mercoledì 30 novembre 2016

Molto meglio lasciar perdere

In questi ultimi giorni di una campagna pre-referendaria snervante come non mai, soprattutto sui social capita più spesso del solito di incappare in plateali sciocchezze, espresse a onor del vero da persone appartenenti a entrambi gli schieramenti. Le leggi e vorresti replicare in maniera puntuale a chi le ha scritte, per fargli notare la debolezza delle sue posizioni... ma poi ci pensi bene e alla fine preferisci lasciar perdere. Personalmente mi tengo alla larga ormai da tempo da simili discussioni. E chi non sa resistere all'impulso di rispondere a tono potrebbe trovare illuminante la stringata pseudo-guida qui sotto, tratta dalla pagina Facebook The Common Sense Conservative.


Ecco la traduzione del testo, bella e pronta per chi volesse farci un meme! :-)
Come avere la meglio in una discussione di politica su Facebook
  1. Vedi un post davanti al quale non riesci letteralmente a credere che qualcuno possa pensarla in quel modo, figuriamoci affermare certe cose.
  2. Cominci a digitare, cercando in maniera eloquente di comunicare a costoro perché sono così assolutamente st***zi.
  3. Ti siedi e rileggi quello che hai scritto per assicurarti che esprima davvero il tuo punto di vista in modo tale da colpire nel segno e far effettivamente cambiare loro idea.
  4. Ti rendi conto che non c'è alcun modo di far cambiare loro idea che non sia un trapianto di cervello.
  5. Premi backspace fino a che tutto quello che hai scritto non è stato cancellato.
  6. Vai avanti.
Parole sante. Magari un giorno, quando avrò seguito un corso su "come argomentare in maniera persuasiva", sarò più disponibile al dibattito... :-)

martedì 29 novembre 2016

Bye bye, sconti (im)perdibili

Pure quest'anno il weekend lungo delle spese folli autunnali, quello che va dal Black Friday al Cyber Monday, ce lo siamo lasciato alle spalle... e a questo punto può avere inizio il normale shopping natalizio, senza tentazioni del tipo «Non so neanche se mi servirà davvero, ma l'offerta è troppo conveniente per lasciarsela scappare!».
Anche se il vero geek compra online senza doversi schiodare dal PC, buona parte dei tradizionali negozi fisici si è adeguata alla tradizione statunitense, dando luogo a scene abbastanza caotiche, almeno stando allo spiritoso – per chi apprezza un certo tipo di humour nero, almeno – video qua sotto!


L'immagine seguente, invece, allude a tumultuose usanze del nostro meridione. :-)


Ma se uno non ne ha, di soldi da spendere? Beh, in tal caso il problema non si pone! ;-)


La sottoscritta ha superato quasi indenne le insidie dello scorso weekend: ho acquistato solamente l'e-book La dieta della longevità di Valter Longo a 2,99 € invece di 9,99 €. E così si allunga la lista dei libri virtuali che mi attendono sul mio Kindle... ma questo ha qualche possibilità in più che io mi ci dedichi quanto prima, perché non essendo un'opera di narrativa posso leggerlo anche a tempo perso senza dovermi preoccupare di finirlo alla svelta per non perdere il filo (e perché la storia mi rapisce, come spesso accade).

lunedì 28 novembre 2016

Manderesti tuo figlio all'asilo no-vax?

Ieri l'attrice Eleonora Brigliadori, delle cui a dir poco discutibili prese di posizione ho già parlato qui, ha condiviso l'immagine qua sotto (clicca per ingrandire)...


... commentandola come segue:
Il mio pieno sostegno a questa bella iniziativa che restituisce la libertà di scelta alle famiglie e ai bambini.
Purtroppo per lei, l'immagine – che lei ha condiviso dal profilo di un certo Luca Ventaloro, anch'egli antivaccinista convinto... e sotto entrambi i post, tra qualche sprazzo di buonsenso, abbondano commenti sconfortanti :-/ – proveniva da Ipotesi Con Brodo, pagina satirica contro i complottismi sulla falsariga della più popolare Protesi di complotto. Ed era accompagnata dal testo seguente.
VITTORIA STORICA:
NASCE "PARADISO SVEGLIACAMPO" - IL PRIMO ASILO RISERVATO A PERSONALE E BAMBINI VACCINO FREE!
In risposta alla legge liberticida voluta da BIG PHARMA, che obbliga i bambini a vaccinarsi per iscriversi all'asilo nido, nasce la prima catena di asili per bambini rigorosamente non vaccinati.
Il franchising sta avendo un incredibile successo grazie al passaparola delle mamme "informate".
Nei nostri asili i bambini vaccinati anche per una sola malattia sono rifiutati in quanto sarebbero di ostacolo all'acquisizione dell'immunità naturale, e potenziali vettori di malattie modificate da big Pharma.
Le nostre classi, e tutti i giocattoli dei bambini, sono disinfettati quotidianamente con detersivi naturali a base di limone e olio essenziale di zenzero, la nostra mensa serve esclusivamente merendine Vegan Approved, Cruelty free e prive di olio di Palma.
Nei nostri asili pratichiamo prevenzione attiva nei confronti del virus antiinfluenzale, abbiamo distributori di sciroppo di lumaca, zenzero candito e praline omeopatiche;
Nel periodo invernale la nostra cuoca prepara dei deliziosi muffin al gusto "Oscillococcinum".
Nel fortunato caso in cui dovesse scoppiare una pandemia, il nostro Omeopata e il nostro maestro Reiki di terzo livello, sapranno gestire la fase di transizione ("il viaggio dell'eroe"), fino all'acquisizione dell'immunità naturale di tutto il gruppo, che gestiremo con clisteri 100% arabica.
MAI PIÙ PIPÌ A LETTO:
Il viaggio alla scoperta delle proprietà dell'Amaroli, educherà i vostri piccoli angeli a NON SPRECARE!
In caso di emergenza abbiamo inoltre a disposizione un "PRONTO SOCCORSO OMEOPATICO", con personale obbiettore, addestrato a "lasciare che la natura faccia il suo corso".
Previsto anche un programma di rinforzo del sistema immunitario grazie alla somministrazione di potentissimi preparati omeopatici ch200, che ciclicamente, rilasciamo nell'acqua potabile per potenziarne l'effetto.
DA NOI, UN PAZIENTE ZERO, NON VIENE MAI LASCIATO SOLO!
Il ministero della salute purtroppo ha deciso di non stanziare fondi per questa fantastica iniziativa, presto lanceremo una raccolta fondi per dare a tutte le mamme informate questa grande opportunità:
APRI ANCHE TU UN #PARADISOSVEGLIACAMPO NELLA TUA CITTA', CONDIVIDI L'INIZIATIVA!
Usa hashtag #paradisosvegliacampo e FALLA DIVENTARE VIRALE!
Diclaimer:
Questo post vuole rappresentare delle tematiche reali attraverso la ben nota tecnica della satira sociale, le informazioni riportate non solo non sono vere, ma non vogliono neanche apparire come tali. Il loro unico scopo è divertire e, possibilmente, fare riflettere sulla tematica sottostante.
Se questo scenario vi indigna, come in effetti indigna noi, vaccinate i vostri bambini, come noi abbiamo fatto con i nostri figli, smettendola di dare retta ai tanti SOMARI che popolano Internet!
#iovaccino
Il primo elemento che avrebbe potuto far sorgere dei sospetti sulla natura tutt'altro che seria del post – che a quanto pare rischia di essere rimosso per via delle ripetute segnalazioni – era il nome dell'asilo: Svegliacampo altro non è se non la traduzione di Wakefield, il cognome del famigerato ex medico responsabile della diffusione della bufala dei vaccini che causano l'autismo. Ma andando avanti nella lettura gli indizi si susseguono, e una volta arrivati al punto dei muffin al gusto "Oscillococcinum" (noto preparato omeopatico al quale proprio oggi il divulgatore scientifico Dario Bressanini ha dedicato un post abbastanza beffardo) la presa in giro dovrebbe – il condizionale è d'obbligo – risultare lampante.
Alla Brigliadori è stata fatta presente la natura satirica dell'immagine da lei condivisa con tanto entusiasmo, al che nel pomeriggio di oggi il testo che la accompagnava è stato modificato come segue.
Questo post è un bel auspicio.
Quante cose di fantasia poi sono diventate realtà? Così si comincia vedrai che tra un po' i genitori si organizzeranno e sarà vero evviva.
Il mio pieno sostegno a questa bella iniziativa che restituisce la libertà di scelta alle famiglie e ai bambini. E se ancora non fosse stata realizzata il fatto di parlarne pone le basi perché questo possa accadere nel futuro.
Per quanto mi riguarda sono assolutamente favorevole all'obbligo di vaccinare i bambini per poterli iscrivere all'asilo nido. A chi non la pensa come me, ma non esclude di mettere in discussione le proprie convinzioni, consiglio il libro Il vaccino non è un'opinione, scritto dal virologo Roberto Burioni.

domenica 27 novembre 2016

Anche la violenza verbale È violenza

Due giorni fa, in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, la presidente della Camera – a me non risulta che abbia mai chiesto di essere chiamata "presidenta", semmai "signora presidente", a differenza di ciò che si ostinano a sostenere taluni al chiaro scopo di denigrarla – Laura Boldrini ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una piccola ma assai significativa selezione dei messaggi insultanti ricevuti nell'ultimo mese, per stigmatizzare l'utilizzo nei social network di volgarità, espressioni violente e minacce, nella quasi totalità a sfondo sessuale.


