martedì 30 giugno 2015

Alle volte basta un niente

[Il titolo del post è lo stesso di una commedia teatrale degli anni '90 – protagonisti Gianfranco Jannuzzo e una Claudia Koll pre-conversione – che ho appena reperito su YouTube]
Una buona notizia per tutti coloro ai quali il tempo non basta mai: come spiega nel dettaglio Wired, per uniformare i nostri sistemi di misurazione del tempo con la rotazione terrestre, alla mezzanotte del 30 giugno agli orologi si aggiunge un secondo intercalare, per cui la giornata odierna durerà ben... un secondo in più! :-)
Uffa, e io chissà che mi credevo, vorrai obiettare. Beh, a pensarci bene, la nostra vita è un continuo susseguirsi di innumerevoli secondi, quasi tutti pressoché indistinguibili gli uni dagli altri... ma alcuni di essi sono decisivi, perché vi si concentrano le azioni, le scelte o i capricci del destino che daranno una svolta alla nostra esistenza. Il film Sliding Doors è esemplare in tal senso...
Per l'occasione, la Ford ha messo online l'applicazione LifeIn1Second, la quale previa autorizzazione si connette al tuo profilo Instagram e ne estrae le foto più recenti, che rappresentano momenti più o meno significativi della tua vita. Morale della favola?
Oggi 30 giugno 2015 il mondo ha un secondo in più.
Scopri che valore può avere per te.
[Segue galleria di foto che scorre rapidamente in automatico, e che nel mio caso mostra un'imbarazzante prevalenza di situazioni mangerecce... ;-)]
In un secondo può passarti tutta la vita davanti.
Oggi hai un secondo in più per pensarci.
Don't scroll and drive.
[Non far scorrere quando guidi]
E già, quando si è al volante la distrazione di un secondo può fare davvero la differenza. Brava Ford per avercelo ricordato!
[L'immagine che apre il post è tratta da qui]

lunedì 29 giugno 2015

Alternative "magiche" al divorzio

Oggi la voglia di scrivere è poca, per non dire inesistente... quindi me la cavo condividendo un commento di spam – i commenti "veri" scarseggiano sempre più, ma se non altro per essi posso usare l'espressione "pochi ma buoni" :-) – giunto stamattina al post che avevo scritto oltre un anno fa per "recensire" – uh, che parolone! ;-) – il film commedia Un fidanzato per mia moglie, e che non vedrai, dal momento che l'ho appena eliminato. Peccato, perché trattandosi di vicissitudini sentimentali era abbastanza in topic! ;-)
La vita è buono quando si ha il vostro amore intorno a voi, lo dico perché quando ho avuto problemi con il mio amante non ho mai visto la vita come una cosa buona, ma, grazie al dottor AGBAZARA di AGBAZARA TEMPLE, per avermi aiutato a lanciare un incantesimo che ha portato il mio amante a me nel giro di 48 ore. Mio marito mi ha lasciata per un'altra donna, dopo 7 anni di matrimonio, ma Dr.AGBAZARA aiutami un incantesimo che lo ha portato di nuovo a me entro 48 ore. Non ho intenzione di dirvi maggiori dettagli su di me piuttosto mi limito a consigliare coloro che stanno avendo problemi in là rapporto o matrimoni di contattare Dr.AGBAZARA TEMPLE attraverso questi particolari via;
Mi perdonerai se ho scelto di censurare l'indirizzo e-mail e il numero telefonico che chiudevano il commento... ;-)
P.S.: L'immagine che apre il post è tratta da qui. Certo che grazie a wikiHow si può imparare a fare davvero di tutto, perfino a lanciare un incantesimo d'amore... ;-)

domenica 28 giugno 2015

Usciamo a riveder le stelle...

[Titolo che parafrasa l'ultimo verso dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri: «Dopo aver faticosamente attraversato la natural burella che collega l'Inferno alla spiaggia dell'Antipurgatorio, Dante e Virgilio alla fine contemplano lo stellato cielo notturno dell'altro emisfero: è un presagio del nuovo cammino di luce e di speranza dopo le tenebre precedenti» (cit.). A tot anni di distanza dal fatidico esame di maturità, posso alfine guardare con il giusto distacco a quell'antico spauracchio... e magari trarne un messaggio positivo!]
Il post di oggi è dedicato al Triangolo Estivo, asterismo – da non confondere con costellazione – che in questa stagione risulta piuttosto ben visibile a occhio nudo, e al quale ieri ha reso omaggio Astronomy Picture of the Day pubblicando una foto composita realizzata dall'astrofotografo Rogelio Bernal Andreo.


Ed ecco qui di seguito la traduzione della relativa spiegazione...
Sorgendo all'inizio di una notte d'estate nell'emisfero nord, queste tre stelle luminose formano il familiare asterismo noto come Triangolo Estivo. Altair, Deneb e Vega sono le stelle alfa delle loro rispettive costellazioni, Aquila, Cigno e Lira, sullo sfondo della Via Lattea. Vicine nella luminosità apparente, le tre stelle appaiono davvero simili in questi ritratti telescopici, ma hanno tutte la propria storia stellare. Il loro aspetto simile nasconde il fatto che le stelle del Triangolo Estivo in realtà coprono un'ampia gamma nella luminosità intrinseca e nella distanza. Stella nana della sequenza principale, Altair è circa 10 volte più luminosa del Sole e distante 17 anni luce, mentre Vega, anch'essa una stella nana che fonde l'idrogeno in elio, è circa 30 volte più luminosa del Sole e si trova a 25 anni luce di distanza. La supergigante Deneb, circa 54000 volte più luminosa del Sole, si trova a circa 1400 anni luce di distanza. Naturalmente, avendo un colore blu biancastro, le stelle del Triangolo Estivo sono tutte più calde rispetto al Sole.

Quadretto familiare... tradizionale!

