giovedì 30 giugno 2016

Varia disumanità

Oggi non posso fare a meno di condividere un paio di cose che ho avuto il dispiacere di leggere online, astenendomi da ogni commento... perché tanto mi pare che si commentino da sole, ahimè.
  1. Un paio d'ore fa lo scrittore Nicola Lagioia ha condiviso su Facebook lo status seguente.
    Stamattina a Radio3 è accaduto qualcosa di (non solo per me) abbastanza impressionante. Tra Prima Pagina, Pagina3 e Tutta la città ne parla, che giustamente ha dedicato all'argomento la puntata.
    Durante Prima Pagina, il giornalista Gigi Riva commentava la notizia del recupero dei 700 corpi di chi è morto in mare nel corso del più grave naufragio mai registratosi nel Mediterraneo (quello della nave Ivory, inabissatasi nel canale di Sicilia il 18 aprile del 2015).
    Dal recupero, il riconoscimento, e dunque la sepoltura.
    Ebbene, mentre Riva parlava, son cominciati ad arrivare (via sms, mail, whatsapp, telefono) decine, forse centinaia di messaggi di ascoltatori indignati. Indignati perché il recupero dei morti ha un costo.
    E quindi? "Lasciateli lì, il mare è una sepoltura sufficiente. Con tutti i problemi che abbiamo!" dicevano i più moderati.
    "Basta con questi lacrimevoli sentimentalismi da politicamente corretto. Lasciateli in mare!"
    E poi, evangelicamente: "lasciate che i morti seppelliscano i morti".
    O ancora: "per identificare le salme senza documenti prenderemo il dna a tutta l'Africa?"
    Ovviamente a tirare in ballo i fondamenti della nostra civiltà (da Antigone al corpo di Ettore) si viene accusati (oltre che si sentimentalismo politicamente corretto) di intellettualismo. Ora. Su cosa diamine pensate mai che si fondino le civiltà, i sistemi politici, l'etica, le religioni, e la storia stessa del mondo, se non su principi, tradizioni, elaborazioni di pensiero, rivelazioni, idee di mondo? Senza le quali saremmo solo una landa screpolata che vive e muore sotto il sole in balia dello stato di natura.
    Intelligentemente, coraggiosamente, "Tutta la città ne parla" per voce di Pietro Del Soldà ha dedicato proprio a questo (i messaggi polemici degli ascoltatori sul seppellire o meno i 700 morti del naufragio, e ancora prima sul riconoscimento delle vittime) la puntata di oggi. Qui il podcast.
  2. Il quotidiano La Nuova di Venezia riferisce che nella città lagunare un uomo si è sentito male su un vaporetto e, in attesa che arrivassero i soccorsi, gli altri passeggeri, furiosi per l'inevitabile ritardo, inveivano contro pilota e marinaio.
[L'immagine che apre il post riporta un aforisma di Ambrose Bierce tratto da Aforismario®]

mercoledì 29 giugno 2016

Chi fu il primo che inventò le spaventose armi?

In un'epoca in cui la criminalità e il terrorismo fanno paura più che mai, ad alcuni la consapevolezza di essere armati può dare una (falsa) sensazione di sicurezza... ma personalmente trovo non meno spaventoso il fatto che sia potuto accadere il massacro di Orlando; questa battuta di Andrea Bruno per Kotiomkin magari semplifica un tantino troppo la realtà, ma dà da pensare.


Come sottolineato dal vignettista Mario Natangelo, la sparatoria al Pulse "stranamente" non sembra aver suscitato lo stesso coinvolgimento rispetto ad altre stragi recenti...


Ed è di oggi la notizia dell'ennesimo femminicidio: a Dorno, nel Pavese, un uomo ha ucciso la compagna a colpi di pistola in presenza della figlia dodicenne di lei.
Dagli Stati Uniti, Paese in cui procurarsi un'arma è decisamente più facile che da noi, provengono due spunti di riflessione assai interessanti in materia.

Lo so che i nostri antenati hanno detto che si ha il diritto di possedere una pistola, ma hanno anche detto che si potrebbe avere la proprietà di altre persone. Guardate, la Costituzione è un po' come nostro nonno. È saggio, gli vogliamo bene, e ha buone intenzioni. Ma sta diventando davvero molto vecchio, e ogni tanto dice qualcosa di folle, e dobbiamo andare nell'altra stanza a discutere di quello che abbiamo intenzione di fare con lui.
Dire che le pistole uccidono è come dire che i cucchiai causano l'obesità.
Il giorno in cui qualcuno entrerà in un ristorante e renderà tutti obesi con un cucchiaio in 30 secondi sarà il giorno in cui mi troverò d'accordo con te.
Concludo con alcune citazioni sulle armi tratte da Wikiquote.
C'erano dei bambini in quella chiesa, Tommy. Hanno visto morire i propri genitori sotto una pioggia di pallottole. Cresceranno pensando che è così che va il mondo. È questa la lezione che dai ogni volta che risolvi le cose con le armi.
Chi fu il primo che inventò le spaventose armi?
[...]
Da quel momento furono stragi, guerre.
Si aprì la via più breve alla crudele morte.
Tuttavia il misero non ne ha colpa. Siamo noi che usiamo malamente
quel che egli ci diede per difenderci dalle feroci belve.
Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell'era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell'uomo.
Non è un delitto avere armi se non si usano.
Regola numero uno: mai portare con sé un'arma, prima o poi si è tentati di usarla.

martedì 28 giugno 2016

Edison, il piccolo genio incompreso

L'altro giorno su 9GAG ho intravisto un'immagine che riportava una storiella assai edificante con protagonista l'inventore e imprenditore statunitense Thomas Edison (1847–1931).


