mercoledì 29 giugno 2022

Ti senti "in riserva sparata"?

Oggi, aprendo Instagram, mi sono imbattuta per prima cosa in questo post pubblicato dall'account @letstalk.mentalhealth, dedicato alla salute mentale. La quale, anche se non se ne parla mai abbastanza, è importante non meno di quella fisica, ed è ad essa inscindibilmente legata.

Riporto qui di seguito le quattro illustrazioni di cui si compone il post, assieme alla relativa traduzione.

Non lasceresti che succeda al tuo telefono...
Non lasceresti che succeda neanche alla tua macchina...
Allora perché dovresti lasciare che succeda a te?
[Cielo, quell'omino stilizzato sembro proprio io, oggi, al termine della giornata di lavoro da casa... che non è affatto sinonimo di "lavorare di meno", anzi]
La cura di sé e il riposo non sono dei lussi... Sono una priorità.

Questo concetto, a oltre un mese dalle agognate ferie, per le quali non ho ancora nulla in programma a parte riposare riposare riposare, mi risulta naturale condividerlo appieno.

martedì 28 giugno 2022

Non è un paese per calorosi

[A quanto pare il contrario di "freddoloso" è proprio "caloroso"]

Quest'anno l'afa ha cominciato a farsi sentire a maggio, circa un mese prima del normale... e adesso che giugno non è ancora finito io già non ne posso più!

Condivido due vignette dal linguaggio un tantino esplicito con le quali Dario Campagna risponde a chi gli fa notare che "è troppo bianco, dovrebbe prendere un po' di sole" (cosa che succedeva spesso a me tempo fa)...

... e a chi sentenzia che è "meglio il caldo del freddo".

Scherzi a parte, e trascurando pure gli effetti sulla sottoscritta che da sempre soffre il caldo, è pressoché inevitabile rendersi conto che il riscaldamento globale è una preoccupante realtà, che la situazione sta degenerando, e che se non corriamo presto ai ripari la vita sulla Terra – non la Terra stessa, che di noi può fare benissimo a meno – sarà in serio pericolo.

lunedì 27 giugno 2022

Più autenticità nei ruoli sullo schermo

Di recente Tom Hanks, in un'intervista rilasciata a David Marchese del New York Times, ha ammesso che se per ipotesi Philadelphia, il film che nel 1994 gli valse il suo primo premio Oscar come miglior attore protagonista, venisse realizzato oggi non vedrebbe un attore eterosessuale come lui nel ruolo di un omosessuale malato di AIDS; Hanks ritiene che sia giusto così.

«Uno dei motivi per cui la gente non era spaventata da quel film è che io interpretavo un gay», ha detto Hanks. «Adesso siamo andati oltre, e non credo che la gente accetterebbe la non-autenticità di un uomo etero che interpreta un gay».

Leggendo questo articolo mi è tornato in mente un post che ho letto qualche mese fa, nel periodo di Sanremo. Co-conduttrice di una delle serate del Festival era Maria Chiara Giannetta, e per l'occasione è stata ricordata la recente serie TV Blanca, nella quale l'attrice interpretava il personaggio di una non vedente. A quanto pare molti disabili considerano offensiva la cosiddetta cripface, ovvero quando un attore non disabile interpreta un personaggio disabile, calandosi in un modo di essere che non potrà mai comprendere appieno.

In effetti è piuttosto frequente, tanto da darlo quasi per scontato, che un attore non disabile impersoni il ruolo di un disabile, mentre è pressoché impossibile che accada il contrario. Ma se si è sempre fatto così, senza nulla togliere a interpretazioni di un'intensità tale da rimanere nella storia del cinema e nel cuore degli spettatori, non vuol certo dire che sia giusto e si debba continuare su questa strada.

domenica 26 giugno 2022

Tecniche di sopravvivenza

Alla vigilia della ripresa delle mie normali attività lavorative, al termine di un weekend lungo ma tutt'altro che rilassante, propongo uno schema trovato online che illustra l'approccio con cui andrebbero affrontati i compiti da svolgere a seconda di quanto siano urgenti ed importanti.

  • Se il compito è urgente ed importante fallo ora.
  • Se è urgente ma non importante delegalo.
  • Se è importante ma non urgente pianificalo.
  • Se non è né urgente né importante saltalo.

sabato 25 giugno 2022

In memoria di Anna Frank

Oggi Google ha celebrato il 75esimo anniversario della prima pubblicazione del Diario di Anna Frank, uno di quei libri che secondo me tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita, con un Doodle speciale. Trattasi di una sorta di presentazione animata che illustra alcuni frammenti adattati degli scritti della giovane ebrea tedesca divenuta suo malgrado un simbolo della Shoah.

Scrivere in un diario è un'esperienza un po' strana per qualcuno come me.
Ho l'impressione che né a me né ad altri interesseranno le riflessioni di una scolaretta di tredici anni.
Dopo il maggio del 1940 i momenti felici erano ormai più unici che rari.
Dovevamo nasconderci... ma dove? In città? In campagna? In una casa? O in una baracca? E quando, dove, come?
Moortje, il mio gatto, è stata l'unica creatura vivente a cui ho detto addio.
Il nascondiglio si trovava nel palazzo dell'ufficio di mio padre.
Alle otto il campanello suonò improvvisamente. Riuscivo solo a pensare che qualcuno stava venendo a prenderci, sapete cosa intendo.
Stanno portando via in massa i nostri tanti amici e conoscenti ebrei.
Mi sento in colpa a dormire in un letto caldo mentre da qualche parte là fuori i miei più cari amici crollano per sfinimento o perché buttati a terra.
Mi sento come un usignolo a cui hanno tagliato le ali e che continua a lanciarsi contro le barre della sua gabbia scura.
Sabato 15 luglio 1944. Nonostante tutto, credo ancora che le persone siano veramente buone in fondo.

Il 4 agosto 1944 le SS fecero irruzione nell'alloggio segreto e deportarono tutti gli occupanti. Annelies Marie Frank, detta Anne, morì nel campo di concentramento di Bergen-Belsen in un giorno imprecisato tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo 1945. Avrebbe dovuto compiere 16 anni il successivo 12 giugno.

venerdì 24 giugno 2022

Tormentoni di vent'anni fa

Era l'estate del 2002, e uno dei tormentoni più ballati sulle piste – perfino io, che per il ballo sono proprio negata, non sono mai riuscita a resistere al suo ritmo – era Aserejé delle tre sorelle spagnole Las Ketchup.

Mi ci sono voluti vent'anni per scoprire che il testo di quel ritornello nonsense altro non era che la storpiatura della prima strofa del brano Rapper's Delight dei Sugarhill Gang, cantata dal punto di vista di chi, non capendo la lingua inglese, tenta di parlarla usando un testo improvvisato e privo di senso.

Aserejé ja de jé de jebe
I said a hip hop the hippie, the hippie
tu de jebere sebiunouva
to the hip hip hop, a you don't stop
majabi an de bugui
the rock it to the bang bang boogie say up jumped the boogie
an de buididipí
to the rhythm of the boogie, the beat

A proposito di testi di canzoni per così dire incompresi, il sito The Archive of Misheard Lyrics è un'autentica miniera di spunti divertenti. Il relativo nome di dominio, kissthisguy.com, si riferisce a una delle storpiature più buffe: in Purple Haze di Jimi Hendrix, «Excuse me while I kiss the sky» diventa «Excuse me while I kiss this guy».