Quest'oggi ti propongo la traduzione di una storiella divertente che ho trovato su 9GAG sotto forma di immagine (la puoi vedere qui accanto, cliccaci sopra per ingrandirla). Enjoy! :-)
Un uomo compera un robot-macchina della verità che schiaffeggia le persone che mentono. Decide di metterlo alla prova a cena.
Padre: Figliolo, dov'eri oggi durante l'orario scolastico?
Figlio: A scuola.
Il robot schiaffeggia il figlio.
Figlio: Ok! Ho visto un film dai miei compagni.
Padre: Quale?
Figlio: Kung Fu Panda.
Il robot schiaffeggia di nuovo il figlio.
Figlio: Ok! Era un porno.
Padre: COSA? Quando avevo la tua età io non sapevo nemmeno cosa fosse il porno!
Il robot schiaffeggia il padre.
Madre: Ah ah ah! È tuo figlio, dopotutto.
Il robot schiaffeggia la madre...
Ah, la cara vecchia famiglia tradizionale! ;-)
P.S.: Avviso eventuali sentinelle in piedi & affini di passaggio da queste parti che il mio intento è del tutto scherzoso. Non amo generalizzare... anche se, detto per inciso, l'incoerenza in certe situazioni tende a saltare all'occhio con particolare evidenza!

sabato 27 giugno 2015

#LoveWins

Quello di ieri è stato decisamente un venerdì nero, insanguinato da ben quattro attentati avvenuti in tre continenti diversi che non fanno ben sperare riguardo al futuro del mondo... ma per fortuna c'è stato spazio anche per i colori dell'arcobaleno: quelli della bandiera che simboleggia il movimento di liberazione omosessuale, sventolata per festeggiare la storica sentenza della Corte Suprema degli USA che legalizza in tutti e cinquanta gli Stati Uniti i matrimoni fra persone dello stesso sesso. Il presidente Barack Obama ha sottolineato l'importanza del momento in un tweet:
Today is a big step in our march toward equality. Gay and lesbian couples now have the right to marry, just like anyone else. #LoveWins
E sì, l'amore vince, com'è giusto che sia. Del resto, come ha scritto il politico di SEL Marco Furfaro in occasione del Family Day, «L'unica cosa che conta è amare, il resto fa volume». :-)
Da ieri su Facebook moltissimi utenti hanno scelto di celebrare l'orgoglio LGBT "arcobalenizzando" la propria immagine del profilo mediante lo strumento messo a disposizione dal social network e usato dallo stesso Mark Zuckerberg. Io pure ci ho provato, tanto per «vedere di nascosto l'effetto che fa» (cit.), ma ben presto ho preferito ripristinare la foto precedente... salvo poi scoprire che persino Arnold Schwarzenegger, che non mi risultava fosse granché progressista, mi aveva sorpassata a sinistra! (anche se la sua foto ha un che di minaccioso, a ben vedere...) Cielo, non sarà mica che sotto sotto soffro anch'io di omofobia lieve...?! :-/
A dire il vero alcuni utenti si sono divertiti a elaborare non la propria, di foto, bensì quella di personaggi che presumibilmente avranno preso piuttosto male la sentenza americana, come Carlo Giovanardi e Mario Adinolfi, protagonista assieme alla sua "alleata" Costanza Miriano di una vignetta molto divertente. :-)
A chi ha paura del "diverso" magari farebbe bene – anche se non ci spero più di tanto – leggere questa lista ironica e geniale di motivi "contro" il matrimonio gay. Chi invece non è dotato di senso dell'umorismo e si riempie la bocca con il concetto di "famiglia naturale" troverà forse congeniale un approccio più serio, come quello adottato da Alessandro Gilioli in questo post...