Ecco il testo...
One day Thomas Edison came home and gave a paper to his mother. He told her, "My teacher gave this paper to me and told me to only give it to my mother."
His mother's eyes were tearful as she read the letter out loud to her child: Your son is a genius. This school is too small for him and doesn't have enough good teachers for training him. Please teach him yourself.
Many, many years after Edison's mother died and he was now one of the greatest inventors of the century, one day he was looking through old family things. Suddenly he saw a folded paper in the corner of a drawer in a desk. He took it and opened it up. On the paper was written: Your son is addled [mentally ill]. We won't let him come to school any more.
Edison cried for hours and then he wrote in his diary: "Thomas Alva Edison was an addled child that, by a hero mother, became the genius of the century."
... e la traduzione:
Un giorno Thomas Edison giunse a casa e diede un foglio a sua madre. Le disse: «Il maestro mi ha dato questo foglio e mi ha detto di darlo solo a mia madre».
Gli occhi di sua madre erano pieni di lacrime mentre leggeva la lettera ad alta voce al suo bambino: «Suo figlio è un genio. Questa scuola è troppo piccola per lui e non ha insegnanti abbastanza buoni per formarlo. Per favore lo istruisca lei stessa».
Molti, molti anni dopo la madre di Edison morì e lui era uno dei più grandi inventori del secolo, un giorno lui stava rovistando tra le vecchie cose di famiglia. All'improvviso vide un foglio piegato nell'angolo di un cassetto di una scrivania. Lo prese e lo aprì. Sul foglio c'era scritto: «Suo figlio è stordito [malato di mente]. Non lo lasceremo venire più a scuola».
Edison pianse per ore e poi scrisse sul suo diario: «Thomas Alva Edison era un bambino stordito che, grazie alla propria eroica madre, è diventato il genio del secolo».
Che bella storia, mi sono detta... talmente bella che stento a credere che sia vera! In effetti mi pareva un po' troppo romanzata, e così ho voluto vederci chiaro. Una veloce ricerca con Google mi ha condotta a questa pagina ospitata da un sito dal nome abbastanza promettente, TruthorFiction.com... e ne condivido qui di seguito la traduzione.
Dopo che un maestro definì Thomas Edison "stordito", intervenne la sua eroica madre – perlopiù finzione!
Riassunto dell'eRumor:
Dopo che un maestro di Thomas Edison lo definì stordito o malato di mente in una lettera, la madre di Edison tenne nascosta la lettera al giovane inventore e lo istruì a casa in modo che potesse raggiungere il suo pieno potenziale.
La verità:
Molti dettagli di una storia motivante sulla giovane vita di Thomas Edison sono accurati, ma sono stati usati per creare un racconto di finzione sulle difficoltà del giovane Edison da studente.
La storia inizia ricordando come un insegnante delle elementari di Thomas Edison scrisse a sua madre che Edison era addled [stordito, malato di mente] e non gli sarebbe più stato permesso di andare a scuola. [...]
Per quanto l'idea che la madre di Thomas Edison gli abbia tenuto nascosto il fatto che un maestro lo avesse definito "stordito" per permettergli di raggiungere il suo pieno potenziale sia fonte di ispirazione, è anche falsa.
In primo luogo Thomas Edison era dislessico, il che avrebbe reso difficile per lui avere successo in una classe dell'800. Le ricerche sulla dislessia non cominciarono che ai primi del '900, decenni dopo che Edison aveva lasciato le scuole pubbliche, perciò all'epoca si sapeva poco su di essa.
Le difficoltà scolastiche di Thomas Edison sono state ben documentate nel corso degli anni, come pure l'opinione del suo maestro che Edison fosse "stordito". Ma l'idea che Thomas Edison non sapesse che era stato definito così è falsa.
La Foundation for Economic Education riferisce che Edison era ben consapevole della diagnosi del suo maestro, e che ne era furioso:
Nel 1854, il reverendo G.B. Engle sminuì uno dei suoi studenti, Thomas Alva Edison di sette anni, definendolo "stordito". Ciò suscitò l'indignazione del bambino, che si precipitò fuori dalla scuola di Port Huron, nel Michigan, la prima scuola formale che lui avesse mai frequentato. Sua madre, Nancy Edison, lo riaccompagnò il giorno dopo per discutere la situazione con il reverendo Engle, ma si arrabbiò per i suoi modi rigidi. Ritirò il figlio dalla scuola dove era stato per soli tre mesi e decise di educarlo a casa. Anche se sembra che lui abbia frequentato per breve tempo altre due scuole, quasi tutto il suo apprendimento infantile ebbe luogo a casa.
Nella biografia Thomas Alva Edison: Great American Inventor, Louise Betts entra in maggiore dettaglio sul perché il giovane Edison abbia avuto problemi con lo stile di insegnamento del reverendo Engle:
Per un ragazzo che era abituato ad imparare le cose a modo suo e a giocare all'aperto da solo per tutto il giorno, stare seduto in un'aula scolastica era l'infelicità pura. A Tom la scuola non piaceva neanche un po'. Il suo maestro, il reverendo G. Engle, e sua moglie insegnavano ai bambini a imparare le lezioni a memoria per poi ripeterle ad alta voce. Quando un bambino dimenticava una risposta, oppure non aveva studiato abbastanza, il reverendo Engle colpiva lo sfortunato alunno con una cinghia in pelle! Anche la signora Engle approvava di cuore l'utilizzo della frusta come modo per insegnare agli studenti abitudini di studio migliori. Le sue frustate erano spesso peggiori di quelle del marito!
Tom era confuso dal modo di insegnare del reverendo Engle. Non riusciva ad imparare attraverso la paura. Né poteva solo stare seduto e memorizzare. Gli piaceva vedere le cose a modo suo e fare domande. Ma il reverendo Engle raggiunse l'esasperazione per le domande di Tom come era capitato al signor Edison. Per questo motivo Tom imparò assai poco nei suoi primi mesi, e aveva brutti voti.
Anni dopo, Tom avrebbe detto della sua esperienza scolastica «Mi ricordo che non riuscivo mai ad andare d'accordo a scuola. Ero sempre in fondo alla classe. Ero solito sentire che gli insegnanti non simpatizzavano con me, e che mio padre pensava che io fossi stupido».
Poi, dopo che Thomas Edison disse a sua madre che il suo maestro aveva fatto riferimento a lui come "stordito", loro due andarono a scuola per avere delle scuse, secondo la sua biografia:
«Mio figlio non è ritardato!», dichiarò la signora Edison, aggiungendo «e credo che dovrei saperlo. Ho insegnato ai bambini io stessa, una volta!». Nonostante i suoi sforzi, né il reverendo né la signora Engle cambiarono parere sul giovane Tom Edison. Ma la signora Edison fu ugualmente irremovibile nella sua opinione. Alla fine si rese conto di quello che doveva fare.
«Va bene – disse la signora Edison – oggi stesso ritirerò mio figlio dalla vostra scuola». Tom non poteva credere alle sue orecchie! «Lo istruirò a casa io stessa», le sentì dire.
Tom guardò sua madre, questa donna meravigliosa che credeva in lui. Promise a sé stesso che l'avrebbe resa orgogliosa di lui.
Tempo dopo, Edison avrebbe detto: «Mia madre era la mia realizzazione. Lei era così vera, così sicura di me: e sentivo di avere qualcosa per cui vivere, qualcuno che non dovevo deludere».
Tuttavia non c'è traccia della citazione di Edison tratta dalla storia motivante, «Thomas Alva Edison era un bambino stordito che, grazie alla propria eroica madre, è diventato il genio del secolo».
Dunque è vero che il maestro di Thomas Edison lo definì stordito o difficile, che sua madre lo difese e lo istruì a casa, e che ebbe un grande impatto sull'uomo che lui sarebbe diventato. Ma la storia della madre di Edison che gli teneva nascosta la lettera del maestro e gli mentiva sul perché venisse educato a casa per aiutarlo a raggiungere il suo pieno potenziale è falsa.
Tutto questo ci insegna un paio di cosucce: certo che il reverendo Engle era davvero un individuo tremendo... ma soprattutto, è importantissimo che i genitori siano i primi a credere nei propri figli! :-)

