martedì 31 maggio 2022

Alla faccia del metodo Stanislavskij!

Ultimamente, chissà perché dal momento che il film è uscito ormai quasi tre anni fa, mi sto imbattendo in un sacco di memi che prendono spunto dal metodo seguito dall'attore Joaquin Phoenix per prepararsi al ruolo di Arthur Fleck in Joker (che è un capolavoro, e se non l'hai ancora visto torno a consigliartelo caldamente). Nella realtà Phoenix si è imposto una dieta rigidissima che gli ha fatto perdere parecchio peso, e ha rischiato di fargli perdere anche il senno.

I memi in questione alludono alle esperienze più disparate che un attore può affrontare per immedesimarsi nella psiche di una persona depressa e mentalmente disturbata: eccone alcuni.

(Mi perdonerai se non lascio neanche un abbozzo di traduzione di quelli in inglese, ma questa settimana corta – dopodomani è festivo e venerdì l'azienda dove lavoro fa ponte – si sta rivelando più interminabile di una settimana normale...)






lunedì 30 maggio 2022

Viva l'Inghilterra

Questa sera prendo spunto da Sketchplanations, che a sua volta ha attinto da Project Britain, per spiegare un concetto che a quanto pare non è chiaro a tutti: la differenza tra la Gran Bretagna, il Regno Unito e le Isole britanniche. Quante volte si sente nominare l'Inghilterra a sproposito?

Il disegno è di per sé piuttosto esplicativo, ma una trascrizione non guasta.

domenica 29 maggio 2022

Che bello avere una maestra così!

In occasione del trentesimo anniversario della strage di Capaci, sui social è (ri)diventata virale la foto qui sotto...

... nella quale due bambini riproducono in maniera sorprendentemente fedele un celebre scatto con protagonisti i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Ricordavo di aver già visto in passato quell'immagine, ma a questo punto mi è venuta la curiosità di saperne di più. Ebbene, come raccontato a suo tempo da La Nuova Sardegna, la foto è tratta da un calendario 2020 realizzato dalla IV E della scuola elementare Pertini di Sassari.

La prima foto ritrae i bambini come una classe del 5 dicembre del 1950...

... e gli scatti successivi raccontano la storia del Novecento; il progetto didattico è stato elaborato dalla maestra Antonietta Dore – chapeau! – e le foto sono state realizzate da Alessandro Zoppi. Il ricavato della vendita del calendario è stato destinato in beneficenza.

Ecco le altre undici foto del calendario, a confronto con l'immagine che verosimilmente è servita da spunto.

Il Mahatma Gandhi...

... le suffragette dei primi del Novecento, quando il diritto di voto per le donne, al giorno d'oggi dato ormai per assodato in quasi tutti i Paesi del mondo, era ancora un miraggio...

... la scrittrice premio Nobel Grazia Deledda...

... la leggendaria soprano Maria Callas...

... la pittrice Frida Kahlo...

... Anna Frank, divenuta suo malgrado un simbolo della Shoah...

... i Beatles...

... la grande scienziata Marie Curie...

... l'attivista Rosa Parks...

... la cosmonauta Valentina Tereškova, prima donna nello spazio...

... e infine la ginnasta Nadia Comăneci.

sabato 28 maggio 2022

Enjoy the silence

Ieri, dopo aver appreso la notizia dell'improvvisa scomparsa di Andrew Fletcher, tastierista nonché membro fondatore dei Depeche Mode, ho voluto riascoltare Enjoy The Silence, il brano che preferisco in assoluto nel repertorio del gruppo musicale britannico (repertorio che peraltro conosco relativamente poco... e oggi grazie a Spotify ho iniziato a colmare questa lacuna).

Nel testo spiccano dei versi che, essendo io una persona dall'indole abbastanza taciturna (qualcuno direbbe fin troppo!), trovo particolarmente congeniali; ne riporto qui di seguito la traduzione.

Tutto ciò che ho sempre voluto
Tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno
È qui nelle mie braccia
Le parole sono davvero superflue
Possono solo fare male

Per restare in argomento, il caso ha voluto che stamattina io abbia letto il post pubblicato da Vera Gheno all'indomani della sua partecipazione a una delle serate di "Incontri", il festival per i quarant'anni di VIDAS - Assistenza ai Malati inguaribili. La mia sociolinguista prediletta ha avuto dieci minuti per parlare della parola SILENZIO, e questo è il testo che ha composto e letto.

