giovedì 31 dicembre 2009

A proposito...

In occasione del passaggio fra un anno e il successivo, è usanza abbozzare un bilancio dei trecentosessantacinque giorni appena trascorsi e formulare dei propositi per i dodici mesi a venire (ma tu guarda un po' cosa mi tocca fare pur di non ripetere la parola "anno"...). Per quanto mi riguarda, quella dei buoni propositi è una pratica che ho sempre sbrigato "a mente", evitando di esprimerla a voce o per iscritto (oltretutto non ho mai capito esattamente perché le intenzioni espresse a cavallo tra il 31 dicembre e il 1° gennaio dovrebbero contare di più rispetto, che so, a quelle manifestate fra il 12 e il 13 maggio... valenza simbolica a parte, certo! ;-)). Quest'anno, invece, i miei intendimenti per l'anno nuovo provo a metterli per iscritto: chissà, forse il fatto stesso di tradurli in parole sarà una motivazione efficace per darmi una mossa, una buona volta!
Insomma, saltando come al solito a piè pari la faccenda del bilancio (sennò mi demoralizzo), ecco cosa mi riprometto:
  • essere più aperta e comunicativa nei confronti degli altri (no, la sola Rete non vale...)
  • sorridere di più con il mio faccino... e di meno con le faccine :-) (che comunque, a differenza di Wittgenstein, non disdegno affatto, come ho già scritto di là)
  • scrollarmi di dosso l'apatia e l'inerzia che da troppo tempo mi condizionano, e impegnarmi davvero per ottenere ciò che desidero e che, modestia a parte, credo di meritarmi!
(Se fossi stata un pochino meno vaga, forse, sarebbe stato meglio... ma diciamo che può andare)
Se sei a corto di idee per i tuoi buoni propositi, potresti provare ad affidarti al New Year's Resolution Generator. Ecco cosa ha suggerito a me:


Per essere un generatore casuale, devo dire che ci ha preso: «Quest'anno, io sarò positiva»... sarebbe proprio ora!
A questo punto ti saluto, augurandoti di cuore un felice primo anno del secondo decennio del terzo millennio (difficile enunciarlo in modo più contorto)... e ci si rivede l'anno prossimo! (non "fra un anno", come dice qualche spiritosone :-))
[UPDATE (1/1): pensandoci bene... il secondo decennio del terzo millennio si aprirà fra un anno esatto, per essere precisi; quelli che cominciano oggi sono semplicemente i cosiddetti "anni Dieci" del ventunesimo secolo]

mercoledì 30 dicembre 2009

Elementare? Non proprio...

Fino a un paio di settimane fa, se qualcuno mi avesse chiesto che cosa sapevo sul personaggio di Sherlock Holmes, l'eccentrico investigatore nato dalla fantasia di Sir Arthur Conan Doyle, avrei risposto: che era dotato di un intuito e di uno spirito d'osservazione eccezionali, e che nel corso delle sue indagini ripeteva in continuazione al suo fido assistente «Elementare, Watson!». Poi, su consiglio di un appassionato come maury, ho letto Uno studio in rosso, il primo romanzo della serie, trovandovi conferma delle straordinarie doti investigative possedute dall'inquilino di Baker Street. Riguardo al secondo punto, invece, ho scoperto che non era vero niente: della celebre frase, nel libro che ho letto io, non vi è traccia (nella versione originale, dal titolo A Study in Scarlet, disponibile qui, l'unica occorrenza dell'aggettivo elementary l'ho trovata nel secondo capitolo: «Before turning to those moral and mental aspects of the matter which present the greatest difficulties, let the inquirer begin by mastering more elementary problems»). In generale, citando da Wikiquote...
Il modo di dire più tipico attribuito ad Holmes è la frase «Elementare, Watson!», quando egli spiega, con una certa sufficienza, all'amico medico la soluzione di un caso. In realtà questa celebre frase non è mai stata pronunciata. In una pagina della raccolta Le memorie di Sherlock Holmes, nel racconto "L'uomo deforme", Holmes, rispondendo ad una domanda di Watson, fa semplicemente uso del modo di dire: "Elementare!", riferito ad un suo ragionamento; ne "Il segno dei quattro" dice testualmente: "La cosa è di una semplicità elementare". La frase "Elementare Watson" ha fatto la sua apparizione in uno dei tanti film sul grande detective, conferendogli una certa dose di antipatia e supponenza senz'altro immeritate.
Perché ho voluto leggere proprio adesso qualcosa sul sempreverde detective? Ma per non arrivare del tutto impreparata alla visione del film omonimo, ovvio! :-) E ieri pomeriggio finalmente ce l'ho fatta, ad entrare in sala, dopo "soli" dieci minuti di fila alla cassa. Un giudizio in sintesi sulla pellicola, diretta dall'ex "Mister Ciccone" Guy Ritchie? Beh... divertimento puro, oserei dire: basta guardare il trailer. :-D L'indagine non si limita affatto al mero aspetto "cerebrale", ma c'è molta, moltissima azione: inseguimenti, sequenze che lasciano col fiato sospeso, scazzottate a iosa nelle quali lo stesso protagonista non si tira certo indietro... sfoggiando comunque una tecnica di combattimento davvero sopraffina!
Vorrei segnalare una battuta dal sapore steampunk, peccato che non me la ricordi esattamente: a un certo punto Sherlock (ma che è 'sta confidenza?! ;-)), alludendo alla possibilità di comandare un congegno a distanza mediante onde elettromagnetiche, commenta estasiato «Ma questo è il futuro!». E viveva nell'Ottocento... immagina cosa potrebbe dire se una macchina del tempo lo trasportasse fino ai giorni nostri!
Il cast mi è sembrato impeccabile, a partire da Robert Downey Jr. (con la suadente voce dell'onnipresente Luca Ward) che ha prestato la sua indubbia forte personalità al protagonista, a Jude Law nei panni di John Watson (conoscevi il nome di battesimo del dottore? ;-)), fino al diabolico antagonista Mark Strong alias Lord Blackwood. Non potevano mancare le presenze femminili, nella fattispecie Rachel McAdams e Kelly Reilly... e mi viene da chiedermi se i personaggi da loro interpretati trovino riscontro anche nei libri. Avendone letto soltanto uno, credo sia proprio il caso di astenermi da qualsivoglia giudizio sulla fedeltà all'opera letteraria, lasciando tale compito ai fedelissimi della serie. Posso soltanto dire che, dal mio punto di vista, il libro e il film sono senz'altro accomunati dalla mirabile abilità con cui il detective (palesemente aiutato dal narratore/sceneggiatore onnisciente, diciamolo! ;-)) riesce alla fine a districare l'inestricabile... ma pure dal fatto che, per apprezzare a dovere ogni aspetto, sento il bisogno di "tornarci sopra in un secondo momento": il libro conto di rileggerlo prima o poi, e, non appena il film uscirà in home video, vorrò sicuramente rivederlo, meglio se più di una volta.
Una curiosità: lo sapevi che Arthur Conan Doyle ebbe in un certo senso un ruolo nella vicenda dello sfortunato maratoneta italiano Dorando Pietri?

Divertissement en passant

Ieri Aldo Grasso, cercando di spiegare il titolo della rubrica domenicale del Tg1 dedicata ai libri, Billy, ha formulato tutta una serie di ipotesi una più fantasiosa dell'altra (tra le quali l'eventualità di un riferimento alla drag queen Billy More, quella del tormentone dance del 2000 Up & Down... proprio non sapevo della sua scomparsa :-(). Da parte sua, EmmeBi ha suggerito la plausibile spiegazione che il titolo facesse riferimento al noto sistema di librerie firmato IKEA (alla faccia della pubblicità occulta... :-S), e Mantellini ha ironizzato sull'ignoranza di Grasso al riguardo. Per farla breve, oggi il critico televisivo del Corriere ha chiarito che il suo era stato semplicemente un bizzarro divertissement... e, liberi di non crederci, io l'avevo intuito subito! ;-) (Finalmente, meglio tardi che mai, ho scoperto anche perché ai tempi di Gianni Riotta quella rubrica si chiamava Benjamin)