lunedì 27 giugno 2016

Dare i numeri senza fare i conti

Lo scorso lunedì 20 giugno Alex Bellos ha pubblicato nel suo blog Monday puzzle un triplice enigma sul tennis per festeggiare la quinta vittoria del tennista britannico Andy Murray al torneo del Queen's avvenuta il giorno prima, e in vista di Wimbledon 2016 che comincia proprio oggi. Ti propongo il primo dei tre quesiti, perché si può generalizzare e c'è un modo forse non tanto intuitivo ma davvero interessante per arrivare alla soluzione... comunque ti invito a dare un'occhiata anche agli altri due: magari li apprezzerai! :-)
Il torneo di singolare maschile (e femminile) a Wimbledon è un torneo a eliminazione diretta con 128 giocatori. Senza fare alcun calcolo, cioè senza sommare il numero di partite in ogni turno, rieschi a determinare quante partite ci sono in totale?
Ed ecco la soluzione.
La risposta è 127.
Quello che non volevo che tu facessi era sommare le 64 partite del primo turno alle 32 partite del secondo turno, alle 16 partite del terzo turno, e così via, che è 64 + 32 + 16 + 8 + 4 + 2 + 1 = 127.
Non solo questo è laborioso, ma è poco elegante.
Così è più pulito: al termine di ciascuna partita un giocatore è il vincitore e l'altro è lo sconfitto. Alla fine del torneo ciascun giocatore avrà perso una partita, tranne il campione. Quindi ci deve essere una partita in meno rispetto al numero dei giocatori. Ci sono 128 giocatori, e quindi ci devono essere 127 partite.
Come vedi, in questo caso quello che fa la differenza non è dare la risposta esatta, ma arrivarci nel modo più brillante possibile...

domenica 26 giugno 2016

Ma quale astro d'argento?!

Quest'anno il solstizio d'estate si è verificato il 21 giugno a mezzanotte e 34 ora italiana, in concomitanza con il plenilunio di giugno: questa coincidenza non capitava dal 1967, e dovremo aspettare altri 46 anni affinché si ripeta di nuovo.
Per il post odierno prendo spunto dall'Astronomy Picture of the Day di ieri, dal titolo Strawberry to Honey Moonrise (Il sorgere della luna dalla fragola al miele), e dedicato appunto al fenomeno suddetto.


L'immagine è stata realizzata da Trevor Mahlmann... e, anche se potrebbe sembrare più che altro la sagoma di una spada laser, fidati: è proprio la Luna, quella che vedi! :-)
Beh, mi sa che qui una spiegazione ci vuole proprio...
Vicino all'orizzonte la Luna Piena appare spesso di grandi dimensioni, ingrossata in apparenza dalla famosa illusione della Luna. Ma le immagini in timelapse dimostrano che la dimensione apparente della Luna non cambia davvero mentre essa sale verso lo zenit. Il suo colore invece sì. Registrando uno scatto ogni 10 secondi, questa immagine mostra come possa essere accentuato il cambiamento di colore. L'immagine composita segue una Luna Piena al solstizio che si innalza su un orizzonte aspro sopra l'Indiana nord-occidentale. Una linea visuale che si restringe attraverso l'atmosfera densa e polverosa del pianeta Terra ha fatto variare il chiaro di luna dal rosso fragola attraverso il color miele e più pallide sfumature giallastre. Questo cambiamento sembra appropriato per un plenilunio settentrionale di giugno anche noto come Luna di Fragola o Luna di Miele [nulla a che vedere coi viaggi di nozze, NdC].
[La colonna sonora di questo post non poteva che essere Santa Lucia, nell'interpretazione del grande Enrico Caruso]

sabato 25 giugno 2016

Ancora sulla #Brexit #Bregret

Torno ad occuparmi della Brexit, perché tra ieri e oggi ho raccolto qualche altro spunto interessante.
A quanto pare non tutti coloro che hanno votato per il leave erano ben consapevoli delle conseguenze della loro scelta, e molti se ne sono già pentiti (regret); addirittura, sebbene il 56,52% degli elettori della Cornovaglia abbia optato per il leave, adesso il Consiglio della contea inglese supplica affinché i finanziamenti europei, che negli ultimi anni sono stati determinanti per lo sviluppo del territorio, non vengano sospesi. Sarebbe quasi il caso di rispondere «You wanted a bicycle? Now pedal it!» oppure «No one to blame but yourself»... ;-)
@GoogleTrends segnala che, tra le chiavi di ricerca sull'Unione Europea più usate nella giornata di ieri, dopo che sono stati resi noti i risultati del referendum, c'erano «Che cosa significa lasciare l'UE?» e «Che cos'è l'UE?». Evidentemente non gliel'avevano spiegato granché bene, prima... ;-)


Ieri sera la cantautrice e musicista britannica PJ Harvey ha pensato bene di recitare, dal palco del Down The Rabbit Hole Festival nei Paesi Bassi, il sermone No Man Is An Island (Nessun uomo è un'isola) del poeta inglese del '600 John Donne, davvero perfetto per la circostanza; puoi guardare la sua interpretazione cliccando qui, mentre in un mio vecchio post potrai leggere il testo originale in inglese elisabettiano, la versione in inglese "moderno" e la traduzione in italiano.
Quel gran figo – dal punto di vista politico, eh ;-) – del neo-sindaco di Londra Sadiq Khan ha scritto un bel post per rassicurare i cittadini dell'UE che vivono e lavorano nella sua città; ecco lo screenshot...


... e la traduzione, a cura di Arianna Ciccone.
Voglio dare un messaggio chiaro a tutti i residenti europei che vivono a Londra. Siete i benvenuti qui. Vi siamo grati per l'enorme contributo che apportate alla città, e questo non cambierà per il risultato del referendum.
Quasi un milione di cittadini europei vive a Londra oggi e apporta un enorme beneficio alla nostra città: lavorando duro, pagando le tasse, lavorando nei servizi pubblici e contribuendo alla nostra vita civica e culturale.
Noi tutti abbiamo la responsabilità di cercare di ricomporre le divisioni che sono emerse durante questa campagna e concentrarci su ciò che ci unisce, piuttosto che su che ci divide.
In un certo senso i cittadini britannici, nel loro voler uscire a tutti i costi dall'Europa, hanno dato prova di scarsa memoria storica: da' un'occhiata a questo meme tratto dal tumblr Life is better when you're laughing (la vita è più bella quando ridi... nel caso in cui tu non sappia l'inglese oppure l'abbia già disimparato ;-) ).