Un bel tacer non fu mai scritto.
Il silenzio è d’oro.
Più facile trovar dolce l'assenzio, che in mezzo a poche donne un gran silenzio - Ah, la saggezza degli antichi!
Esistono moltissimi proverbi e modi di dire sul silenzio, un argomento sul quale sono state scritte migliaia di pagine.
Abbiamo, di questo concetto, una percezione collettiva, sociale, culturale.
Sono molte le situazioni nelle quali è prescritto che si taccia: quando parla qualcuno di potente, per esempio. A lezione, o in chiesa, o nella carrozza silenzio dei treni. C’è il silenzio del rispetto, quello del lutto, quello della contemplazione mistica. I monaci fanno voto di silenzio in modo da potersi dedicare a Dio, alla preghiera, al lavoro. Consegnano al Supremo la proprietà che ci rende umani, ossia la parola.
Contemporaneamente, "silenzio" indica qualcosa di leggermente diverso per ogni persona: c'è a chi provoca disagio il solo pensarci, c'è chi invece lo vede come qualcosa verso cui tendere. E a livello personale, quanti silenzi conosciamo? C’è quello della colpevolezza, quello dell’imbarazzo, quello dell’omertà, quello dell’ignoranza. Ma c’è anche quello della complicità, dell’amore, dell’ascolto, del pensiero (che non si può realizzare se non gli si dà spazio, per l’appunto, con il silenzio).
Che ci fa una linguista, una che lavora con le parole, a parlare di silenzio? Semplice: la comunicazione non può che essere un ricamo fatto di pieni e vuoti, di parole e di silenzi. Le prime e i secondi acquisiscono reciprocamente forza e significato. Scrive un grande sociolinguista, Giorgio Cardona:
"Questo non significa che tutto debba essere detto, che non ci siano argomenti su cui non è permesso parlare, che il silenzio non possa esso stesso significare; ma tutte queste bolle di interdizione, di divieto della parola in tanto sono possibili in quanto sono circondate dalla parola che nel delimitarne i contorni li modella e rende parlante anche il vuoto".
Quando la fantasmagoria di parole, tanto per citare Calvino, è esagerata, le parole si sciolgono e si confondono le une con le altre: si smarginano. Il pensiero si fa confuso, e la maggior parte di ciò che viene detto semplicemente non ha la forza icastica di rimanerci in testa. Il silenzio serve per permettere a ogni parola di incidersi più chiaramente nella mente, di estrinsecare il suo potere. Se mancano i silenzi, il disegno diventa caotico, difficile da seguire, faticoso. Dunque, una comunicazione che funzioni sfrutta i pieni e i vuoti in maniera intelligente e ponderata.
Il silenzio viene troppo spesso confuso con assenza di comunicazione; è, invece, un mezzo potentissimo per dire non dicendo, per manifestare vicinanza o lontananza, per creare o distruggere. Tutto dipende, in buona sostanza, dalla volontà di chi vi fa ricorso. Pensate a Whatsapp, a quando la spunta blu ci dice che l’altra persona ha visualizzato, ma non sta rispondendo. Quel silenzio è un silenzio carico di – presunti – significati. Se dall’altra parte c’è l’amato, a me càpita di nascere e morire cento volte in attesa di una sua risposta, trepidante e preoccupata, sospesa nell’incertezza come il gatto di Schrödinger.
Magari lui si stava semplicemente facendo la doccia... Ma nella nostra testa il silenzio dà origine a mille storie: le fa germogliare, talvolta in maniera incontrollata. Forse è per questo che la nostra civiltà sembra temere il silenzio, come se fosse quasi troppo pesante da sopportare: fateci caso, ogni momento è tendenzialmente riempito di musica, rumore, parole, chiacchiericcio, cicaleccio, confusione, jingle, qualsiasi cosa, l’importante è che non ci sia silenzio.
Una forma di silenzio particolarmente sadico è quella del ghosting: l’altra persona semplicemente scompare, senza spiegazioni, lasciandoti appeso alla speranza che sia solo una svista, che poi si rifaccia viva…
In una bella serie televisiva, Sex Education, uno dei personaggi dall’arco narrativo più bello, Adam, che è noto per essere il bullo della scuola, il Franti della situazione, confessa a un suo amico: io spesso vorrei dire delle cose, ma non ho le parole per farlo. E quindi meno, uso le mani. Il silenzio fragoroso dovuto alla mancanza di parole viene riempito con il rumore degli schiaffi che tiro alle persone più deboli di me.
Dunque, il silenzio è davvero tante cose diverse. Per me, il silenzio più bello di tutti rimane quello dell’intimità con la persona amata, quando si sta bene insieme anche senza dire niente, sentendosi in sintonia così, per semplice vicinanza. Forse per lo stesso motivo, per la grande importanza che do al silenzio, non sopporto il cosiddetto small talk. Non sono capace di chiacchierare a vuoto, del più e del meno. Ma se non riusciamo a stare vicini in silenzio, forse… non dovremmo stare vicini.
Cerchiamo di dare alla mancanza di parole il giusto peso. Per esempio, a volte occorre stare vicino a una persona che sta male semplicemente ascoltandola, attendendo i suoi tempi, senza forzare su di lei le nostre parole. Impariamo a capire quanto valgano le parole, e quanto valgano i silenzi, e a dosare entrambi.
A volte, il modo migliore per dire qualcosa è non dire proprio niente.