Update del 25 novembre 2010 (anche in questo caso, meglio tardi che mai, no? ;-) Il fatto è che avevo il link da parte nei Segnalibri, ma soltanto oggi mi è venuto in mente di inserirlo): il Tg1, nella persona di Marco Frittella, ha replicato rivendicando l'approccio divulgativo scelto contro lo snobismo, ma non mi ha affatto convinta, tutt'altro... :-/

martedì 29 dicembre 2009

What goes around, comes around

Non sempre le "catene" circolanti per posta elettronica sono fastidiose: ad esempio trovo piuttosto gradevoli i messaggi che celebrano «la Settimana Internazionale dell'Amicizia». Personalmente non ho idea di quando si festeggi di preciso questa ricorrenza, ammesso che esista davvero; a pensarci bene andrebbe festeggiata tutti i giorni, quindi ogni occasione è buona per condividere il testo che mi è stato mandato un po' di tempo fa... e perché non oggi?! :-)
[In effetti, sebbene il brano mi sia arrivato con il titolo Una storia vera, mi sembra corretto segnalare che a quanto pare si tratta di una leggenda metropolitana, per quanto edificante e suggestiva. Però le leggende non hanno mica bisogno di essere reali per far riflettere, no? ;-)]
Si chiamava Fleming ed era un povero coltivatore scozzese. Un giorno, mentre lavorava per guadagnare il pane per la sua famiglia, sentì un grido di aiuto provenire da una palude nei dintorni. Lasciò quello che stava facendo e corse alla palude. Là vide un ragazzetto affondato fino alla cintola, che gridava tentando disperatamente, ma invano, di liberarsi dalla melma dove era caduto.
Il signor Fleming tirò via il ragazzino dalla palude, salvandolo così da una morte atroce.
Il giorno dopo, si presentò alla sua umile casa un nobile elegantemente vestito, disceso da una bella carrozza, che si presentò come il padre del ragazzino che l'uomo aveva salvato da una morte sicura.
"Desidero ricompensarla", disse il nobile. "Lei ha salvato la vita di mio figlio". "No, non posso accettare denaro per ciò che ho fatto", rispose il coltivatore scozzese. In quel momento, suo figlio si fermò sulla porta di casa. "È suo figlio?", domandò il nobile. "Sì", rispose orgogliosamente l'umile coltivatore. "Allora, le propongo questo: mi lasci dare a suo figlio lo stesso livello di istruzione che darei al mio. Se il suo ragazzo le somiglia, non ho alcun dubbio che diventerà un uomo del quale saremo tutti e due orgogliosi".
Il signor Fleming accettò. Il figlio dell'umile coltivatore frequentò le migliori scuole e si laureò in Medicina nella famosa Scuola Medica del St. Mary's Hospital di Londra. Divenne un medico brillante e conosciuto in tutto il mondo: Dr. Alexander Fleming, scopritore della penicillina.
Anni dopo, il "ragazzino" che era stato salvato dalla palude si ammalò di polmonite.
Chi salvò la sua vita questa volta?
La penicillina.
Il nome del nobile?
Sir Randolph Churchill.
Il nome del figlio?
Sir Winston Churchill.
Qualcuno ha detto una volta:
Quello che dai ti sarà reso.
[NdG: in inglese «What goes around, comes around», da cui il titolo del post]
Lavora come se non ti occorresse il denaro.
Ama come se non ti avessero mai fatto del male.
Balla come se nessuno ti stesse guardando.
Canta come se nessuno ti sentisse.
Vivi come se il Paradiso fosse in terra.

lunedì 28 dicembre 2009

Vincere facile

Oggi ti suggerisco un giochino aritmetico (nulla di particolarmente complicato, non preoccuparti ;-)) che potrai "rivenderti" per provare a stupire parenti e amici. Lo trovai tempo fa sul mensile Newton... e soltanto adesso (alla buon'ora!) mi accorgo che quella rivista di divulgazione scientifica ha interrotto le pubblicazioni nel gennaio dello scorso anno, e che pure il relativo sito è stato chiuso; anche se in fin dei conti preferivo Focus, trovo che questo sia un vero peccato. :-( Ma pazienza, veniamo a noi...
Vito e il suo amico Alberto fanno un gioco. A turno uno dei due deve dire un numero da 1 a 10, l'altro aggiunge un numero sempre da 1 a 10 e così via. Il primo che con il suo numero fa arrivare il totale a 100 ha vinto. Ma Vito, che conosce la matematica meglio di Alberto, vince sempre, a prescindere dal fatto che sia lui o l'altro a cominciare. Qual è la sua strategia?
Già, qual è il trucco? Eh, te lo dico domani... sempre che prima di allora tu non ci sia già arrivato da solo! :-)



Rieccomi qua. Complimenti a poveromabello che ha trovato la strategia vincente! :-) Spero che mi scuserà se ho cancellato il suo commento... ma avevo già deciso di inserire la soluzione nel post dopo averla "criptata" per mezzo dell'algoritmo ROT13 (da me scoperto leggendo i commenti a questo articolo) che prevede di sostituire ogni lettera con quella posta 13 posizioni più avanti nell'alfabeto. Ovviamente, trattandosi di una codifica a chiave simmetrica (giusto, maury? ;-)), non è utilizzabile per proteggere dati riservati... ma per i miei scopi andava più che bene: se chi mi legge non si trova davanti la soluzione bell'e pronta, è più probabile che provi a fare uno sforzo per ricavarla, almeno credo. (Comunque, per la decodifica puoi ricorrere a questo servizio online, lo stesso che ho utilizzato io per la codifica)
Venendo al dunque, ecco la risposta di poveromabello...
Fr cnegr Ivgb yn fgengrtvn pur qrir nqbggner è frzcyvpr, vy cevzb ahzreb pur qveà è 1, v fhpprffviv fnenaab vy evfhygngb qv 11 zrab vy ahzreb fprygb qn Nyoregb. Fr cnegr Nyoregb, Ivgb cre nire yn pregrmmn qv ivaprer qrir prepner qv cbegner vy evfhygngb n 100 zrab ha zhygvcyb qv 11: 12, 23, 34, 45, 56, 67, 78 r 89.
... che mi sembra perfettamente equivalente a quella che avevo io in archivio:
Yn fgengrtvn pbafvfgr aryy'neeviner pba vy cebcevb ahzreb ny gbgnyr qv 89, crepué qbcb, dhnyfvnfv ahzreb qvpn y'niirefnevb, fv è pregv qv neeviner n 100. Cre neeviner n 89 onfgn neeviner n 78 (snpraqb yb fgrffb entvbanzragb) r cre neeviner n 78 onfgn neeviner n 67 r pbfì ivn n 56, 45, 34, 23, 12, 1. Napur fr aba è cbffvovyr cnegver qn 1 fr è y'niirefnevb n sner yn cevzn zbffn, onfgn pur qhenagr vy tvbpb puv ihby ivaprer neeviv n hab qv dhrfgv ahzrev vagrezrqv r cbv cebfrthn frpbaqb yn gnoryyn.
(Peccato solo che il ROT13 lasci inalterate le cifre... :-S)
Ovviamente, se sotto sotto pure Alberto ha capito il trucco e se è lui a fare la prima mossa, c'è ben poco che Vito possa fare per impedirgli di vincere!

[UPDATE (1/1): proprio l'altro giorno parlavo di Newton... e subito dopo ho scoperto che sta per tornare! :-) Per caso qualcuno avrebbe un invito per me, please?]

domenica 27 dicembre 2009

Yesterday, cartoon day!

Ieri pomeriggio sono andata al cinema con tutta l'intenzione di vedere Sherlock Holmes. Considerando la giornata festiva e il tempo inclemente, mi aspettavo un affollamento maggiore rispetto al solito... ma verso le quattro non così tanto! Fatto sta che sono riuscita a raggiungere la cassa quando lo spettacolo delle 15:50 era già cominciato. Siccome non mi andava di aspettare oltre due ore per assistere al successivo, tanto ci tornerò presto, ho optato (evviva i multisala! :-)) per il film d'animazione della Disney La principessa e il ranocchio (qui il trailer), del quale avevo sentito dire un gran bene. In effetti è molto carino... davvero particolare nell'ambientazione, New Orleans in tempi non tanto remoti, e nelle musiche, che rendono palesemente omaggio al genere jazz.
La trama, molto liberamente ispirata alla fiaba Il principe ranocchio dei Fratelli Grimm: Tiana, una giovane e bella cameriera di colore (qualcuno ha sostenuto che si sia trattato di una scelta razzista, ma io non sono affatto d'accordo) dedita a lavorare duramente con l'intento di mettere da parte i soldi per aprire un ristorante come sognava suo padre defunto, nel corso di una festa di Carnevale si imbatte con suo sommo sbigottimento in un ranocchio parlante. Questi afferma di essere il principe Naveen, rimasto vittima dell'incantesimo di un perfido stregone voodoo, e le propone di dargli un bacio, avendola scambiata per una principessa: in questo modo, sostiene, potrà assumere di nuovo le proprie reali (e regali) sembianze e si sdebiterà aiutandola a realizzare il suo progetto. Per quanto sia riluttante, Tiana si fa forza e sbaciucchia il batrace... ma, siccome lei non ha una goccia di sangue blu, qualcosa non va per il verso giusto. Ne seguirà una frenetica serie di avventure ambientate nei bayou della Louisiana, perfette per divertire i più piccoli, ma forse non altrettanto avvincenti per gli adulti. Verso la fine, comunque, il sentimento la fa da padrone... e non mi imbarazzo ad ammettere che sui titoli di coda avevo i lucciconi! :'-(
Dal punto di vista realizzativo, i disegni non sono stati fatti al computer bensì a mano, nello stile de La bella e la bestia, il mio classico Disney preferito. Per qualche ora avrei giurato di preferire la tecnica tradizionale, più "umana" e rassicurante... ma poi, dopo cena, ho visto Ratatouille, avendone noleggiato il dvd in questi giorni, e non sono stata più così convinta! Storia (deliziosa, in più di un senso :-P) a parte, è stupefacente il dinamismo delle animazioni ed il realismo delle scene create al computer dagli studi Pixar; in particolare mi ha colpito questa splendida veduta notturna di Parigi (la screenshot forse non rende l'idea, ma posso assicurare che la panoramica era di grandissimo effetto).