Colonizza mezzo mondo – si lamenta degli immigrati»)
Infine, ecco la Brexit spiegata da @gabriellainsana per farla capire a noi italiani: in sintesi, la Gran Bretagna sta all'Unione Europea come Riccardo Fogli sta ai Pooh! ;-)

venerdì 24 giugno 2016

No Europa, io esco #Brexit

Quando sono andata a dormire ieri sera, sembrava che nei risultati del referendum sulla Brexit (l'Accademia della Crusca propende per accordare la parola al femminile) il remain fosse in vantaggio sul leave (se c'è qualcosa che dovremmo copiare dagli inglesi, suggerisce il professor Guido Saraceni, questa è la chiarezza dei quesiti referendari)... poi invece mi sveglio e trovo la Gran Bretagna fuori dall'Unione Europea. :-( Come mai 'sta faccina così triste? Beh, perché non mi sembra affatto una buona cosa... comunque mi auguro che i fatti mi smentiscano, o se non altro ridimensionino la mia delusione. Cosa dovrebbe cambiare, in pratica, per noi italiani e per i britannici? Su La Stampa c'è una spiegazione.
Devo ammettere che il tweet di @bastet che mi ha comunicato per primo la notizia non induceva granché all'ottimismo...
Roma al M5S, la Gran Bretagna fuori dall'Europa, manca solo la vittoria di Trump e ci toccherà cambiare pianeta.
Per non parlare del post di Marco Beccaria...
Vedo, non senza una certa preoccupazione, che la discussione, qua da noi, verte tutta sulle vacanze, sugli acquisti online, sulla possibilità - spesso molto remota - di emigrare, nei casi più raffinati sulle modalità della futura circolazione di persone e merci tra UE e Regno Unito. Nessuno che menzioni la morte - o perlomeno la diagnosi nefasta - di uno dei pilastri di quella bolla fragilissima che ci tiene al riparo dall’orrore che le generazioni precedenti alla nostra - tutte, in diversa misura - hanno sperimentato. Sarò uno spiritualista, ma a me pare che la cosa veramente grave che è successa oggi è la morte di un’idea.
Pure J.K. Rowling, la "mamma" del maghetto Harry Potter, ha espresso il suo rammarico.
I don't think I've ever wanted magic more.
Ossia...
Non credo di aver mai desiderato la magia più di adesso.
La notizia della vittoria del leave è arrivata a tarda notte, anzi in pratica all'alba, tanto che quasi tutti i quotidiani italiani non hanno osato sbilanciarsi in prima pagina... e quelli che l'hanno fatto annunciando che aveva vinto il remain sono stati platealmente smentiti dai fatti.
Da quando mi sono connessa ho già trovato un'infinità di altri spunti sull'argomento Brexit... e meglio che li raccolga in un post, prima che aumentino ulteriormente!
A partire da oggi in poi i cittadini britannici si possono considerare ufficialmente extracomunitari: una situazione che per gli xenofobi può risultare paradossale, secondo Lercio che titola Brexit. Xenofobo inglese scopre di essere diventato extracomunitario e si picchia da solo. ;-)
Sulla stessa questione, è decisamente più seria la riflessione di Matteo Bussola, del quale mi accingo a leggere in eBook Notti in bianco, baci a colazione.
L'espressione "extracomunitario", fino a ieri, veniva usata da molti come sinonimo di profugo nel migliore dei casi, come "vucumprà" o clandestino nei peggiori.
Da oggi, invece, saremo finalmente liberi di definire extracomunitari anche la regina Elisabetta oppure Simon Le Bon.
Il fatto è che mentre i primi non li vogliamo far entrare, i secondi non li volevamo far uscire.
La differenza tra quelli che schifiamo noi e quelli che invece ci schifano, nella sostanza, dipende solo da quale lato del pregiudizio ti trovi.
A tal proposito, segnalo una parodia dei post farlocchi che sui social racimolano vagonate di "mi piace" e condivisioni da parte di gente indignata pronta a bersi qualunque cosa scambiando personaggi famosi per clandestini/delinquenti/stupratori eccetera.


(Se non dovessi averlo riconosciuto, quello lì è Sting)
Molti hanno deplorato il fatto che a decidere per la Brexit siano stati gli ultracinquantenni, i quali lasceranno in eredità alle generazioni più giovani un mondo diverso da quello che queste avrebbero scelto.


Ad esempio Alessandro Capriccioli ha scritto...
Trovo incredibile che l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa, a quanto pare, sia stata di fatto decisa dagli elettori più anziani: quelli temporalmente più vicini ai nazionalismi che hanno sventrato il nostro continente, quelli che se li sono sentiti raccontare dai genitori o dai nonni anziché limitarsi a leggerli sui libri, quelli che magari, da bambini, hanno fatto addirittura in tempo a scontarne l'onda lunga sulla propria pelle. La propensione degli esseri umani a non imparare mai niente è stupefacente.
E Claudio Gagliardini ha postato...
Dico sommessamente la mia: la democrazia è un'ottima cosa, ma non funziona affatto. Nello specifico, ad esempio, far votare gli over 60 per una decisione che avrà impatto diretto sul futuro di una nazione (e di un continente) e considerare il loro voto alla pari di quello dei giovani, che da questa decisione dipenderanno, non è democrazia, ma follia allo stato puro.
D'altronde @insopportabile ha osservato...
Tutti a contestare il fatto che siano stati gli anziani inglesi a decidere anche per i giovani. Come se in Italia non fosse così. #Brexit
Chissà cosa si aspettava da questo referedum Piero Fassino, ormai divenuto famoso suo malgrado per le fallimentari profezie...


Il "ciaone" della regina Elisabetta, sotto forma di immagine statica (via @Iddio)...


 ... e pure di GIF animata (via Il Ruggito del Coniglio Radio2).


Non poteva mancare il parere di quell'odiosoadorabile pargoletto che è Baby George d'Inghilterra... ;-)


Quello che compare nell'immagine è il segretario leghista Matteo Salvini, la cui reazione nei confronti della Brexit era fin troppo prevedibile... ma che dire dell'altro noto euroscettico Beppe Grillo, leader del M5S, e del suo clamoroso ripensamento?
Stefano Antonucci e Daniele Fabbri, autori del fumetto Qvando c'era LVI, mostrano come disimparare l'inglese con il DVCE.


Gira gira, a un certo punto si finisce sempre per parlare di calcio... Ecco l'appello che Francesco Brescia ha rivolto al popolo inglese formulandolo in autentico inglese maccheronico! :-)
Dear English people
now, for plaisure, you have to exit from France Euro2016 in this precis moment and go to gioc your campionat of soccer indipendent in your cazz of Great Britain, without break the coglion to we real europeans.
Thanks.
Ecco un'immagine di CALCIATORI BRUTTI dedicata al mister Antonio Conte, che dopo gli Europei lascerà la panchina azzurra per andare in Inghilterra ad allenare il Chelsea.


E @purtroppo ha twittato...
Il commento più antropologicamente interessante sulla #Brexit l'ho sentito oggi "Che ce frega: tanto contro a Spagna usciamo pure noi"
Ma adesso basta... Incrociamo le dita per lunedì!!! (Ah, il famigerato panem et circenses...)

giovedì 23 giugno 2016

Una performance da brividi... in tutti i sensi!

Oggi mi sento chiamata a tornare a ricoprire il mio ruolo di difenditrice artica! :-) L'altro giorno, tramite la newsletter di Greenpeace, sono venuta a conoscenza di una performance unica nel suo genere: Ludovico Einaudi – figlio dell'editore Giulio, nipote del presidente della Repubblica Luigi, ma soprattutto pianista e compositore assai più talentoso rispetto al più popolare Giovanni Allevi, IMHOha eseguito al pianoforte sopra una piattaforma galleggiante il brano inedito Elegy for the Arctic al largo del ghiacciaio Wahlenbergbreen, sulle Isole Svalbard in Norvegia, per sostenere l'appello firmato da quasi 8 milioni di persone e rivolto alla comunità internazionale affinché sottoscriva al più presto un accordo che protegga l'Artico dallo sfruttamento e dai cambiamenti climatici. Devi sapere che quel che accade nell'Artico non resta nell'Artico: il surriscaldamento di questo ecosistema unico e prezioso può avere gravi ripercussioni sull'intero clima terrestre. Ecco il video, davvero magnifico.