P.S.: A proposito di Spotify, utilizzo ormai da tempo la versione Free, perché dal mio punto di vista non vale la pena di pagare per risparmiarsi delle limitazioni tutto sommato di modesta entità (e poi coi podcast, che ultimamente ascolto di più rispetto alla musica, non ci sono particolari restrizioni). A un certo punto, durante la riproduzione della playlist dedicata ai Depeche Mode, partono delle note inconfondibili. È il momento dell'interruzione pubblicitaria, mi sono detta. E invece no, era proprio Just Can't Get Enough eseguita dai "Depeche". Subito dopo, però, i "consigli per gli acquisti" sono arrivati sul serio; guarda caso lo spot di Sky, che ha come jingle giustappunto il brano in questione. E mi è venuto in mente che doveva esserci qualche musicista famoso, non ricordo chi, che si è sempre rifiutato di concedere i diritti dei suoi brani per finalità commerciali. Come biasimarlo?, ho pensato.

venerdì 27 maggio 2022

Social media manager che si danno da fare

Se il mio utilizzo dei social network dovesse essere incentivato dalla quantità e qualità dei like e commenti che ricevo, probabilmente avrei lasciato perdere da un pezzo... e invece vado avanti a prescindere da ciò. Ogni tanto, comunque, qualche feedback che mi fa gongolare un pochettino arriva.

Un mese fa ho pubblicato la foto della "schiscetta" presa per la pausa pranzo al Bar Atlantic dell'Esselunga di Garbagnate, con un commento leggermente più critico del solito. Eppure, tra i "mi piace", è arrivato pure quello di @esselunga in persona! ;-) (vabbè, si fa per dire)

Due domeniche fa, invece, ho pubblicato su Instagram la foto del pranzo fin troppo abbondante che avevo infilato nel vassoio del punto vendita IKEA di Carugate, e il post è stato automaticamente esportato su Twitter...

... dove oggi ho scoperto che se ne è accorta @IKEAITALIA in persona! :-) (sempre si fa per dire)

Un altro utente ha risposto al tweet di IKEA con una GIF animata.

giovedì 26 maggio 2022

Quer pasticciaccio brutto der "due per mille"

Questa mattina mi sono recata al CAF per la cosiddetta denuncia dei redditi («ma perché denunciate i redditi, con tutto il bene che vi fanno?», diceva qualcuno ;-) ). E si è rinnovata la mia più profonda stima nei confronti di coloro che fanno assistenza fiscale di professione, perlomeno della signora che si è occupata della mia pratica, dal momento che sembrava padroneggiare concetti assolutamente al di là delle mie capacità di comprensione (e dire che, avendo studiato ingegneria, con nozioni di una certa complessità ci ho avuto parecchio a che fare, ecco).

Quest'anno avevo tutta l'intenzione di non farmi cogliere impreparata per l'ennesima volta, e decidere in anticipo a chi destinare il mio (misero) 2x1000; riguardo all'8x1000 e al 5x1000 ho le idee chiarissime da tempo. Negli ultimi anni il 2x1000 era possibile destinarlo, oltre ai partiti politici, anche alle associazioni culturali, ma spulciando varie pagine – sul sito del Governo e su quello del Ministero dei Beni Culturali – ho notato che gli elenchi degli enti ammessi erano aggiornati al 2021. Allora ho provato a porre la questione in un gruppo Facebook, e mi ha risposto una persona che sapeva benissimo quello che diceva, dal momento che in un CAF ci lavora: da quest'anno non è più possibile destinare il 2x1000 alle associazioni culturali, che peraltro ne avrebbero un disperato bisogno dopo i due anni terribili che abbiamo passato, ma solo ai partiti politici. Del resto sarebbe bastato notare la differenza tra l'ultima pagina della Certificazione Unica del 2021 (clicca per ingrandire)...

... e quella del 2022...

... per non avere dubbi al riguardo.

Insomma, alla fine non ho operato nessuna scelta: mai come quest'anno non mi viene in mente nessun partito politico che meriti davvero di essere sostenuto, e di adottare il criterio del "meno peggio" non me la sono sentita.

mercoledì 25 maggio 2022

Si dice "per favore"!

Per chi non lo sapesse...

Sudo (abbreviazione dalla lingua inglese di super user do, "esegui come super utente"), in informatica, è un programma per i sistemi operativi Unix e Unix-like che, con dei vincoli, permette di eseguire altri programmi assumendo l'identità (e di conseguenza anche i privilegi) di altri utenti.

Ma adesso la finisco di atteggiarmi ad asso dell'informatica, tanto più che con i sistemi Unix ci ho avuto ben poco a che fare, e condivido alcuni spunti al riguardo.