E se io avessi visto il film su un mega-televisore al plasma, o meglio ancora al cinema quando è uscito, anziché sullo schermo da 15" del mio notebook, chissà che effetto mi avrebbe fatto! Se proprio devo trovargli una pecca, direi che è un pochino troppo lungo...
Ah, dimenticavo: qui c'è il trailer della pellicola, e qui la ricetta dell'umile ma gustosa specialità culinaria provenzale, simile alla caponata siciliana, che ha dato il nome alle avventure del simpatico roditore gourmet Rémy!

sabato 26 dicembre 2009

Emarginazione?

Poco tempo fa ho letto che il cantante Al Bano si lamentava in quanto, sebbene lui si consideri un buon cristiano, da anni non viene più invitato a partecipare a Natale in Vaticano: a suo dire le gerarchie ecclesiastiche lo emarginano perché divorziato, peraltro per scelta non sua bensì della ex moglie Romina Power. Tutto sommato il discorso filava... ma poi mi è venuto in mente che qualcosa non tornava quando, la sera della vigilia di Natale, è andata in onda su Raidue la suggestiva edizione 2009 del Concerto di Natale (l'iniziativa ha preso tale nome, abbandonando la consueta location dell'aula Paolo VI in Vaticano, dall'inizio del pontificato di Benedetto XVI il quale non gradiva l'evento, sembra...). Tanto per dire, all'edizione dell'anno scorso hanno partecipato Anna Tatangelo e il suo compagno Gigi D'Alessio (per quanto la relazione fra i due cantanti non sembri particolarmente coerente con i dettami del cattolicesimo), e il re del neomelodico napoletano era in cartellone pure quest'anno per l'ennesima volta, benché poi non si sia esibito, per ragioni a me ignote. Aggiungerei che, per il terzo anno consecutivo, la manifestazione è stata condotta da Mara Venier, pluridivorziata. A questo punto mi rivolgo al leone di Cellino San Marco: caro Al (permetti che ti chiami Al? ;-)), non so come dirtelo... ma personalmente non escluderei l'ipotesi che fra gli organizzatori qualcuno proprio non gradisca la tua persona e il tuo vocione! ;-) («E perché D'Alessio sì?», dirai tu. Ah, non chiederlo a me, che notoriamente non sono certo una sua fan...)

venerdì 25 dicembre 2009

Letterina di Natale

Se Antonio Di Pietro scrive a Gesù Bambino e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso (ma non solo lui) indirizza i propri desideri a Babbo Natale, per non essere da meno la spedisco pure io, nel mio piccolo, una letterina! ;-) Fin da bambina ho sempre evitato di mescolare il sacro col profano (che nella fattispecie assumeva le sembianze di qualche giocattolo) scegliendo di rivolgermi esclusivamente al canuto e panciuto inquilino del Palazzo di Neve, Via del Gelo, Polo Nord. Così farò anche questa volta...
Caro Babbo Natale,
quest'anno mi piacerebbe che tu ci portassi un po' di verità. Sì, hai capito bene. Nella cronaca, in politica, nei media, al bar sotto casa... per farla breve, in qualunque situazione della vita quotidiana assistiamo continuamente allo scontro di opinioni contrapposte, espresse da persone pronte a difendere a oltranza, e non sempre in buona fede, verità che a volte appaiono ben poco difendibili. Il risultato è che per noialtri... beh, spesso è una vera impresa riuscire a raccapezzarsi! Quindi ci farebbe molto comodo un po' di verità pronta all'uso.
«Ma dove la trovo?», dirai tu. «Non è come per le Winx e i Gormiti, reperibili in qualunque negozio di giocattoli!». Effettivamente l'impresa non è delle più semplici. Fox Mulder di
X-Files diceva che «La verità è la fuori». Più pessimista, Enrico Ruggeri, ai bei tempi in cui faceva il cantautore e basta, affermava: «La verità è che noi non abbiamo mai verità». Personalmente ho sempre creduto che «La verità sta nel mezzo» (non necessariamente nel "punto medio")... scoprendo soltanto in seguito che la paternità di questo modo di dire è incerta: in effetti dovrebbe trattarsi di un adattamento della locuzione latina «In medio stat virtus» (qui un'interessante disquisizione al riguardo).
Ops, con queste citazioni temo di non esserti stata di alcun aiuto per reperire ciò che ti ho chiesto, anzi... però mi piace credere che ce la farai lo stesso, perché tu sei magggico e non mi hai mai delusa!
;-)
Con affetto


Gwendalyne
Cosa posso farci, stavolta mi andava di abbandonarmi a questa divagazione estemporanea, ma prevedo che qualcosa di simile non ricapiterà tanto presto... con grande sollievo di chi mi legge! :-)
A proposito di verità, ecco una variegata selezione di citazioni.
  • A volte l'uomo inciampa nella verità, ma, nella maggior parte dei casi, si rialza e continua per la sua strada. (Winston Churchill)
  • Dopo aver eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità. (Sherlock Holmes)
  • È difficile dire la verità, perché ne esiste sì una sola, ma è viva e possiede pertanto un volto vivo e mutevole. (Franz Kafka)
  • Il grande nemico della verità molto spesso non è la menzogna, deliberata, creata ad arte e disonesta, quanto il mito, persistente, persuasivo ed irrealistico. (John Fitzgerald Kennedy)
  • La verità è soltanto una bugia più sottile. (Gianni Monduzzi)
  • La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. (Lenny Bruce)
  • La verità è la cosa più preziosa che possediamo, per questo motivo dovremmo farne economia. (Mark Twain)
  • La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi. (L'attimo fuggente)
  • La verità non si possiede, non si detiene, occorre diventarla. (Jean Cardonnel)
  • La verità si ritrova sempre nella semplicità, mai nella confusione. (Isaac Newton)
  • La verità viene sempre a galla. Per questo deve subito prendere il largo. (Stanisław Jerzy Lec)
  • Nel paese della bugia, la verità è una malattia. (Gianni Rodari)
  • Non è scandaloso avere una verità oggi e una domani. È scandaloso non averne mai. (Dino Basili)
  • Quando si guarda la verità solo di profilo o di tre quarti la si vede sempre male. Sono pochi quelli che sanno guardarla in faccia. (Gustave Flaubert)
  • Quella che chiamiamo verità non è altro che un'eliminazione di errori. (Georges Clemenceau)
  • Si dice che la verità trionfa sempre, ma questa non è una verità. (Anton Čechov)
  • Una verità detta con cattiva intenzione, batte tutte le bugie che si possono inventare. (William Blake)
  • Chi vuol trovare la verità si metta sulla strada del dubbio.
  • Mille probabilità non fanno una verità.
  • Per sapere la verità bisogna ascoltare due bugiardi.

P.S.: Osservando l'immagine che accompagna questo post, tratta da Photobucket, cerco una sensazione di refrigerio per ricordarmi che, nonostante le temperature, non siamo a maggio! :-)
P.P.S.: Ops, che sbadata... non l'avevo ancora detto?! BUON NATALE!!! :-D

giovedì 24 dicembre 2009

Il cenone della vigilia

Stasera a casa mia sarà la volta del tradizionale cenone (in realtà non troppo "-one" ;-)) a base di pesce. La mia famiglia non è certo un caso isolato: non per niente, in questi giorni, il commercio del pesce raggiunge il suo picco annuale, e nei supermercati, accanto ai consueti acquari popolati da astici e aragoste, compaiono vasche piene di anguille e capitoni che sguazzano beatamente, ignari del loro triste destino (ho già accennato al brutto effetto che mi fa tutto questo... e in fondo non sarebbe affatto male se si diffondesse l'impiego di questo congegno!).
In realtà, ammesso che si sia particolarmente osservanti, per la vigilia di Natale la Chiesa non prescrive l'astinenza dalla carne, che peraltro non è più sinonimo di espiazione e sacrificio da quando il pesce è divenuto pregiato come e più della carne (e che dire di quelli che, i venerdì di Quaresima se non addirittura il Venerdì Santo, osservano il precetto pranzando al ristorante?).
Probabilmente avrai già pensato al menu per stasera... ma, già che si parla di pesce, ne approfitto per suggerirti tre ricette non troppo elaborate che costituiscono un menu completo (antipasto, primo e secondo). Mi dispiace di non poter indicare le dosi esatte: io, che sono la prima a detestare la sigla q.b., so bene quanto questo possa essere irritante... ma in fondo mi sono limitata a dare una sistematina agli appunti di mamma. (In futuro mi ripropongo di tornare a metterci mano per cercare di rendere tutto un po' più chiaro)
Antipasto. Tagliare i calamari a listarelle (o listerelle?) non tanto piccole, lessarli in acqua salata contenente mezzo limone (serve a non farli scurire), scolarli e condirli con olio, limone, prezzemolo e aglio.
Primo. Soffriggere nell'olio due spicchi d'aglio, poi gettarli. Far rosolare leggermente gli scampi sgusciati, versare un goccio di brandy e far evaporare. Aggiungere qualche pomodoro di Pachino e il prezzemolo, e cuocere per altri dieci minuti. Quando il sugo è pronto, condire con esso gli gnocchetti lessati nel frattempo.
Secondo. Pulire i merluzzetti (uno per persona) togliendo le viscere, la testa e una parte di lisca. Grattugiare il pane, aggiungervi uno spicchio d'aglio tagliuzzato finemente, prezzemolo, olio e sale e mescolare. Mettere un po' di questa mistura dentro ciascun merluzzetto e un altro po' sopra, e infornare per una mezz'oretta a 180°C. Quando il pangrattato è dorato, sono pronti!
Contorno: insalata mista
P.S.: Adesso che ci penso, questo menu, per via della ricorrente presenza di aglio, sembra l'ideale per tenere alla larga certe persone... ;-)

mercoledì 23 dicembre 2009

Vita di un geek ante litteram

Keplero, al secolo Amedeo Balbi, ricercatore universitario nonché titolare di un blog dedicato principalmente alla divulgazione scientifica, ha reso disponibili sotto forma di e-book gratuito le Vite degli astronomi: quale miglior lettura per concludere in bellezza il 2009, anno internazionale dell'astronomia? :-) Se ti aspetti qualcosa di un pochino "palloso", ti assicuro che non è affatto così, anzi tutt'altro. Lo dimostra ad esempio la mini-biografia dedicata all'unico nostro connazionale incluso in questa serie, Galileo Galilei (il quale, detto per inciso, ha dato il nome al liceo dove io ho coltivato la mia predilezione per le materie scientifiche! :-)). La copio e incollo qui, nel rispetto della licenza attribuita all'opera.
Galileo Galilei
(1564-1642)