P.S.: La vignetta che apre il post si riferisce a un verso di Creep dei Radiohead: «But I'm a creep, I'm a weirdo».

giovedì 23 giugno 2022

Oggi è un giorno triste

Se ieri era stata una giornata di festa per noi friendfeeder, giubilanti per l'inaspettato successo di Vera Gheno, oggi al contrario è stato il giorno del lutto: ci ha lasciati un personaggio — per pudore preferisco non farne il nome né il nickname, benché siano entrambi piuttosto noti nel mondo del web — molto popolare, seguito e devo dire anche amato, dopo aver letto la vera e propria valanga di commoventi messaggi di cordoglio indirizzati a lui.

P. (è l'iniziale del suo nome) se n'è andato a soli cinquantasei anni per una grave forma di tumore. P. aveva aperto un gruppo Facebook per tenere aggiornati gli amici che lo desiderassero — e io ero una di questi — sulle sue vicissitudini sanitarie. Per un certo periodo ci eravamo illusi che la prognosi fosse favorevole: il tumore era stato asportato, assieme a un organo non certo trascurabile come lo stomaco, le terapie e gli accertamenti proseguivano ma i medici parevano ottimisti. Nelle ultime settimane, però, P. ha iniziato ad accennare a notizie ben poco incoraggianti. Fino al ricovero, annunciato con toni rassicuranti, dal quale però non è mai più tornato a casa vivo. Le sue incursioni social si sono fatte sempre più sporadiche, e mi ha tolto letteralmente il fiato un suo commento in cui spiegava che solo i parenti più stretti erano autorizzati a fargli visita perché «potrebbe succedere da un momento all'altro»; era fin troppo facile capire a cosa si riferisse.

P. l'avevo incontrato di persona a qualche Blogfest o Festa della Rete che dir si voglia: era un tipo istrionico dall'entusiasmo contagioso. Circa tre mesi fa ho avuto con lui nella piazza virtuale di Facebook uno scambio di battute che, a ripensarci oggi, mi riempie di amarezza. La discussione verteva sul rapper Fedez, il quale aveva appena confessato di avere un problema di salute promettendo che avrebbe fornito maggiori dettagli a tempo debito, e la parte peggiore dei social si è sbizzarrita con ipotesi fantasiose e becere sulla sua patologia. Io mi sono permessa di osservare che, se fossi stata nei panni di Fedez, magari avrei preferito non sbilanciarmi anzitempo su una questione così delicata per non porgere il fianco alle illazioni degli hater, che dal mio punto di vista possono far male a lui per primo... ma qualcuno mi ha fatto notare che ciascuno ha i suoi modi e i suoi tempi per affrontare i problemi, e mettersi a sindacare al riguardo è abbastanza fuori luogo; la mia obiezione suonava un tantino come il famigerato «se l'è cercata», visto che attaccare qualcun altro non è mai giustificabile, men che meno in un momento di debolezza. Ma le parole definitive in quella discussione le ha scritte proprio P.: alla mia ipotesi «se [Fedez] si è esposto in questo modo l'avrà fatto cercando e aspettandosi un sostegno pressoché unanime», P. ha replicato «No, non lo fai per accettare sostegno. Io ne parlo per me, per esorcizzare la malattia, per aiutare altre persone a esorcizzare la loro, a far capire che è una malattia e niente altro. Non mi aspetto sostegno di alcun tipo».

Con queste parole, e col suo atteggiamento in generale di fronte alla malattia, P. mi ha regalato delle lezioni di vita per le quali gli sarò per sempre grata.

mercoledì 22 giugno 2022

Amicizie di un certo livello

Oggi, giorno della prima prova scritta dell'esame di maturità 2022, il fatidico tema d'italiano, la parte della mia "bolla social" composta da reduci del social network FriendFeed era in fermento: una delle tracce era infatti basata su un passo del libro Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello, pubblicato nel 2018 da Vera Gheno e Bruno Mastroianni. E Vera oltre ad essere una ex "friendfeeder" – il nostro motto da quella primavera del 2015 in cui chiusero il nostro socialino prediletto? «Once a friendfeeder, always a friendfeeder» – mi onora della sua "facciamicizia". :-)

Ecco qui di seguito la traccia.

«Vivere in un mondo iperconnesso comporta che ogni persona abbia, di fatto, una specie di identità aumentata: occorre imparare a gestirsi non solo nella vita reale, ma anche in quella virtuale, senza soluzione di continuità. In presenza di un’autopercezione non perfettamente delineata, o magari di un’autostima traballante, stare in rete può diventare un vero problema: le notizie negative, gli insulti e così via colpiranno ancora più nell’intimo, tanto più spaventosi quanto più percepiti (a ragione) come indelebili. Nonostante questo, la soluzione non è per forza stare fuori dai social network. […] Ognuno di noi ha la libertà di narrare di sé solo ciò che sceglie. Non occorre condividere tutto, e non occorre condividere troppo. […]
Quando postiamo su Facebook o su Instagram una foto mentre siamo al mare, in costume, pensandola per i nostri amici, quella stessa foto domani potrebbe finire in un contesto diverso, ad esempio un colloquio di lavoro formale, durante il quale il nostro selezionatore, oltre al curriculum da noi preparato per l’occasione, sta controllando sul web chi siamo
davvero.
Con le parole l’effetto è ancora più potente. Se in famiglia e tra amici, a volte, usiamo espressioni forti come parolacce o termini gergali o dialettali, le stesse usate online potrebbero capitare sotto gli occhi di interlocutori per nulla familiari o intimi. Con l’aggravante che rimarranno scritte e saranno facilmente riproducibili e leggibili da moltitudini incontrollabili di persone.
In sintesi: tutti abbiamo bisogno di riconfigurare il nostro modo di presentare noi stessi in uno scenario fortemente iperconnesso e interconnesso, il che vuol dire che certe competenze di comunicazione, che un tempo spettavano soprattutto a certi addetti ai lavori, oggi devono diventare patrimonio del cittadino comune che vive tra offline e online.»
In questo stralcio del loro saggio Tienilo acceso, gli autori discutono dei rischi della rete, soprattutto in materia di web reputation.
Nel tuo percorso di studi hai avuto modo di affrontare queste tematiche e di riflettere sulle potenzialità e sui rischi del mondo iperconnesso? Quali sono le tue riflessioni su questo tema così centrale nella società attuale e non solo per i giovani?
Argomenta il tuo punto di vista anche in riferimento alla cittadinanza digitale, sulla base delle tue esperienze, delle tue abitudini comunicative e della tua sensibilità.
Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.

Con ogni probabilità, se per ipotesi l'esame di maturità avessi dovuto darlo quest'anno, avrei scelto proprio questa traccia. Anche ai miei tempi – correva l'anno 1995 – scelsi il tema di attualità, scartando la traccia letteraria, quella storica e pure quella di indirizzo (maturità scientifica) perché non mi sentivo in grado di svilupparle in modo adeguato. Ecco qual era:

Il Rapporto Censis sulla situazione del Paese 1994 analizza la odierna condizione dei giovani in un capitolo significativamente intitolato La solitudine del mondo giovanile. Dai dati statistici registrati e dalle relative annotazioni risulta che la grande maggioranza dei giovani vive di buon grado in famiglia, senza però condividerne mondo sentimentale e valori morali. Il 70% afferma infatti che «solo con gli amici può parlare liberamente».
Quali, a parere del candidato, le ragioni di questa apparente estraneità spirituale dei giovani alla famiglia? Può essere questa situazione imputabile esclusivamente ad un fenomeno generazionale? O vi sono invece altre ragioni? Quali?