Selvaggia Lucarelli, che di offese del genere ne subisce ormai da anni, si aspetta che prima o poi il post della Boldrini verrà cancellato, come è successo più volte a lei, perché secondo la policy di Facebook il fatto di non aver occultato i nomi dei commentatori verbalmente violenti costituisce una forma di bullismo. In effetti così è facilissimo rintracciare queste persone e chiedere loro conto di quanto hanno scritto. Repubblica l'ha fatto con Maria Feliziani, l'unica donna tra i commentatori messi alla berlina dalla Boldrini (mi astengo dal giudicare gli insulti femminili più gravi di quelli maschili... ma di certo la cosa è sconfortante): ne è venuta fuori un'intervista che vale la pena di leggere.
Nello screenshot qui sotto puoi leggere il post che la "signora" ha scritto per porgere alla Boldrini le sue scuse (cosa comunque da apprezzare): credo si commenti da solo.


Merita di essere letta L'amaca di Michele Serra pubblicata ieri.


Infine, ancora Selvaggia Lucarelli oggi ha replicato alle obiezioni del tipo «Eh, uno potrà esprimere la propria opinione o no!?» ricorrendo alla propria esperienza personale per chiarire la differenza tra un'opinione (sopra) e un reato (sotto).

venerdì 25 novembre 2016

Un mese a Natale

Manca ancora un mese esatto a Natale... ma ho già raccolto un sacco di spunti a tema, e prima che diventino troppi sarà meglio che inizi a smaltirli! ;-)
Cominciamo dalla tregua di Natale, un'edificante e toccante pagina di storia della quale ammetto di essere venuta a conoscenza un po' per caso. Copincollando da Wikipedia...
Per "tregua di Natale" si intende una serie di "cessate il fuoco" non ufficiali avvenuti nei giorni attorno al Natale del 1914 in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale.
Già nella settimana precedente il Natale, membri delle truppe tedesche e britanniche schierate sui lati opposti del fronte presero a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, e occasionalmente singoli individui attraversarono le linee per portare doni ai soldati schierati dall'altro lato; nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche (nonché, in misura minore, da unità francesi) lasciarono spontaneamente le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli tra di loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio.
La tregua non fu un fatto organizzato, né universalmente diffuso: in diverse zone del fronte i combattimenti proseguirono per tutto il giorno di Natale, mentre in altri i due schieramenti negoziarono solo tregue momentanee per seppellire i caduti. Gli episodi di fraternizzazione con il nemico furono giudicati negativamente dagli alti comandi e severamente proibiti per il futuro: già l'anno successivo alcune unità organizzarono cessate il fuoco per il giorno di Natale, ma le tregue non raggiunsero il grado di intensità e di fraternizzazione di quelle del 1914; per il Natale del 1916, dopo le traumatiche esperienze delle sanguinose battaglie di Verdun e della Somme e la diffusione dell'impiego di armi chimiche, nessuna tregua venne organizzata.
Nei primi mesi del conflitto, quando ancora la guerra di trincea era agli inizi, gli episodi di tregue spontanee tra le opposte fazioni non costituirono episodi rari, né limitati al solo periodo natalizio: in molti settori si instaurò un rapporto di "vivi e lascia vivere" tra i soldati, e unità opposte schierate a stretto contatto limitarono spesso gli atteggiamenti aggressivi o permisero atti di fraternizzazione, come lo scambio di sigarette o cessate il fuoco non ufficiali per permettere il recupero di morti e feriti dalla terra di nessuno; la tregua di Natale del 1914, tuttavia, rappresentò l'episodio maggiormente significativo di tutto il conflitto sia per il gran numero di uomini coinvolti più o meno contemporaneamente, sia per l'alto grado di partecipazione e fraternizzazione che si sviluppò.
Qui puoi leggere la lettera che all'epoca un soldato inglese scrisse alla sorella per raccontare ciò che stava accadendo.
Tornando ai giorni nostri, quest'anno sono già usciti numerosi spot grondanti spirito natalizio e buoni sentimenti. Li elenco qui di seguito in rigoroso ordine alfabetico: Amazon Prime (sull'attualissimo tema della convivenza interreligiosa), John Lewis, Heathrow Airport (il mio preferito <3), Sainsbury's, Very.co.uk.
[L'immagine che apre il post è tratta da Keep Calm-o-Matic]

giovedì 24 novembre 2016

Zuppa di lenticchie... What else?