venerdì 26 giugno 2015

Fuori dal contesto

L'altro giorno un mio "facciamico" ha pubblicato un post in cui lamentava che un gran numero di suoi contatti avesse usato parole di disprezzo nei confronti dello spagnolo Kiko Argüello, iniziatore del Cammino neocatecumenale, per il discorso da questi tenuto nel corso del Family Day, e che lo avessero fatto in modo a suo avviso ingiustificato, lasciandosi manipolare da titoli fuorvianti come quello dell'Huffington Post. Non ho saputo trattenermi dall'intervenire nella discussione copincollando lo stesso estratto del discorso di Argüello che avevo già condiviso sul mio tumblr...
Ma se la moglie lo abbandona e se ne va con un’altra donna (sic) quest’uomo può fare una scoperta inimmaginabile, perché questa moglie gli toglie il fatto di essere amato, e quando si sperimenta il fatto di non essere amato allora questo richiama l’inferno. Quest’uomo sente una morte dentro così profonda che il primo moto è ucciderla. Il secondo moto, poiché il dolore che sente è mistico, siderale e orribile, piomba in un buco nero eterno e allora pensa: “Come posso far capire a mia moglie il danno che mi ha fatto? La sofferenza che ho?”. Uccide i bambini.
(Non dirmi che non lo trovi allucinante, ti scongiuro...)
... e per tutta risposta sono stata tacciata di aver decontestualizzato. Mah, secondo me si può andare incontro a fraintendimenti astraendo dal contesto una singola parola, o una breve frase, non certo un brano lungo e articolato come quello che avevo citato io... comunque, se lui è libero di restare della sua opinione, io resterò della mia, e cioè che non si può in alcun modo giustificare il femminicidio, per non parlare dell'infanticidio, come mi sembra che abbia fatto Argüello. Molto altro avrei da dire al riguardo, ma la farei troppo lunga, per cui mi fermo qui...
Oggi ho avuto la prova di quanto non tener conto del contesto possa dare adito a strumentalizzazioni. Un altro "facciamico" ha condiviso questo link, con il commento «Non è che si sta leggermente esagerando con il politically correct?». Dopo aver letto l'articolo in questione, pubblicato da Se Non Ora Quando – Torino, ho pensato che il mio amico avesse un bel coraggio a difendere il cabarettista e cantautore Marco Carena – che non sentivo nominare praticamente dal 1991, anno in cui partecipò al Festival di Sanremo con Serenata, un brano "leggermente" allusivo – per aver messo in musica con tanta disinvoltura, e poi cantato per l'ennesima volta prima della festa di San Giovanni a Torino, il punto di vista di un uomo che picchia e maltratta la sua donna. In seguito però lo stesso "facciamico" ha condiviso uno screenshot del post in cui lo stesso Marco Carena cercava di chiarire la spiacevole incomprensione. Lo riporto qui di seguito.
Gentili Signore di SeNonOraQuando, sono molto dispiaciuto di questa incomprensione, perchè con la canzone "Io ti amo", con cui ho vinto il Festival di Sanscemo nel '90, e che in questi 25 anni ho cantato in TV, Radio e molte piazze d'Italia, volevo, già in tempi non sospetti, denunciare proprio la violenza sulle donne, tema di cui allora non si parlava ancora, ed è evidente, ascoltando tutto il testo, che quella, farcita con sarcasmo ed ironia, è chiaramente la visione dell'amore di un "demente". Con questo stile di scrittura, per quanto mi sia riuscito possibile, ho sempre cercato di sottolineare nelle mie canzoni delle tematiche sociali. Mi farebbe piacere un incontro di persona in modo da poter dibattere e chiarire i nostri punti di vista perchè ritengo che, con mezzi e parole diverse, stiamo comunque affrontando gli stessi problemi. Grazie dell'attenzione. Marco Carena
A me viene naturale leggere nel testo di Io ti amo un intento di denuncia, sia pur in chiave ironica e sarcastica, non certo un'approvazione della violenza contro le donne, e farei un discorso analogo per l'altro testo incriminato, Che bella estate... ma evidentemente non per tutti/e questo è altrettanto naturale: troppo spesso l'ironia è un'arma a doppio taglio, e sono certa che Marco Carena, che sul genere "demenziale" ha costruito la sua carriera, ne fosse consapevole già da tempo.
[L'immagine che apre il post raffigura la Fontana di Marcel Duchamp, un tipico esempio di decontestualizzazione suggeritomi da questo articolo che, ehm, devo ancora leggere per intero...]

giovedì 25 giugno 2015

Giochi di parole... non per tutti!

Oggi mi sento in vena di pubblicare un post parecchio nerd... [A proposito, nell'immagine qui accanto, tratta da ScienceDump, puoi trovare spiegata la gerarchia geeknerddork! :-)]
Anni fa mi dedicai a studiacchiare il linguaggio HTML, che all'epoca era giunto alla versione 4; come guida mi servii di questo libro, che conteneva anche una sezione relativa ai fogli di stile CSS. Da allora del «linguaggio di markup solitamente usato per la formattazione e impaginazione di documenti ipertestuali disponibili nel World Wide Web sotto forma di pagine web» (cit.) è stata pubblicata la versione 5, riguardo alla quale so poco o nulla, e nel frattempo le mie tutt'altro che eccezionali conoscenze in merito non mi sono servite a granché, se non ad apportare qualche piccola modifica alle pagine di questo blog. Avere un'infarinatura di CSS, in compenso, mi è servito per apprezzare i CSS Puns ("giochi di parole" sul CSS) raccolti in questa pagina dal SEO Evangelist – così si autoproclama – Saijo George, australiano di Melbourne. Ecco qui di seguito una selezione dei miei preferiti...
#titanic {
float: none;
}

#bermuda-triangle {
display: none;
}

#big-bang::before {
content: "";
}

#tower-of-pisa {
font-style: italic;
}

.bruce-banner {
color: pink;
transition: color 10s;
}
.bruce-banner .the-hulk {
color: green;
}

.ninja {
visibility: hidden;
color: black;
}

.wife {
right: 100%;
margin: 0%;
}

.hobbit {
height: 50%;
}
.hobbit #foot {
width: 200%;
}

.delorean {
z-index: -1955;
}

.samsung {
@extend apple;
}

.rich-people {
top: 1%;
}
.working-class {
bottom: 99%;
}
Gli altri li ho scartati in parte perché non ne sono rimasta colpita più di tanto, ma in qualche caso anche perché, ehm, non mi risulta mica tanto chiaro il significato... e non solo per il fatto di avere le mie radici culturali in Italia! ;-) Mi è venuta voglia di rinfrescare e approfondire le mie conoscenze di CSS seguendo qualcuno dei corsi linkati da Saijo George – Code School, Treehouse, Tuts+, Udacity e Codecademy – ma per farci cosa, poi? Mah, chi lo sa, magari in un futuro non troppo lontano... In fondo, tutto fa brodo! :-)

mercoledì 24 giugno 2015

Cambiamo musica? #changethetune

Oggi un mio "facciamico" ha condiviso il video qui sotto, realizzato dal Center for Science in the Public Interest e recensito in questo articolo.