Non ho la benché minima reminiscenza di cosa scrissi, ricordo solo che come al solito mi ridussi all'ultimissimo minuto (e oltre) delle sei ore a disposizione, dovendo copiare tutto in bella. E oggi non so cosa darei per rileggere il mio ultimo tema d'italiano, nonché il più importante... ma chissà che fine avranno fatto quei fogli, oramai!?

martedì 21 giugno 2022

Divertiti a creare un sistema planetario!

Sono rimasta un giorno indietro coi feed, oltre che con la mia attività bloggatoria... ed è così che mi era sfuggita l'Astronomy Picture of the Day pubblicata l'altroieri con il titolo Game: Super Planet Crash. In effetti non di un'immagine si tratta, bensì di un gioco, chiamato appunto Super Planet Crash, sviluppato da Stefano Meschiari dell'Università del Texas ad Austin e dal team SAVE/Point.

[Quello qui sopra è solo uno screenshot: il codice per incorporare il gioco, un semplicissimo <iframe src="https://stefanom.org/spc/game.php" width="1080" height="1080"></iframe>, non si adatta al layout del mio blog che è troppo stretto per poter ospitare un oggetto largo (e alto) 1080 pixel, per cui se vuoi provare va' direttamente su APOD]

Ed ecco la traduzione della relativa spiegazione.

Riesci a creare un sistema planetario che duri 1000 anni? Super Planet Crash, il gioco proposto, ti permette di provarci. Per creare fino a dieci pianeti, fai clic in un punto qualsiasi vicino alla stella centrale. I tipi di pianeti possono essere selezionati sulla sinistra in ordine di massa crescente: Terra, Super Terra, Gigante ghiacciato, Pianeta gigante, Nana bruna o Stella nana. Ciascun pianeta è attratto gravitazionalmente non solo dalla stella centrale simile al Sole, ma anche da altri pianeti. Vengono assegnati dei punti, con applicazione di fattori bonus per sistemi sempre più affollati e abitabili. Il gioco termina dopo 1000 anni o quando un pianeta viene espulso gravitazionalmente. Negli ultimi anni sono stati scoperti molti sistemi esoplanetari e Super Planet Crash dimostra perché alcuni rimangono stabili. Come potresti sospettare dopo aver giocato a Super Planet Crash un po' di volte, c'è motivo di credere che il nostro Sistema Solare abbia perso dei pianeti nel corso della sua formazione.

domenica 19 giugno 2022

Il club di Dunning-Kruger

Una celebre citazione dal film Fight Club recita «Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club». Il meme qui sotto...

... la riformula in «La prima regola del club di Dunning-Kruger è che non sai di essere nel club di Dunning-Kruger». Quello a cui si fa riferimento è l'effetto Dunning-Kruger del quale ho già parlato più volte, ovvero quella distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti e competenti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità autovalutandosi, a torto, esperti in materia.

Colgo l'occasione per condividere il video di The Dunning-Kruger Song, brano tratto da The Incompetence Opera. Entrambi i video sono stati segnalati sul sito della rivista scientifica-umoristica statunitense Annals of Improbable Research che sponsorizza il non proprio ambitissimo premio Ig Nobel.

sabato 18 giugno 2022

La vita senza amore dimmi tu che vita è

L'altro giorno per curiosità mi sono messa ad ascoltare la playlist Spotify delle hit dell'estate 2022, e... beh, una roba sconfortante, incapace di reggere il confronto con le canzoni dei decenni passati che in questo periodo vengono proposte dopo il TG1 della sera a Techetechete'. Con mia stessa sorpresa, uno dei pochi pezzi che non mi hanno suscitato un immediato desiderio di fare skip – del resto devo darmi una regolata, dal momento che Spotify Free concede solo 6 skip ogni ora – è stato La dolce vita di Fedez, Tananai – rivelazione dell'ultimo Festival di Sanremo nonché idolo dei social – e Mara Sattei. Un terzetto a mio modesto parere assai meglio assortito rispetto a quello del tormentone 2021 di Fedez, quel Mille che lo vedeva duettare con due partner improbabili come Achille Lauro e Orietta Berti.

Poiché come ho già detto più volte ho un debole per le parodie musicali, non posso fare a meno di segnalare quella de Le Coliche, davvero ben fatta sia musicalmente sia visivamente, e con un testo piuttosto divertente incentrato su un tema che più "caldo" di così non si può, l'afa imperante, e in particolare su un suo spiacevole effetto collaterale.

Su Fedez e sul modo in cui ha scelto di comunicare la sua malattia, coerente con la sovraesposizione mediatica a cui lui e sua moglie Chiara Ferragni sembrano sottoporre ogni aspetto della loro vita, eviterò di esprimermi. Dico solo che gli sono umanamente molto vicina.

venerdì 17 giugno 2022

Scusa se ti mando un vocale

Nei giorni scorsi è diventato virale un post sui messaggi vocali scritto da un certo Matteo Pittarello. Ne riporto qui di seguito il testo, perché lo condivido in pieno (e meno male che io, di messaggi vocali, ne ricevo assai pochi, e mi guardo bene dal mandarne; tutt'al più se necessario provvedo a usare la funzione di dettatura dello smartphone, per poi dare una sistemata prima dell'invio).

"scusa ti faccio il vocale così faccio prima"
quando mandi un vocale risparmi tempo, dici quello che devi dire, consegni la palla al tuo interlocutore, ora tocca a lui.
però quando fai così ti sfugge una cosa: il rispetto del suo tempo.
il tempo è sacro. è una moneta scarsa che non torna indietro, è preziosissimo e deve essere di qualità.
Quando ricevo un vocale:
1. non so cosa contenga e sono costretto ad ascoltarlo per saperlo
2. non posso ricercarlo in caso di bisogno, non esiste una funzione "cerca" messaggio vocale e il suo contenuto
3. se per qualche motivo è contenuto qualcosa di interessante, me lo devo appuntare da qualche parte, con il rischio di perdere quell'informazione. informazione che chi, "facendo prima", ha messo su un vocale, si è risparmiato di appuntare per te con un messaggio scritto.
4. Perdo tempo IO: Leggiamo a una velocità più veloce di quanto ascoltiamo. una frazione di secondo in cui ho l'opportunità di sbirciare una notifica di un messaggio scritto è sufficiente per sapere se quel messaggio è importante, urgente, pericoloso, ilare. e IO, che ricevo il messaggio, risparmio tempo. L'ascolto, anche X2, non è lo stesso.
5. penso che chi l'ha mandato non abbia rispetto del tempo del prossimo. magari ha delle giustificazioni, magari sta guidando (ma esiste la funzione "detta"), magari è una mamma con in braccio un bimbo ed è in difficoltà. ma se non stai guidando, non hai lattanti in braccio, non sei in difficoltà a digitare perchè infortunato alle dita, secondo me ci sono poche scuse.
Occupare il tempo degli altri è un'azione intima. Va fatta con rispetto.
Edit: dopo qualche giorno mi sono accorto che qs post ha fatto un po’ di casino. È stato condiviso varie volte e un sacco di persone si sono sentite libere, giustamente, di criticare chi la lunghezza del messaggio, chi il contenuto, chi il sottoscritto, magari senza necessariamente conoscermi (e va benissimo). Ai difensori tout court dei vocali: il tema del post era, in ultima istanza, il rispetto.
E mi sembra che certi commenti piuttosto piccati ne abbiano semplicemente confermato il contenuto. Grazie 🙂

Questo fa il paio con un post molto più breve pubblicato qualche mese fa da Alessandro Gilioli...