Ci sono momenti – ad esempio dopo aver guardato video come questo – in cui desidererei tanto optare per il vegetarianismo. Almeno per il momento non ho intenzione di modificare le mie abitudini alimentari in maniera così radicale, non soltanto per ragioni meramente egoistiche legate ai sapori a cui dovrei rinunciare, ma anche perché seguire una dieta vegetariana equilibrata che mi eviti scompensi nutrizionali e sia pure, perché no, appagante per il palato richiede un certo impegno e attenzione. Ad esempio molti si domandano: ma da dove le prendono, i vegetariani, le proteine? Una possibile risposta si può trovare in questo articolo pubblicato su Collective Evolution, dal titolo 8 Great Sources Of Protein That Aren’t Meat (8 ottime fonti di proteine ​​che non sono a base di carne). Qui di seguito ne riporto la traduzione.
Quando si tratta di proteine, c'è un comune malinteso su quale sia il nostro effettivo fabbisogno giornaliero. E nel mondo del fitness molte persone assicurano di seguire una dieta ricca di proteine ​​per costruire i muscoli e favorire la perdita di peso facendoli sentire più sazi. Ma qual è la giusta misura?
L'American Dietetic Association afferma che la maggior parte degli adulti attivi ha bisogno di consumare solo 0,8 grammi di proteine ​​per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Che dire allora di coloro che consumano carne ad ogni pasto? Essi ingeriscono circa cinque volte più dell'apporto giornaliero raccomandato. D'altra parte, anche assumere troppo poche proteine è un male. Un insufficiente apporto proteico può portare a una condizione chiamata kwashiorkor, e può anche causare disturbi della crescita, perdita di massa muscolare, inefficienza del sistema immunitario, indebolimento del cuore e del sistema respiratorio, e persino la morte.
La carne viene spesso considerata come una delle principali fonti di proteine, ecco perché così tanti si domandano perplessi come faccia ad andare avanti un vegetariano o un vegano senza mangiarne regolarmente. Ma riguardo a questa ideologia ci sono un sacco di idee sbagliate che dovrebbero essere chiarite. Prima di tutto, abbiamo bisogno di consumare alimenti che ci forniscano i nove amminoacidi essenziali che il nostro corpo non è in grado di creare da solo.
Anche se molti sostengono che la carne sia la fonte preferenziale perché fornisce il pacchetto completo, ci sono alcuni alimenti di origine vegetale che li contengono anch'essi. E altri hanno un mix di alcuni e la mancanza di altri. Questo significa che, fintanto che combini alimenti come legumi, ortaggi, frutta, noci, semi e cereali integrali su base giornaliera, stai assumendo ciò di cui hai bisogno. Qui ci sono otto alimenti ad alto contenuto proteico che non sono a base di carne, e ti offrono pure una quantità di altri benefici.
  • Semi di chia. Ci sono molti motivi per amare questi potenti semi. Essi hanno 4 grammi di proteine ​​ogni 2 cucchiai, favoriscono la digestione e aiutano a sentirti sazio più a lungo. Essi ti forniscono anche tutti gli amminoacidi essenziali di cui il tuo corpo ha bisogno. A me piace spargerli sopra lo yogurt per un po' di croccantezza in più.
  • Yogurt greco. A proposito di yogurt, anche questa è una scelta ad alto contenuto proteico. Con il doppio della quantità di proteine rispetto allo yogurt normale, un contenitore da 6 once [pari a circa 170 grammi... e te pareva che potevano mancare le unità di misura astruse! ;-) Un'oncia è pari a 28,35 grammi, NdC] ha un contributo di proteine pari a 17 grammi. È ottimo sia per la prima colazione sia per uno spuntino in qualsiasi momento.
  • Quinoa. Questo antico cereale è un altro alimento completo in fatto di proteine che di recente si è affermato nel mondo della salute come un supercibo alla moda di cui fare il pieno. E con i suoi 8 grammi di proteine ​​per ogni tazza, non c'è da meravigliarsene. È anche una valida alternativa al riso con la sua impressionante quantità di fibre e ferro.
  • Fagioli di soia. L'unico vegetale che ha un apporto proteico completo, i fagioli di soia, rappresenta un'ottima alternativa alla carne. Mezza tazza di fagioli di soia ha ben 34 grammi di proteine circa, mentre mezza tazza di pollo arriva a circa 17 grammi.
  • Lenticchie. Con 18 grammi per tazza bollita, le lenticchie forniscono il 37 per cento della quantità giornaliera raccomandata di ferro. Se questo non dovesse essere sufficiente per suscitare il tuo interesse, sappi che contengono anche più della metà dell'apporto di fibre giornaliero raccomandato, e possono aiutare a ridurre il colesterolo. Qualcuno vuole della zuppa di lenticchie? [Pensa che il biblico Esaù, in cambio di un piatto di lenticchie, rinunciò addirittura alla primogenitura, NdC]
  • Semi di canapa. Con 10 grammi di proteine ​​per una porzione di 2 cucchiai, i semi di canapa forniscono una dose generosa di tutti e nove gli amminoacidi essenziali. Se sei vegano, essi dovrebbero essere sulla tua lista, in quanto contengono acidi grassi essenziali, come gli omega-3. Io li spargo sull'insalata per un tocco in più.
  • Mandorle. Per un ottimo spuntino ricco di proteine, le mandorle sono quello che ci vuole. Esse forniscono circa 5-7 grammi per oncia [dai 18 ai 25 grammi all'etto circa, NdC], sono ricche di salutari grassi monoinsaturi e fibre, e ti stupirai di quanto una sola manciata possa ridurre l'appetito.
  • Avocado. Il pane tostato all'avocado, l'avocado a fette sull'insalata, dentro un panino, o mangiato così com'è con un cucchiaio mi fanno svenire. Questo frutto è una salutare delizia per il palato. Esso ha anche 2,9 grammi di proteine ​​per tazza, tagliato a fette.
[Riguardo ad altri principi nutritivi, come il ferro e la vitamina B12, mi riprometto di documentarmi in seguito]

mercoledì 23 novembre 2016

Il coraggio di Lucia Annibali

Da un po' di tempo a questa parte la televisione non la seguo quasi più, a parte qualche programma scaricato da RaiPlay mediante Pasty.link e guardato in differita... ma ieri sera la fiction Io ci sono, diretta da Luciano Manuzzi e andata in onda su Raiuno, non ho voluto perdermela. Il film TV è tratto dal libro Io ci sono – La mia storia di non amore scritto dall'avvocatessa Lucia Annibali, assieme alla giornalista Giusi Fasano, per raccontare la sua tormentata relazione con il collega Luca Varani, culminata la sera del 16 aprile 2013 con l'aggressione messa in atto da due albanesi assoldati dall'ex amante: mentre rientra in casa dalla piscina, alla donna viene gettato addosso dell'acido che le procura ustioni devastanti al volto e alla mano. Oggi Lucia ha già affrontato decine di interventi anche piuttosto impegnativi e dolorosi per tentare di riacquistare un aspetto normale, e altri ancora dovrà subirne, ma i suoi lineamenti non saranno mai più quelli di un tempo. Luca Varani, com'era giusto che fosse, è stato condannato a vent'anni di carcere come mandante dell'aggressione: vani sono stati i suoi tentativi di ridimensionare le proprie responsabilità. [A proposito, è proprio di oggi la notizia della condanna a 18 anni inflitta a Paolo Pietropaolo, reo di aver dato fuoco all'ex fidanzata Carla Caiazzo, incinta all'ottavo mese; mamma e bimba sono entrambe sopravvissute, ma la giovane donna ha riportato lesioni gravissime]
La fiction di ieri sera è stata davvero intensa e coinvolgente, con una protagonista straordinaria, l'attrice Cristiana Capotondi, che ho rivalutato ormai da tempo. Quando dal suo letto d'ospedale, bendata come una mummia dopo l'ennesimo intervento, la Lucia televisiva implorava qualcosa per avere un po' di sollievo al dolore tremendo che la stava facendo impazzire, io piangevo per lei lacrime autentiche...
L'e-book l'ho scaricato sul mio Kindle il 10 giugno dell'anno scorso, la sera stessa in cui ho assistito alla sua presentazione presso l'Auditorium Petruzzi di Pescara in presenza dell'autrice Lucia Annibali, ma finora non avevo ancora avuto modo di leggerlo. A questo punto sento proprio che è arrivato il momento... anche perché mi aspetto che il libro mi aiuti a comprendere la psicologia contorta dell'aguzzino, cosa mai abbia potuto spingerlo ad infliggere a Lucia un simile tormento: è vero che lei lo aveva lasciato, cosa sempre difficile da digerire, dopo ripetuti tira e molla da parte di lui e dopo aver scoperto che l'uomo stava ancora con la sua fidanzata storica... ma quest'ultima era anche sul punto di dargli un figlio; una circostanza alla quale nella fiction non si è fatto alcun cenno. Perché mai fare una cosa così terribile a una donna con la quale non ci sarebbe mai stato un futuro in nessun caso?! Forse una perversa smania di potere che ha fatto scattare nella sua mente l'ossessione «Se non mi vuoi, se non vuoi più stare con me, allora farò in modo che nessun altro voglia mai più stare con te».
Purtroppo temo che ci sia ancora molto lavoro da fare per sradicare la mentalità sessista che nei casi più estremi sfocia in efferate violenze. Particolarmente emblematico è lo sgrammaticato tweet pubblicato ieri da un certo Samuele Martini:
Ah, la trita e ritrita storia del «Se l'è cercata» (è così che si scrive, vedi, Samuele?) per giustificare le peggiori brutalità. Pronta è arrivata l'inattaccabile replica dell'interessata.
Devo comunque ammettere che ci sono rimasta male quando ho scoperto che Lucia Annibali si è schierata a favore del sì al referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. Non tanto, o non solo perché la sottoscritta al contrario è propensa a votare no, quanto perché mi è sembrato fuori luogo che la Annibali prendesse posizione proprio a ridosso della messa in onda di una trasmissione che ha attirato su di lei una grande attenzione mediatica. Ci vedo una forma di strumentalizzazione della visibilità conquistata da Lucia, per scopi che con le battaglie da lei condotte a favore delle donne non mi pare abbiano molto a che vedere.
[Nella foto che apre il post la vera Lucia Annibali posa accanto alla sua interprete Cristiana Capotondi]

martedì 22 novembre 2016

Tanti auguri a te... e la torta a me!