Se non sei tanto più giovane di me, avrai riconosciuto la melodia dello spot pubblicitario della Coca-Cola – «Vorrei cantare insieme a voi in magica armonia» – che per anni è andato in onda sulle reti televisive italiane nel periodo natalizio, versione nostrana del celebre Hilltop Ad (spot della collina, girato per inciso in Italia) datato 1971. All'inizio pure il testo è identico a quello originale...
I'd like to build the world a home and furnish it with love
(Vorrei costruire al mondo una casa e arredarla con amore)
Grow apple trees and honey bees and snow-white turtle doves
(Coltivare alberi di mele e allevare api e tortore bianche come la neve)
I'd like to teach the world to sing in perfect harmony
(Vorrei insegnare al mondo a cantare in perfetta armonia)
... ma poi si cambia bruscamente registro:
I'd like to buy the world a drink that doesn't cause disease
(Vorrei comprare al mondo una bevanda che non provochi malattie)
I'd like to teach the world about what sugar did to me
(Vorrei insegnare al mondo quel che mi ha fatto lo zucchero)
E già, non soltanto l'ambientazione a differenza dell'originale non è per nulla attraente, anzi, ma gli interpreti sono tutti affetti da problemi di salute legati al consumo eccessivo di bevande zuccherate: nel seguito del testo vengono menzionati diabete, obesità, carie dentaria, ipertensione...
Stando alle scritte che compaiono nel video, le società produttrici di bibite spendono circa 1 miliardo di dollari all'anno per pubblicizzare bevande zuccherate (fonte: Center for Food Policy and Obesity), e le bevande zuccherate sono la principale fonte di calorie nella dieta degli americani (fonte: Dietary Guidelines for Americans).
In questo momento sto provando a tranquillizzarmi ripetendomi che con un consumo moderato non corro grossi rischi – oltretutto in genere scelgo la Coca-Cola Zero che è priva di zucchero (sorvoliamo per ora sui dolcificanti) e ha un bassissimo contenuto di calorie, tanto il sapore lo trovo indistinguibile da quello della Coca standard – e che l'alimentazione che cerco di seguire dovrebbe essere un tantino più sana di quella dell'americano medio... però insomma, certe cose danno da pensare!

martedì 23 giugno 2015

Trova l'intruso!

Dopo alcuni giorni all'insegna degli alti e bassi sul piano personale, torno a mettere le mani sulla tastiera rispolverando la cara vecchia categoria degli enigmi...
Nel blog in lingua inglese Monday puzzle – il cui autore Alex Bellos cura sempre sul Guardian un altro blog, Adventures in Numberland – viene pubblicato a lunedì alterni un enigma. Il mio post riguarda quello dell'8 giugno scorso, dal titolo alquanto stuzzicante: Can you solve it: are you smarter than a Hong Kong six-year-old? (Riesci a risolverlo? Sei più intelligente di un bambino di sei anni di Hong Kong?). Riporto qui di seguito la traduzione dell'enigma, o meglio degli enigmi, perché per l'occasione ne sono stati proposti due, anzi tre...
Osserva l'immagine qui sotto. Qual è l'intruso e perché?
Ed ecco un secondo enigma. È tratto dai test di ammissione alla prima classe delle scuole elementari di Hong Kong [O magari anche no, NdC]. Quindi è pensato per bambini di sei anni. È divenuto virale un anno fa [Nel gruppo WhatsApp dei miei colleghi d'ufficio invece ha fatto furore il mese scorso, NdC].
Qual è il numero del posto in cui l'auto è parcheggiata?
Si può risolvere in 20 secondi, come ci si aspettava che facessero i bambini?
... e delle relative soluzioni:
L'esperta di enigmi Tanya Khovanova [toh, la curatrice del sito Number Gossip, dal quale sono solita attingere materiale per pubblicare alcuni dei miei post più nerd, NdC], che l'ha ideato, voleva che risultasse divertente. Tanya non ama gli enigmi del tipo "Indovina l'intruso". Vediamo il perché esaminando un altro enigma.
Quale animale è l'intruso?
[Purtroppo l'enigma di per sé non funziona se tradotto alla lettera in italiano, NdC]
  1. Pig
  2. Cow
  3. Hen
  4. Sheep
La risposta più consueta è hen (gallina), in quanto è l'unico uccello. Ma che dire di sheep (pecora), l'unica parola con più di tre lettere? O pig (maiale), l'unico animale non kosher? Oppure cow (mucca), l'unica parola le cui lettere sono in ordine alfabetico?
A detta di Tanya, gli enigmi del tipo "Indovina l'intruso" penalizzano il pensiero creativo. E questo li rende controproducenti, poiché lo scopo di un enigma è quello di incoraggiare il pensiero creativo.
«Supponi di uscire a prendere un caffè», dice lei. «Con chi preferiresti andarci: con una persona che risponde correttamente [la mia indole pignola è tentata di annuire, NdC] oppure con qualcuno che se ne esce con una risposta creativa anche se "sbagliata"? Le domande a scelta multipla verificano il ragionamento ordinario, ma puniscono la non-banalità e l'originalità».
Perciò Tanya ha ideato un enigma che rappresenta una sottile protesta contro gli enigmi del tipo "Indovina l'intruso".
Dai di nuovo un'occhiata all'illustrazione sopra.
A prima vista, l'intrusa è l'unica figura verde.
Ma che dire dell'unico cerchio?
O l'unico quadrato piccolo?
Oppure l'unico senza bordi?
Andando per esclusione, ci rendiamo conto che l'intrusa è la figura più a sinistra, perché è l'unica a non essere un'intrusa!
La figura più a sinistra è speciale perché non è speciale. Condivide il colore rosso, la forma quadrata, le dimensioni e il bordo con altre forme.
Ed ecco un suggerimento per risolvere il secondo enigma. Ogni volta che ti viene chiesto di risolvere un enigma in un brevissimo lasso di tempo, come 20 secondi in questo caso, puoi dare per scontato che la risposta sia incredibilmente semplice. Il genere di risposta che un bambino di sei anni sarebbe in grado di fornire. Il vincolo temporale ti sprona a ridurre al minimo il ragionamento per risolvere il problema.
Capovolgi l'immagine e vedrai la risposta...
Infine, un quesito bonus di natura analoga [e l'autore lascia che tu lo risolva per conto tuo, al limite facendoti aiutare da un bambino di tre anni ;-), NdC].
Questo problema può essere risolto da bambini in età prescolare in un tempo che va dai cinque ai dieci minuti, da programmatori in un'ora e da persone con un'istruzione superiore... beh, verifica tu stesso!