Sì, vabbene, Galileo il padre del metodo scientifico, Galileo il (quasi) martire della ragione, Galileo il campione dell'anti-oscurantismo. Ma io non riesco a evitare di pensare che, in fondo, quello che di tragico e orribile gli è capitato (l'inquisizione, il processo, l'abiuro-maledico-e-detesto, il confino) gli sia capitato anche perché il pisano era un appassionato di gadget, un patito delle nuove tecnologie. In poche parole, come diremmo oggi: un geek.
Dopotutto, lui se ne stava a Padova a insegnare matematica e a fare esperimenti di meccanica, e di impelagarsi in dispute astruse su cosa girasse intorno a cosa non aveva poi tanta voglia (era già abbastanza impegnato a ridicolizzare i colleghi che risolvevano ogni dubbio andando a scartabellare le opere di Aristotele). Ma mentre si divertiva con bilancette, piani inclinati, pendoli e altre diavolerie, venne a sapere che in Olanda un occhialaio aveva infilato un paio di lenti dentro un tubo e bingo!, aveva acquistato la supervista. Galileo non era uno da farsi scappare l'ultima novità in fatto di tecnologie. Si chiuse in laboratorio come Steve Jobs nel garage e, tempo qualche mese, con un po' di sano reverse-engineering, si costruì da solo la sua replica del cannocchiale. Era il 1609, giusto giusto quattro secoli fa.
La cosa ebbe conseguenze. Intanto, Galileo si beccò un aumento e un posto fisso all'università (il governo veneto aveva molto apprezzato i possibili impieghi militari della "sua" invenzione). Ma il botto vero ci fu quando Galileo, invece di limitarsi a guardare al livello dell'orizzonte, pensò di alzare il cannocchiale verso il cielo. Oggi può sembrarci assurdo che un accrocco potente quanto un giocattolo da bancarella possa aver aperto la strada all'astronomia moderna e cambiato radicalmente la posizione dell'uomo nell'universo. Eppure.
Nel giro di un annetto Galileo si accorge che la Luna è disseminata di montagne e crateri, capisce che la Via Lattea è fatta di stelle, e osserva per la prima volta quattro satelliti di Giove. Queste cose le racconta di corsa, praticamente in diretta, nel "Sidereus Nuncius". Leggetelo: è emozionante. È il mondo che riacquista i colori in Pleasantville. È Neo che esce da Matrix. È Bowman che dice "Mio Dio, è pieno di stelle!". È un uomo cieco che acquista la vista.
Volente o nolente, Galileo lo smanettone è diventato un astronomo. Da quel momento, non si ferma più. Osserva le fasi di Venere e di Mercurio, gli anelli di Saturno, scopre le macchie solari, e insomma fa quello che ogni persona sensata fa quando gli danno la possibilità di guardare più lontano degli altri: guarda. E guardando, capisce che aveva ragione Copernico.
Poi ci sono quelli che, quando hanno le fette di salame sugli occhi, invece di toglierle ci mettono sopra anche il pane. Per convincerli a usare i propri sensi invece di seguire l'autorità, Galileo si illude di avere due armi infallibili: la sua capacità retorica e le maree. Ora, mentre sulla prima c'è poco da dire (se pensate che Michele Serra ci sappia fare non avete mai letto Galileo) sulla seconda oggi sappiamo che le speranze erano mal riposte. In poche parole, la prova inconfutabile che Galileo pensava di aver trovato per imporre la visione copernicana sarebbe questa: la Terra si muove intorno al Sole, l'acqua dei mari sciaborda, ed ecco spiegate le maree. Galileo è talmente sicuro del fatto suo che il libro con cui comunica al mondo le ragioni del nuovo ordine celeste lo scrive in italiano, invece che in latino come usava. Lo intitola, sciaguratamente, "Del flusso e del riflusso". Per fortuna, in un'epoca in cui gli editor ancora non esistono, ci pensa l'inquisizione a imporre un titolo più azzeccato: "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano". Maree a parte, il Dialogo è non solo una delle opere scientifiche più importanti di tutti i tempi ma, secondo me, uno dei più bei libri mai scritti in lingua italiana.
Il resto, dai mastini di Bellarmino all'eppursimuove, lo conoscete.

martedì 22 dicembre 2009

Come in una favola

Ieri sera ho visto in televisione la commedia romantico-fiabesca (con un tocco di cartoon) Come d'incanto, prodotta dalla Disney. Devo ammettere che la trama, per quanto prevedibile, mi ha lasciata per certi versi un po' interdetta... ma nel suo genere questo film l'ho trovato piuttosto originale e divertente, adatto non soltanto ai più piccoli ma anche al bambino che alberga pure in chi è più grandicello e vuole trascorrere un paio d'ore (vabbe', qualcosina di meno) spensierate. L'idea di partenza, secondo il regista Kevin Lima, è «Pensate a Biancaneve in giro per Manhattan!»... e non a caso nella pellicola abbondano le citazioni e i riferimenti ad altri classici del cinema. Non poteva mancare la "morale della favola": «non occorre rifugiarsi nel mondo delle fiabe; anche nella vita della più caotica metropoli c'è magia» (cito Roberto Nepoti di Repubblica, perché non avrei saputo scriverlo meglio :-)).
Parlando del cast... Patrick Dempsey, che avevo già visto in Un amore di testimone, ha sempre il suo fascino: mi domando perché non ho mai seguito Grey's Anatomy! ;-) Ma pure James Marsden, il protagonista maschile di 27 volte in bianco, non è affatto male. Nel cast femminile spiccavano Amy Adams, nei panni un tantino leziosi ma "incantevoli" della principessa, e Susan Sarandon, in una parte breve ma incisiva.
Infine, mentre scorrevano i fotogrammi pensavo: ma io quest'attore qua, che interpreta il servo Nathaniel, l'ho già visto da qualche parte... e in effetti si trattava di Timothy Spall, lo stesso che impersona Peter Minus (Pettigrew nella versione originale) alias Codaliscia nella saga di Harry Potter.

Chi bella vuole apparire...

... un po' di dolore deve soffrire, recita il detto. Lo ben so (cit.) io che, avendo la sventura di una pelle impura (che fa anche rima :-)), ogni tanto ricorro alla pulizia del viso dall'estetista; comunque la faccio assai meno spesso di quanto sarebbe necessario... questo perché dietro il soave nome del trattamento si cela una delle peggiori torture che una donna (ma anche un uomo, perché no) possa consapevolmente scegliere di autoinfliggersi per migliorare il proprio aspetto! ;-) Secondo te sto esagerando? Non ne sarei così sicura... «Suvvia, non può fare così male», starai pensando tu che non hai mai provato quest'esperienza. E invece sì, eccome se lo fa... roba che al confronto il fastidio provocato dalla famigerata ceretta, e sperimentato pure da Mel Gibson in What Women Want, fa ridere i polli: in quel caso un rapido strappo e passa la paura, mentre invece... :-S
Ieri pomeriggio mi sono sottoposta al trattamento presso un nuovo centro estetico (nuovo per me, almeno), visto che l'ultimo dov'ero stata non mi aveva soddisfatta: rispetto al solito la pulizia del viso era stata pressoché indolore, è vero, ma quasi non notavo alcun miglioramento rispetto a prima. L'esperienza di ieri, invece, è stata paragonabile alle precedenti: come se non bastasse il dolore, tanto acuto da farmi lacrimare gli occhi (e io che credevo di avere una sopportazione degna di un marine... non ho fiatato, comunque!), ci si è messa pure la lampada puntatami in faccia dall'estetista per ispezionare a dovere l'area da trattare. Posso assicurare che, con le lacrime agli occhi (per chiusi che fossero), una luce intensa dà un fastidio insopportabile. A un certo punto la tipa mi ha comunicato che preferiva non insistere più di tanto perché la mia pelle è troppo delicata e si stava arrossando parecchio, però mi ha consigliato di tornare fra un mesetto per completare l'opera. Io però non lo so mica se me la sento! (Questo post, in effetti, l'ho scritto "a futura memoria"... ;-))