Per festeggiare il suo recente compleanno – auguri!!! :-) – ieri Alex Bellos ha pubblicato nel suo blog Monday puzzle tre enigmi sulle torte: yum! :-P Qui di seguito ti propongo la traduzione del primo.
Hai una torta di forma quadrata, e quattro amici. Come fai a dividere la torta in cinque fette di uguali dimensioni? Ciascuna fetta va ricavata con il coltello che taglia verticalmente la torta, e la punta di ciascuna fetta deve essere al centro della torta. Non hai righelli o nastri per prendere le misure, ma puoi usare la griglia orizzontale qui sotto.
La soluzione? Eccola qui...
La soluzione è che ciascuna fetta abbia la stessa quantità di perimetro della torta. (È essenzialmente la stessa cosa che si fa per dividere in cinque fette una torta circolare) Poiché il perimetro della torta è pari a 20 unità (come indicato dalla griglia), allora ciascuna delle cinque fette deve avere 4 unità di bordo. Perciò, scegli un punto sul perimetro e contrassegna quindi tutti gli altri punti a quattro unità di distanza.
Quando tagli a fette dal centro fino a ciascun punto, ti ritrovi con cinque fette di uguali dimensioni. Potresti aver provato a trovare cinque fette che avessero la stessa forma, ma il quesito non chiedeva questo. Le fette hanno un aspetto differente, ma contengono la stessa quantità di torta.
Sappiamo che le fette sono di uguali dimensioni perché l'area di ciascuna fetta è o un triangolo, oppure la combinazione di due triangoli (come mostrato sotto). L'area di un triangolo è pari alla metà della base moltiplicata per l'altezza. I triangoli che compongono le fette hanno tutti la stessa altezza, che è la distanza perpendicolare dal perimetro al centro (in questo caso 2,5 unità). Se la fetta è formata da un singolo triangolo la lunghezza della base è 4, e se la fetta è formata da due triangoli le lunghezze delle due basi hanno somma 4. Quindi l'area di tutte le fette è la stessa.
Se non mi credi, possiamo fare i conti qui: le fette triangolari hanno area
1/2×4×2,5 = 5.
L'area della fetta in basso a sinistra e di quella in alto a destra è
(1/2×1×2,5) + (1/2×3×2,5) = 5.
L'area della fetta in basso a destra è
2×1/2×2×2,5 = 5.
Di fatto, la soluzione funziona per qualsiasi possibile numero intero di fette di torta. Se vuoi tagliare una torta in 7 o 9 o n fette, dividi il perimetro della torta quadrata in 7 o 9 o n parti uguali.
Tutto sommato non era per niente difficile, anche se in effetti mi ci son voluti i calcoli per avere la certezza che tutto tornasse... comunque secondo me questa maniera di fare le torte a fette ha ben poca utilità pratica: se proprio devo tagliare una torta quadrata in n parti uguali, preferisco ottenere n fette rettangolari della stessa forma e dimensione facendo n – 1 tagli paralleli ugualmente distanziati. Ma in fin dei conti, chi se ne importa di come sono fatte le fette? Se la torta è bbona, me la spazzolo via in ogni caso... ;-)

lunedì 21 novembre 2016

Ma guarda, Zuckerberg s'è magnato un delfino!

Alzi la mano chi, sfogliando il suo news feed su Facebook, non è mai incappato nel link a una notizia palesemente falsa che però era stata presa per vera dalla persona che l'aveva condivisa. Purtroppo ne ho più d'uno, di "facciamici" – mi spiace ammettere che si tratta per la maggior parte di femminucce – specializzati nel prendere per oro colato le bufale più improbabili, che non di rado si diffondono a macchia d'olio trovando terreno fertile nella mente degli utenti meno smaliziati. Ma a volte pure i mezzi d'informazione ufficiali si lasciano abbindolare come il più ingenuo degli internauti: vedi il caso dell'articolo satirico President-Elect Trump Calls for Removal of Statue of Liberty Because It Encourages Immigration (Il presidente eletto Trump chiede la rimozione della Statua della Libertà perché incoraggia l'immigrazione), ripreso come notizia vera da alcuni importanti siti di giornali italiani. Vabbè che dal magnate americano ci si aspettano le peggio cose, ma a tutto c'è un limite! ;-)
Non è un caso che l'autorevole Oxford English Distionary abbia scelto come parola dell'anno l'aggettivo post-truth, facilmente traducibile come "post-verità" che a me viene più naturale usare come sostantivo, definito come «relativo a oppure denotante circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l'opinione pubblica rispetto al ricorso alle emozioni e alle credenze personali».
Lo stesso fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, è rimasto vittima di questo andazzo, anche se solo per scherzo, ritrovandosi protagonista di articoli satirici: per citare solo i primi due nei quali mi sono imbattuta, Facebook To Ban Fake News, Says Mark Zuckerberg While Eating Dolphin (Facebook metterà al bando le notizie false, dice Mark Zuckerberg mentre mangia un delfino) su Above Average, e Mark Zuckerberg – Dead At 32 – Denies Facebook Has Problem With Fake News (Mark Zuckerberg – morto all'età di 32 anni – nega che Facebook abbia dei problemi con le notizie false) su The Shovel. Due giorni fa il giovane CEO del social network numero uno ha fatto il punto della situazione sulla sua pagina.
Molti di voi hanno chiesto cosa stiamo facendo riguardo alla disinformazione, così ho voluto dare un aggiornamento.
La morale è: noi prendiamo la disinformazione molto sul serio. Il nostro obiettivo è quello di collegare le persone con le storie che esse ritengono maggiormente significative, e sappiamo che le persone vogliono informazioni accurate. Abbiamo lavorato su questo problema per un lungo periodo di tempo e prendiamo sul serio questa responsabilità. Abbiamo fatto progressi significativi, ma c'è ancora del lavoro da fare.
Storicamente abbiamo fatto affidamento sulla nostra comunità affinché ci aiutasse a capire ciò che è falso e ciò che non lo è. Chiunque su Facebook può segnalare qualsiasi collegamento come falso, e noi usiamo le informazioni provenienti da tali segnalazioni assieme a un certo numero di altre – come la gente che condivide collegamenti a siti antibufala come Snopes – per capire quali storie si possano tranquillamente classificare come disinformazione. Similmente al clickbait, allo spam e alle truffe, penalizziamo questi contenuti nel News Feed, così è assai meno probabile che si diffondano.
I problemi qui sono complessi, sia tecnicamente sia filosoficamente. Noi crediamo nel dare voce alla gente, il che significa permettere alle persone di condividere quello che vogliono, quando possibile. Dobbiamo stare attenti a non scoraggiare la condivisione di opinioni o a limitare erroneamente contenuti accurati. Noi non vogliamo essere arbitri della verità, ma facciamo invece affidamento sulla nostra comunità e su terzi di fiducia.
Sebbene la percentuale di disinformazione sia relativamente piccola, abbiamo ancora molto lavoro da fare sulla nostra tabella di marcia. Normalmente non condivideremmo dettagli sui nostri lavori in corso, ma data l'importanza di questi temi e la quantità di interesse per questo argomento, voglio delineare alcuni dei progetti che abbiamo già in corso:
  • Rilevamento più forte. La cosa più importante che possiamo fare è migliorare la nostra capacità di classificare la disinformazione. Questo significa migliori sistemi tecnici per individuare quello che le persone contrassegneranno come falso prima che lo facciano essi stessi.
  • Facilità di segnalazione. Rendere molto più facile per le persone segnalare le storie come false ci aiuterà a catturare più disinformazione più velocemente.
  • Verifica da parte di terzi. Ci sono molte organizzazioni di fact checking rispettate e, pur essendo già entrati in contatto con alcune di esse, abbiamo in programma di imparare da molte altre.
  • Avvisi. Stiamo esplorando la funzionalità di etichettare storie che sono state contrassegnate come false da parte di terzi oppure dalla nostra comunità, e di mostrare avvisi quando la gente le legge o le condivide.
  • Qualità degli articoli correlati. Stiamo alzando l'asticella per le storie che compaiono fra gli articoli correlati sotto i collegamenti nel News Feed.
  • Arrestare l'economia delle notizie false. Molta disinformazione è veicolata dallo spam finanziariamente motivato. Stiamo esaminando come arrestare l'economia con politiche di annunci come quella che abbiamo annunciato all'inizio di questa settimana, e una migliore individuazione degli inserzionisti pubblicitari. [Però non si fa troppi scrupoli a pagare i ladri di password, sia pur a fin di bene, NdC] 
  • Ascoltare. Noi continueremo a lavorare con i giornalisti e altri operatori dell'industria dell'informazione per avere il loro contributo, in particolare per capire meglio i loro sistemi di fact checking ed imparare da loro.
Alcune di queste idee funzioneranno bene, e altre no. Ma voglio che voi sappiate che noi abbiamo sempre preso sul serio questa cosa, comprendiamo quanto sia importante il problema per la nostra comunità e ci stiamo impegnando per agire correttamente.