Einaudi ha commentato: «L'Artico non è un deserto ma un luogo pieno di vita. Ho potuto vedere con i miei occhi la purezza e la fragilità di quest'area meravigliosa. E interpretare una mia composizione ispirata alla bellezza dell'Artico e alle minacce che subisce a causa del riscaldamento globale. Dobbiamo comprendere l'importanza dell’Artico per proteggerlo prima che sia troppo tardi».
E io unisco la mia (flebile) voce a quella di Ludovico per dire: salviamo l'Artico!
A proposito di scioglimento dei ghiacci polari, l'immagine qui sotto, scelta come NASA Image of the Day di ieri, mostra il marcato ritiro dei ghiacci nell'Antartide occidentale, un processo che, secondo i ricercatori che hanno esaminato decenni di dati satellitari, sta andando avanti da quasi mezzo secolo.

mercoledì 22 giugno 2016

Sempre con 'sto smarfo stai!

Massimo Gramellini ha dedicato il suo Buongiorno odierno a commentare non senza un certo sconforto la foto seguente.


Quello che puoi vedere non è uno spogliatoio come tanti altri, bensì quello della nazionale di calcio argentina dopo una vittoria importante, e quelli impegnati a smanettare ognuno sul suo smartphone – proprio come noi comuni mortali ;-) – anziché a consolidare lo spirito di squadra sono giocatori del calibro di Messi e Higuain; a immortalarli è stato il loro compagno di squadra Lavezzi.
Questo spunto mi viene naturale ricollegarlo a un articolo di José Picardo che ho letto di recente e che è stato pubblicato a gennaio su Medium con il titolo Technology and the death of civilisation (La tecnologia e la morte della civiltà). Nel testo è menzionata una foto diventata virale in Rete... ma per il motivo sbagliato. Riporto qui di seguito la traduzione.
È un errore della natura umana quello di detestare tutto ciò che fanno i giovani solo perché le persone più anziane non ci sono abituate oppure hanno problemi ad apprenderlo. Perciò io sono diffidente nei confronti della scuola di critica sociale della serie "i giovani fanno pena".
Steven Pinker
All'inizio della settimana sono entrato in una classe durante la ricreazione e ho visto un gruppo di tre ragazze sedute sul pavimento che si stavano concentrando in silenzio sui loro iPad. Mi sono chiesto cosa stessero facendo. Quando mi sono avvicinato a loro, ho visto che due delle ragazze stavano leggendo un libro per diletto e la terza stava finendo i compiti di inglese. Ho chiacchierato con loro brevemente e abbiamo scherzato sul fatto che non riuscivo a pronunciare correttamente il titolo di uno dei libri. "W" è sempre stata la mia nemesi fonetica in inglese.
A qualcuno che non ha familiarità con il nostro contesto, la vista di tre studentesse che "fissano" uno schermo durante la ricreazione potrebbe aver evocato le reazioni più negative – distrazioni, social media, giochi – il genere di reazioni che la vista di tre bambini che "fissano" un libro cartaceo probabilmente non evocherebbe mai, perché per molti di noi la carta è rigorosa, erudita e accademica, mentre gli schermi sono distrazioni da cui non può venir fuori nulla di buono.
Alla fine dello scorso anno questa fotografia di ragazzini che guardavano i loro smartphone nei pressi del quadro La ronda di notte di Rembrandt nel Rijksmuseum di Amsterdam ha iniziato a fare il giro del web. È divenuta rapidamente virale. È stata spesso accompagnata da commenti indignati e scoraggiati del tipo "una metafora perfetta del nostro tempo", "la fine della civiltà" oppure "un quadro triste della nostra società".
Chiaramente, per un sacco di gente, la fotografia incarnava tutto ciò che è sbagliato nei giovani d'oggi e la loro "dipendenza" dalla tecnologia. Questi ragazzini venivano distratti dalla tecnologia a tal punto che non prestavano alcuna attenzione alla bellezza che li circondava nel mondo reale.
Solo che non era così. Si è scoperto che il Rijksmuseum ha un'app [ehi, non esiste solo per iOS ma pure per Android! ;-) NdC] che, tra le altre cose, contiene visite guidate e ulteriori informazioni sulle opere esposte. Come parte della loro visita al museo, i ragazzini, che poco prima avevano ammirato l'arte e ascoltato con attenzione le spiegazioni da parte di adulti esperti, erano stati incaricati di completare un compito da parte dei loro insegnanti, utilizzando, tra le altre cose, l'eccellente app per smartphone del museo.
Mi domando se la foto avrebbe provocato così tanta indignazione e disapprovazione se avesse invece raffigurato degli studenti che "ignoravano" il capolavoro durante la lettura di un volantino cartaceo o di una brochure del museo. Anche se immagino di no. Sembrerebbe che, ancora una volta, i resoconti che annunciano la morte della civiltà per esecrabile mano della tecnologia siano stati grandemente esagerati.
Mi piacerebbe pensare che tutti coloro che hanno messo "mi piace", postato, condiviso e twittato la foto dei ragazzini alle prese con gli smartphone nei pressi del capolavoro di Rembrandt nell'erronea convinzione che essa illustrasse tutto ciò che è sbagliato nella società si sentano un pochino sciocchi e di conseguenza un po' più umili. Ma questo non succederà.
La cosa tragica è che questo – la verità – non diverrà mai virale. Quindi, mi chiedo, che cos'è più probabile che causi la morte della civiltà, dei bambini che utilizzano gli smartphone per conoscere l'arte oppure l'ignoranza deliberata di adulti che sono fin troppo pronti a fare supposizioni?
Agli smartphone si può applicare il medesimo principio valido per la stragrande maggioranza degli strumenti che il progresso scientifico e tecnologico ha messo a disposizione dell'umanità: un utilizzo moderato è cosa buona e giusta, il problema è quando in qualche modo si eccede. Non è sbagliato lo strumento in sé, può esserlo semmai l'uso che se ne fa. Per quanto mi riguarda, non saprei più rinunciare alla comodità di avere a portata di mano uno strumento che mi permette di trovare la risposta alle domande più disparate. Per citare solo le prime che mi vengono in mente... Cosa sta succedendo nel mondo? Come si dice "grazie" in kazako? Dove si può andare a mangiare un boccone nei dintorni? E quale strada devo percorrere per arrivarci? Cosa danno al cinema stasera? In quali altri film ha recitato quell'attore? Come si intitola la canzone che stanno trasmettendo adesso alla radio? Quali sono gli ingredienti necessari per preparare la tal ricetta? E chi più ne ha più ne metta...

martedì 21 giugno 2016

È il momento di #NonGuardareNellAbisso #gialloestate

Finalmente!!! Oggi è il gran giorno dell'uscita di Non guardare nell'abisso, il secondo episodio – dopo Il passato è una bestia feroce, il cui eBook è in promozione ancora per pochi giorni al prezzo speciale di 3,99 € – delle avventure del cronista di nera Bruno Jordan, personaggio nato dall'immaginazione del segretario nazionale del CICAP Massimo Polidoro. Se quanto ho scritto fino ad oggi non è bastato a convincerti a leggere un libro il cui maggior difetto è quello che una volta iniziato devi arrivare in fondo al più presto, e alla fine non vedi l'ora che arrivi il seguito... :-) ti svelo un ulteriore ottimo motivo per aggiudicartelo il prima possibile. Come spiegato da Massimo in persona nel video qui sotto...