mercoledì 17 giugno 2015

Ricordi di famiglia

Il 13 giugno di due anni fa una mia amica – se posso permettermi di chiamarla così :-) – aprì il tumblelog viamerzariotre.tumblr.com con un intento ben preciso, che spiegava nel primissimo post.
Una scatola di fotografie
2001, Agosto.
Mi trasferisco a Milano, per vivere assieme a Marco nella casa che pochi mesi prima ha preso in affitto.
Un bilocale in via Merzario, 3, a piano terra.
Dove troviamo, abbandonata da chissà quanto, una scatola di piena di fotografie. La padrona di casa non ne sa nulla, per il momento decidiamo di lasciarla dove sta, ci penseremo.
Dopo qualche tempo le nostre strade si dividono e porto con me la scatola di fotografie, con l'idea di rintracciarne il proprietario, o gli eredi. Ma il tempo, i traslochi, la vita e forse anche un po’ le cavallette aiutano a rimandare il progetto fino a oggi, quando nasce questo tumblr, con la speranza che il pubblicarne qui le fotografie aiuti a trovare la casa giusta per questa scatola.
La mia amica scannerizza quelle foto e le pubblica un poco per volta nel tumblr in questione, corredate ove necessario dalla trascrizione di quel che vi trova scritto. Finché il 21 maggio di quest'anno, dopo una lunga pausa, a sorpresa comunica che...
Le foto di Via Merzario 3 stanno per tornare a casa…
mayihaveyourdesert domanda, tradendo una certa incredulità:
Davvero? Come avete fatto a trovarli?
E lei risponde:
Mi hanno trovata loro, proprio grazie a questo tumblr! :)
Internet può davvero essere uno strumento meraviglioso ;)
Due giorni dopo...
Direzione Ferrara
La scatola è sulla cappelliera, il treno è in viaggio, tra poche ore arriveremo a destinazione.
Ci siamo.
E poi...
Quando finalmente la scatola si apre e rivela il suo contenuto, nuovi ricordi per chi in quelle foto rivede se stesso e il proprio passato.
L'ultimo post risale esattamente a tre settimane fa:
Settecento giorni dopo l’avvio di questo tumblr e quasi quindici anni dall’inizio del loro viaggio da Milano, sabato scorso le fotografie sono tornate a casa, a Ferrara.
In questi anni mi sono chiesta se questa maniacale conservazione dei ricordi (oltretutto altrui) fosse una follia nata dalla mia natura di bibliotecaria, insensata sia per la difficoltà di rintracciarne gli eredi sia per il dubbio che questo progetto pubblico potesse essere considerato un’intrusione nella loro vita privata.
Tutti questi dubbi sono stati fugati in un attimo, con l’abbraccio di Maurizia alla stazione. Mi è stato subito chiaro che sì, ne era valsa la pena.
Poche ore sono bastate a conoscere tre persone emozionate e accoglienti che nelle fotografie -che ormai io conoscevo a memoria- hanno ritrovato e riscoperto volti e momenti della vita dei genitori e dei tanti parenti ritratti. Il vederli seduti attorno al tavolo, con le fotografie sparse per esaminarle e studiarle, a cercare quelle viste sul tumblr e stupirsi delle altre, mi ha fatto sentire parte della famiglia, quasi a diventarne parente acquisita.
Viamerzariotre si potrebbe chiudere qui, lo scopo è stato raggiunto, le fotografie sono a casa. Ma di quella scatola ho ancora qualche centinaio di scansioni, che per mancanza di tempo o forse per scoramento non avevo più inserito. Forse quindi è presto per mettere la parola FINE.
Una storia che scalda il cuore: tanto di cappello alla mia amica per essersi fatta carico di una così lodevole iniziativa, e mi fa davvero piacere che tanto impegno sia stato coronato da successo. Ma al tempo stesso – sarà che in questo periodo mi sento piuttosto suscettibile al riguardo – sono stata assalita dalla malinconia, essendomi resa conto che sono anni che trascuro il mio album di famiglia: fissata come sono con le fotografie di soggetti inanimati – paesaggi, architetture e simili – e dando in un certo senso per scontato che pure i miei cari fossero "allergici" all'obiettivo come lo è la sottoscritta, li immortalavo quasi solo quando mi veniva chiesto espressamente, anche se da quando sono passata al digitale avrei potuto scattare a raffica a costo zero (o quasi). Paradossalmente, nell'era dell'analogico, la mia famiglia accumulava molte più foto che negli ultimi dieci anni o poco più...
Peccato, peccato davvero. Perché avrei potuto raccogliere dei bei ricordi da conservare. E invece in questi giorni la mia memoria spietata si ostina a ripropormi scene di declino e sofferenza alle quali non augurerei mai a nessuno di dover assistere, e che temo mi perseguiteranno ancora per lungo tempo... :'-(

martedì 16 giugno 2015

La luna... incoronata

Il post di oggi prende spunto – per non dire che lo saccheggia spudoratamente ;-) – dall'Astronomy Picture of the Day pubblicato ieri con il titolo A Colorful Lunar Corona.