"Scusa il vocale ma faccio prima".
Ecco, appunto, fai prima tu e faccio dopo io, non ti viene in mente che non sia educatissimo, anzi che sia cafonata doc?
#comitatovocalicriminicontroumanità

... e ci vedo anche un nesso con un video dei mitici The Jackal! :-D

A proposito, la "moda" di inviare messaggi vocali ha ispirato un podcast realizzato dal giornalista Pietro Minto, del quale ho già parlato qui.

Tanto per restare in tema di messaggi, proprio oggi un mio contatto ha condiviso alcuni versi di un brano che non conoscevo, Aglio e olio di Fulminacci feat. Willie Peyote. E proprio il rapper torinese, che ho già confessato di apprezzare (assieme proprio a Fulminacci era anche tra i miei preferiti del Festival di Sanremo 2021), declama i versi seguenti:

Lo so che sembro troppo formale
Uso le virgole su WhatsApp
Perché non è che sia preso male
Nah, però che palle 'sta velocità
Cosa ti costa quel piccolo gesto
Può cambiare il senso, almeno il suo lo fa
Vogliamo tutti risparmiare tempo
E poi con questo tempo in più cosa si fa? Bah

A dire il vero il mancato uso delle virgole, per quanto frequente soprattutto nelle app di messaggistica, in genere non è in grado di stravolgere il significato del testo, salvo casi particolari. Quello che non mi spiego è l'abuso di abbreviazioni tipo "nn" al posto di "non" e "xke" al posto di "perché", che all'epoca degli SMS poteva avere un senso per risparmiare caratteri, ma oggi...?!

P.S.: Il titolo del post è quello di un altro podcast curato fino a circa un anno fa da un mio "facciamico".

giovedì 16 giugno 2022

Slideshow per tutti i gusti

A proposito di gatti, dal momento che in questo periodo sono sempre nei miei pensieri... <3 stasera ti propongo TheSlideshow, un semplice strumento che permette di generare e visualizzare facilmente una presentazione (slideshow) di immagini online basata sui risultati di ricerca restituiti da Google Immagini. Un modo carino e "decorativo" per impiegare lo schermo del PC nei momenti di pausa, nello stile dei cari vecchi screensaver, che ormai da tempo non "salvano" più un bel niente ma rappresentano solo uno spreco di energia elettrica.

[Che c'azzeccano i gatti? Beh, se apri questo link noterai che scorre una serie di foto di felini, selezionati tramite il termine di ricerca (query) kitten]

Purtroppo Google Immagini limita tutti i risultati di ricerca automatizzati a un massimo di 64 risultati. Pertanto non è possibile includere più di 64 immagini in una presentazione.

Puoi condividere facilmente le presentazioni che generi tramite Facebook, Twitter e molti altri servizi. Basta fare clic sui collegamenti di condivisione nell'angolo in alto a destra dello schermo durante una presentazione.

[A me quei pulsanti compaiono solo se uso Google Chrome; evidentemente qualcuno dei componenti aggiuntivi che ho installato per alleggerire la navigazione con Mozilla Firefox, il mio browser prediletto, deve averli bloccati]

Per impostazione predefinita, la ricerca semplice (Simple) cerca immagini di grandi dimensioni. Se desideri cercare altre dimensioni dell'immagine, utilizza una ricerca avanzata (Advanced), che offre le seguenti opzioni aggiuntive.

Limita al sito web (ad es. 'flickr.com'): per lo slideshow di esempio è stato impostato tumblr.com
SafeSearch: disattivata | moderata | rigorosa
Dimensione desiderata dell'immagine: (qualsiasi) | piccola | media | grande | extralarge
Colorazione: (qualsiasi) | scala di grigi | a colori
Colore dominante: (qualsiasi) | nero | blu | marrone | grigio | verde | arancio | rosa | viola | rosso | color foglia di tè | bianco | giallo
Tipo di file: (qualsiasi) | jpg | gif | png | bmp
Tipo di immagine: (qualsiasi) | volti | foto | ClipArt | Line Art
Diritti: (qualsiasi) | riutilizzo consentito | riutilizzo commerciale consentito | riutilizzo con modifiche consentito | riutilizzo commerciale con modifiche consentito

mercoledì 15 giugno 2022

Intervallo

Questa sera condivido un video che rievoca il mitico Intervallo Rai degli anni '70-'80, con immagini di pecore. La colonna sonora è quella originale, e in realtà è formata da tre brani distinti: Toccata in La maggiore di Pietro Domenico Paradies, Sarabanda di François Couperin e Passacaglia di Georg Friedrich Händel.

martedì 14 giugno 2022

Chi adotta chi?

Ho sempre desiderato avere un gatto – oppure, secondo un punto di vista altrettanto valido, che un gatto avesse me ;-) – e quando sono venuta a convivere col mio compagno, che ha una casa col giardino, ho pensato che potesse essere la volta buona. Ogni tanto durante le discussioni buttavo lì l'idea con nonchalance, ma lui mi ha convinta del fatto che si trattasse di un onere più gravoso di quanto pensassi: i mici vanno portati regolarmente dal veterinario, cosa che può essere poco compatibile coi nostri impegni... ma soprattutto, quando andiamo via per qualche giorno, cosa facciamo?

Giorni fa rientrando a casa ho incontrato una vicina che, mentre portava a spasso il cane e la gatta (quasi sicuramente femmina perché calico), mi ha informata che una micia randagia che gironzola spesso nei dintorni aveva partorito nel nostro giardino. Allora ho guardato con attenzione nella legnaia adiacente alla recinzione, e li ho visti: due magnifici gattini rossi nati circa due mesi fa (la foto l'ho presa dal web, visto che loro non sono ancora riuscita ad avvicinarli né a fotografarli, purtroppo). Dei micetti nati nel nostro territorio: per me che credo fermamente nel principio dello ius soli, un segno del destino! ;-)

Il mio lui all'inizio sembrava poco interessato, ma non ci ha messo molto a lasciarsi contagiare da cotanta tenerezza, e oserei dire che adesso è perfino più coinvolto di me... Insomma, di comune accordo abbiamo deciso di provare ad adottare l'intera famigliola. Non potendoli ancora acciuffare per portarli dal veterinario – la mamma, che è alquanto diffidente e "selvatica", andrebbe sterilizzata, anche perché è abbastanza anziana e malandata, mentre i cuccioli dovrebbero almeno essere vaccinati, sverminati e "microchippati" – per il momento ci limitiamo a dar loro da mangiare e da bere, sperando di conquistare pian piano la loro fiducia. Poi si vedrà... Essendo la mia prima volta direttamente alle prese coi felini, sto raccogliendo consigli a destra e a manca perché per me è tutta un'incognita, ma voglio essere ottimista, una volta tanto.

Concludo con una citazione da Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry che mi sembra fare proprio al caso mio.

«Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come inondata di luce. Conoscerò un rumore di passi diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno fuggire sotto terra. Il tuo mi chiamerà fuori dalla tana, come una musica. E poi guarda! Li vedi laggiù, i campi di grano? Io non mangio pane. Quindi per me il grano è inutile. I campi di grano non mi dicono niente. E questo è molto triste! Ma tu hai capelli color dell'oro. E allora sarà bellissimo quando mi avrai addomesticato! Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E mi piacerà il rumore del vento nel grano...» La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe. «Per favore... addomesticami!» disse.