Una geniale vignetta di xkcd...


... un tweet di @ctrlshifti...

... e un listato scritto nel linguaggio di programmazione esoterico INTERCAL. A quanto pare, se si dimentica "please" (che significa "per favore"), la compilazione si blocca con errore "il programma non è sufficientemente educato". ;-)

martedì 24 maggio 2022

Amicizie virtuali, storie tristemente reali

Un paio di mesi fa una mia amica di Facebook, che frequentavo virtualmente dai tempi del FriendFeed, ha pubblicato l'immagine di un uomo fotografato in lontananza a mollo in un mare azzurrissimo, accompagnata dalle parole «Ciao amore mio». Nei commenti lo ha taggato – era pure lui un mio "facciamico" – e solo allora ho capito che i due, che sui social usavano uno pseudonimo e degli avatar al posto delle foto, stavano insieme, e che purtroppo lui era morto; il suo ultimo post risaliva forse al giorno prima, e nulla lasciava presagire quello che sarebbe accaduto (e su cui nulla so).

Qualche settimana dopo ho ricevuto una notifica dall'app Unfriend Finder: all'improvviso lui non figurava più nell'elenco dei miei contatti. L'unica spiegazione possibile era che qualche persona cara, probabilmente la stessa moglie/compagna, avesse preso il controllo del suo account, che in effetti risultava scomparso. Ho pensato che fosse davvero un peccato, dal momento che questa persona condivideva in continuazione immagini talmente interessanti che mi ero salvata nei Segnalibri il link al suo album per sfogliarlo di tanto in tanto. E adesso non posso più farlo. Non mi permetto di sindacare sulla decisione di chi ha eliminato l'account – avrà sicuramente avuto delle validissime ragioni – ma mi limito a confessare che questo ha in qualche modo acuito il mio dispiacere.

Ieri Facebook mi ha ricordato che era il compleanno di un altro "facciamico". Ne parlai qui anni fa all'indomani della sua scomparsa, che mi aveva addolorata moltissimo. Facebook continua ogni anno a notificarmi la ricorrenza, perché l'account è ancora attivo e nessuno lo ha reso commemorativo; ogni volta è un colpo al cuore. I suoi amici – qualche volta l'ho fatto pure io, almeno fino all'anno scorso – gli auguri glieli mandano lo stesso, roba del tipo «Buon compleanno, ovunque tu sia». Ed è una cosa di una bellezza commovente.

Sempre ieri un altro "facciamico" non ancora trentenne, che ho conosciuto ai tempi del corso di fotografia, ha comunicato una notizia straziante: la sua ragazza, ventotto anni non ancora compiuti (ma ne dimostrava persino meno), con la quale stava mettendo su casa, non c'era più. «Hai lottato con tutte le tue forze, ma purtroppo questa malattia è stata più forte», sono alcune delle parole di commiato del fidanzato. A molte persone che conosco la retorica guerresca della malattia come lotta senza quartiere che qualcuno riesce a vincere e qualcun altro no non piace, perché ci leggono il fastidioso e ingeneroso sottotesto che "muore solo chi non ci ha creduto abbastanza". Dal mio punto di vista, invece, che esistano "nemici" troppo forti per poter avere la meglio su di loro, sebbene ce la si metta tutta, è un triste dato di fatto.

lunedì 23 maggio 2022

Trent'anni dopo

Oggi, trentesimo anniversario della strage di Capaci che costò la vita al noto magistrato antimafia Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta, rievoco quel sabato pomeriggio di fine maggio in cui la ragazza non ancora sedicenne che ero si rese conto con un'evidenza agghiacciante delle atrocità a cui poteva arrivare la criminalità organizzata. Ero a casa, con tutta la famiglia, e seguivamo ammutoliti i notiziari. Uno sgomento che per quanto mi riguarda sarebbe stato superato, forse, soltanto da quello che avrei provato l'11 settembre di nove anni dopo.

Nei giorni successivi a quel lugubre 23 maggio, a scuola, i docenti, soprattutto la prof di Storia e Filosofia alla quale devo una parte non trascurabile del mio attuale senso civico, avrebbero provato per quanto possibile ad aiutarci a capire quello che a noi adolescenti fino ad allora abbastanza spensierati sembrava assurdamente incomprensibile.

Ma non era ancora finita: di lì a neanche due mesi Paolo Borsellino avrebbe fatto la stessa terribile fine del collega e amico, in via d'Amelio a Palermo, sotto casa di sua madre, sia pur con modalità un po' differenti. Benché non sia giusto né abbia senso fare una sorta di "classifica del coraggio", non posso fare a meno di pensare che, dopo quello che era capitato a Falcone, Borsellino sia andato avanti per la sua strada con l'angosciosa sensazione di essere già un morto che camminava.