Ed eccoti la traduzione della relativa spiegazione, che la sottoscritta trova particolarmente interessante...
Cosa sono quegli anelli colorati intorno alla Luna? Una corona. Anelli come questi appaiono a volte quando la Luna viene vista attraverso nubi sottili. L'effetto è creato dalla diffrazione meccanica quantistica della luce attorno alle singole goccioline d'acqua di dimensioni simili in una nube passeggera ma perlopiù trasparente. Poiché la luce di differenti colori ha lunghezze d'onda differenti, ogni colore viene diffratto in maniera diversa. Le corone lunari sono uno dei pochi effetti cromatici della meccanica quantistica che possono essere facilmente visti a occhio nudo. La corona lunare mostrata è stata immortalata [dall'astrofotografo Sergio Emilio Montúfar Codoñer, NdC] attorno a una Strawberry Moon [così viene chiamata la Luna piena di giugno, NdC] il 2 giugno scorso da La Plata, in Argentina. Corone simili che si formano attorno al Sole sono in genere più difficili da vedere a causa della grande luminosità del Sole.

lunedì 15 giugno 2015

O così o Pomì

Ci sono solo 10 tipi di persone: quelle che conoscono la numerazione binaria e quelle che non la capiscono.
Bene, se conosci la numerazione binaria puoi proseguire nella lettura...
Dai che scherzavo: anche se il sistema numerico binario non hai idea di cosa sia, per capire la battuta è sufficiente che tu sappia che 10 in base 2 equivale a 2 in base 10. Semplice, no? ;-)
Vabbè, il tema di questo post – per quanto sviluppato in maniera il più possibile brillante e per nulla seriosa :-) – è la classificazione delle persone in due categorie ben distinte. Ieri sono capitata per caso su questa pagina del sito BoredPanda con il meglio del tumblr 2 Kinds of People, creato dall'art director portoghese Joao Rocha. Delle 15 illustrazioni di questa raccolta ne ho selezionate a mia volta cinque, che riporto qui di seguito.

 
 
 
 

[Chi mi conosce può divertirsi a indovinare a quale delle due categorie appartenga la sottoscritta... :-)]
Tutto ciò fa il paio con quest'altra pagina del sito Le Geek C'est Chic, nella quale mi ero imbattuta di recente: l'argomento è la campagna di comunicazione del sito Zomato, specializzato in recensioni di ristoranti. Tale operazione promozionale è incentrata su manifesti minimalisti basati su un concetto del tutto simile a quello di cui sopra: sottolineare, a volte in maniera un tantino estrema, certi piccoli e meno piccoli contrasti presenti nella nostra vita quotidiana. Anche in questo caso, ecco qui di seguito la mia personalissima selezione.

 
 
 
 

P.S.: Come mai ho scelto un titolo del genere per il post? Beh, perché «In quattro parole, la passata di pomodoro Pomì ruba al latinorum "aut aut" il titolo di espressione più utilizzata, ed efficace, per esprimere una scelta in cui tertium non datur» (cit.).

domenica 14 giugno 2015

Il meglio deve ancora venire

Questo periodo così difficile non so proprio come riuscirei ad affrontarlo senza il sostegno del mio amore... ma mi sono d'aiuto pure tutti quegli spunti di riflessione che mi ispirino ad intravedere la luce in fondo al tunnel. E negli ultimi due giorni il destino, o chiamalo come ti pare, me ne ha fatti incontrare un paio sul mio cammino.
Ieri è stata la volta di un aforisma che ho trovato riprodotto in svariate forme, ma al cui autore originario non sono riuscita a risalire.
Una freccia può essere scagliata solo tirandola prima indietro.
Quando la vita ti trascina indietro con le difficoltà, significa che ti sta per lanciare verso qualcosa di grande.
Concentrati e prendi la mira.
[A questo punto mi è venuto da pensare che, ahimè, la mira non è mai stata il mio forte... e questo pensiero così leggero lo trovo un sia pur timido segno di ripresa! ;-)]
Oggi poi, sotto forma dell'aforisma del giorno di Wikiquote, è arrivata una celeberrima locuzione latina attribuita a Seneca:
Per aspera sic itur ad astra
più nota nella forma breve
Per aspera ad astra
che significa
Attraverso le asperità si giunge alle stelle
E questo motto mi incita a sperare che, una volta superato questo doloroso frangente, arriveranno finalmente tempi migliori...

venerdì 12 giugno 2015

Cosa ti avevo detto, Sam?

«Non ti curar di lor ma guarda e passa», ecco il consiglio che avevo idealmente rivolto a Samantha Cristoforetti un mesetto fa. E oggi torna più che mai attuale...
Casomai ti fosse sfuggito, ieri la nostra astronauta è tornata sulla Terra dopo duecento giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale: una missione da record nel corso della quale @AstroSamantha ci ha regalato immagini indimenticabili della Terra vista dallo spazio. Certo che vederle coi propri occhi dev'essere tutta un'altra cosa...
La notizia del rientro secondo me merita tutto il risalto mediatico che le è stato concesso. L'editorialista de La Stampa Gianluca Nicoletti ha parlato di «consenso totale per la laica canonizzazione di Samantha»... ma io purtroppo tutta questa unanimità a suo favore non l'ho notata. Passino tweet innocui e perfino simpatici come questo...
Ma solo io quando leggo #AstroSamantha mi immagino più una cosa così?!

... ma che una persona che reputavo acuta come poche si lasciasse scappare un post di un qualunquismo imbarazzante, sinceramente non me l'aspettavo. Ecco cosa ha scritto al riguardo Selvaggia Lucarelli:
Abbiamo capito che la Cristoforetti è tornata a casa e mi spiace per lei che ora si ritrovi appiccicato addosso il nomignolo AstroSamanta come una cartomante barese, ma davvero, basta. Non se ne può più. C'è tanta gente che lavora mesi su una petroliera o in cantieri sperduti nel mondo o a tirar su le case in Nepal e quando torna a casa si festeggia senza tutta 'sta melassa spaccacoglioni.
Segnalo la risposta a tono di Alessandro Morloi Grazioli...
E stendiamo un velo pietoso su quest'immagine pubblicata nella pagina di Napoletani con Salvini (devono avere un bel coraggio, loro, a parlare di contraddizioni...).