E niente, non so se riuscirò mai ad addomesticare questi mici, soprattutto la mamma... Quel che è certo è che loro, con la sola presenza, stanno già addomesticando me! <3

lunedì 13 giugno 2022

Ai miei tempi...

Questa sera condivido la vignetta dal titolo back in my day – Millennial Edition pubblicata giorni fa da John Atkinson aka Wrong Hands. Mi ci sono riconosciuta parecchio, ed è stato bello avere il sospetto di essere una millennial – anche se non è vero – anziché una boomer! ;-) (In effetti non è vero neanche questo)

  • Plutone era un pianeta. [Poi nel 2006 è stato declassato a "pianeta nano", NdC]
  • I programmi TV erano in orari specifici in determinati giorni.
  • Ci portavamo appresso denaro contante.
  • Pagavi per i videogiochi una volta sola.
  • Per scaricare musica ci volevano ore.
  • Ci mettevamo in fila per comprare i libri di Harry Potter.
  • I libri erano tavolette fatte di alberi.
  • Internet era su rete fissa.
  • I fissi erano telefoni solo voce.
  • Netflix arrivava per posta. [Ebbene sì, NdC]
  • Oh sì, una volta c'era la posta.

domenica 12 giugno 2022

Ciao quorum!

[Il titolo del post richiama il modo di dire romanesco "ciao còre", che mi sembra perfetto per l'occasione perché «è un'espressione colorita per esternare un sentimento di rassegnazione mista ad un pizzico di affezione a quella causa ormai data per persa»]

Non si poteva certo dire che non me lo aspettassi, l'avevo anche scritto... comunque il fatto che si sia così lontani dal raggiungimento del quorum per i referendum – alle 19 aveva votato appena l'11,5% degli aventi diritto – mi lascia alquanto amareggiata.

Io a votare ci sono andata, anche se nel mio Comune non erano in programma le amministrative. L'ho fatto perché ho un profondo rispetto nei confronti di questo diritto conquistato non molti decenni fa dalle nostre antenate. E l'ho fatto perché non mi va giù che chi disapprova questi referendum usi la comoda arma dell'astensionismo per far vincere di fatto il no. In effetti i cittadini non si sono recati alle urne per le ragioni più disparate: perché impossibilitati a farlo, perché totalmente disinteressati alla faccenda, perché non volevano o potevano rientrare nel Comune di residenza per votare... oltre che appunto per sabotare il raggiungimento del quorum, espediente usato per far fallire un sacco di referendum negli ultimi decenni, con notevole spreco di denaro pubblico. Anche l'astensione è un diritto, ne prendo atto, ma non mi piace.

Se per un'ipotesi assai improbabile non venisse più richiesto il quorum per i referendum abrogativi, allora tutti i cittadini davvero coinvolti e informati sulle questioni oggetto della consultazione, sia che siano per il sì sia che siano per il no, sarebbero motivati ad andare a votare. E i politici da una parte o dall'altra sarebbero motivati a convincere delle loro posizioni gli indecisi e i disinteressati. Allora sì che a decidere sarebbe chi ha veramente a cuore ciò che è in ballo, come a mio avviso sarebbe anche giusto. Invece a 'sto giro persino i leghisti, che questi referendum li avevano promossi assieme ai radicali, dopo aver subodorato la débâcle hanno in pratica rinunciato a fare campagna elettorale per non perdere del tutto la faccia.

Qualcuno afferma, non a torto, che questi referendum trattano questioni su cui spetterebbe al Parlamento legiferare. La medesima obiezione a mio avviso vale anche per l'eutanasia, il cui referendum non è stato ammesso, ma molte di queste persone, per loro stessa ammissione, sarebbero andate di corsa a votare sì alla legalizzazione dell'eutanasia se ne avessero avuto la possibilità. E qui ci vedo una grossa incoerenza... (Sorvoliamo sul fatto che il quesito relativo era formulato in maniera tale da renderne inevitabile la bocciatura; non ho le competenze per valutare se e in che modo avrebbe potuto essere migliorato, ma l'onestà intellettuale di riconoscere che era scritto male, pur avendo firmato, ce l'ho)

Qualcun altro, ammettendo la propria ignoranza in materia, obietta che si tratta di questioni troppo tecniche, non alla portata di noi comuni cittadini (le stesse persone che poi magari discettano di virologia e geopolitica ;-) ), e che non è giusto andare a votare basandosi sulle indicazioni del partito di riferimento o dell'amico di miocuggino che ne capisce. Bah, io ho cercato di documentarmi su varie fonti di informazione per avere un quadro più ampio ed imparziale possibile, e alla fine ho votato all'incirca allo stesso modo preannunciato da Andrea in questo post, cioè no ai primi tre quesiti, con la differenza che agli ultimi due, quelli sui quali lui intendeva astenersi, ho votato sì.

sabato 11 giugno 2022

Troverai te stesso lavorando da casa

Alcuni spunti sullo smart working, questione che mi sta particolarmente a cuore, in ordine cronologico inverso.

  • L'odierno Google Doodle, che puoi vedere in apertura del post, celebra il 306° anniversario della nascita di Francesca Sanna Sulis, nota per la sua attività imprenditoriale nel campo dell'abbigliamento e della seta, la quale dello smart working si può considerare la pioniera: questo perché, oltre a introdurre un nido aziendale in cui i figli delle dipendenti venivano affidati alle cure delle suore, fornì le sue dipendenti di un telaio che poteva essere posizionato in casa, consentendo di lavorare anche senza recarsi in fabbrica.
  • Elon Musk ha inviato ai manager di Tesla una mail inequivocabile fin dall'oggetto: "Il lavoro da remoto non è più accettabile". «Si deve essere in ufficio almeno 40 ore alla settimana o lasciare Tesla». Mi pareva una posizione talmente assurda che avevo pensato a un fake, ma a quanto pare non lo è.
  • Il 30 maggio è uscito il nuovo singolo degli Eugenio In Via Di Gioia feat. Elio, dal titolo Quarta rivoluzione industriale. Citando dal testo, che comunque vale la pena di leggere per intero, «Troverai te stesso lavorando da casa».
  • Il primo ministro inglese Boris Johnson si è detto favorevole al ritorno al lavoro in presenza allo scopo di rilanciare la produttività, perché secondo lui lo smart working non è lavoro: in estrema sintesi, si finisce col perdere un sacco di tempo a "cazzeggiare". Ah beh, se lo dice lui...
  • Molti lavoratori da remoto sono stati costretti a ricorrere ai cosiddetti "mouse mover" per far credere ai software di tracking installati sui loro PC aziendali di essere continuamente in attività, altrimenti non potevano neppure allontanarsi dalla loro postazione per andare in bagno senza rischiare un richiamo.

venerdì 10 giugno 2022

Andamento lento

Secondo il sito italiano delle giornate mondiali, il primo lunedì di maggio si celebra la Giornata Internazionale della Lentezza. Secondo il blog Tortoise Knows Best - Slow Down, Go Faster. Do Less, Achieve More ("La tartaruga lo sa – Rallenta, vai più veloce. Fai di meno, ottieni di più"... un titolo e un sottotitolo che sono tutto un programma), il quale a sua volta cita una presunta Slow Society, tale ricorrenza cade il 21 giugno. Nel dubbio, io ho deciso di parlarne oggi: essendo stata una giornata abbastanza frenetica, mi sembra il momento più opportuno! ;-)

Riporto qui di seguito la traduzione del post di Matt Caulfield.

