martedì 12 dicembre 2023

Non è un paese per mamme lavoratrici

L'altro giorno su Facebook mi sono imbattuta nell'immagine qui sotto...

... contenente una frase in grado di rendere alla perfezione il precario equilibrio che ho fra lavoro e vita extra-lavorativa, e che fa idealmente il paio con questa "piccola poesia sulla pulizia di casa" scritta da @cicciorigoli.

Comunque devo riconoscere che ci sono donne messe peggio di me. Particolarmente eloquente è uno spezzone dell'episodio del podcast Morning, che fa parte dell'offerta per chi come me è abbonato al Post, uscito il 6 dicembre scorso; riporto la trascrizione di quanto detto da Francesco Costa.

La Stampa è il giornale che oggi dedica più spazio a un dato che raccontano anche altre testate, ma non con tutta questa enfasi: nel 2022 quasi 45mila donne, anzi 45mila madri, hanno lasciato la professione in Italia, ed è un numero significativo, anche perché la maggioranza di queste donne, il 63%, ha detto di averlo fatto per un'unica motivazione, racconta Serena Riformato: troppo difficile conciliare occupazione e cura dei figli, ragione che invece ha portato alle dimissioni soltanto del 7% degli uomini che hanno fatto la stessa scelta. Gli uomini, insomma, si dimettono per cambiare lavoro, per andare in un'altra azienda, per accettare una posizione che per qualsiasi motivo gli interessa di più. Le donne, invece, lasciano il lavoro per non tornarci; lo lasciano quando sono costrette a tornare a casa e farsi carico dei bambini. I dati vengono da una relazione annuale dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro. Questo dato ovviamente va messo in collegamento con un altro dato, che è quello sull'occupazione femminile in Italia in generale; ci sono 11 punti percentuali di differenza tra il dato italiano e quello europeo. Se si va al Sud la partecipazione femminile al lavoro è ferma al 35%. Vi dico questi dati sapendo che li sapete, e sapendo anche che sapete il perché di questi dati, nel senso che non ci sono sorprese qui. Basta solo guardare a come funziona e come è organizzata la scuola nei suoi orari per capire che è un'attività, quella di fare dei figli, avere dei figli, incompatibile con il lavoro, salvo da non avere abbastanza soldi da pagare più babysitter, oppure, e anche questo è confermato da questo studio, quindi continuo a leggere dalla Stampa, affidarsi al principale welfare familiare del paese, cioè i nonni. Chi si è dimesso perché il lavoro non era compatibile con la cura dei figli ha motivato la scelta nel 76% dei casi con l'assenza di parenti di supporto nelle vicinanze, ma vi dicevo prima l’alternativa babysitter; naturalmente questo comporta una grande differenza tra chi può permetterselo o permettersela e chi no. In quasi il 93% dei casi, infatti, le donne dimissionarie ricoprono la qualifica di operaia o impiegata: 93% dei casi.

(La lettura dell'articolo in questione è riservata agli abbonati, per cui accontentiamoci di quest'altro che è liberamente accessibile)

Sempre su Facebook una mia "facciamica", madre di due bambini, ha condiviso il testo seguente tratto dalla pagina La vita di una donna.

Sono una mamma.
Ho 2 bambini. Sono andata dal medico di famiglia perché ultimamente ho perdite di memoria e difficoltà di concentrazione. Il medico di famiglia fatti tutti gli esami mi dice che devo dormire 8 ore su 24. Ho mal di schiena e l'ortopedico dice che dovrei fare pilates 2-3 volte a settimana. L'insegnante del bambino più grande dice che ha bisogno di supervisione per fare i compiti.
L'allergologo del bambino piccolo dice che ha bisogno che gli cucini cibo fresco ad ogni pasto senza nessuno dei 10 cibi a cui è allergico e comprare tutto fresco.
Il marito e il figlio più grande dicono che il cibo del piccolo è insipido e loro non possono mangiarlo, quindi devo fare qualcos'altro.
Gli esperti di genitorialità e gli psicologi affermano che è necessario trascorrere 30 minuti al giorno con ogni bambino per uno sviluppo armonioso. Il pediatra dice di portarli fuori un'ora al giorno al parco, all'aria aperta per un buon sviluppo del cervello.
Le bollette mensili dicono che devo lavorare a tempo pieno.
L'esperto di educazione e sviluppo dice che è meglio lasciare che i bambini esplorino quando giocano e si sporcano, anche se significa lavare i vestiti ogni giorno.
Il consulente di coppia afferma che i due coniugi devono uscire per un appuntamento o trascorrere del tempo da soli 1-2 volte a settimana.
Una donna deve anche mettere da parte del tempo per prendersi cura del proprio aspetto, per prendersi cura di se stessa.
Lo psicologo dice che ho bisogno di un po' di tempo solo per me stessa.
Quindi ora sto cercando un esperto di stregoneria che mi mostri come adattare tutto questo in 24 ore.

Oramai mi sono rassegnata all'idea che il mio tempo per diventare mamma sia scaduto... ma se per miracolo dovessi riuscire a portare a termine una gravidanza, considerato che non abbiamo parenti vicini su cui poter contare, l'unica soluzione compatibile coi nostri orari lavorativi sarebbe ingaggiare più babysitter che coprano l'intera giornata. Il fatto è che, fermo restando che una donna ha il pieno diritto di realizzarsi anche professionalmente, non mi sembrerebbe giusto mettere al mondo una creatura destinata in pratica ad essere allevata da persone estranee alla coppia (e alle quali andrebbe di fatto stornato praticamente tutto il mio stipendio).

Concludo segnalando la testimonianza di una donna che col marito e i due figli ha lasciato Milano, dove aveva quello che si definisce "un ottimo impiego", per trasferirsi a Teramo, dove guadagna meno ma la qualità della vita è migliore.

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