Se qualcuno è convinto che la "vacanza spaziale" di Samantha sia stata una passeggiata, legga pure qui quali effetti comporta la prolungata assenza di gravità sull'organismo umano. L'articolo ha definitivamente stroncato le mie residue velleità astronautiche... Come potrei mai pensare di mettere alla prova in maniera così intensa il mio corpicino già abbastanza catorcio di suo?!
Alcuni brand hanno festeggiato degnamente il ritorno di Samantha mostrando di padroneggiare le tecniche dell'instant marketing (espressione che non è farina del mio sacco, l'ho letta da qualche parte): tanto per citarne alcuni, @SamsungItalia, @BACARDI_IT, @citroenitalia, @Barilla e @mulinobianco.
Mi ha divertito parecchio questa battuta:


In effetti quegli avvisi sono diventati di un'invadenza insopportabile!
Infine, cosa farà Samantha una volta tornata nel suo Paese? Riuscirà a sottrarsi alla fatidica intervista di rito da Fazio? Si sono posti il problema Fanpage.it...


... e Lercio, che titola: Spazio, il dramma di Samantha Cristoforetti: “Quando torno non voglio andare da Fazio”. :-)
[A proposito di Fazio, Lercio solleva anche un'altra questione che mi pongo sempre quando guardo Che tempo che fa: Boston, MIT: “Scoperta la funzione di Filippa Lagerbäck nei programmi di Fabio Fazio” ;-)]

mercoledì 10 giugno 2015

Una gioia che non mi sarà concessa

La collega che si appresta a pronunciare il fatidico sì – il cui invito in fin dei conti non ho potuto far altro che declinare, viste le circostanze – ci raccontava che negli ultimi giorni in casa sua sono tutti talmente su di giri da svegliarsi prestissimo: perfino suo padre, che di solito si alza ben più tardi delle otto, alle cinque del mattino è già in piedi. Ed io non ho potuto fare a meno di pensare che anche il mio papà, conoscendolo, avrebbe perso di sicuro un sacco d'ore di sonno per l'emozione, se avesse avuto il compito/piacere di accompagnare la sua "piccola" all'altare... oppure di fronte a un ufficiale di stato civile, o quello che è. Ma purtroppo questa gioia non potrà più averla, anzi non potremo.
Certo che basta davvero poco per ferire il prossimo senza neanche accorgersene... :'-(

lunedì 8 giugno 2015

Nulla è perduto... devo "solo" farmene una ragione

Nemmeno due mesi fa, dopo essere venuta a conoscenza della prematura dipartita di un blogger mio amico – in realtà avevo avuto il piacere di incontrarlo di persona una sola volta – accennai al suo ultimo post, pubblicato qualche mese prima di morire, che consisteva semplicemente in uno scritto del teologo britannico Henry Scott Holland riportato in lingua originale (Death is nothing at all) e nella traduzione in italiano (La morte non è nulla).
All'epoca non immaginavo di dover incrociare di nuovo sulla mia strada a distanza di così poco tempo quelle stesse parole, che però stavolta mi avrebbero toccato il cuore ancor più nel profondo. È accaduto oggi, quando ho trovato una versione leggermente differente del medesimo testo condivisa sui social da qualcuno a cui mi accomuna il dolore della perdita del mio papà, ovvero mia sorella, e mi sono resa conto di sentire un gran bisogno di appropriarmi del senso di quelle parole per trarne un po' di conforto, io che sono credente, sì, ma assillata da tanti interrogativi, in particolare riguardanti la vita dopo la morte e il legame tra i defunti e i loro affetti terreni: chissà se davvero si ricostituisce nell'aldilà senza essersi in realtà mai spezzato del tutto...?
Ma ops, vedo che sto cominciando ad esprimermi in maniera più confusa che mai, per cui forse è meglio se concludo copincollando la traduzione del testo così come è riportata su Wikipedia.
La morte non è nulla. Non conta.
Io me ne sono solo andato nella stanza accanto.
Non è successo nulla.
Tutto resta esattamente come era.
Io sono io e tu sei tu e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme
è immutata, intatta.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il vecchio nome familiare.
Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce,
Non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Sorridi, pensa a me e prega per me.
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima.
Pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
È la stessa di prima,
C'è una continuità che non si spezza.
Cos'è questa morte se non un incidente insignificante?
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Va tutto bene; nulla è perduto
Un breve istante e tutto sarà come prima.
E come rideremo dei problemi della separazione quando ci incontreremo di nuovo!
Forza papà, così come è già successo nel giorno del tuo ultimo viaggio, dammi se puoi un altro segno forte del fatto che vegli ancora su di me, che un giorno ci ritroveremo insieme dietro l'angolo e ricorderemo col sorriso questo periodo buio! :'-)
[L'immagine che apre il post è tratta da ilcortomaltese]

venerdì 5 giugno 2015

Il sostegno di un abbraccio

Siamo angeli con un'ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati.
In quest'ultima convulsa settimana ho inevitabilmente tralasciato i consueti trastulli al pc, e così si sono accumulati a decine messaggi di posta elettronica e aggiornamenti di feed da leggere. Quando oggi mi sono messa di malavoglia a smaltirli, mi sono imbattuta nel Buongiorno di Massimo Gramellini pubblicato il 29 maggio scorso, proprio poche ore prima che papà ci lasciasse. La rubrica si apriva con la foto qui sotto (della quale si parla anche qui su 7online.com)...