lunedì 21 dicembre 2009

Il giorno più corto che ci sia

Lunedì scorso, mentre ascoltavo in macchina Radio Dimensione Suono, ho sentito il conduttore Marco Liorni affermare con convinzione che il giorno precedente, 13 dicembre, era stato il dì più corto dell'anno; «Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia», recita in effetti il detto popolare. Eppure basterebbe una minima infarinatura di astronomia per rendersi conto che in realtà il giorno più corto dell'anno, cioè quello con il minimo intervallo di tempo fra l'alba e il tramonto, deve ragionevolmente coincidere con il solstizio d'inverno, ossia il momento in cui il Sole, nel suo moto annuo lungo l'eclittica, viene a trovarsi alla sua minima declinazione (ho cercato una definizione più semplice e intuitiva, ma non mi è venuta... :-S): quest'anno tale evento si verifica proprio oggi, 21 dicembre, per la precisione alle ore 17:47 UTC.
La credenza secondo cui il giorno più corto sarebbe quello di Santa Lucia, comunque, non è priva di un suo fondamento... per risalire al quale bisogna però tornare indietro di oltre quattrocento anni. Fino al 1582, in effetti, il solstizio d'inverno cadeva appunto fra il 12 e il 13 dicembre; questo perché nel corso dei secoli si era creato un significativo sfasamento tra calendario civile e calendario solare. Per porre rimedio a tale anomalia Papa Gregorio XIII decretò, sulla base di accurate osservazioni astronomiche, che si sopprimessero i dieci giorni di sfasamento accumulati, passando direttamente dal 4 ottobre al 15 ottobre 1582 (e, per evitare che il problema si riproponesse a distanza di tempo, venne pure cambiata la regola usata per determinare gli anni bisestili): ecco quindi il famoso calendario gregoriano, che prese il posto di quello giuliano. Questa circostanza dei dieci giorni "spariti nel nulla" dovrebbe essere nota a chi, come me, si è cimentato nell'implementazione di un sia pur semplice calendario perpetuo (con il Commodore 64, bei tempi...! :-)).
Per farla breve, dopo la riforma del calendario il solstizio passò al 21-22 dicembre. Va comunque rilevato che ancor oggi, attorno al 13 dicembre, si ha effettivamente un "accorciamento" delle giornate, nel senso che quello è il periodo dell'anno in cui il Sole tramonta prima. D'altronde, in occasione del solstizio, il Sole tramonta un pochino più tardi, ma pure l'alba è ritardata di alcuni minuti: in definitiva, pur tramontando dopo, il Sole resta sopra l'orizzonte circa tre minuti in meno rispetto al giorno 13, e così si ha il dì più corto dell'anno.
[Per la stesura di questo post sono debitrice delle Guide di Supereva :-)]

domenica 20 dicembre 2009

Tre case, tre servizi

Quest'oggi ti propongo un enigma piuttosto famoso.
Ci sono tre case e tre fonti: una di gas, una d'acqua e una di elettricità. Come si può collegare ciascuna casa con ciascuna fonte per mezzo di linee che stiano sullo stesso piano e non si incrocino?
Ecco uno schema illustrativo:


Magari questo problema lo conosci già... e in tal caso, per favore, non suggerire nei commenti! ;-) Tanto prevedo di aggiungere la soluzione, corredata da qualche considerazione, in fondo a questo stesso post entro domani: quando l'avrò fatto, non dovrebbe essere difficile intuire il perché della mia scelta... :-)







Rieccomi qua. Se ti sei scervellato per venire a capo del problema, me ne rammarico. Il fatto è che non è proprio possibile risolverlo nel piano! Una superficie sulla quale il problema ammette soluzione però esiste: basta pensare a un toro, ossia, in parole povere, una superficie a forma di ciambella (nulla a che vedere con il bovino ;-)).


Una curiosità: se anziché tre le fonti fossero soltanto due, il problema sarebbe risolubile? Sì, e pure piuttosto agevolmente... e continuerebbe ad esserlo anche se il numero delle case salisse a quota quattro, cinque, eccetera. Vedere per credere!


P.S.: Per scrivere il post ho attinto parecchio da questa pagina, che ti consiglio di leggere perché propone interessanti approfondimenti. Se conosci l'inglese, puoi anche leggere qui.
P.P.S.: Ci sarebbe un altro intrigante problema che ha a che fare con i grafi, quello dei ponti di Königsberg...

sabato 19 dicembre 2009

Piaceri della vita

Ieri sera ho preso parte all'Abruzzo Blogger Christmas Dinner, presso il Ristorante 42 (perché si chiama così? Qui c'è un indizio... ;-)) in quel di Bucchianico. È stata davvero una bella serata, non soltanto per la piacevolissima compagnia, ma anche per il menu, che prevedeva una ricca selezione di antipasti (roba che alla fine ero già quasi sazia :-)), fettuccine fatte "in casa" ai funghi porcini, filetto di maiale in crosta di bacon e, per finire in bellezza, un tortino al cioccolato col cuore morbido che era la fine del mondo! :-P
A proposito del piacere di mangiare senza l'incubo di una linea da top model, riporto qui di seguito un brano che circola in Rete da un po', e che personalmente ho scoperto grazie a Blond.
Qualche tempo fa, sulla vetrina di una palestra, comparve un manifesto che rappresentava una ragazza spettacolare, accompagnata dalla scritta "QUEST'ESTATE VUOI ESSERE SIRENA O BALENA?".
Si dice che una donna, di cui non ci è pervenuta la tipologia fisica, ha risposto alla domanda in questi termini:
«Egregi signori, le balene sono sempre circondate da amici (delfini, foche, umani curiosi), hanno una vita sessuale molto vivace, ed allevano dei cuccioli che allattano teneramente. Si divertono come pazze coi delfini, e si strafogano di gamberetti. Nuotano tutto il giorno e scoprono posti fantastici come la Patagonia, il mar di Barens o le barriere coralline della Polinesia. Cantano benissimo e registrano talvolta dei CD. Sono impressionanti e sono amate, difese ed ammirate da quasi tutti.
Le sirene non esistono. Ma se esistessero farebbero la fila dagli psicologi in preda ad un grave problema di sdoppiamento della personalità (donna o pesce?). Non avrebbero vita sessuale perché ucciderebbero tutti gli uomini che si avvicinano (e del resto come farebbero?). Non potrebbero fare neanche bambini. Sarebbero graziose, è vero, ma solitarie e tristi. E del resto chi vorrebbe vicino una ragazza che puzza di pesce?
Non ci sono dubbi, io preferisco essere una balena.
P.S.: In quest'epoca in cui i media ci mettono in testa che solo le magre sono belle, io preferisco mangiare un gelato coi miei bambini, cenare con un uomo che mi piace, bere un vino rosso coi miei amici.»

venerdì 18 dicembre 2009

Musica per il Natale

Se fino a poco tempo fa mi avessero chiesto quale fosse la canzone di Natale più cantata nella storia della discografia, senza esitazioni avrei risposto White Christmas (qui video, testo originale e traduzione in italiano). E invece no, pare che il pezzo composto da Irving Berlin sia "soltanto" uno dei singoli più venduti di tutti i tempi, nella versione interpretata da Bing Crosby. Stando a Wittgenstein, il brano natalizio più "coverizzato" (brrr, che brutto anglicismo ;-)) è invece The Christmas Song (Chestnuts Roasting on an Open Fire), di Mel Tormé e Bob Wells, che personalmente non conoscevo affatto: qui trovi il testo e qui l'interpretazione della splendida voce di Céline Dion.
Colgo l'occasione per proporti una mini-playlist a tema con alcune divertenti performance di Elio e le Storie Tese! :-)
Sempre a proposito di Natale... ieri sera ho visto al tg un servizio che illustrava una ricerca dei medici inglesi secondo cui Babbo Natale, con la sua obesità, la tendenza ad alzare troppo il gomito e l'abitudine a non allacciare le cinture di sicurezza quando viaggia sulla sua slitta, rappresenterebbe un cattivo esempio per i più piccoli. Pareva che il giornalista avesse preso molto sul serio queste conclusioni... ma forse non era proprio il caso: secondo il Corriere «le riviste mediche inglesi non lesinano di declinare a loro modo il tipico humor britannico, e colgono in genere l'occasione per prendere un po' in giro i loro serissimi lettori in occasioni come il 1 aprile o, appunto, le festività di fine anno». :-)
[L'immagine è tratta da Un mare di pasticci]

giovedì 17 dicembre 2009

Press the 8

Come forse saprai, è in corso fino a domani la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. L'obiettivo di questo summit è raggiungere un accordo sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. In occasione del vertice di Copenaghen GCAP (Coalizione Italiana contro la Povertà), sigla che raccoglie più di 70 associazioni in tutta Italia, ha ideato una campagna contro la povertà sviluppata interamente su Facebook e lanciata dal video che trovi qui di seguito.