Da allora, dopo Capaci e via d'Amelio, di stragi mafiose altrettanto eclatanti non ce ne sono più state. E molti esponenti di spicco di Cosa Nostra, tra i quali "il capo dei capi" Totò Riina, sono stati assicurati alla giustizia. Vuol forse dire che il sacrificio delle vittime degli attentati, con la sua potentissima valenza anche simbolica, è davvero servito a debellare il male contro cui combattevano, e che la mafia è stata di fatto sconfitta? C'è poco da essere ottimisti, soprattutto dopo aver letto le parole del professor Guido Saraceni.

Negli anni successivi, quando il potere trovò un nuovo e definitivo assetto, la mafia mise da parte le bombe, lasciando la netta impressione di non essere affatto scomparsa, ma di aver semplicemente stipulato l’accordo giusto, il patto più conveniente e proficuo, con chi di dovere.
Se non ne siete convinti, vuol dire che avete bisogno di ripassare la cronaca giudiziaria sui rapporti tra potere politico e potere mafioso – una storia drammatica e, di per sé, parecchio eloquente.

domenica 22 maggio 2022

Quando un computer deve capire se sei un essere umano

Stasera, a un paio d'anni di distanza da un post analogo, condivido un po' di memi sui CAPTCHA, acronimo che si pretende derivato dall'inglese "Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart" (test di Turing pubblico e completamente automatico per distinguere computer e umani).

Cosa ti rende umano?
  • Amare e prenderti cura degli altri
  • Selezionare tutte le immagini con dei semafori
Quando tu pensavi che la capacità di amare ci rendesse umani, ma invece era la capacità di selezionare i riquadri contenenti semafori

La faccenda può rivelarsi vagamente insidiosa...

Per scherzo, almeno credo, sono stati realizzati anche dei CAPTCHA "per addetti ai lavori". Comincio con uno basato su un concetto, i codici colore dei resistori, che la sottoscritta dovrebbe conoscere a menadito. Almeno in teoria! (In pratica, durante i corsi che ho seguito a ingegneria elettronica, non ricordo che si sia andati oltre un breve accenno... Temo la reputassero una competenza di livello tecnico troppo basso)

Seleziona tutti i riquadri con resistori da 220 ohm

[La soluzione è rosso-rosso-marrone, senza contare la tolleranza]

Seleziona tutti i riquadri con i Vescovi dissenzienti dai reperti cristologici del Primo Concilio di Nicea.
Seleziona tutte le immagini in cui se dovessi aggiungere un decrescendo si aggiungerebbe alla musicalità del pezzo senza essere interpretato come una metafora eccessivamente pesante nel contesto del materiale tematico.

sabato 21 maggio 2022

La "condanna" di essere perfezionista

Dopo questo post e quest'altro, torno a distanza di poco tempo a prendere spunto da EfficaceMente condividendo l'immagine qui sotto, che mi ha davvero colpita, avendo io un'indole tendenzialmente perfezionista (anche se col passare degli anni sono riuscita a smussare certi estremi, a volte con fin troppo successo, perché poi è proprio lì che è in agguato l'errore madornale!).

Le 8 radici del tuo perfezionismo
  1. Paura di sbagliare
  2. Paura di non essere "abbastanza"
  3. Paura del giudizio e delle critiche
  4. Aspettative rigide dei genitori
  5. Bassa autostima
  6. Forte desiderio di approvazione
  7. Desiderio di controllo
  8. Associare il proprio valore ai propri successi

In almeno uno di questi punti, l'ottavo e ultimo, non mi pare di riconoscermi più di tanto, mentre riguardo a quasi tutti gli altri la mia reazione è stata del tipo...

venerdì 20 maggio 2022

La colpa e il perdono

Mercoledì pomeriggio la scuola dell'infanzia di Pile, frazione dell'Aquila, è stata teatro di una terribile tragedia: un'auto parcheggiata in discesa si è sfrenata e ha travolto sei bambini dai 3 ai 5 anni. Uno di loro, il piccolo Tommaso di quattro anni, purtroppo non ce l'ha fatta.

La conducente dell'auto, indagata per omicidio stradale, durante l'interrogatorio in Procura ha ribadito di aver tentato di frenare la macchina con le mani, senza riuscirci. Ed ha aggiunto «Io e tutta la mia famiglia non riusciamo a darci pace, questa tragedia ci segnerà per la vita. Siamo sconvolti, addolorati».

Da parte sua Patrizio D'Agostino, il papà di Tommaso, dimostra di affrontare con un equilibrio davvero ammirevole il dolore più atroce che possa colpire un genitore. «È stata una fatalità, una disgrazia. La madre dei gemellini [in realtà due gemelline di 5 anni, che era andata a riprendere a scuola lasciando in macchina il figlio di 12 anni, NdC] non c'entra nulla, non coviamo un senso di vendetta nei confronti di quella donna. Sarà disperata quanto noi, anche la sua vita in fondo è stata rovinata. Si vede che il Signore aveva bisogno di un angelo e ha scelto Tommaso».