... commentata come segue.
Una madre cattura con il cellulare l’abbraccio tra sua figlia Maliyah (a sinistra) e un’altra piccola ospite dell’ospedale oncologico di Pittsburgh, in Pennsylvania. Poi lo posta su Facebook. La foto fa il giro del mondo, toccando corde arrugginite ma ancora vibranti in molti cuori non completamente sfibrati dal cinismo. 
Oggi il Buongiorno è questa immagine. Non c’è niente da aggiungere. Solo da condividere. Da quell’abbraccio affiora ciò che rende una vita degna di essere vissuta. Chiamatelo senso, chiamatelo amore, chiamatelo Dio. Al suo cospetto, ogni preoccupazione o aspirazione quotidiana assomiglia al paesaggio che le bambine osservano dalla finestra dell’ospedale: qualcosa di deperibile e secondario, in fondo inessenziale. Quell’abbraccio contiene già tutto. Il resto, a cominciare da queste, sono soltanto parole.
Tutto ciò mi ha colpito moltissimo, non soltanto per la coincidenza temporale, ma anche perché, tra le varie patologie di cui soffriva mio padre, una delle più serie era appunto il cancro: a poco più di un anno da un intervento al polmone, mesi fa il male si era riaffacciato più insidioso che mai attaccando le ossa e richiedendo terapie piuttosto pesanti. Anche se poi è stata una banale caduta in casa, e più precisamente l'anestesia generale resasi necessaria per ridurre la conseguente frattura al femore, a prostrare un fisico già molto debilitato accelerando la fine.
A questo punto avrai intuito con quale stato d'animo ho scritto il post del 10 maggio scorso. E non ti stupirà neanche sapere che quest'anno il mio (magro) cinque per mille ho scelto di destinarlo all'AIRC. Se vuoi seguire il mio esempio, il codice fiscale da inserire nell'apposito spazio della tua dichiarazione dei redditi è
80051890152
P.S.: Il succitato scritto di Gramellini ci ricorda una cosa molto importante: per trovare la forza di affrontare il male e il dolore è fondamentale la vicinanza, fisica o almeno spirituale, di qualcuno che ci voglia bene. Io a parole l'affetto che provo temo di non esprimerlo mai a sufficienza, mannaggiammé, ma mi auguro di riuscire a dimostrarlo almeno in parte coi fatti...

giovedì 4 giugno 2015

La vita continua

Mufasa: Simba, lascia che ti dica una cosa che mio padre disse a me. Guarda le stelle. I grandi re del passato ci guardano da quelle stelle.
Simba: Davvero?
Mufasa: Sì. Perciò quando ti senti solo, ricordati che quei re saranno sempre lì per guidarti. E ci sarò anche io...
[Il dialogo è tratto dal film Il re leone, come pure il fotogramma qui accanto che mostra il drammatico momento della morte di re Mufasa, papà di Simba]
Torno a scrivere da queste parti dopo una settimana estenuante e dolorosissima: purtroppo venerdì sera il mio papà se ne è andato per sempre. La salute non lo assisteva da tempo, era affetto da tutta una serie di disturbi uno più grave dell'altro, per questo c'era da aspettarsi che non sarebbe rimasto con noi tanto a lungo... ma che sei sere fa ci potesse lasciare nel giro di poche ore questo no, è stato tutto un precipitare di eventi che mi ha colta impreparata e a cui ho assistito da impotente spettatrice. All'improvviso l'equilibrio della mia famiglia è rimasto sconvolto, venendo a mancare quella che per decenni ne era stata la colonna portante, la cui forza morale ha resistito quasi fino all'ultimo anche quando quella fisica andava scemando.
E già mi mancano da morire così tante cose di lui... le volte che mi intercettava per chiedermi un "aiutino" – e quasi mi scocciavo, accidentiammé, perché magari avevo altro per la testa – per completare i cruciverba della sua cara Settimana Enigmistica, quando bussava alla porta della mia stanza prima di andare a letto per augurarmi la buonanotte... perfino le volte che entrava senza bussare con la massima nonchalance irritandomi un sacco mi mancano. Negli ultimi mesi ho dovuto seguirlo con sempre maggiore assiduità nei suoi impegni sanitari, e lo spronavo anche con una certa severità perché non volevo assecondare le sue piccole fissazioni che rischiavano di indurlo a trascurare le cure di cui aveva bisogno... ma alla fine il suo corpo così duramente provato ha ceduto.
Sul lavoro mi sono presa due giorni di permesso per lutto, inframmezzati dalla festività del 2 giugno che coincideva con il mio compleanno, di gran lunga il più triste della mia vita. Me ne sarebbe spettata un'altra, di giornata di permesso, però oggi sono voluta tornare in ufficio perché sapevo di avere faccende urgenti da sbrigare – salvo poi scoprire che in mia assenza se ne era occupata una collega senza comunicarmelo – ma anche perché speravo che tenere la mente occupata in qualcosa di concreto potesse essermi d'aiuto per riprendermi. Non è stato esattamente così: ritornare alle solite incombenze mi è sembrato così assurdo, così surreale, sentire le colleghe che cianciavano come se niente fosse mi dava quasi sui nervi, avevo la sensazione che nessuno potesse capire davvero il mio dolore, almeno lì dentro, perché mi sa che sono l'unica ad aver perso un genitore con il quale abitavo ancora, da brava "bambocciona", e immagino che questo faccia una certa differenza. Il tempo, chissà quanto ce ne vorrà, servirà a guarire il dolore, ne sono certa... Ma anche la consapevolezza che papà desiderasse, anzi desideri vedermi serena mi aiuterà a ricacciare indietro le lacrime, se solo mi metto d'impegno.
E niente, molto altro ci sarebbe da scrivere, ma mi fermo qui, un po' perché sono sfinita, un po' perché certi ricordi, come i segnali che credo che papà mi abbia mandato dal cielo nel giorno dell'ultimo saluto, preferisco tenerli per me.
Conto di riprendere al più presto a pubblicare con regolarità su questo blog, tornando a trattare i soliti argomenti che oggi mi sembrano così frivoli... perché sento che comunque mi farà bene, mi servirà da valvola di sfogo. Ma il mio papà lo terrò sempre nel cuore in ogni momento, in tutto quello che farò, perché è lui – oltre ovviamente alla mamma – che devo ringraziare per essere diventata la persona che sono, e della quale, nonostante qualche conflitto interiore, sono abbastanza orgogliosa. Ciao papà, adesso puoi finalmente riposare in pace!