Secondo The Slow Society ieri (21 giugno – Solstizio d'estate) è stata la Giornata Internazionale della Lentezza. L'ho appena scoperto (cosa ti aspettavi? Dopotutto stiamo parlando di lentezza...). È una delle tante Giornate Internazionali della Lentezza in cui mi sono imbattuto. La cosa grandiosa dello Slow Movement è che non è un controllo organizzato o dettato da un organismo centrale, ed è un movimento culturale formato da gruppi di individui e organizzazioni in tutto il mondo (lo Slow Movement è essenzialmente anarchico nel suo approccio, ed è quello che mi piace di esso), quindi esistono diverse organizzazioni che promuovono la Slow Philosophy e ognuna ha i propri calendari.
È bello avere una giornata dedicata a qualcosa, poiché l'attenzione collettiva e l'energia di tutte le persone coinvolte possono avere un effetto reale, ma se te la sei persa (come ho fatto io), allora non c'è bisogno di preoccuparti o di prenderti a sberle: puoi avere la tua Giornata Personale della Lentezza ogni volta che vuoi.
In effetti, l'obiettivo non è comunque quello di avere una Giornata della Lentezza ogni giorno? Ma quello che consiglierei è di mettere da parte un giorno ogni settimana (o mese, o ogni volta che puoi gestire la cosa per il momento) per rallentare davvero, quasi fermarti in effetti (non era a questo che serviva la domenica? Prima che la nostra balorda cultura del "24 ore su 24, 7 giorni su 7" prendesse il sopravvento?).
Robert Wringham nel suo più recente Escapologists Diary (l'escapologia e la lentezza vanno molto d'accordo) parla di un giorno in cui di recente è rimasto in casa a causa della pioggia (puoi leggerlo qui), che, per me, racchiude un'ideale "giornata lenta" (sebbene, ovviamente il contenuto possa cambiare in base ai tuoi gusti ed esigenze).
Quindi, come fare per avere una giornata lenta? E cosa ci fai?
  1. Spegni tutto
    Spegni il telefonino, Internet, la TV e la radio (a parte Radio 3 o altri suoni rilassanti). Siamo bombardati per quasi 24 ore al giorno da notizie, informazioni e richieste. Solo 15 anni fa, pochissimi di noi avevano Internet o telefoni cellulari e stavamo benissimo.
    [Il post risale al 2010, NdC]. Ricorda a te stesso che la tecnologia è tua serva, non la tua padrona, spegnendola ogni tanto.
  2. Vai a fare una passeggiata
    Pensiamo alla velocità con cui si cammina, eppure la vita ci costringe a pensare e ad agire molto, molto più velocemente. Non c'è da stupirsi se siamo stressati, agitati e ci sentiamo costantemente sotto pressione per "tenere il passo". Camminare non è solo un'eccellente forma di esercizio a bassa intensità, è un modo per riconnetterci e rallentare il nostro processo di pensiero, contemplare e riflettere. Chissà quali idee avrai o quali incredibili intuizioni scoprirai.

    E mentre sei in giro...
  3. Guardati intorno!
    Guarda la bellezza che ti circonda, presta attenzione alla natura, osserva le nuvole e individua delle forme in esse, nota davvero le cose che guardi ogni giorno, ma raramente vedi. Abbiamo solo questo momento, ma quante volte lo viviamo veramente? Quante volte ci si perde in un ricordo o in un sogno ad occhi aperti del futuro. Vivi nel presente, questo è tutto ciò che c'è.
  4. Fai un pisolino
    Non c'è niente di più energizzante per la mente, il corpo e lo spirito di un veloce riposino pomeridiano. Sai, quella pausa dopo pranzo in cui non sei sicuro di cosa fare dopo e ti senti un po' assonnato mentre il tuo corpo digerisce il cibo. Su, fai una pennichella...
  5. Leggi un buon libro
    Quanti libri hai nella tua libreria che hai sempre voluto leggere, senza mai trovare il tempo per farlo? Scegline uno, mettiti comodo e perditici dentro.
    Un amico
    [sarà mica lui?, NdC] una volta mi ha detto che si dovrebbe sempre leggere. Se non leggi vivi solo una vita, se leggi ne vivi migliaia.
  6. Cucina e apprezza tutto il cibo che mangi
    Quante volte riscaldi il cibo già preparato e poi lo inghiotti mentre sei seduto davanti alla TV? C'è qualcosa di liberatorio nel cucinare il proprio cibo da zero e poi prendersi il tempo per apprezzarlo. Il cibo cucinato in casa ha un sapore migliore ed è più sano (e spesso più economico da fare) rispetto a quello già preparato. Prenditi del tempo per pianificare il tuo pasto, cucinarlo e poi sederti e mangiarlo a tavola, non davanti alla TV, e assaporarlo davvero.

    Se questo è un po' troppo in questa fase attuale del tuo processo di rallentamento, allora limitati a cuocere il pane: è molto semplice, economico, facile da fare e incredibilmente soddisfacente.
  7. Riprendi i contatti con i vecchi amici, alla vecchia maniera
    Con le e-mail, gli SMS, la messaggistica istantanea e Facebook non è mai stato così facile rimanere in contatto con qualcuno. Ma quando è stata l'ultima volta che ti sei veramente connesso con i tuoi amici? Ti sei seduto a chiacchierare? La tecnologia moderna ci dà l'illusione di essere connessi con qualcuno senza esserlo effettivamente.

    Quindi invita i tuoi amici a prendere un caffè, vai al pub, bevi e divertiti, o fai una telefonata (dalla tua rete fissa...) se non riesci a vederli faccia a faccia.
  8. Scrivi una lettera
    Ti senti un po' audace? Non riesci a contattare i tuoi amici in questo momento? Abitano troppo lontano per fare un salto da loro? Allora scrivi loro una lettera!

    Le e-mail sono un ottimo modo per inviare messaggi istantanei. Vanno bene per gli affari o per una rapida organizzazione o ricerca di fatti, ma puoi inserire un fiore pressato in un'e-mail? Puoi sigillarla con un bacio amorevole? Le lettere infondono parte dell'anima degli scrittori sulla carta; lo sforzo e il rituale di trovare della bella carta, una penna di buona qualità e, con la tua migliore grafia, affidare i tuoi pensieri e sentimenti alla carta dà a una lettera qualcosa che un'e-mail non potrà mai avere.

    E puoi farla recapitare ovunque nel paese, il giorno successivo, per meno di 50 pence
    [ammetto che fino a poco fa mi sfuggiva quanto costasse un normale francobollo oggi in Italia, NdC], o in qualsiasi parte del mondo, in pochi giorni, al costo di una pinta! Non è un grande valore? Non ne vale la pena?
Naturalmente questi sono solo suggerimenti: potresti avere le tue idee su cosa fare nella tua giornata lenta (e se provassi a fare tutte queste cose saresti piuttosto impegnato!). Puoi davvero fare qualsiasi cosa, purché l'intenzione sia di farlo in modo lento, essere consapevole, senza agitazione e senza fretta, essere parsimonioso e utilizzare le risorse sufficienti (tempo, energia e denaro) per fare ogni cosa. E per divertirti! "Slow" non significa essere puritani o bigotti! Per me "slow" è la mentalità che porta a un nuovo stile di vita, fare le cose con la giusta intenzione, e tutto diventa "slow".

giovedì 9 giugno 2022

Fantasmagorico!