Il video presenta un giochino che consiste nel "fare pressione" sugli otto potenti della Terra, colpendoli sulla testa con un soffice martello virtuale di gommapiuma per spingerli a fare di più contro la povertà. A me pare un'idea simpatica, anche se, con i tempi che corrono e con quello che dicono i media a proposito degli utenti dei social network, non vorrei che qualcuno gridasse all'istigazione alla violenza... :-S
Benché questa campagna sia interamente virtuale, essa sollecita risposte reali per contrastare il dramma del sottosviluppo nel Terzo Mondo. Un po' di cifre: secondo le più recenti stime della FAO, le persone che soffrono la fame hanno ormai superato quota un miliardo; più di due miliardi e mezzo non hanno accesso a strutture igienico-sanitarie adeguate; ogni minuto una donna muore per cause connesse alla gravidanza e al parto; dieci milioni di bambini, il 99% dei quali nei paesi in via di sviluppo, muoiono ogni anno prima di compiere i cinque anni di età, spesso per patologie evitabili; dei 33 milioni di persone colpite dall'HIV, di cui il 90% si trova in Africa sub-sahariana, solo uno su cinque ha accesso ai farmaci indispensabili per continuare a vivere; un miliardo sono i disoccupati ed inoccupati e 781 milioni gli adulti analfabeti, due terzi dei quali donne. A questo punto, cosa aspetti a firmare la petizione o a diventare fan di GCAP?

mercoledì 16 dicembre 2009

Per un Natale ecologico

Hai già pensato ai regali di Natale? Non ancora? Evvai! :-) No, non ti sto incoraggiando a ridurti all'ultimo momento: semplicemente, mi fa piacere che non sia troppo tardi per darti alcune indicazioni di buon senso utili a vivere le Feste contribuendo nello stesso tempo a salvare il nostro pianeta (sto esagerando? Niente affatto... bisogna pur partire dalle piccole azioni quotidiane e concrete!). Mi riferisco agli obiettivi scelti dalla community di ZZUB per la seconda fase della campagna di passaparola dedicata alla community ecologista You4Planet.
  • Obiettivo numero uno: Fare attenzione al pacchetto da regalo. Lo sapevi che, per ogni regalo fatto, ognuno di noi contribuisce all'inquinamento del pianeta? In caso negativo, puoi ancora rimediare ponendoti un obiettivo ecologico da raggiungere per questo Natale. Un'ottima idea sarebbe quella di fare attenzione agli sprechi dovuti al pacchetto da regalo, cercando di utilizzare meno carta plastificata e più carta riciclabile e meno scotch. Se sei interessato a salvare il mondo con una piccola azione, partecipa anche tu iscrivendoti a You4Planet!
  • Obiettivo numero due: Evitare gli sprechi di Natale. Durante le Feste capita di frequente di lasciarsi prendere la mano, partecipando a pranzi e cene dove si mangia di tutto, e spesso alla fine si è costretti a gettare gli avanzi. Sigh, non ti piange il cuore a vedere tutto quello spreco? Non sarebbe bello se da quest'anno si cambiasse atteggiamento? Ad esempio, potresti invitare le persone che vengono a cena da te a portare un contenitore per alimenti, così ognuno potrà mangiare i gustosi avanzi nei giorni successivi. Se sei deciso ad evitare gli sprechi insieme a noi, iscriviti a You4Planet e racconta il tuo obiettivo!
  • Obiettivo numero tre: Fare almeno un regalo ecologico. Quest'anno proponiti di fare almeno un regalo ecologico... anzi, meglio se più d'uno. Nel caso di un oggetto in legno assicurati che porti il marchio TSC, o altrimenti informati su quanto rispettino l'ambiente i prodotti che comprerai e le aziende che li producono. Se ti va di aiutarci a promuovere questo nobile obiettivo, iscriviti a You4Planet e contribuisci a salvare l'ambiente!

martedì 15 dicembre 2009

Cinepandori e cinetorroni

L'altra sera sono andata al cinema a vedere A Christmas Carol in 3D (qui il trailer): celebre storia fantasy ricca di spunti moralistici, ma davvero capace di toccare il cuore e di far riflettere sull'importanza degli affetti sinceri e dei valori più autentici e profondi rispetto all'arido accumulo di beni materiali. Sul piano del coinvolgimento emotivo... non so perché, ma devo ammettere che mi commuove di più il delizioso Canto di Natale di Topolino: se solo ripenso al modo in cui il cortometraggio animato disneyano racconta il triste destino del piccolo Timmy, mi vengono le lacrime agli occhi. Come ha scritto Mariarosa Mancuso sul Foglio a proposito della nuova produzione di Walt Disney Pictures, «Quando in un film la città risulta più interessante dei personaggi e gli effetti speciali trascinano più della storia, vuol dire che qualcosa non funziona». Comunque, sul piano dello spettacolo, questo ennesimo adattamento cinematografico del racconto Canto di Natale di Charles Dickens merita sicuramente di essere visto, sul grande schermo e, se possibile, in 3D: l'impatto di certe scene (in particolare quelle di volo) è davvero impressionante, e, parlando dei risultati ottenuti con la tecnica detta performance capture... beh, c'è da rimanere a bocca aperta. Robert Zemeckis è sempre troppo avanti quando si tratta di coniugare star in carne ed ossa (in questo caso pressoché irriconoscibili, Jim Carrey compreso) con le potenzialità più avanzate dell'animazione! Non dimentichiamoci che si tratta dello stesso regista che ha diretto Chi ha incastrato Roger Rabbit e Polar Express, oltre ai tre mitici episodi di Ritorno al futuro. Per quanto di solito io faccia a meno di noleggiare home video di pellicole che ho già visto al cinema, se fra i contenuti speciali del dvd di A Christmas Carol sarà incluso il making of, varrà sicuramente la pena di guardarlo!
Cambiando decisamente genere... domenica pomeriggio sono tornata al Multiplex Arca per vedere Cado dalle nubi (qui il trailer), con il comico Luca Medici meglio noto come Checco Zalone. In occasione dell'uscita, a dire il vero, ero intenzionata a snobbarlo, non perché io abbia scelto la strada del boicottaggio nei confronti delle aziende che gravitano attorno al premier (al riguardo mi regolo più o meno come Alberto Cane: «mettendo sui piatti della bilancia da una parte quello che ci perdo io e dall'altro quello che farei perdere a mister B. mi sembra che tutto vada a mio svantaggio»), ma perché ero abbastanza esasperata dalle innumerevoli markett... ehm, comparsate promozionali del protagonista in televisione. Però, dopo che una persona che conosco, e che era andata a vederlo, me l'ha caldamente consigliato definendolo perfetto per un paio d'ore di buonumore, ho deciso di seguire il suo consiglio, e sono contenta di averlo fatto: si ride parecchio, e la volgarità è davvero ridotta al minimo (conoscendo gli sketch televisivi del comico, e dopo aver letto durante il mio soggiorno fiorentino l'intervista pubblicata su La Nazione, mi aspettavo qualcosa di assai più greve). Qualcuno ha assimilato Cado dalle nubi a Borat... ma secondo me non c'è paragone, e non soltanto perché i riferimenti socio-culturali (uh, che parolone! :-)) della pellicola nostrana mi risultano più familiari e perché mi è più naturale immedesimarmi nelle vicende di un meridionale trapiantato al Nord piuttosto che in quelle di un kazako alla conquista dell'America: semplicemente, mentre Cado dalle nubi l'ho trovato simpatico e a tratti tenero, lo sconcertante blockbuster con Sacha Baron Cohen è pieno zeppo di momenti trash gratuiti quanto fastidiosi.
Qualche parola sulla trama (adesso che ci faccio caso, ci sarebbe un paio di spoilerucci... quindi, per quanto non si tratti mica di un thriller, se devi ancora vedere il film ma non desideri rovinarti la sorpresa ti suggerisco di saltare a piè pari il prossimo paragrafo!).
Checco Zalone, dopo che la fidanzata storica Angela gli ha dato il benservito, parte dalla natia Polignano a Mare alla volta di Milano per provare a realizzare il suo sogno di sfondare come cantante. Come spesso accade al giorno d'oggi, un reality show sarà la chiave del successo.
Nella metropoli lombarda Checco incontra per caso la bella studentessa Marika (Giulia Michelini), e se ne innamora a prima vista. Peccato che la ragazza sia figlia di un esponente del Partito Del Nord (ti lascio indovinare a quale partito italiano sia ispirato ;-)), il quale non vede affatto di buon occhio l'eventualità di avere un genero "terrone"...
Il personaggio di Checco, un tamarro che vive un rapporto a dir poco conflittuale con la lingua italiana, sarebbe assolutamente adorabile nel suo candore... se solo non si trattasse di un "troglodita" venuto su a suon di pregiudizi razziali e omofobici. Il fatto di essere ospitato da una coppia di uomini sessuali, uno dei quali è suo cugino e non si decide a fare outlet con la famiglia di origine, sarà per lui l'occasione per acquisire vedute più aperte... forse! ;-)
Dopo il successo di questo film, a Luca Medici verrà sicuramente chiesto di ripetersi... ma gli toccherà inventarsi qualcosa di completamente nuovo, visto che la carta pseudo-autobiografica se l'è già giocata. Che si goda il momento, intanto, poi si vedrà! :-)

