Siamo arrivati al parcheggio del Forum di Assago – adesso il suo nome è Mediolanum Forum, ma io preferisco chiamarlo alla vecchia maniera – poco dopo le 18, ora in cui era prevista l'apertura delle porte. Il tempo di mangiare qualcosa – io ho optato per un bel panozzo con salamella alla piastra, peperoni e ketchup annaffiato da una birretta fresca, e mi è sembrata la cena più buona del mondo :-P – e ci siamo diretti al Forum. Un po' di coda all'ingresso, la perquisizione della borsa che fa sempre uno strano effetto, ed eravamo dentro.
Alle 20 in punto è iniziata la performance del gruppo spalla, gli olandesi De Staat, i quali si sono esibiti per una mezz'oretta; i Muse sono saliti sul palco alle 21 – pure qualche minuto più tardi, si popo volemo sta' a guarda' er capello ;-) – e hanno suonato in modo egregio fino alle 23 spaccate, poi se ne sono andati senza voltarsi indietro. Dopo l'ultimo brano in scaletta, Knights of Cydonia, mi sarei aspettata che si levasse un coro per reclamare a gran voce qualche bis, ma così non è stato: a quanto pare praticamente tutti tranne me sapevano che i Muse non ne concedono mai; mentre uscivamo c'era una che con aria di chi la sa lunga diceva «Oramai ci siamo abituati, sono inglesi, loro...».
L'acquisto dei biglietti mesi fa era stato caratterizzato da una certa suspense: il giorno in cui è cominciata la vendita risultavano già esauriti quando nel pomeriggio sono riuscita a mettermi al computer... ma io non mi sono persa d'animo, ho continuato regolarmente a verificare la disponibilità su TicketOne finché non sono saltati fuori altri biglietti (chissà come accidenti vengono gestiti). Purtroppo i posti che ci sono toccati non erano certo dei migliori: ci trovavamo praticamente in penultima fila, peraltro in curva, lontanissimi dal palco. Prima del concerto avrei giurato: sempre meglio seduti nei posti numerati che in piedi per ore giù nel parterre. Ma tanto non si può mica rimanere seduti per tutto il tempo, a uno show dei Muse: un po' perché quelli della fila davanti si alzano inesorabilmente in piedi a pogare come pazzi coprendoti la visuale e obbligando pure te ad alzarti per vedere meglio... e un po' perché ad un certo punto chiunque sente il bisogno di scatenarsi! :-)
La scaletta del concerto era basata sui brani contenuti nell'ultimo album Drones, che onestamente non mi entusiasma più di tanto: il pezzo che preferisco dei Muse – ma forse anche dell'intera discografia mondiale :-) – è e rimane Starlight. Non ho saputo resistere alla tentazione di registrarne almeno una parte con lo smartphone, pur sapendo che ne sarebbero state condivise riprese molto migliori, come questa di Piera Castaldo...
Faccio notare i droni sferici fluttuanti che costituivano l'elemento caratterizzante della scenografia. Manca l'inizio del brano – ho tardato un po' troppo a far partire la registrazione – ma soprattutto la fine, perché ho preferito stoppare per godermi il pezzo cantandolo a squarciagola com'era giusto che fosse; ho rischiato di giocarmi le corde vocali, ma per fortuna non è mi successo nulla di male. :-)
E qui ci sono le foto che ho selezionato, quasi tutte scattate col summenzionato smartphone perché quelle fatte con la compattina – cosa me la sono portata a fare – lasciano abbastanza a desiderare.
In conclusione ci tenevo a spezzare una lancia in favore del misconosciuto "quarto Muse", Morgan Nicholls, il quale è classificato da Wikipedia come semplice turnista anche se da almeno un decennio «Accompagna la band nei concerti per suonare i brani che non possono essere interamente interpretati dai tre componenti», Matthew Bellamy (voce, chitarra, pianoforte), Chris Wolstenholme (basso, voce, armonica) e Dominic Howard (batteria, percussioni, cori). Sabato sul palco c'era pure lui, per quanto relegato dentro una specie di buca e praticamente snobbato dalle luci e dalle telecamere: ha suonato soprattutto la tastiera, ma non solo. Ho visto che in Rete esistono svariate discussioni sul fatto che Morgan vada promosso o meno a membro effettivo dei Muse; molti si dicono contrari, ritenendo che si snaturerebbe la formazione originaria del power trio. Io invece non ci vedo proprio nulla di male, anzi: sarebbe il giusto e sacrosanto riconoscimento per un musicista che dal vivo – dimensione nella quale i Muse danno il meglio di sé – si fa davvero in quattro e fornisce un contributo determinante alla buona riuscita dello spettacolo.
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