiuta chi legge a fare proprio il fatto che i collegamenti del pensiero non sono un “on-off”, un “si-no”, ma frequentano una via lattea di variabili dai confini indefiniti; così facendo, ci porta a capire le variabili e l’incertezza del reale.
E con questo chiudo la pippa, essendo finalmente riuscito – in coda alla frase che precede questa - a trovare un luogo sensato in cui mettere il punto e virgola.

[Peccato per quelle due "E apostrofo" al posto delle E maiuscole accentate... eppure basta talmente poco per ottenere la È: Alt+0200 sul tastierino numerico :-)]

A un altro segno paragrafematico, l'apostrofo, è dedicata una canzone del cantautore e comico Lorenzo Baglioni inserita nel suo album Bella, prof!.

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