Stasera condivido un po' di vignette che ho raccolto con protagonisti dei fantasmi... sperando di non trasformarmi in uno di loro dopo il venerdì campale che mi attende! ;-)

[Volevo concedermi un momento melodrammatico... ma niente di fisicamente insormontabile, tranquillo. Comunque sarà mentalmente mooooolto stressante. Tanto più che ho la sveglia alle cinque del mattino, che per molte persone sono la norma, mentre per me che non dormo mai a sufficienza e non riesco mai ad andare a letto presto quanto dovrei sono tipo il limite di sopravvivenza]






P.S.: In realtà l'aggettivo fantasmagorico coi fantasmi c'entra poco... (Deriva da fantasmagoria, a proposito)

mercoledì 8 giugno 2022

Three is a magic number

Modestia a parte, ritengo di avere una dimestichezza superiore alla media coi numeri. Eppure devo ammettere che, prima di leggere questo post di .mau., non avevo mai sentito parlare della cosiddetta "regola del tre" (o magari sì, ma avevo rimosso che si chiamasse così). Eppure l'ho applicata chissà quante volte, sia nel risolvere problemi a scuola sia nella vita di tutti i giorni...

La regola del tre semplice (che può essere diretto e inverso) è quella che permette ad esempio di calcolare quanti metri di muro sono costruiti da un muratore in 15 ore, se sappiamo che in 6 ore ne costruisce 4 metri.

[Risposta: 10 metri]

Nella regola del tre composto, d'altra parte, le grandezze in gioco sono più di due. Mi sembra più esplicativo questo esempio riportato nella pagina cross-multiplication della Wikipedia inglese: se 6 muratori possono costruire 8 case in 100 giorni, quanti giorni impiegherebbero 10 muratori per costruire 20 case alla stessa velocità?

[Risposta: 150 giorni]

E niente, non si finisce mai di imparare. O perlomeno, di vedere con occhi nuovi cose che avevo sempre affrontato con un altro approccio!

Per l'occasione ho scoperto che esiste una regola del tre pure in programmazione, con cui ho a che fare pressoché quotidianamente. E poi nell'ambito della scrittura, della gestione del tempo, della sopravvivenza, del public speaking... e chissà cos'altro?

martedì 7 giugno 2022

Non sapere di non sapere, sei mesi dopo

[Questo perché un post con lo stesso titolo lo avevo già pubblicato a dicembre]

Dal punto di vista della conoscenza, l'insidia maggiore non è essere ignoranti – perché a questo c'è sempre rimedio – ma ignorare di esserlo, e credere erroneamente che sia vero ciò che vero non lo è affatto: peggio ancora se non ci si mette mai in discussione. Ogni tanto, nel mio piccolo, ci casco pure io: l'altra sera la conduttrice del TG di Rai News 24 ha annunciato un servizio girato nella zona del fiume Alcàntara, in Sicilia, e sono trasalita sbottando in un «Si dice Alcantàra, gnurant!». Ma subito dopo la giornalista che curava il servizio ha parlato pure lei di Alcàntara. Oh, ma vuoi vedere che...?

E infatti avevano ragione loro. Il fatto è che quel nome l'ho sentito pronunciato quasi sempre con l'accento sulla penultima sillaba, in genere in riferimento all'omonimo materiale.

E oggi un mio "facciamico" ha fatto una magra figura correggendo Paolo Attivissimo – uno che stimo così tanto da essere incline ad negare l'evidenza nella remotissima ipotesi in cui dovesse malauguratamente scrivere qualche grossa castroneria ;-) – che silenziava un troll con uno dei memi del suo kit di risposta rapida agli imbecilli: «Addio, e grazie per tutto il pesce».

Poiché la foto mostrava un delfino, il mio amico ha commentato «Ehm, il delfino è un mammifero», e Paolo, serafico, gli ha risposto di andarsi a googlare la citazione.

Non contento, il mio amico ha pubblicato su Facebook lo screenshot dello scambio di tweet, e i suoi contatti l'hanno "castigato" più o meno severamente ritenendo scandaloso che non conoscesse la citazione dalla Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams (la conosco pure io che il libro non l'ho letto, figuriamoci). Paolo Attivissimo la spiega così [SPOILER ALERT]:

Nella Guida, la Terra viene demolita disinvoltamente dagli alieni Vogon per fare spazio per una superstrada spaziale. I delfini, più intelligenti degli umani, sanno da tempo della distruzione imminente e quindi se ne vanno dal pianeta prima della demolizione, lasciando agli umani un messaggio di saluto: “Addio, e grazie per tutto il pesce.

Comunque devo dare atto al mio amico di non aver cancellato il post dopo essersi reso conto di aver preso un granchio – io lo avrei fatto di corsa – e di aver incassato con un certo stile le punzecchiature ricevute, ringraziando chi gli aveva fornito informazioni corrette.

lunedì 6 giugno 2022

Io voto... nì

Forse non tutti sanno che... ehi, domenica prossima si vota! Anche i cittadini nel cui territorio di residenza non sono previste elezioni amministrative saranno chiamati alle urne per esprimersi in merito ai cinque referendum sulla giustizia. Per più di una ragione – il clima già estivo che invita a lunghe gite fuori porta, ma soprattutto il fatto che si tratti di questioni molto tecniche e poco sentite dall'elettorato, a tal punto che gli stessi promotori non si stanno sbattendo più di tanto nel fare campagna – mi sembra altamente improbabile che si possa raggiungere il quorum. Io comunque appoggio qui di seguito un po' di spunti per approfondire.

Per quanto mi riguarda, anche se non dovesse servire a nulla, la mia coscienza civica mi impone di recarmi alle urne, sebbene non abbia ancora deciso come votare: riguardo a un paio di quesiti – separazione delle carriere, sulla quale la riforma Cartabia in attesa di essere votata al Senato interverrebbe in maniera a mio avviso più equilibrata, e custodia cautelare, che verrebbe esclusa in caso di rischio di reiterazione del medesimo reato salvo che per i reati più gravi – devo ancora ragionarci su.

domenica 5 giugno 2022

Libri in arrivo

Si chiama lettura. È così che le persone installano nuovi programmi nel cervello.

L'imminente scadenza annuale della mia GiuntiCard mi ha indotta a selezionare dalla lista dei desideri qualche libro da ordinare per mantenerla attiva ed evitare di perdere i (non tantissimi, a dire il vero) punti accumulati. In almeno due dei libri che ho scelto c'è lo "zampino" de Il Post.

Poi vabbè, un altro libro che nella mia collezione non poteva proprio mancare è La coscienza di Montalbano.

Concludo con un paio di aforismi sulla lettura...

Chi legge ha un vantaggio quasi sleale rispetto a chi non legge. Ci sono solo due momenti in cui un prigioniero non è in prigione: quando dorme e quando legge.
Non c'è Vascello che eguagli un Libro
per portarci in Terre lontane
né Corsieri che eguaglino una Pagina
di scalpitante Poesia –
è un Viaggio che anche il più povero può fare
senza paura di Pedaggio –
tanto frugale è il Carro
che porta l'Anima dell'Uomo.