E alla domanda su come si comporterebbe se la donna che ha provocato la tragedia volesse far loro visita, risponde «La accetteremmo nella nostra casa, vivrà con questo peso per tutta la sua vita ed è giusto darle un abbraccio e farle sentire che abbiamo capito: si è trattato di una disgrazia, non di una sua volontà».

Inevitabilmente la mia memoria è tornata a questa notizia di cinque anni fa: sempre in Abruzzo, a Vasto, un uomo si è fatto giustizia da sé ammazzando con tre colpi di pistola il giovane che aveva investito e ucciso sua moglie dopo essere passato col rosso.

Quella fu una reazione indubbiamente folle e sconsiderata, che neppure la palese responsabilità dell'investitore poteva in alcun modo giustificare... ma se una cosa del genere succedesse a me, non credo proprio che riuscirei a parlare tanto presto di perdono, in nessun caso. Moltissima stima a Patrizio D'Agostino, che considero davvero una bella persona, e un pensiero affettuoso e commosso a lui e alla sua compagna Alessia Angelone affinché possano elaborare quanto prima un lutto così straziante.

giovedì 19 maggio 2022

Un dottore NON vale l'altro!

Mi ricollego in qualche modo al post di ieri e torno a parlare di dottori, anche se in maniera ironica... con un tocco funereo. Se c'è qualcuno che sta male e viene chiesta l'assistenza di un dottore, non è detto che a rispondere alla chiamata sia quello giusto, ovvero un medico: ecco il filo conduttore che accomuna i seguenti memi raccolti online.

– C'è un dottore qui?
– Io sono un dottore, cosa sta succedendo?
– Un infarto.
– Sono un dottore in filosofia.
– Sta per morire.
– Moriremo tutti.

Ma la parte del leone, diciamo così, la fanno loro malgrado i dottori in matematica, categoria della quale ho rischiato (molto alla lontana) di entrare a far parte!

– C'è un dottore qui?
– Io sono un dottore, cosa sta succedendo?
– Un infarto.
– Sono un dottore in matematica.
– Sta per morire.
– Lo dimostri.
– C'è un dottore qui?
– Sì, io lo sono.
– Qual è la sua specializzazione?
– Sono un dottore in matematica.
– Il mio amico sta morendo.
– Meno uno.
Assistente di volo: Abbiamo un dottore a bordo?
Io: Ho un dottorato in matematica.
Assistente di volo: Un passeggero ha un infarto e un altro ha un attacco d'asma.
Io: *annuendo* fa due.

mercoledì 18 maggio 2022

Andare dal dottore ai tempi del web

Qualche mese fa il mio medico curante – anche se è una donna non mi piace chiamarla "medica", con buona pace di Vera Gheno che tira in ballo l'erba medica, sebbene a quanto pare quest'ultima si chiami così perché originaria della Media – ha sospeso il comodissimo servizio WhatsApp, presumibilmente perché veniva subissata di messaggi anche vocali a tutte l'ore e non riusciva a starci appresso. Per richiedere una ricetta o prendere un appuntamento ho dovuto di nuovo fare ricorso all'odiato telefono, mettendo in conto attese imprevedibilmente lunghe prima che riuscissi a trovare la linea libera e la dottoressa potesse rispondermi.

Questo finché lei non ha aderito alla piattaforma sanitaria MioDottore. Tramite l'apposita app posso comodamente prendere appuntamenti – l'ultimo proprio per stasera, e due giorni fa ho ricevuto un promemoria – sia con lei che con vari specialisti, e mandarle messaggi testuali con tanto di allegati, ricevendo addirittura risposta (!). L'accesso agli sportelli amministrativi per l'accettazione prelievi ed altri servizi ospedalieri posso prenotarlo tramite il servizio Zerocoda, e visite ed esami li prenoto tramite l'apposito portale di Regione Lombardia. Una figata spaziale, vero?

Ne ero assolutamente entusiasta... finché la vignetta qui sotto, dai toni abbastanza cupi, non mi ha mostrato l'altra faccia della medaglia.

Per fissare un appuntamento, doveva prima aggiornare il sistema operativo, scaricare un'app, ottenere un nome utente, scegliere una password, accedere a un portale sanitario, navigare fino ai messaggi e scrivere al suo medico... A quel punto era troppo tardi.

