Quello che puoi vedere non è uno spogliatoio come tanti altri, bensì quello della nazionale di calcio argentina dopo una vittoria importante, e quelli impegnati a smanettare ognuno sul suo smartphone – proprio come noi comuni mortali ;-) – anziché a consolidare lo spirito di squadra sono giocatori del calibro di Messi e Higuain; a immortalarli è stato il loro compagno di squadra Lavezzi.
Questo spunto mi viene naturale ricollegarlo a un articolo di José Picardo che ho letto di recente e che è stato pubblicato a gennaio su Medium con il titolo Technology and the death of civilisation (La tecnologia e la morte della civiltà). Nel testo è menzionata una foto diventata virale in Rete... ma per il motivo sbagliato. Riporto qui di seguito la traduzione.
È un errore della natura umana quello di detestare tutto ciò che fanno i giovani solo perché le persone più anziane non ci sono abituate oppure hanno problemi ad apprenderlo. Perciò io sono diffidente nei confronti della scuola di critica sociale della serie "i giovani fanno pena".
Steven Pinker
All'inizio della settimana sono entrato in una classe durante la ricreazione e ho visto un gruppo di tre ragazze sedute sul pavimento che si stavano concentrando in silenzio sui loro iPad. Mi sono chiesto cosa stessero facendo. Quando mi sono avvicinato a loro, ho visto che due delle ragazze stavano leggendo un libro per diletto e la terza stava finendo i compiti di inglese. Ho chiacchierato con loro brevemente e abbiamo scherzato sul fatto che non riuscivo a pronunciare correttamente il titolo di uno dei libri. "W" è sempre stata la mia nemesi fonetica in inglese.
A qualcuno che non ha familiarità con il nostro contesto, la vista di tre studentesse che "fissano" uno schermo durante la ricreazione potrebbe aver evocato le reazioni più negative – distrazioni, social media, giochi – il genere di reazioni che la vista di tre bambini che "fissano" un libro cartaceo probabilmente non evocherebbe mai, perché per molti di noi la carta è rigorosa, erudita e accademica, mentre gli schermi sono distrazioni da cui non può venir fuori nulla di buono.
Alla fine dello scorso anno questa fotografia di ragazzini che guardavano i loro smartphone nei pressi del quadro La ronda di notte di Rembrandt nel Rijksmuseum di Amsterdam ha iniziato a fare il giro del web. È divenuta rapidamente virale. È stata spesso accompagnata da commenti indignati e scoraggiati del tipo "una metafora perfetta del nostro tempo", "la fine della civiltà" oppure "un quadro triste della nostra società".
Chiaramente, per un sacco di gente, la fotografia incarnava tutto ciò che è sbagliato nei giovani d'oggi e la loro "dipendenza" dalla tecnologia. Questi ragazzini venivano distratti dalla tecnologia a tal punto che non prestavano alcuna attenzione alla bellezza che li circondava nel mondo reale.
Solo che non era così. Si è scoperto che il Rijksmuseum ha un'app [ehi, non esiste solo per iOS ma pure per Android! ;-) NdC] che, tra le altre cose, contiene visite guidate e ulteriori informazioni sulle opere esposte. Come parte della loro visita al museo, i ragazzini, che poco prima avevano ammirato l'arte e ascoltato con attenzione le spiegazioni da parte di adulti esperti, erano stati incaricati di completare un compito da parte dei loro insegnanti, utilizzando, tra le altre cose, l'eccellente app per smartphone del museo.
Mi domando se la foto avrebbe provocato così tanta indignazione e disapprovazione se avesse invece raffigurato degli studenti che "ignoravano" il capolavoro durante la lettura di un volantino cartaceo o di una brochure del museo. Anche se immagino di no. Sembrerebbe che, ancora una volta, i resoconti che annunciano la morte della civiltà per esecrabile mano della tecnologia siano stati grandemente esagerati.Agli smartphone si può applicare il medesimo principio valido per la stragrande maggioranza degli strumenti che il progresso scientifico e tecnologico ha messo a disposizione dell'umanità: un utilizzo moderato è cosa buona e giusta, il problema è quando in qualche modo si eccede. Non è sbagliato lo strumento in sé, può esserlo semmai l'uso che se ne fa. Per quanto mi riguarda, non saprei più rinunciare alla comodità di avere a portata di mano uno strumento che mi permette di trovare la risposta alle domande più disparate. Per citare solo le prime che mi vengono in mente... Cosa sta succedendo nel mondo? Come si dice "grazie" in kazako? Dove si può andare a mangiare un boccone nei dintorni? E quale strada devo percorrere per arrivarci? Cosa danno al cinema stasera? In quali altri film ha recitato quell'attore? Come si intitola la canzone che stanno trasmettendo adesso alla radio? Quali sono gli ingredienti necessari per preparare la tal ricetta? E chi più ne ha più ne metta...
Mi piacerebbe pensare che tutti coloro che hanno messo "mi piace", postato, condiviso e twittato la foto dei ragazzini alle prese con gli smartphone nei pressi del capolavoro di Rembrandt nell'erronea convinzione che essa illustrasse tutto ciò che è sbagliato nella società si sentano un pochino sciocchi e di conseguenza un po' più umili. Ma questo non succederà.
La cosa tragica è che questo – la verità – non diverrà mai virale. Quindi, mi chiedo, che cos'è più probabile che causi la morte della civiltà, dei bambini che utilizzano gli smartphone per conoscere l'arte oppure l'ignoranza deliberata di adulti che sono fin troppo pronti a fare supposizioni?
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