... se acquisti il romanzo entro la mezzanotte del 26 giugno, avrai diritto ad alcuni regali davvero speciali: l'inchiesta su Jack lo Squartatore scritta da Massimo, le dispense del corso di Psicologia dell'insolito da lui tenuto presso l'Università di Milano-Bicocca, e soprattutto il pass per assistere gratuitamente a due workshop che Massimo terrà il 3 settembre prossimo nella splendida cornice del Castello Malaspina di Varzi. In uno di essi il nostro spiegherà come riconoscere ed evitare i trabocchetti della mente e coltivare una mente critica, mentre nell'altro insegnerà a parlare in pubblico (ne avrei quanto mai bisogno, solo che per fortuna/purtroppo non mi capita da tempo di doverlo fare). Ma attenzione: i posti per questo evento unico sono limitati e, dunque, avranno la precedenza i primi che acquisteranno il libro.


Inoltre, partirà domani il blog-tour dedicato a Non guardare nell'abisso. Nelle sue tredici tappe, passando da un blog specializzato all'altro, Massimo Polidoro condividerà coi lettori altrettante "chiavi" imprescindibili che ogni scrittore di gialli, noir, thriller o, comunque, di suspense deve padroneggiare per riuscire a scardinare le resistenze del lettore e condurlo ai vertici della tensione. Alla fine del viaggio chi avrà seguito tutte le tappe riceverà in regalo Sull'orlo dell’abisso, un volume inedito di Massimo Polidoro con le 13 regole del thriller perfetto.
P.S.: L'infaticabile squadra di lancio di cui faccio parte ha sfornato decine di memi – è questo il plurale corretto di meme, garantisce la Crusca ;-) – dei quali il mio preferito è questo qui sotto, che rende omaggio al grande Alan Turing citato a un certo punto del romanzo.


Se non conosci il celebre matematico britannico – anatema!!! ;-) – puoi colmare una così imperdonabile lacuna e farti una cultura sulla sua persona e sul ruolo fondamentale che ricoprì in qualità di crittoanalista nel corso della seconda guerra mondiale guardando due bei film grosso modo biografici che lo vedono protagonista: Enigma del 2001 e The Imitation Game del 2014, quest'ultimo interpretato da Benedict "Sherlock" Cumberbatch (ritratto nella foto).

lunedì 20 giugno 2016

Ti darò il mio cuore

Un po' di tempo fa è arrivato per posta da una delle realtà alle quali facciamo beneficenza – forse Telethon, ma non sono sicura – un grazioso gadget: un foglio di carta quadrato, con su scritta la parola cuore in varie lingue, da piegare a mo' di origami per farne un cuore seguendo queste istruzioni (clicca per ingrandire):


[Forse da questo video si capisce meglio la procedura]
Ed ecco il risultato...


OK, avrei dovuto impegnarmi un po' di più, me ne rendo conto! ;-)
Per essere un cuore, in effetti, non è un granché... Meglio quello in 3D la cui realizzazione è spiegata da DaveHax, anche se in questo caso non si può parlare di vero e proprio origami.
E ora, sbizzarrisciti pure! :-)

domenica 19 giugno 2016

Le app che ti aiutano a fare i compiti

Quando andavo a scuola io era ancora un'eccezione poter disporre di un computer... Gli smartphone, poi: fantascienza pura! Se fossimo adolescenti oggi, probabilmente, io e i miei compagni di classe ci approcceremmo ai compiti in maniera un po' diversa, facendo tesoro delle app disponibili. Solo per limitarmi a due delle mie materie preferite, lingue straniere e matematica...
Giorni fa su Google Italy Blog è stato pubblicato un post sulle novità di Google Traduttore. La sottoscritta, che non aveva mai usato Word Lens, si è divertita a fare una prova inquadrando un cartello a caso affisso sul lungomare sud di Pescara...


... e traducendolo in inglese.


Uhm, mi sa che è ancora un po' prestino per pensare di poter fare a meno di un bravo traduttore umano! ;-) Ciò non toglie che l'app possa essere molto utile quando ci si trova in viaggio in un Paese straniero del quale non si conosce affatto la lingua.
Quest'altro articolo pubblicato su Ischool, invece, è dedicato a Photomath, un'app che permette di inquadrare con la fotocamera dello smartphone un problema di matematica e di trovare la soluzione.
Photomath supporta:
  • Aritmetica
  • Frazioni
  • Numeri decimali
  • Equazioni di primo grado
  • Sistemi di equazioni
  • Numerose funzioni come i logaritmi
Sono supportati problemi più complessi come integrali, trigonometria e derivate, anche se al momento funzionano senza passaggi dettagliati (in arrivo!).
Eh, ma così lo studente non impara nulla, vorrai obiettare. Non è proprio esatto: l'app mostra anche tutto il procedimento per arrivare al risultato. Insomma, se la matematica non è il tuo forte, forse hai trovato un valido supporto per acquisire i procedimenti da applicare durante i compiti in classe...

sabato 18 giugno 2016

Vedere rotoli e mensole nel cielo...

... senza essere sotto l'effetto di qualche sostanza allucinogena! ;-) L'Astronomy Picture of the Day pubblicata il 12 giugno scorso mi ha colpita perché mostra un fenomeno meteorologico davvero notevole... e anche un po' perché quella raffigurata sembra quasi la spiaggia di Pescara. :-) E invece no, la foto è stata scattata da Daniela Mirner Eberl in Uruguay, da cui il titolo A Roll Cloud Over Uruguay (Una nube a rotolo sull'Uruguay).