lunedì 14 dicembre 2009

A proposito del fatto del momento

Da ieri non si parla d'altro che della sanguinosa aggressione subita dal premier Silvio Berlusconi, nel momento in cui questi si era sottratto alla scorta per concedersi l'abituale bagno di folla, e del dibattito che ne è scaturito... e, siccome l'accaduto mi ha turbata parecchio, vorrei provare a esprimere anch'io il mio pensiero al riguardo. Chissà, quello che sto per scrivere potrebbe sembrarti la prova che sono stata contagiata pure io dal clima d'odio imperante oggigiorno in Italia... e in tal caso ti invito a leggere fino in fondo, prima di prendertela con me! ;-)
Devo ammettere che trovo abbastanza condivisibili i contenuti dell'intervista rilasciata da Rosy Bindi, per quanto l'interessata abbia successivamente cercato di rettificare. Ciò non implica da parte mia nessuna intenzione di giustificare un gesto inqualificabile (non so quante volte ho letto quest'aggettivo da ieri)... ma non ci trovo proprio nulla di male nel fatto che qualcuno cerchi di spiegarlo.
Citando Spinoza, «Centrodestra compatto: "È una conseguenza del clima di odio". Finalmente un po' di autocritica». Battute a parte, era evidente da un pezzo che nel nostro Paese non si respirava un clima dei più sereni, per usare un eufemismo; negare che il premier abbia contribuito in misura significativa ad alimentare questa situazione equivale a scaricare tutta la responsabilità sull'opposizione, e ciò mi pare davvero ingiusto, oltre che poco saggio (rifiutarsi di riconoscere con onestà tutte le possibili motivazioni alla base di certi fatti non è certo la premessa ideale per evitare che si ripetano). Ad alcuni oppositori di Berlusconi si possono rimproverare certi toni troppo accesi, dettati da un fervore a dir poco eccessivo (che dire allora del comizio tenuto ieri, poco prima dell'aggressione, dallo stesso premier?), ma non un lessico particolarmente infelice, o perlomeno non più irresponsabile rispetto a quello usato da esponenti della maggioranza. Rivolgere critiche costruttive a chi detiene il potere è un diritto sacrosanto, e spero proprio che non si arrivi a negarlo con la scusa che «qualche esagitato potrebbe passare alle vie di fatto», perché altrimenti rischieremmo di finire come in Iran.
Il gesto isolato di Massimo Tartaglia ha giustamente suscitato un'indignazione pressoché unanime. Secondo lo stesso principio, mi aspetterei una presa di posizione non meno netta da parte di chi ha in mano le sorti del Paese, quando capita che esternazioni grondanti astio nei confronti di intere categorie di persone percepite come "diversi" (immigrati, extracomunitari, omosessuali) sfocino nella violenza vera e propria... ma non mi pare che le cose vadano esattamente così.
Tornando ai fatti di Piazza Duomo, personalmente non ce l'ho tanto con l'aggressore, che non si può definire un terrorista ma uno sventurato non padrone di sé (singolare il parallelismo con le parole usate da Carlo Azeglio Ciampi a proposito del destinatario dell'odio di Tartaglia) che con ogni probabilità ha davanti a sé un futuro ancor più difficile rispetto al suo passato. Piuttosto, ce l'ho con gli iscritti ai gruppi e alle fan page di Facebook inneggianti al suo "eroico" gesto: probabilmente costoro non si rendono neanche conto di quanto danno rechino alla causa che credono di sostenere. In tempi non sospetti ho stigmatizzato (venendo a mia volta criticata su FriendFeed da chi rivendicava senza alcun imbarazzo il suo odio nei confronti del premier) la diffusa tendenza ad auspicare la dipartita del "nemico"... quindi figuriamoci se posso concepire che qualcuno ricorra alla violenza fisica perché non ce la fa ad aspettare che la natura faccia il suo corso! Di fatto, l'unica via percorribile è quella di impegnarsi, ognuno nei limiti delle proprie possibilità, per """far fuori""" (meglio abbondare con le virgolette ;-)) l'avversario non fisicamente ma con mezzi leciti, ossia costruendo un'alternativa valida in grado di raccogliere le preferenze di coloro che finora hanno creduto alle promesse dell'attuale maggioranza.
A proposito del berlusconismo, che rappresenta il nostro Paese più di quanto siamo disposti ad ammettere, segnalo un post di S.B. del quale condivido pure le virgole!
P.S.: Dopo tutto ciò che è successo ieri, questa notizia è passata praticamente inosservata... ma non è sconcertante?!

domenica 13 dicembre 2009

Finalmente Firenze!

Giorni fa avevo accennato di essere in partenza, ma non ti ho ancora raccontato dove sono stata. Beh, se a quell'elenco di piatti tipici avessi aggiunto la bistecca alla fiorentina, avresti intuito senza indugio che la mia destinazione era una delle città più belle del mondo, culla dell'arte e dell'architettura: Firenze, appunto! :-) Ci tenevo a visitarla perché, come scrissi qualche tempo fa, non ci ero mai stata prima, lacuna imperdonabile per una come me... e adesso posso dire che mi rammarico di non esserci andata subito dopo l'esame di maturità, quando le nozioni di Storia dell'Arte erano ancora fresche nella mia memoria.
Malgrado ciò che si poteva immaginare leggendo il mio post dell'altro giorno, l'esplorazione gastronomica non era di certo la ragione principale di questo viaggio... che però è stato soddisfacente anche sotto tale aspetto: ho avuto modo di assaggiare un paio di specialità umili ma gustosissime come la ribollita e i fagioli all'uccelletto, oltre ai famosi cantucci col vin santo (la bistecca e la trippa... no, non me la sono sentita).
Il soggiorno l'avevo prenotato tramite Expedia: ho scovato un'opportunità davvero conveniente presso l'Hotel Kraft, a dugento metri dall'Arno (a detta del concierge, ma secondo me anche meno), poco distante dalla stazione ferroviaria e dalla chiesa di Santa Maria Novella (non ci posso credere, ho linkato Pupo! ;-)), e non me la sono lasciata sfuggire. L'hotel era davvero carino; la stanza era un po' piccola, ma perfetta per le mie esigenze. Il panorama non era il massimo, ma tanto sono stata in giro dalla mattina alla sera... e poi la Camera con vista me l'ero portata da casa. Mi riferisco all'omonimo romanzo la cui prima parte è ambientata proprio a Firenze, da me comprato in quinta liceo quando la prof di Inglese ci assegnò alcuni brani in lingua originale, ma che aspetta da allora di essere letto integralmente dalla sottoscritta... e aspetterà ancora, perché se devo essere sincera non ero in vena di dedicarmici nel corso di questa breve vacanza. L'unico inconveniente della sistemazione è che fra i criteri di ricerca avevo impostato "ristorante in hotel", con l'intenzione di richiedere in un secondo momento il trattamento di mezza pensione (rientrando dopo una giornata intera passata a scarpinare, poter cenare in albergo è una bella comodità)... e soltanto quando ho telefonato per confermare il mio arrivo ho scoperto che nei mesi invernali la cucina è chiusa. Se non altro potevo cominciare la giornata con una ricca colazione a buffet! :-P
Ho visitato tutti i principali punti di interesse della città, dal Duomo a Santa Croce, dal panoramico Campanile di Giotto alla Galleria degli Uffizi; anche se ho avuto solamente un'ora e mezza di tempo per visitare quest'ultima prima della chiusura, fa un certo effetto poter contemplare "dal vivo" quadri che hai sempre visto solo in fotografia, come la Venere e la Primavera del Botticelli. Diverse opere erano "assenti giustificate", alcune perché in prestito in occasione di importanti mostre in giro per il mondo, altre perché in corso di restauro o di trattamento di disinfestazione da insetti xilofagi. Mi sono persa, ahimè, il Museo di Storia della Scienza: quando ci sono passata era ancora aperto, ma la biglietteria era ormai chiusa. Ecco un buon motivo (ma ce ne sarebbero a bizzeffe) per tornare a Firenze prima o poi: del resto era impensabile vedere in soli quattro giorni tutto ciò che vale la pena di essere visto.
Quando avrò dato una sistemata alle trecentotrentasette foto che ho scattato, magari proverò a mettere per iscritto le mie impressioni sulle bellezze che ho visto, anche se sarà pressoché impossibile esprimere qualcosa che non sia già stato detto chissà quante volte da altri. Una cosa, però, ci tenevo a raccontarla subito, perché si riferisce a un avvenimento che merita di essere ricordato.
Lasciandomi alle spalle gli Uffizi e percorrendo il Lungarno in direzione del Ponte Vecchio, il mio sguardo è caduto su un'insegna su cui compariva un nome tristemente noto: Via dei Georgofili. Sedici anni fa quella strada fu teatro di un attentato di stampo mafioso che costò la vita a cinque persone, fra le quali Nadia Nencioni, di nove anni, e la sorellina neonata Caterina, morte insieme ai genitori in seguito all'esplosione di un'autobomba. Mi sono incamminata lungo il vicolo scoprendo le testimonianze di quella drammatica notte fra il 26 e il 27 maggio 1993: davanti all'Accademia dei Georgofili è stato piantato un olivo, albero dal grande valore simbolico per la sua «emblematica capacità di rigenerare la propria chioma produttiva quando viene offesa o anche del tutto stroncata da straordinari eventi naturali o da azioni perverse dell'uomo stesso», e, proprio sopra una targa commemorativa, è stata affissa la copia di una poesia scritta sul quaderno di scuola dalla piccola Nadia appena tre giorni prima della sua tragica fine. Quel componimento, intitolato Il tramonto, a posteriori suona quasi come una premonizione: «Il pomeriggio se ne va. Il tramonto si avvicina, un momento stupendo. Il sole sta andando via (a letto): è già sera, tutto è finito».