Magari la vignetta descrive una situazione un tantino estrema: per quanto gli anziani possano avere mediamente poca dimestichezza con le "diavolerie tecnologiche", voglio sperare che nessuno (o quasi) sia così solo da non avere un parente, amico o conoscente a cui chiedere aiuto... e soprattutto, mi auguro che nessuno di questi ultimi ne approfitti per chiedere qualcosa in cambio dell'assistenza offerta! Comunque sì, cercare di tenersi al passo con le nuove tecnologie è sempre una buona cosa. Non solo perché mi sembra auspicabile essere il più possibile autonomi, ma anche perché questo genere di incombenze contribuisce a tenere allenato il cervello... e lo spirito.

martedì 17 maggio 2022

Riflessioni sulla scuola

Stasera condivido alcuni spunti raccolti nei mesi scorsi riguardo alla scuola e all'università.

Un'immagine di EfficaceMente...

e i link a due articoli:

lunedì 16 maggio 2022

Che brutta fine...

Da ieri sui social circola lo screenshot di un presunto tweet del leader di Italia Viva Matteo Renzi.

Finalmente una cosa giusta, è il commento sulla pagina di satira politica dei Socialisti Gaudenti. I quali in realtà erano ben consapevoli che fosse un fake: del resto il brusco cambio di font non mente. La versione originale è sconfortante.

E dire che un tempo io ci avevo creduto davvero, che lui fosse di sinistra. Guarda un po' che brutta fine che ha fatto... :'-(

domenica 15 maggio 2022

Slava Ukraïni!

Il gruppo ucraino della Kalush Orchestra, confermando le previsioni della vigilia, ha trionfato all'Eurovision Song Contest 2022 con Stefania. Originariamente dedicato alla mamma del leader della band Oleh Psyuk, il brano si è trasformato in un inno a tutte le madri dell'Ucraina in guerra, e alla madre patria. Determinante è stato il televoto, dal momento che le giurie di qualità nazionali avevano assegnato il primo posto al Regno Unito, rappresentato da Sam Ryder con il brano Space Man, relegando gli ucraini al quarto posto.

Sui social, e non solo, impazzano le polemiche: non è un risultato giusto perché «è uno schifo, la politica deve restare fuori dalla musica» (decenni di canzoni e cantautori impegnati stanno lì a dimostrare il contrario, e comunque in questo caso l'empatia e la solidarietà c'entrano più della politica) e perché «La canzone ucraina era oggettivamente di una bruttezza rara» (cit. Selvaggia Lucarelli, con tanti cari saluti alla soggettività e indiscutibilità dei gusti personali).

Per quanto mi riguarda, invece, mi fa davvero piacere che abbia vinto la Kalush Orchestra: magari il brano non sarà stato il migliore in assoluto tra quelli in gara, ci sento sonorità vagamente sinistre (a parte l'assolo di telenka, uno strumento a fiato simile a un lungo flauto tipico della loro zona, che ho trovato molto accattivante), ma ha un testo – la Kalush Orchestra fa parte di quella minoranza di artisti in gara che ha presentato un brano nella propria lingua madre anziché in inglese – che sa emozionare, soprattutto nella parte che dice «Troverò sempre la strada di casa, anche se tutte le strade sono distrutte». Ed è ancora più emozionante il video ufficiale, girato a Bucha, Irpin, Borodyanka e Hostomel, città gravemente colpite dagli attacchi russi, e pubblicato oggi.

Insomma, un risultato dall'altissimo valore simbolico, che esprime in maniera abbastanza inequivocabile la vicinanza dell'Europa a un popolo in gravissima crisi. Mi auguro di cuore che l'Ucraina possa ospitare, come in qualità di Paese campione in carica le spetterebbe di diritto, la prossima edizione dell'Eurovision Song Contest; ma affinché questo sia possibile deve tornare pacificata e sovrana.

Monika Liu, rappresentante della Repubblica baltica della Lituania all'Eurovision Song Contest con il brano Sentimentai, ha realizzato assieme alla cantante Daiva Keymono e ai musicisti del National Opera and Ballet Theatre una splendida versione di Stefania per esprimere solidarietà ai fratelli e alle sorelle dell'Ucraina.

P.S.: Il titolo del post vuol dire "Gloria all'Ucraina".

sabato 14 maggio 2022

La nostra bella, irreprensibile Italia

Ho scoperto che il creator digitale Andrea Lorenzon, ideatore dei divertenti CARTONI MORTI di cui ho parlato qui, qui e qui, ha anche un canale YouTube che porta il suo nome e nel quale pubblica «documentari sulla nostra bella, irreprensibile Italia».

Il particolarissimo stile che ha nel raccontare i posti che visita mi piace parecchio. Segnalo due video riguardanti altrettante località che ho imparato a conoscere negli ultimi anni, per ragioni sentimentali: l'incantevole città d'arte di Lucca (col mio lui ci sono andata una volta sola, ma vorrei proprio tornarci)...