Ecco la traduzione della relativa spiegazione.
Che tipo di nube è questo? Un tipo di arcus chiamato nube a rotolo (roll cloud). Queste rare lunghe nubi si possono formare nei pressi di fronti freddi in avanzamento. In particolare, una corrente discendente da un fronte temporalesco che avanza può far sì che l'aria calda e umida salga, si raffreddi al di sotto del suo punto di rugiada, e formi così una nube. Quando questo accade in modo uniforme lungo un fronte esteso, si può formare una nube a rotolo. Le nubi a rotolo possono effettivamente avere aria che circola lungo l'asse orizzontale della nube. Non si ritiene che una nube a rotolo sia in grado di trasformarsi in un tornado. A differenza di un simile nube a mensola (shelf cloud), una nube a rotolo è completamente staccata dal suo cumulonembo genitore. Nella foto sopra, una nube a rotolo si estende in lontananza nel gennaio del 2009 sopra Las Olas Beach nel dipartimento di Maldonado, in Uruguay.

venerdì 17 giugno 2016

Ipse NON dixit

Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato via anche con mazze e pietre.
Questa citazione che rispunta fuori periodicamente è attribuita a Sandro Pertini, il primo presidente della Repubblica di cui ho memoria... ma a me una simile violenza verbale non quadrava da parte di un uomo che, almeno durante il suo mandato presidenziale, aveva l'aria di un nonno mite e pacifico (poi magari nei suoi anni giovanili disse anche di peggio, chissà). E infatti, secondo la Fondazione Sandro Pertini di Firenze, Pertini quelle parole non le ha mai pronunciate. Di nuovo l'annoso problema delle false attribuzioni... «Il problema con le citazioni su internet è che non sempre si può fare affidamento sulla loro accuratezza», come disse Abraham Lincoln nel 1864! ;-)
[La mia idea è che la citazione sia stata inventata di sana pianta da qualche fascista per tentare di screditare il movimento partigiano]
Un mio "facciamico" ha preso spunto dalla questione per creare l'album Sandro Pertini dice cose nel quale fa dire al Presidente le frasi più disparate: ecco un esempio.


Sulla diffusa opinione che Matteo Renzi sia un premier illegittimo perché non è stato votato, consiglio di leggere questo post di Guido Saraceni, uno che sa bene di cosa parla essendo professore presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Teramo.

giovedì 16 giugno 2016

Tra il dire e il fare

L'altro giorno ho condiviso sul mio tumblr un'immagine trovata sulla pagina Facebook Noi che NON voteremo il Movimento Cinque Stelle...


... associandole il commento
I pentastellati avranno pure degli scopi condivisibili. Peccato che le idee su come realizzarli siano a dir poco confuse…
Il post è stato come di consueto automaticamente esportato su Twitter e si è subito guadagnato un retweet – grazie Mitì :-) – e un reply – suppongo da qualche follower di Mitì, uno che le cinque stelle ce le ha addirittura nel nickname – a sua volta ritwittato due volte: eccolo...
Fidati @Gwendalyne ,il partito degli "scopi condivisibili" è un altro! @Miti_Vigliero
... illustrato da uno screenshot relativo all'intervista al senatore verdiniano Vincenzo D'Anna pubblicata su Il Fatto Quotidiano.


Devo ammettere che il senso del tweet non mi è sembrato proprio lampante – la colpa sarà mia oppure di chi non ha saputo farsi capire? ;-) – ma ipotizzo che sia questo: guarda un po' che inciuci combina l'attuale maggioranza. Il tutto senza entrare minimamente nel merito dell'immagine che avevo condiviso, e che riassume uno scambio di battute effettivamente avvenuto tra il giornalista Giovanni Floris e l'esponente pentastellato Luigi Di Maio nel corso della puntata di DiMartedì del 13 ottobre scorso; eppure si sarebbe potuta quantomeno contestare l'eccessiva sintesi e semplificazione del dialogo realmente avvenuto.
Ho l'impressione che queste reazioni – che per fortuna si sono placate immediatamente, e mi auguro che questo post, per cui ho scelto un titolo volutamente generico, non ne susciti delle altre – la dicano lunga su certi militanti del MoVimento in questione. Per quanto mi riguarda ho scoperto proprio ieri che, dopo aver negato il sostegno alla legge sulle unioni civili, il M5S ha votato pure contro la legge sul "dopo di noi", definendola una «legge-beffa che non tutela i più deboli». Per fortuna – in questa causa credo a tal punto da averle dedicato un post – la legge è stata approvata anche senza i loro voti, con grande soddisfazione della sua promotrice Ileana Argentin; non metto in dubbio che sia migliorabile, e mi riservo di approfondire la questione, ma ritengo che votare contro non sia stata altro che una forma di sterile ostruzionismo. E se devo essere sincera non vedo affatto con favore il probabile exploit del MoVimento in tanti Comuni italiani, Roma in primis, nei ballottaggi di domenica prossima; il post di Gianandrea esprime quello che in buona parte è anche il mio pensiero al riguardo. Sarò troppo pessimista, ma mi prefiguro scenari vagamente orwelliani... o nel migliore dei casi degni di una farsa: cosa dire per esempio dell'idea di una funivia per saltare il traffico tra Casalotti e Boccea, in una città enorme, piena di gente e attraversata da migliaia di strade come la Capitale?!

mercoledì 15 giugno 2016

Hai paura dell'abisso?

Cercare soluzioni a problemi che sembravano irrisolvibili, mettere ordine nel caos, mi aiutava a dare un senso alla mia vita.
Così riflette tra sé e sé Bruno Jordan mentre conduce con un certo sprezzo del pericolo l'indagine che lo porterà a sondare inimmaginabili abissi dell'animo umano; è questa ricerca il filo conduttore della trama di Non guardare nell'abisso, il nuovo thriller di Massimo Polidoro in uscita martedì 21 giugno. Torno a parlarne oggi perché ho da condividere due o tre spunti belli ghiotti riguardanti questo romanzo... che, ti ricordo, ho avuto il piacere di poter leggere in anteprima essendo entrata a far parte della squadra di lancio.
A qualche giorno dal teaser, ieri è uscito il booktrailer ufficiale del libro, talmente intrigante che mi stupirei se non ti facesse venire una voglia irresistibile di leggerlo al più presto!



Comunque puoi già prenotarlo, e mentre aspetti che arrivi leggere le prime trenta pagine. Sappi che, se lo acquisterai entro il 25 giugno, c'è in serbo per te una sorpresa speciale della quale io stessa sono ancora all'oscuro; in attesa che Massimo sveli di cosa si tratta... stay tuned! :-)
C'è poi il tour che porterà l'autore in giro per l'Italia a presentare il suo secondo thriller.