giovedì 10 dicembre 2009

Culture in movimento

Leggendo la newsletter dell'associazione culturale Movimentazioni, di cui ho parlato poco tempo fa, sono venuta a conoscenza di un'iniziativa davvero interessante che ci tengo a segnalare qui. Sto parlando di Culture in movimento, un evento che racchiude al suo interno sia la quarta edizione del Festival dei popoli migranti che la seconda della Festa dell'integrazione, e che si terrà domenica prossima, 13 dicembre, a partire dalle 15.30 in Piazza Santa Caterina a Pescara. Iniziative come questa mi sembrano un'ottima opportunità per contribuire a una maggiore apertura nei confronti di culture differenti e contrastare per quanto possibile il clima di crescente intolleranza che si respira oggigiorno nel nostro Paese.
La giornata inizierà con i giochi per i più piccoli, poi seguirà la tavola rotonda dal titolo "I diritti dei migranti" con una particolare attenzione dedicata al Pacchetto Sicurezza, tema di grande attualità. La festa si colorerà con suoni e colori dal mondo, con la musica, la proiezione di un film, il tutto condito da un lauto buffet multietnico per augurare un Buon Natale agli intervenuti.
Ecco il programma della giornata:
15.30: Animazione per bambini
16.30: Dibattito sui diritti dei migranti (parteciperanno le istituzioni locali, i sindacati, le associazioni e le comunità dei migranti)
18.00: Cerimonia del caffè etiopico ed eritreo
18.30: Jamafrica in Concerto: Clean Heart - Djset Reggae
20.00: Buffet multietnico a cura dell'associazione culturale Abissinia
20.30: Proiezione del film The Millionaire (2008), regia di Danny Boyle
Clicca sulla locandina per visualizzarla in versione ingrandita, oppure visita il blog dedicato.
Culture in Movimento è un evento organizzato dalla Società delle Culture e i Panettieri dell'Anima in collaborazione con Movimentazioni, Book Caffè Primo Moroni, Fondazione PescarAbruzzo e la CGIL Pescara.

Pensieri che contano

Rieccomi! :-) Questa sera vorrei invitarti a dare un'occhiata al filmato qua sotto.


Il video, dal titolo Diversamente uguali, è stato realizzato per promuovere Giftee, un progetto di commercio solidale che si prefigge di fare, e soprattutto di "far fare", beneficenza in maniera tangibile. L'idea è tanto semplice quanto efficace: acquistando un prodotto, ne regali uno uguale a chi ne ha davvero bisogno. Al progetto hanno già aderito ONLUS come Ai.Bi. Amici dei Bambini, O.N.G. Gandhi, ASPE ONLUS, Associazione Famiglia Cabriniana, Aldeas Agape. Per maggiori informazioni puoi visitare il sito http://www.giftee.it.
Colgo l'occasione per segnalare che anche quest'anno si ripropone l'iniziativa chiamata Lista dei Desideri, della quale ho già parlato un Natale fa. Non sai cosa regalare per Natale? Perché non uno yak, quaranta polli, una zanzariera, un posto a scuola o alberi da frutta? Grazie a Save the Children puoi scegliere fra ventidue regali realmente utili, garantendo un futuro a milioni di bambini in tutto il mondo. Per saperne di più, leggi il comunicato stampa oppure visita direttamente il sito!

giovedì 3 dicembre 2009

Italia che vai, leccornie che trovi

Se a partire da domani fino a martedì prossimo pubblicherò qualcosa, vorrà dire che ho trovato una connessione Wi-Fi da "scroccare" con il netbook. ;-) E già... sono in partenza per la "patria" della ribollita, della pappa al pomodoro, dei fagioli all'uccelletto e della trippa! :-D (Non sono affatto sicura che queste specialità culinarie siano tutte di mio gusto, ma qualcosa assaggerò senz'altro) Orsù, è arrivato il momento di dedicarmi ai preparativi... ma prima, tanto per restare in tema gastronomico, ti segnalo un paio di ricette che mi ricordano le vacanze dell'estate scorsa. Trattasi di due gustosissime Spezialitäten altoatesine: il Kaiserschmarren, un dessert "brutto ma buono" con alle spalle una curiosa storia davvero regale :-) (il suo nome in effetti significa "frittata dolce dell'imperatore"), e i rinomati canederli, in tedesco Knödel.

mercoledì 2 dicembre 2009

Stasera esco!

Devo ammetterlo, la terza edizione di XFactor, che si concluderà questa sera, non mi ha affatto "conquistata". Sarà il poco tempo trascorso da XFactor 2, un cast di concorrenti non proprio entusiasmante, l'atteggiamento troppo spesso cinicamente strategico dei giurati, la molleggiated housewife che è riuscita nell'impresa di farmi rimpiangere amaramente Simona Ventura... fatto sta che la maggior parte delle puntate l'ho seguita in modo piuttosto distratto, e neppure fino in fondo. La finalissima, però, non me la voglio perdere... solo che dovrò guardarmela "in differita", perché stasera vado a teatro a vedere Recital di Corrado Guzzanti! Non vedo l'ora!!! :-D Dopo aver letto in giro commenti parecchio entusiastici, spero tanto che lo spettacolo si riveli all'altezza delle mie aspettative, e che il grande comico romano mi regali (si fa per dire, visto il prezzo non proprio esiguo dei biglietti! ;-)) una serata all'insegna del divertimento intelligente.
A Pescara i biglietti sono andati esauriti con molto anticipo, e così per reperirli ho organizzato una "spedizione" a Chieti, dalla quale ho riportato a casa pure un mini-reportage fotografico. Con queste istantanee (più altre tre scattate a una delle mie fonti di ispirazione predilette, il porto turistico di Pescara, sotto un cielo cupo ma affascinante) arrivo a quota duecento... e quindi, se non passo a un account Flick Pro, potrò vedere solamente le mie 200 foto più recenti. Mi sono comunque ripromessa di prendere in considerazione le caratteristiche di servizi alternativi come Picasa e Zooomr (ma mi hanno segnalato pure deviantART). Hai qualche dritta in proposito? :-)

Aiuta il fuggitivo!

È partito ieri il concorso di Nokia The Big Escape, che durerà fino al 31 gennaio 2010. Nel regolamento si legge che la finalità dell'iniziativa è quella di promuovere il nuovo sistema Nokia Maps 3.0... più o meno come immaginavo.
I livelli previsti sono quattro, e lo scopo del gioco è aiutare il protagonista a fuggire dai suoi nemici e a trovare invece le mete più cool e divertenti, seguendo le indicazioni di OVI Maps.
In palio ci sono otto cellulari Nokia N97 e venti licenze di navigazione OVI Maps 3.0 per un anno, con estrazione quindicinale. Non manca un superpremio finale: una fiammante automobile MINI modello Ray D.
Cosa aspetti? Crea subito la tua OVImail, se non l'hai già fatto, e comincia a giocare! :-) (Io mi sono appena registrata, scoprendo che il mio nickname "storico" non era più disponibile... e vorrei proprio sapere chi è stato/a a soffiarmelo, grrr! ;-))

martedì 1 dicembre 2009

Eque ripartizioni

Quest'oggi ti propongo un simpatico rompicapo geometrico che ho trovato qui per caso sotto forma di presentazione PowerPoint, e che ho tradotto in italiano intitolandolo Quattro domande quattro (il titolo originale era 4 Square Questions, vabbe'). Consta di varie fasi ed è fatto in modo da invogliare il lettore a cercare le soluzioni, che comunque vengono mostrate man mano che si sfogliano le varie slide. Enjoy! :-)

lunedì 30 novembre 2009

Mitici Elii!

Anche se un po' in ritardo, non ho resistito a citare un episodio che accosta due band che mi piacciono entrambe... sia pur con tutte le differenze del caso! :-)
Ti ricordi lo scherzetto che i Muse, ospiti a Quelli che il calcio e..., hanno giocato a Simona Ventura due mesi fa? Ieri Elio e le Storie Tese, invitati nella medesima trasmissione per presentare il nuovo singolo Storia di un bellimbusto, tratto dal loro ultimo album Gattini, hanno inscenato una spettacolare parodia di quella beffa, con tanto di t-shirt in omaggio ai Muse. Qualcuno nei commenti al video ha osservato che in un certo senso la citazione non è particolarmente riuscita: infatti, nello scambiarsi i ruoli, gli Elii sono apparsi assai più credibili rispetto agli elementi del gruppo britannico (Matt alla batteria nun se poteva guarda'! :-D).
EmmeBi si riferisce alla band milanese come «l'unico gruppo italiano di rilievo di questo paese, e forse gli unici artisti italiani cui vale la pena comprare ogni singolo disco»... e francamente, considerando quello che passa in radio negli ultimi tempi, non posso dargli torto. In effetti, anche se forse le trovate sceniche degli EelST tendono a rimanere più impresse, non bisogna sottovalutare il loro indubbio talento come musicisti... e di voci maschili paragonabili a quella di Elio non è che ce ne siano tante in giro!
P.S.: Perché il titolo Gattini (sottotitolo Selezione orchestrale di classici nostri belli)? Lo spiega il mitico cantante dal monociglio in persona: «Seguiamo la regola d’oggi nella musica: conta l’immagine più del contenuto. In base a un nostro sondaggio, coloro che non comprano i nostri dischi amano i gattini. E noi glieli serviamo in copertina». Caro Stefano Belisari in arte Elio, con me puoi stare tranquillo, visto che nel mio caso sono vere entrambe le cose... :-)

[UPDATE: Non era la prima volta che Elio e le Storie Tese ironizzavano sul playback in televisione... vedere per credere! :-D]