sabato 19 novembre 2016

Sfatiamo un po' di falsi miti sul freddo

Anche se ufficialmente non è ancora terminato l'autunno – né quello astronomico né quello meteorologico – basandosi sulle temperature esterne si potrebbe giurare che l'inverno sia già arrivato. Se eri convinto che per trovare un po' di ristoro fosse d'aiuto bersi una bella cioccolata calda fumante o magari un goccetto di superalcolico, mi spiace disilluderti: queste non sono che due delle false credenze sul freddo riportate in questo articolo uscito su The Huffington Post tre anni fa, ma che ogni anno intorno a novembre torna in voga. Sebbene sia stato ripreso a suo tempo da Giornalettismo, io ho preferito andare direttamente alla fonte per ritradurre le parti che reputavo più interessanti.
Tutto quello che sai su come riscaldarti è sbagliato
  1. L'alcol non ti fa affatto sentire più caldo. Bere alcol abbassa la temperatura interna del corpo, aumenta il rischio di ipotermia e impedisce al corpo di avere i brividi per tenersi caldo. Il motivo per cui si sente caldo mentre si bevono alcolici è che i vasi sanguigni si dilatano e inviano sangue lontano dal centro e verso la pelle. Questo effetto è soltanto temporaneo e, alla fine, riduce significativamente la capacità del corpo di combattere il freddo.
  2. Ma ti potresti riscaldare mangiando biscotti di pan di zenzero. Uno studio condotto sui ratti ha dimostrato che lo zenzero, anche come ingrediente di cibi, ha la capacità di aumentare la temperatura corporea. Inoltre il peperoncino provoca sudorazione, e il riso integrale ed altri carboidrati complessi fanno sentire più caldo perché sono più difficili da digerire.
  3. La sensazione di freddo è tutta nella tua testa.
  4. La solitudine può abbassare la temperatura corporea.
  5. Le bevande calde in realtà potrebbero raffreddarti. Quando bevi una bevanda calda, i recettori nervosi sulla lingua segnalano al resto del corpo che è in arrivo qualcosa di "caldo" e hai bisogno di iniziare a sudare. Il neuroscienziato Peter McNaughton dell'Università di Cambridge ha detto che «La bevanda calda ha in qualche modo un effetto sui meccanismi di raffreddamento sistemici, che supera il suo effetto reale in termini di riscaldamento del corpo». Affinché il sudore ti rinfreschi davvero, deve evaporare: se bagna solo i vestiti oppure gocciola via, non darà alcun beneficio. Sul fronte opposto, a quanto pare consumare troppe bevande fredde può effettivamente riscaldare, in quanto fa restringere i vasi sanguigni.
  6. Non si prende il raffreddore a causa del freddo. [Una trattazione più approfondita puoi trovarla qui, NdC]
  7. Il calore del corpo non si disperde per la maggior parte dalla testa.
  8. È vero che gli uomini e le donne sentono freddo a temperature diverse. Questo perché gli uomini tendono ad avere più massa muscolare rispetto alle donne, che in genere hanno una percentuale di grassi superiore. I muscoli sono adatti a produrre calore e il grasso a immagazzinarlo. [Io e il mio amore sembriamo fare eccezione, dal momento che lui è più freddoloso di me, anche se sono io ad avere quasi sempre le estremità ghiacciate, NdC]
  9. Se i tuoi antenati durante l'era glaciale sono vissuti al nord, sei avvantaggiato contro il freddo.
  10. Vestirsi di bianco potrebbe in realtà far sentire più caldo. I vestiti neri assorbono il calore del sole e quelli bianchi lo riflettono, ma l'opinione comune che il bianco debba essere indossato in estate e i vestiti più scuri in inverno potrebbe aver bisogno di essere ripensato. La funzione del bianco come riflettore sembra applicarsi anche al calore del corpo, il che significa che indossarlo può intrappolare il calore naturale vicino al corpo in vestiti ampi, come una giacca. I vestiti scuri, d'altronde, intrappolano il calore del corpo con minore probabilità, specialmente quando sono ampi e c'è vento. Questa teoria si basa su studi del piumaggio degli uccelli, ma purtroppo nessuno ha effettivamente dimostrato che questi risultati funzionino per i vestiti.
Bonus: Il freddo può aiutare a perdere peso. Hai provato tutto questo e hai ancora i brividi? Ehi, almeno stai perdendo peso! Alle basse temperature il corpo lavora di più per scaldarsi, non soltanto bruciando più calorie per muoversi ma attivando il tessuto adiposo bruno, che le brucia in modo più efficiente rispetto al tessuto adiposo bianco.

venerdì 18 novembre 2016

Occhio alle insidie del bancomat!


Quando vai a prelevare soldi al bancomat ce l'hai, la buona abitudine di fare attenzione? Mi auguro di sì, perché in caso contrario è fin troppo facile lasciarsi fregare! Lo dimostra il video qui sotto, realizzato da Barclays.


La fregatura avviene nel giro di venti secondi o poco più, a partire dall'istante 0:10; in assenza della successiva spiegazione, credo sia abbastanza difficile notare qualcosa di strano. Ebbene, mentre l'uomo scelto come vittima designata effettua il prelievo, una ragazza sbircia per carpire il PIN che lui digita senza coprire i tasti con l'altra mano, come si dovrebbe fare sempre. Subito dopo la ragazza distrae la vittima facendo cadere a terra alcuni oggetti che l'uomo, dando prova di una galanteria degna di ben altra destinataria, la aiuta a raccogliere. Nel mentre il complice, appostato presso l'altro sportello bancomat, approfitta del momento propizio per sostituire furtivamente la carta della vittima con un'altra identica, estratta da un portafoglio contenente un ricco campionario di carte di ogni tipo. In apparenza risulterà tutto normale... In realtà, non appena il malcapitato si sarà allontanato, i due compari avranno tutto quello che occorre – la carta sgraffignata e il relativo PIN – per prelevare contanti dal suo conto. :-(
Allora, tutto chiaro? Quando effettui un prelievo al bancomat, abbi cura sia del PIN sia della carta!
In questo articolo un hacker spiega come ha effettuato il reverse engineering di uno skimmer, che è un dispositivo usato dai malfattori per clonare le carte copiando i dati della banda magnetica (i microchip dovrebbero, il condizionale mi pare d'obbligo, essere immuni a questo genere di imbroglio). L'argomento è piuttosto tecnico, ma il consiglio che se ne desume è alla portata di tutti... e cioè, repetita iuvant, mentre digiti il PIN copri sempre la tastiera del bancomat con l'altra mano! Potrebbe esserci, se non una persona, una microtelecamera nascosta da qualche parte che ti osserva.

giovedì 17 novembre 2016

Persone che amano troppo (il loro lavoro)

Di recente ho visto in Rete l'immagine qua sotto, che ho poi rintracciato su Imgur.


A quanto pare si tratta di una citazione del politico indiano A. P. J. Abdul Kalam, scomparso lo scorso anno; un'immagine di qualità nettamente migliore l'ho trovata appunto nel sito Official Kalam.


Ma ecco la traduzione...
Ama il tuo lavoro ma non amare la tua azienda, perché non puoi sapere quando la tua azienda smetterà di amarti.
A. P. J. Abdul Kalam
LASCIA SEMPRE L'UFFICIO IN ORARIO
  1. Il lavoro è un processo senza fine. Non può mai essere completato.
  2. Gli interessi di un cliente sono importanti, ma lo è anche la tua famiglia.
  3. Se cadi nella vita, né il tuo capo né il tuo cliente ti daranno una mano; saranno la tua famiglia e gli amici a farlo.
  4. La vita non è solo lavoro, ufficio e clienti. C'è dell'altro nella vita. Hai bisogno di tempo per socializzare, divertirti, rilassarti ed esercitarti. Non lasciare che la tua vita sia priva di significato.
  5. Una persona che rimane in ufficio fino a tardi non è una persona laboriosa, è invece uno stupido che non sa come gestire il lavoro entro il tempo stabilito. È inefficiente ed incompetente nel suo lavoro.
  6. Non hai studiato sodo e lottato nella vita per diventare una macchina.
  7. Se il tuo capo ti costringe a lavorare fino a tardi, anche lui/lei può essere inefficace ed avere una vita senza senso; perciò inoltragli/le la presente.
Lasciare l'ufficio in orario =
  • efficienza
  • buona vita sociale
  • vita familiare di qualità
Lasciare l'ufficio in ritardo =
  • inefficienza e incompetenza
  • nessuna vita sociale
  • meno vita familiare
La citazione «Ama il tuo lavoro ma non amare la tua azienda, perché non puoi sapere quando la tua azienda smetterà di amarti» è riportata a conclusione di questo articolo tristemente attuale di Times of India, nel quale un padre di famiglia racconta la dolorosa esperienza della perdita del lavoro.
Infine, tanto per restare in argomento, se un lavoro ce l'hai ma hai anche problemi ad andare d'accordo coi colleghi, potrai trovare aiuto per affrontare la situazione in questo video di Terenzio Traisci.

mercoledì 16 novembre 2016

Che fine fanno le nostre foto sul web?