... e l'area storico-geografica della Garfagnana, in provincia di Lucca.

venerdì 13 maggio 2022

La verità è che noi non abbiamo mai verità

Devi sapere – ma anche no, è solo un modo di dire ;-) – che durante la navigazione in Rete ho l'abitudine di salvare sul mio hard disk le immagini che per i motivi più disparati attirano la mia attenzione, per poi catalogarle in un secondo momento (alcune le cestino, ma poche). Stasera, mentre sistemavo il "bottino" degli ultimi giorni, mi sono resa conto che fra due delle immagini esisteva un nesso. La prima è stata pubblicata su Twitter da @visualizevalue...

... e la seconda l'ho vista condivisa da un mio "facciamico".

Facendo con Google una reverse image search di quest'ultima, ho trovato quest'altra...

QUESTA È LA VERITÀ
Per favore, considera questo prima di parlare/digitare
In realtà, questa è una falsa dicotomia.
Ci sono più di due punti di vista.
La tua prospettiva sulla realtà potrebbe non essere sbagliata.
Ma questo non vuol dire che tu sia l'unico che potrebbe avere un'idea della verità.

... e anche un link relativo alla correspondence theory of truth, in italiano "teoria corrispondentista della verità" (peccato che la pagina Wikipedia italiana non sia all'altezza di quella inglese), ovvero quella teoria che nella metafisica e nella filosofia del linguaggio «afferma che la verità o falsità di un'affermazione è determinata solo da come è in relazione col mondo e se descrive accuratamente (cioè corrisponde a) quel mondo».

La formulazione originale in inglese l'ho tradotta meglio che potevo, ma non mi risulta proprio chiarissima. Comunque si tratta di uno spunto sicuramente degno di un approfondimento. Ah, se solo avessi tempo per approfondire tutto quello che mi incuriosisce... Da un lato è frustrante la consapevolezza di non poterci riuscire, e di non saper scegliere di dedicarmi volta per volta a quello che lo meriterebbe di più... ma dall'altro lo prendo come un incoraggiante sintomo di vivacità mentale. Mi auguro che questa non mi abbandoni mai fino alla fine dei miei giorni!

P.S.: Il titolo del post è il verso di un brano scritto da Enrico Ruggeri. Il quale negli ultimi anni ha preso una piega a mio avviso discutibile nelle sue esternazioni pubbliche, e pure come cantante non mi ha mai fatto impazzire... ma come autore, che je voj di'?! ;-)

giovedì 12 maggio 2022

Poteva andare peggio

Stasera guidavo sulla strada del ritorno con in mente un programma di cose da fare che, rispetto alla giornata a dir poco impegnativa trascorsa in ufficio, era roba di tutto riposo: fare il pieno di benzina, poi una volta a casa dare l'acqua alle piante sul terrazzo (adesso che il sole tramonta tardi lo posso fare tranquillamente anche al rientro dal lavoro), preparare la cena, e poi godermi in santa pace la seconda semifinale dell'Eurovision Song Contest. In prossimità dell'uscita dalla statale, mi sono accorta che il pedale della frizione all'improvviso era diventato "moscio"; avrei dovuto scalare le marce, ma ingranarle era diventata un'impresa. In un modo o nell'altro, nonostante il panico che mi aveva assalita, sono riuscita a percorrere qualche centinaio di metri, fino a raggiungere un parcheggio dove mi sono finalmente fermata in una posizione poco consona, ma di rimettere in moto per posteggiare meglio non c'è stato verso.

Ho subito telefonato al mio amore per chiedere aiuto e lui, dopo aver diagnosticato a distanza la rottura della molla reggispinta o come accidenti si chiama, e aver sentenziato che non poteva essersi rotta così di colpo (a suo dire avrei dovuto accorgermi prima che qualcosa non andava), mi ha invitata a verificare che la mia polizza assicurativa includesse il soccorso stradale. Così era, allora ho telefonato al numero verde spiegando la situazione, e assicurandomi che il carro attrezzi potesse portare l'auto alla mia officina di fiducia. Per indicare di preciso dove mi trovassi, ho inviato la mia posizione tramite WhatsApp al numero che l'operatrice mi aveva gentilmente fornito. Inevitabilmente mi è venuto da pensare: chissà come si faceva anni fa, quando non esistevano gli smartphone con tutte le loro innumerevoli funzionalità, e neppure i "semplici" cellulari per chiamare i soccorsi quando ci si trovava in giro? Si chiedeva aiuto agli altri, è la risposta che mi è stata data sui social. Lo trovo un interessante spunto di riflessione... ma lascio ad eventuali commentatori il compito di svilupparlo, ché adesso sono veramente KO!

P.S.: Dopo che il carro attrezzi ha portato l'auto al deposito, dal quale domattina dovrebbe raggiungere l'officina del mio meccanico, sono tornata a casa col mio compagno che era venuto a recuperarmi. Ma oramai era buio: le piante sul terrazzo dovranno aspettare...