Per il momento sono confermati i seguenti appuntamenti tra giugno e luglio...
20 giugno: MILANO – Mondadori Megastore
Ore 18.30, P.zza Duomo, 1
25 giugno: VOGHERA (PV) – Libreria Ubik
Ore 18.00, Via Emilia, 89
30 giugno: ALESSANDRIA – Libreria UbikFissore
Ore 18.30, Via Guasco, 1
30 giugno: ARQUATA SCRIVIA (AL) – Salotti del Giardino segreto
2 luglio: SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP) – Scrittori sotto le stelle
3 luglio: RECANATI (MC) – I giorni del giovane favoloso
15 luglio: BORGO A MOZZANO (LU) – Teatro di Verzura
16 luglio: BARGA AL TRA (LU) – Tra le righe
23 luglio: VITERBO – Ombre Festival
... e peccato che l'Abruzzo almeno per il momento sia rimasto scoperto, comunque non escludo di fare un salto a San Benedetto per palesarmi a Massimo, ringraziarlo e stringergli la mano! :-)
Infine, sebbene Non guardare nell'abisso si lasci leggere che è un piacere a prescindere dal fatto che si conosca o meno l'episodio precedente, se sei il tipo che non rinuncia a gustarsi i libri in ordine di uscita ti farà piacere sapere che l'e-book de Il passato è una bestia feroce è in offerta, a partire da oggi e per un numero limitato di giorni, all'imperdibile prezzo di 3,99 euro. Cosa aspetti ad approfittarne? Mi sembra un ottimo modo per ingannare l'attesa del 21 giugno!

martedì 14 giugno 2016

A pesca di utenti WhatsApp

L'app di messaggistica WhatsApp – alla quale Peppe, presente al Satyricom per parlare della sua pagina Facebook Dislessici di tutto il mondo: Univeti, dedicò quasi quattro anni fa un video molto simpatico – era già assai diffusa all'epoca in cui bisognava pagarla (meno del prezzo di un caffè per il rinnovo annuale, a dire il vero)... da quando poi è diventata gratuita deve avere avuto un vero e proprio boom: suppongo che oramai tutti i possessori di smartphone l'abbiano installata, tranne quelli che si preoccupano – non a torto, in effetti – di preservare i propri dati personali e la privacy. Era inevitabile che un bacino di utenza così ampio facesse gola ai truffatori... e infatti oggi ho ricevuto per posta elettronica il seguente messaggio di phishing, proveniente in apparenza dall'indirizzo noreply@WhatsApp.it.
Gentile Cliente ,
Il tuo profilo verrà bloccato in risposta a un reclamo ricevuto dall`amministrazione 13/06/2016
Secondo la disposizione 13.3 delle condizioni, WhatsApp Web può in qualsiasi momento terminare il suo accesso all account WhatsApp
Si può confutare la denuncia segundo questo link:
Clicca Qui
Se questa denuncia non viene chiarificata entro 2 giorni, verrà bloccato il suo account WhatsApp Denuncia ID: 9048136.
Grazie,
WhatsApp Web Service clienti
Copyright 2016 WhatsApp Web, Inc. Tutti i diritti riservati
Aiuto, mi bloccano WhatsApp!, è il primo pensiero dell'utente WhatsApp-dipendente. Ma il panico di ritrovarsi senza l'app prediletta non deve impedire di sentire i campanelli d'allarme che un e-mail del genere fa, o meglio dovrebbe far squillare. Sorvolando sulla forma non proprio impeccabile... tanto per cominciare, da dove mai l'avranno preso il mio indirizzo di posta elettronica, visto che se ben ricordo per registrarsi su WhatsApp non occorre inserirne uno? Avranno mica usato quello con cui accedo a Facebook (ricordo che da più di due anni i due colossi sono pappa e ciccia)? Nel mio caso non è così: il messaggio mi è arrivato a un indirizzo ormai quasi in disuso, non a quello che utilizzo per accedere a Facebook. Inoltre, posizionando il cursore su Clicca Qui, si vede che il link punta a uno short URL, cosa assai ambigua, ospitato su ow.ly... e chissà da lì dove si va a finire. Io non lo so né lo voglio sapere: anche questa volta sono riuscita a tenere a bada la curiosità di scoprirlo! ;-) Un ulteriore dettaglio sospetto è che il dominio whatsapp.it da cui proveniva in apparenza l'e-mail risulta già registrato ma non utilizzato (vabbè che il mittente si può falsificare abbastanza facilmente, per cui non è da questi aspetti che si può valutare l'affidabilità di un messaggio). Ma soprattutto, quando ricevi un e-mail in cui ti si chiede di cliccare su un link per risolvere un problema, faresti sempre bene a diffidare...

lunedì 13 giugno 2016

Diversi da chi?

La strage di Orlando mi ha lasciata senza parole – sul tweet scritto da Carlo Taormina per l'occasione, poi, è meglio se mi autocensuro – per questo mi permetto di prendere a prestito quelle scritte da wolly.
Lo ammetto, sono una brutta persona.
Quando succedono stragi io non ne parlo.
Non ne parlo perché mi fanno stare male.
Non ne parlo perché non ho idee né soluzioni. (Sembra invece che molti siano esperti e abbiano le soluzioni a portata di mano, conoscano perfettamente le cause.)
Non ne parlo perché, sicuramente, la mia reazione di pancia sarebbe: napalm.
Non ne parlo perché non credo che la violenza si batta con la violenza, anche verbale.
Però nel mio piccolo, nel mio vivere tutti i giorni, mi sforzo di comportarmi nel modo corretto. Magari non ci riesco sempre, ma se tutti lo facessero nel proprio piccolo, forse, qualcosa cambierebbe.
Non lo faccio perché credo che creare nemici e scaricare tutto addosso a questo o a quello sia controproducente.
Spero che vi basti come spiegazione del perché io non ho scritto sui fatti di Orlando e su tutti gli altri fatti.
Se questo fa di me un insensibile, un omofobo, un complice, credo che il problema sia più vostro che mio.
Trovo inquietante constatare che qualcuno che dovrebbe per vocazione predicare l'amore, ovvero un prete, esterni invece dall'altare parole di odio nei confronti degli omosessuali. E addirittura terrificante la notizia fresca fresca che, secondo un predicatore della chiesa battista di Westboro, l'attentatore di Orlando sarebbe stato mandato da Dio.
Un annetto fa fece scalpore il bacio tra due rugbisti sulla copertina del giornale sportivo Sportweek; tra i vari commenti, un padre domandava allarmato «domani spiegatemi cosa dirò a mio figlio di 5 anni». La risposta perfetta l'ho letta proprio l'altro giorno in un post di fraublucher.
Perciò quando un bambino vi chiede “Babbo/Papà/Mamma perché quei due signori/signore si baciano” lo chiede solo perché viviamo in un paese retrogrado dove l’omosessualità si nasconde come una vergogna e non è abituato a vederlo. In questo caso l’unica risposta possibile, semplice, lineare è la verità.
“Perché si amano”
Naturale, no? :-)
Il video qua sotto mostra che i ragazzini, innocenti e privi di sovrastrutture come sono, considerano il matrimonio gay con la massima spontaneità e apertura mentale.



Purtroppo non è sempre così: lo dimostra il breve testo qui sotto, preso da Facebook e ispirato a fatti veri, il quale denuncia la spietatezza di certi adolescenti nei confronti dei coetanei che reputano in qualche modo "diversi".


Sono convinto che un simile atteggiamento non sia innato nei ragazzi, i quali lo assimilano invece dall'ambiente in cui vivono.
Cosa sia l'omofobia lo spiega questa vignetta. Che magari non sarà proprio azzeccata al 100%, comunque fa riflettere.


Se fino al non lontano 17 maggio 1990 l'omosessualità era inclusa nella lista delle malattie mentali pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità – per questo il 17 maggio di ogni anno si celebra la giornata internazionale contro l'omofobia – oggi, secondo il sessuologo Emmanuele Jannini, si ritiene che sia invece l'omofobia a presentare dei tratti potenzialmente patologici.