... e con il link a due video: quello di Andrea Giuliodori di EfficaceMente che svela il "segreto" per riuscire a leggere di più risulta forse un tantino troppo prolisso, mentre ben più rapido ed efficace è stato il professor Alessandro Barbero.

sabato 4 giugno 2022

Slowing down... Time flies

L'ultimo video pubblicato da Shirley Șerban, specializzata in parodie musicali, è una rivisitazione in chiave "canina" di Baby Shark Dance, che per chi non lo sapesse risulta essere a tutt'oggi il video più visto in assoluto su YouTube con oltre DIECI MILIARDI di visualizzazioni: una roba che davvero non mi spiego! :-O

Tra le ultime creazioni di Shirley segnalo, in ordine cronologico inverso:

  • Sound of Science (da The Sound of Silence di Simon & Garfunkel) che prende di mira tutti gli scettici
  • Take My Bread Away (da Take My Breath Away dei Berlin) dedicata a chi ha un rapporto di amore/odio coi carboidrati
  • Vague (da Vogue di Madonna) che consiglia ironicamente di tenersi sul vago nelle conversazioni per non fare brutta figura quando non si padroneggia un certo argomento
  • Last but not least, una parodia di Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler nella quale mi sono riconosciuta un sacco, sentendomi ormai decrepita... :'-( (Il titolo del post è tratto dal relativo testo)

venerdì 3 giugno 2022

Ci siam f***uti la festa

Il mio compleanno, ieri, è stato più movimentato del previsto... ma tutto sommato non posso lamentarmi! :-)

Giorni fa avevo deciso che mi sarebbe piaciuto festeggiare con un bel pranzetto sul Mar Ligure. Avevo individuato come destinazione Camogli, un nome che fino ad allora associavo inesorabilmente al panino focaccia, prosciutto cotto ed Emmental citato dagli 883 in un brano recensito in una sezione del sito dell'Università di Pavia, città d'origine del duo pop. Il titolo del post è tratto dal testo del brano, e in effetti riassume abbastanza bene la prima parte della giornata di ieri...

Il fatto è che, dopo aver passato in rassegna un po' di locali su TripAdvisor, avevo prenotato presso un ristorante di Camogli in apparenza non eccessivamente pretenzioso, ma con vista mare, requisito per me imprescindibile.

L'altroieri sera il mio compagno mi chiede a che ora intendo alzarmi; previdente, consiglia di partire presto. Ma io di puntare la sveglia anche nel giorno del mio compleanno, stanca come sono, non ne voglio sapere; programmo l'itinerario con l'app Waze, che prevede che per arrivare entro le 13:15 – la prenotazione era per le 13:30 – dovremmo partire con poco più di due ore d'anticipo.

Ieri ci alziamo prima delle 9, facciamo colazione, ci prepariamo e partiamo. Waze segnala le 13:20 come orario di arrivo previsto. Chiamo il ristorante per chiedere indicazioni su dove parcheggiare più o meno a colpo sicuro.

Sull'A7 Milano-Genova, il delirio: fra traffico e restringimenti di carreggiata, risulta ben presto chiaro che arriveremo non prima delle due. Telefono di nuovo al ristorante per avvisare.

Dopo un altro po' di strada, la previsione delle due si rivela oltremodo ottimistica, per cui richiamo.

«Purtroppo temo che tarderemo ulteriormente, fino a quando potete aspettarci?»

«La cucina chiude alle due e mezza»

«Eh, per quell'ora mi sa proprio che non ce la facciamo»

«Mi dispiace, vorrà dire che sarà per la prossima occasione»

«Non ci sarà nessuna prossima occasione da voi», penso implacabile tra me e me. Non vorrei alimentare odiose polemiche sulle condizioni di lavoro nel settore della ristorazione: è innegabile che i dipendenti troppo spesso vengano sfruttati oltre che sottopagati, sottoposti a orari estenuanti dove il riposo nei weekend e nei festivi è un miraggio. Ma da un ristorante sito in una località turistica mi aspetterei un'organizzazione che garantisca orari più elastici. A Pescara ci ho abitato per quarant'anni, e non credo di esagerare se affermo che è difficile trovare un ristorante che, se ti presenti alle tre del pomeriggio e magari non hai neanche prenotato, ti nega un piatto di pasta.

A Camogli ci siamo arrivati comunque. Speravo almeno di riuscire a scattare qualche foto – mi ero portata apposta la reflex, pur essendo consapevole di ricordarne ben poco le modalità di utilizzo – ma di posti auto liberi neanche l'ombra; il parcheggio che mi era stato indicato al telefono, pur non essendo vicinissimo al lungomare, per quanto ampio era al completo.

Dopo altri due giri a vuoto, siamo ripartiti alla volta di Rapallo; l'osteria di fronte alla stazione ferroviaria era ancora aperta, i fornelli erano ormai spenti ma due porzioni di capponadda ce le hanno servite. Poi abbiamo trovato un panificio dove fare incetta di focaccia, che è stata la base della nostra cena di stasera; ieri sera, avendo scelto per il ritorno un percorso alternativo meno trafficato, abbiamo cenato a Rivergaro, località di cui finora ignoravo l'esistenza.

P.S.: Per evitare che tutti i miei "facciamici" e contatti su LinkedIn ricevessero la notifica del mio compleanno e si sentissero in dovere di farmi gli auguri, l'altroieri sera ho nascosto la mia data di nascita (la procedura da seguire per Facebook è qui e quella per LinkedIn qui). Così gli auguri me li hanno fatti soltanto i miei contatti che si sono imbattuti nel post che ho pubblicato su Facebook ieri mattina per l'occasione, oppure quelli che la mia data di nascita se la ricordavano, ed avevano sinceramente voglia di farmeli; per tutti gli altri, nessun imbarazzo.

P.P.S.: In compenso ho ricevuto messaggi di auguri automatici da alcuni servizi a cui sono registrata con la mia data di nascita. Particolarmente graditi, perché associati a degli sconti anche se non tutti li userò, quelli di Esselunga (questo lo sfrutto di sicuro), L'Erbolario (dove ho fatto di recente il mio primo acquisto), Benetton, TicketOne e un vivaio di Pescara, dove però difficilmente riuscirò a recarmi entro 10 giorni per usufruire dello sconto.

mercoledì 1 giugno 2022

Spiegare ai bambini come nascono i bambini

L'altroieri il leader leghista Matteo Salvini ha postato un tweet colmo d'indignazione contro l'eventualità che – oVVoVe! ;-) – si potesse «Parlare di sesso, di coito e penetrazione a bimbi delle scuole elementari»... e Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe, gli ha dato una risposta da incorniciare: «temo Lei non abbia ben chiara la differenza tra educazione sessuale e pornografia».

Anche il dottor Salvo Di Grazia, sia pur senza fare nomi, ha colto la palla al balzo recuperando dalle bozze un articolo scritto nel 2005 ma mai pubblicato, nel quale parlava di educazione sessuale a scuola e raccontava di quella volta che, in qualità di medico ginecologo, fu invitato dalle maestre di suo figlio a spiegare ai bambini... come nascono i bambini. Si badi che non parlò di "patatine" e "fiorellini", non mostrò api e fiori né cicogne o cavoli: parlò di utero, vagina, pene, testicoli, spermatozoi ed ovociti. Se stai pensando «Ma che scandalo, dove andremo a finire?!», sappi che invece i giovanissimi destinatari della lezione, essendo ancora privi di tanti pregiudizi e tabù che tendono ad affliggere gli adulti, hanno accolto le informazioni ricevute con curiosità e interesse, senza nessun imbarazzo e soprattutto con la massima naturalezza, come è giusto che sia dal momento che la sessualità è una delle cose più naturali che esistano. Se ci vedi qualcosa di morboso, permettimi di dire che è un tuo problema.