Ieri mi è successa una cosa bizzarra: ho ricevuto un messaggio su Tumblr – e già questo è abbastanza inconsueto di per sé, almeno per me – in cui l'autore di un'immagine che avevo condiviso il mese scorso sul mio tumblelog mi chiedeva la cortesia di rimuoverla. A detta di questa persona la foto era stata sottratta senza consenso, dopodiché c'è stato bisogno di ricorrere addirittura alle vie legali per farla rimuovere, ma in seguito qualcuno deve averla salvata e rimessa in circolazione (io l'avevo vista in primo luogo su Facebook, per poi trovarne tramite TinEye una copia da linkare). Ho soddisfatto la richiesta senza problemi e senza pretendere ulteriori spiegazioni, ma questo fatterello apparentemente insignificante mi ha lasciato addosso una certa inquietudine: chissà in quale misura i contenuti condivisi online e sui social, a volte con fin troppa leggerezza, vengono riutilizzati senza permesso, in un modo che né l'autore del contenuto né le persone coinvolte potevano prevedere né hanno modo di controllare? Nel dubbio, io continuerò a fare come ho sempre fatto: fotografie imbarazzanti evito di pubblicarle sui social... anzi, tendenzialmente non le scatto neppure, e faccio il possibile per non essere immortalata in situazioni in qualche modo compromettenti! :-)
Tempo fa mi capitò qualcosa di non troppo diverso. Un personaggio televisivo del quale avevo parlato più di tre anni prima sul blog mi contattò per mezzo del suo ufficio stampa – me cojoni! ;-) – per chiedermi il favore personale di togliere la sua fotografia che avevo scelto per illustrare il post, eventualmente sostituendola con un'altra. Questo perché essendo la foto in questione la prima ad apparire su Google tra le immagini che lo riguardavano sul web – misteri dell'indicizzazione – veniva spesso ripresa da giornali e tv... e a quanto pare ciò era lesivo della sua immagine pubblica, poiché a suo dire si trattava di una foto veramente orrenda! Anche in quel caso accontentai questa persona e inserii nel post la foto che mi aveva fornito al posto di quella "orrenda", che per i miei gusti in realtà non lo era affatto, ma vabbè.
[L'immagine che apre il post è tratta da Imgflip]

martedì 15 novembre 2016

#IAmComfortableBecause

L'altro giorno mi è capitato di vedere un video che ho trovato di grande ispirazione; te lo propongo qui sotto.


I realizzatori hanno chiamato a raccolta cinquanta persone per porre loro una semplice domanda: «Se potessi cambiare una sola cosa del tuo corpo, quale sarebbe?».
Le risposte degli adulti sono state del tipo «soltanto una?» (ridacchiando), «la mia fronte, è davvero spaziosa», «mi piacerebbe essere più alta», «ho le orecchie troppo grandi, mi prendono in giro, mi chiamano Dumbo», «le smagliature dopo aver avuto un bambino», «la mia pelle, perché ho problemi di acne ed eczema fin da quando ero piccola», «ho sperato che i miei occhi potessero essere più grandi, perché a tutti piacevano le ragazze con gli occhi grandi», «il mio piede, è un po' storto». Mi pare significativo che una donna abbia anche detto «Quando ero più giovane mi sentivo come se non fossi abbastanza adeguata».
E i bambini, se potessero cambiare qualcosa del loro corpo, cosa sceglierebbero? Ecco, cose del tipo «la bocca di uno squalo, così potrei mangiare un sacco di roba», «il teletrasporto», «orecchie super-appuntite», «le zampe di un ghepardo, per correre veloce come un ghepardo», «le ali per poter volare». Una ragazzina vorrebbe «una coda da sirena. Non credo ci sia nulla da cambiare. Mi piace il mio corpo, veramente». «Non cambieresti nulla?». «Nient'altro. Mi basta una coda da sirena».
Infine ha parlato una signora matura... in più di un senso: «Un sacco di gente è ossessionata dall'invecchiamento e dalle rughe. Amo i miei capelli bianchi. Mi è piaciuto quando hanno iniziato a diventare bianchi. Ho scelto di rimanere come sono perché semplicemente non sarei io se cambiassi del tutto aspetto».
Il video è stato realizzato da Jubilee Project nell'ambito della campagna  #IAmComfortableBecause ideata due anni fa per incoraggiare le persone a sentirsi a loro agio e sicure nella propria pelle.
[Poi vabbè, il tutto è stato sponsorizzato da iNature Skincare, mi pare giusto specificarlo ;-)]

domenica 13 novembre 2016

È il maggioritario, bellezza!

All'indomani delle elezioni presidenziali americane che hanno visto l'inaspettata vittoria di Donald Trump, sono rimasta oltremodo colpita da un dato ben preciso: il vincitore, pur avendo (stra)battuto Hillary Clinton per 306 grandi elettori a 232, in assoluto ha preso oltre seicentomila voti in meno rispetto alla rivale. Ho espresso sui social la mia perplessità al riguardo, ricevendo risposte del tipo «È il maggioritario, bellezza!» [vabbè, "bellezza" in realtà non me l'ha detto nessuno :-/ ;-)], «Loro fanno campagna per vincere gli stati, ciascuno dei quali ha un peso, e quella è l'unica cosa che conta», «Funziona così da sempre e nessuno si è mai lamentato, per loro sarebbe strano il contrario», «Non è mica la prima volta che succede» [l'ultima volta accadde nel 2000, quando George W. Bush batté Al Gore pur avendo preso oltre cinquecentomila voti in meno, e le contestazioni non furono legate ad altro che al fatto che Bush junior avesse vinto con un vantaggio di appena cinque grandi elettori, essendosi aggiudicato la decisiva Florida con un distacco di soli 537 voti, risultato da un conteggio a dir poco dubbio]
Spiegando questo paradosso, il corrispondente di Repubblica Federico Rampini ha commentato
Mentre scrivo, quello spoglio non è ancora concluso. E potrebbe dare un risultato sorprendente... almeno agli occhi degli stranieri. Cioè che Hillary in realtà "ha vinto", perché ha ottenuto più voti in assoluto. Ma questo paradosso negli Stati Uniti non è particolarmente strano, è già accaduto in passato, e nessuno ne fa un motivo per contestare il risultato finale. E' una conseguenza del sistema elettorale. Sbagliato o giusto che sia, non si contestano le regole a fine partita solo perché il risultato non ci piace. [...]
Né Hillary né Obama invece hanno ritenuto di dover menzionare il voto popolare. Perché quello che conta è il sistema del "collegio elettorale" per l'elezione del presidente, quindi il totale di "grandi elettori" ottenuti sommando quelli espressi da ogni Stato. Trump lì ha vinto senza ombra di dubbio. [...]
È un sistema pieno di difetti, contestabilissimo, ma ha il pregio della governabilità: esprime un capo dell'esecutivo. Ogni tanto si discute su come riformarlo, ma finché è questo, lo si accetta.
Giovanni Scrofani ha detto basta alle polemiche mostrando l'immagine qua sotto...


... e commentandola come segue:
Nei collegi elettorali USA indicati in blu vive circa il 50% degli americani. Sono le aree più urbanizzate e colte del paese.
Ora immaginate di vivere nelle zone grigie, rurali e a bassa densità di popolazione.
In un sistema proporzionale i grigi sarebbero praticamente dei sudditi dei blu.
Checché se ne dica negli USA non è solo l'individuo a essere tutelato, ma anche le comunità locali, in cui esprime la propria cittadinanza.
Embe'?, ho borbottato fra me e me, perplessa.
Per spiegare il sistema elettorale statunitense, un altro "facciamico" l'ha semplificato ed ha esposto un caso limite: «Facciamo finta che gli USA siano composti da 10 stati e non da 50 (+1), e che ognuno abbia 100 elettori. Tizio vince in 4 stati con 100 voti a zero. Caio vince in 6 stati con 51 – 49. Caio è presidente con 306 voti contro 694 di Tizio». Fin qui ci arrivo... ma te pare giusto?!, è stato il mio primo pensiero!
Infine Piergiorgio Odifreddi, da matematico qual è, ha portato questo caso all'estremo.
Se il sistema elettorale fosse stato proporzionale avrebbe vinto Clinton, ma essendo “qualificato” ha vinto Trump. Dunque, a determinare il vincitore non sono stati solo i voti degli elettori, ma anche e soprattutto il sistema elettorale statunitense, che viola il principio basilare della democrazia: quello secondo cui tutti i voti dovrebbero contare ugualmente.
Non è la prima volta che accade: ad esempio, era già successo nel 2000, quando George W. Bush vinse su Al Gore. E potrebbe succedere di peggio: ad esempio, in teoria è possibile che un candidato ottenga la maggioranza dei voti popolari ma conquisti soltanto tre grandi elettori su 538! Sono cose che [a]ccadono dovunque si abbandona il principio democratico a favore di leggi truffa elettorali, e poi ci si ritrova con Bush o Trump al comando.

sabato 12 novembre 2016

Maniaci di serie TV ne abbiamo?

Ho svariati contatti sui social che si possono considerare autentici divoratori di serie TV: delle vere e proprie maratone, ci fanno... e francamente non mi è chiaro dove trovino il tempo, dal momento che raccontano di fare tante altre cose nella vita! ;-) Io, che al momento di tempo libero ne avrei anche troppo, preferisco impiegarlo in altri modi, come ho già accennato qui. Ma agli appassionati del genere segnalo un post di Girl Geek Life nel quale vengono recensite alcune app ideali per chi cerca di rimanere al passo con un numero sempre crescente di serie TV e vuole farlo in modo organizzato ed efficiente.
Quando è cominciata la messa in onda di The Young Pope, la serie ideata, scritta e diretta da Paolo Sorrentino con protagonista Jude Law, ho manifestato un leggero malcontento perché, non essendo abbonata a Sky, mi sentivo un po' esclusa da tutte le discussioni in Rete al riguardo... al che un "facciamico" mi ha informata che, volendo, potevo guardare serie TV a iosa e molto altro in streaming semplicemente installando Kodi e i due add-on Stream On Demand – sulla pagina che ho linkato ci sono le istruzioni per installarlo, che tornano utili per qualunque add-on in formato ZIP – e sMyTvShow. Non essendo poi così interessata, non ho sperimentato questa soluzione... ma oggi mi andava di esporla qui, a beneficio di chi desiderasse approfittarne. :-)

venerdì 11 novembre 2016

Thank you for Hallelujah

Se ieri mi avessi chiesto di citarti una canzone dell'artista canadese Leonard Cohen, devo ammettere che non avrei saputo darti altra risposta se non Hallelujah (che comunque è tanta roba... leggi qui che testo potente!). Solamente adesso che il suo autore è passato a miglior vita all'età di 82 anni mi sto rendendo conto che si è trattato non di un "semplice" cantautore, ma di un vero e proprio poeta che ci ha lasciato in eredità molte altre opere tutte da scoprire.
Tornando ad Hallelujah, non si contano i cantanti e le cantanti che ne hanno inciso una cover. Tanto per cominciare, è stato il compianto Jeff Buckley ad interpretarne la versione più nota, talmente nota che molti lo considerano erroneamente l'autore del brano. Per quanto mi riguarda, la prima cover che ricordo di aver ascoltato, con la voce di Rufus Wainwright, era inclusa nella colonna sonora del film d'animazione Shrek. Fra i musicisti italiani che si sono cimentati menziono Valentina Giovagnini, anche lei prematuramente scomparsa, e Francesco Baccini, il quale ne ha prodotto un adattamento nella nostra lingua che mi astengo dal commentare. Famosissima la versione di Alexandra Burke, vincitrice di X Factor nel 2008; passando all'attuale edizione italiana del talent made in UK, il concorrente Andrea Biagioni ci ha regalato un'interpretazione da brividi (sul suo canale YouTube puoi ascoltarlo mentre la canta tutta quanta). Ma ancor più emozionante mi sembra la recente cover a cappella del gruppo vocale statunitense Pentatonix (qui il video originale e qui il lyrics video): Neri per Caso, scanzàteve! ;-)
[La cover che ho registrato io tempo fa, anch'essa per così dire a cappella, te la risparmio... L'ho riascoltata proprio l'altro giorno, e sembra quasi che la cantassi mentre stavo affannosamente salendo le scale. Certo che ce ne vuole, di fiato! Tanto di cappello alla voce femminile dei Pentatonix]

giovedì 10 novembre 2016

Che c'azzecca Renzi con la letteratura?

Oggi il premier Matteo Renzi è giunto a Pescara per tenere a battesimo la XIV edizione del #FLA Pescara Festival, o Festival delle Letterature dell'Adriatico; contro di lui è stato organizzato un corteo che partirà alle 18:30 da Piazza Sacro Cuore. Su Facebook Augusto De Sanctis, l'attivista pescarese che ho già menzionato in due post, ha denunciato una circostanza che mi sembra di una certa gravità: l'Ufficio Scolastico Regionale per l'Abruzzo ha rivolto un appello ai dirigenti scolastici per sollecitare la presenza degli studenti all'incontro con Renzi che si terrà alle ore 18 presso il Teatro Circus, aggiungendo che «in considerazione dell'impegno in orario extracurricolare, ai partecipanti verrà rilasciato un attestato di presenza».


Mica 'sti ragazzi vengono incoraggiati ad assistere agli eventi del ricco programma della rassegna dotati di una valenza culturale ed educativa, no: solamente all'intervista di Luca Sofri a Renzi, che ho ragione di credere non verterà affatto sulla letteratura, bensì sulla politica. Del resto tra un meno di un mese ci sarà il referendum costituzionale... e non penserai mica che Renzi intenda rinunciare a battere tutte le strade possibili per propagandare il sì?!
[In seguito la responsabile Stefania Catalano ha tentato di metterci una pezza, in maniera a mio avviso intempestiva e ben poco convincente]
Non conoscendo in anticipo i contenuti del discorso del premier all'inaugurazione del festival, Augusto De Sanctis ha evitato di inoltrare un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica per violazione della normativa in materia di pubblicità elettorale, ma per il momento ha inviato al Ministero dell'Istruzione una PEC nella quale tra l'altro si legge «Quello che appare con tutta evidenza come un atteggiamento di ossequio rispetto al potere mi risulta particolarmente odioso in quanto coinvolge le scuole e i ragazzi, che dovrebbero essere formati alla critica e non all'applauso». Staremo a vedere...

mercoledì 9 novembre 2016

Il sole sorgerà ancora?

Questa mattina mi sono svegliata verso le sei e mezza, e anziché tornare subito a dormire ho pensato bene – anzi male, malissimo – di accendere lo smartphone per verificare a che punto si trovava lo scrutinio dei voti delle presidenziali americane. Come tutti o quasi, visti i pronostici degli esperti e i sondaggi della vigilia, mi aspettavo che Hillary Clinton fosse vicina alla vittoria... E invece no.
La primissima cosa che ho letto è stata un messaggio inviato al canale Telegram Quarantadue; vi compariva la stessa immagine inclusa in questo tweet di Gianluca Neri, che evidenziava «il momento esatto in cui il vento è cambiato».


Ohibò, in che senso è cambiato il vento?! Beh, nel senso che ormai conosciamo tutti, ahimè... Ho provato a riprender sonno, ma avendo ormai chiaro che quello al quale stavo assistendo non era solo un brutto incubo dal quale potersi risvegliare, ci ho rinunciato.
Donald Trump mi spaventa perché è razzista, sessista, complottista... Crede che il riscaldamento globale sia solo una montatura ordita dai cinesi, per dire, e hai una vaga idea di cosa significhi affidare a una persona simile il governo della più grande potenza del pianeta?! Rispondendo al tweet di un suo follower, Paolo Attivissimo ha osservato «Mi sa che c'è poco da ridere. C'è un pazzo incompetente nella stanza dei bottoni».
Ecco come viene visto Trump dai tedeschi... o perlomeno da un tedesco. Credo sia abbastanza facile notare inquietanti analogie, non c'è bisogno di specificare con chi.


Kotiomkin ha twittato «9/11 Scrivilo come vuoi, ma per l'America sono disgrazie». Persino il Padreterno, o meglio il suo portavoce su Twitter, rimpiange di averci dato il libero arbitrio...
La vittoria di Trump era difficile da prevedere, dicono. Eppure era stata prevista in un episodio dei Simpson andato in onda nel lontano 2000. Anche se più che una previsione si trattava di «un avvertimento all'America», come specificato dall'autore Dan Greaney; un avvertimento che purtroppo è rimasto inascoltato.
Concludo il post riportando un brano tratto dal testamento spirituale di Umberto Veronesi.
Guardate all'esperienza della mia lunga vita: senza dubbio e senza trasgressione non avrei visto (e contribuito a provocare) i progressi nella lotta al cancro, l'evoluzione del ruolo delle donne, l'affermazione della libertà di amare, avere figli e vivere la propria sessualità, il tramonto del razzismo, la nascita del senso di sostenibilità ambientale e il rispetto per l'armonia del pianeta e per tutti gli esseri viventi.
Mi addolora oltremodo pensare che, proprio all'indomani della morte del celebre oncologo, sia stato eletto alla guida della prima superpotenza mondiale un uomo che quasi tutti quei valori li calpesta a parole e coi fatti...
[Il titolo del post allude in maniera forse un tantino troppo pessimistica alle parole del presidente uscente Barack Obama, il quale probabilmente aveva già sentore dell'aria che tirava]

martedì 8 novembre 2016

Saresti ammesso a Oxbridge?

Nel post di oggi ti propongo la traduzione dell'enigma pubblicato ieri da Alex Bellos nel suo blog Monday puzzle. Si tratta di uno dei quesiti contenuti nel test di matematica proposto nel 2012 agli studenti che aspiravano ad essere ammessi alla prestigiosa Università di Oxford. Esso fa parte di una categoria di indovinelli logici entrati in voga negli anni '30 del secolo scorso: quelli in cui compaiono alcune persone che indossano dei cappelli e possono vedere solamente i cappelli altrui.

Alice, Bob e Charlie sono noti esperti di logica; essi dicono sempre la verità. Sono seduti in fila, come illustrato sopra. In ciascuno degli scenari esposti di seguito, il loro padre mette un cappello rosso o blu sulla testa di ciascuno di loro. Alice può vedere i cappelli di Bob e di Charlie, ma non il suo; Bob può vedere solamente il cappello di Charlie; Charlie non può vedere nessuno dei cappelli. Tutti e tre sono consapevoli di questa disposizione.
L'enigma è costituito da cinque sotto-quesiti, che riporto qui di seguito; dopo ciascuno di essi troverai la soluzione, ma per leggerla ti toccherà come al solito selezionare il testo con il cursore.
  1. Il padre mette un cappello sulla testa di ciascuno di loro e dice: «Ciascuno dei vostri cappelli è rosso o blu. Almeno uno di voi ha un cappello rosso». Alice dice: «So qual è il colore del mio cappello». Di che colore è il cappello di ciascuno?
    Il cappello di Alice è rosso, e gli altri sono blu. Evidentemente Alice può vedere che nessuno degli altri due ha un cappello rosso, da cui può dedurre il colore del suo.
  2. Il padre mette un nuovo cappello sulla testa di ciascuno di loro e dice ancora: «Ciascuno dei vostri cappelli è rosso o blu. Almeno uno di voi ha un cappello rosso». Alice dice: «Non so qual è il colore del mio cappello». Bob dice poi: «Non so qual è il colore del mio cappello». Di che colore è il cappello di Charlie?
    Alice deve poter vedere un cappello rosso, oppure sarebbe in grado di dedurre il colore del suo cappello. Allo stesso modo, Bob deve poter vedere un cappello rosso, oppure sarebbe in grado di dedurre il colore del suo cappello (data la risposta di Alice). Quindi il cappello di Charlie è rosso.
  3. Il padre mette un nuovo cappello sulla testa di ciascuno di loro e dice: «Ciascuno dei vostri cappelli è rosso o blu. Almeno uno di voi ha un cappello rosso, e almeno uno di voi ha un cappello blu». Alice dice: «So qual è il colore del mio cappello». Bob dice poi: «Il mio è rosso». Di che colore è il cappello di ciascuno?
    Alice deve poter vedere due cappelli dello stesso colore per dedurre il colore del suo. Bob questo lo sa, e dunque deduce che il suo cappello è dello stesso colore di quello di Charlie. Quindi il cappello di Alice è blu, e quelli di Bob e di Charlie sono rossi.
  4. Il padre mette un nuovo cappello sulla testa di ciascuno di loro e dice: «Ciascuno dei vostri cappelli è rosso o blu. Almeno uno di voi ha un cappello rosso, e almeno uno di voi ha un cappello blu». Alice dice: «Non so qual è il colore del mio cappello». Bob dice poi: «Il mio cappello è rosso». Di che colore è il cappello di Charlie?
    Alice deve poter vedere due cappelli di colore diverso, altrimenti sarebbe stata in grado di dedurre il colore del suo. Bob questo lo sa, e dunque deduce che il suo cappello è di un colore diverso da quello di Charlie. Quindi il cappello di Charlie è blu.
  5. Il padre mette un nuovo cappello sulla testa di ciascuno di loro e dice: «Ciascuno dei vostri cappelli è rosso o blu. Due di voi che sono seduti vicini hanno entrambi un cappello rosso». Alice dice: «Non so qual è il colore del mio cappello». Di che colore è il cappello di Charlie?
    Se Bob e Charlie avessero cappelli di colori diversi, Alice saprebbe che lei e Bob hanno entrambi un cappello rosso. Pertanto Bob e Charlie hanno entrambi un cappello rosso.
Insomma, tu saresti ammesso a Oxbridge? ;-)

lunedì 7 novembre 2016

(Non) c'è trucco, (non) c'è inganno

Quest'oggi ti propongo alcune foto tratte dalla galleria 15+ Pics That Show Photography Is The Biggest Lie Ever (Oltre 15 immagini che mostrano che la fotografia è la più grande menzogna di sempre) pubblicata su BoredPanda. La photogallery mostra alcune foto di grande effetto, cliccando sulle quali appare il dietro-le-quinte da cui si scopre che le cose non stanno esattamente come sembravano. Non sapendo, o meglio non avendo voglia di riprodurre qui lo stesso meccanismo, riporto di seguito ciascun dietro-le-quinte subito dopo il risultato finale corrispondente.
Tanto per cominciare, ecco come fotografare un bimbo che rimbalza sopra il lettone di mamma e papà senza fargli correre alcun rischio.


Sei convinto che come set per gli album di nozze si scelgano sempre location da sogno? Beh, non è mica detto... ;-)


Ecco come creare suggestivi effetti di luce a forma di cuore! <3


Devi scattare una foto subacquea a un modello? Ecco come farlo stare fermo in posa anche per lungo tempo senza costringerlo a battere tutti i record di apnea...


E come si realizza uno scenografico effetto di schizzi d'acqua sullo sfondo? Guarda, è molto semplice! ;-)


Infine, ecco come creare foto storiche realistiche con auto d'epoca.


Al contrario, esistono scatti che a prima vista sembrerebbero il frutto di chissà quale fotoritocco, mentre in realtà sono il prodotto degli sforzi combinati di madre natura e di un bravo fotografo: ne trovi parecchi nella galleria The 100 best photographs ever taken without photoshop (le 100 fotografie migliori mai scattate senza Photoshop) pubblicata su BrightSide, della quale riporto qui di seguito una piccola selezione.
La tecnica della prospettiva forzata può regalarci una superluna che sembra adagiata dentro l'antenna di un radiotelescopio...


... e un "super-sole" che fa da splendida corolla a un fiore.


Guardando New York dall'alto, capita di notare una netta separazione fra aree verdi e zone densamente popolate.


Il fogliame di questa foresta sembra non volersi arrendere all'arrivo dell'autunno...


La foto qui sotto è stata scattata nel corso dei festeggiamenti per il centesimo anniversario della nascita del defunto dittatore nordcoreano Kim Il-sung.


Una magnifica istantanea di un trattore che attraversa i campi in California.


Un'aquila colta proprio nell'istante cui sfiora la superficie del lago che sta sorvolando.


Chiudo in bellezza con la foto di uno stormo di fenicotteri disposti a forma di... fenicottero.


Riguardo a quest'ultima, francamente, non riesco a credere che non ci sia dietro nessun trucco! ;-)