lunedì 1 novembre 2021

#WorldVeganDay

Ricorre oggi 1° novembre, anniversario della fondazione della UK Vegan Society, la Giornata mondiale vegan (World Vegan Day), e per l'occasione condivido qualche spunto che ho raccolto nel corso del tempo riguardo a questo stile di vita basato su motivazioni innanzitutto etiche e morali ma anche ambientalistiche, demografiche, mediche, salutistiche e socioeconomiche nei cui confronti nutro un profondo rispetto – a condizione che i vegani trattino noi onnivori con altrettanto rispetto! – ma che purtroppo non ce la faccio ad attuare, e quando qualcuno avanza l'obiezione «Se sei contro la caccia, allora per coerenza non dovresti neanche mangiare carne!» non so bene cosa replicare.

Ricordo che fino a non molto tempo fa di veganismo si parlava assai poco, a differenza del vegetarianismo che – correggimi se sbaglio – pur prevedendo un'alimentazione priva di carne e pesce ammette il consumo di uova, latte e altri derivati animali.

C'è chi ha contestato l'utilizzo, da parte delle aziende produttrici di alimenti per vegani, di denominazioni che da sempre sono tipiche di prodotti a base di carne, come hamburger (a proposito, una volta ne ho mangiato uno 100% vegetale in un fast food, e ho trovato che avesse delle caratteristiche organolettiche del tutto indistinguibili da quelli di carne)...

... e a costoro ha replicato Andrea Cascioli, vegetariano, con un

POST VEGETARIANO-VEGANO MOLTO POLEMICO.
Alcune persone continuano a contestare i nomi di una cotoletta vegetale o un arrosto vegetariano o di un burger, o di un formaggio senza latte, asserendo che questi nomi sono impropri.
Ma come lo chiamo? Ugo?
Probabilmente secondo loro la mia simil-carne che vedete in foto dovrei chiamarla "composto vegetale agglomerato e cotto al forno".
Mi pare un pretesto per rompere le scatole, più che una precisazione gastronomica, ma si sa, il mondo è pieno di persone polemiche.
Qualora voleste scendere al loro livello, ecco per voi alcune considerazioni sui nomi improbabili di prodotti tradizionali.
Sono tutte verificabili.
La colomba pasquale è un dolce, non è un volatile, ma nessuno ha da ridire sul nome.
Nel tè alla pesca in bottiglia la reale percentuale di pesca è lo 0,2 %, ovvero una pesca ogni tre quintali di tè, ma nessuno ha da ridire sul nome "Tè alla pesca".
La rana pescatrice è un pesce, non è una rana, ma nessuno ha da ridire sul nome.
Le polpette di carne industriali sono un impasto in cui la carne di manzo è solo il 30%, il resto è composto da scarti di maiale (orecchie, zampe, lingua, interiora) e da pane, formaggio, farine, addensanti, ma nessuno ha da ridire sul nome "polpette di bovino".
Il melograno non è imparentato con le mele e nemmeno con il grano, ma nessuno ha da ridire sul nome.
Nell'arrosto di tacchino a fette (è un impasto pressato e poi affettato) la percentuale di tacchino è circa del 50%: il resto è soia, patata, lattosio, addensanti, farine di frumento, a volte scarti di maiale, ma nessuno ha da ridire sul nome "arrosto di tacchino".
I frutti di mare non sono di frutta, ma nessuno ha da ridire sul nome.
Nelle cotolette di pollo industriali la percentuale di carne è bassissima, c'è molto cereale, glutine, spesso soia, uova, il resto sono "carni meccanicamente separate", ovvero occhi, zampe, interiora, bargigli, ossa tritate, ma nessuno ha da ridire sul nome "cotoletta di pollo".
Il salame di cioccolato non è un insaccato, non è nemmeno un salume, ma nessuno ha da ridire sul nome.
Una mozzarella realizzata con latte di mucca non è una mozzarella, (è un fiordilatte), ma nessuno ha da ridire sul nome "mozzarella".
Nei supplì al telefono non c'è alcun telefono, ma nessuno ha da ridire sul nome.
Le uova di Pasqua sono di cioccolato, non c'è tuorlo e albume, non sono uova, ma nessuno ha da ridire sul nome.
Il salame di Felino non contiene gatti, è un salume tipico di un paese che di chiama Felino, vicino Parma.
Qualche sprovveduto crede sia fatto coi felini tritati.
Comunque, nessuno ha mai avuto da ridire sul nome.
Nemmeno le lingue di gatto contengono gatti, e nemmeno lingue, sono solo biscotti, ma nessuno ha da ridire sul nome.
Un motore da 70 cavalli non contiene alcun equino, ma nessuno ha da ridire sul nome.
I coglioni di mulo sono fatti di carne di maiale tritata, è un impasto, non si tratta di testicoli e non contengono nemmeno carne di mulo, ma nessuno ha da ridire sul nome.
La lana di vetro non è lana, non esistono pecore di cristallo. Tantomeno di roccia o di ferro, ma nessuno ha da ridire sul nome "lana di vetro", "lana di roccia" o "lana di ferro".
Il sanguinaccio non contiene sangue (si, il vostro vicino lo fa, ma è vietato per legge da decenni e nessuna azienda lo produce); aziendalmente il sanguinaccio è un dolce di carnevale composto da una golosissima crema a base di cioccolato fondente, cacao e cannella, ma nessuno ha da ridire sul nome.
Invece se un prodotto vegetale lo chiami burger, o cotoletta vegetale, o arrosto vegetale, o formaggio senza latte, si scatena l'immenso mondo, manco fossero tutti dei Nuclei Anti Sofisticazione.
Eppure "arrosto" è un tipo di cottura, esistono patate arrosto, peperoni arrosto, pesci arrosto, castagne arrosto, e quindi anche composti vegetariani arrosto.
Per la cronaca, la parola "formaggio" non deriva da "latte", ma da "forma", quindi si, puoi chiamare "formaggio" qualsiasi simil-prodotto vegetale realizzato col caglio, anche se non contiene latte.
Ad essere precisi, le persone pretestuose sono tantissime, e lo sappiamo tutti. Cercano solo un pretesto polemico per rompere le scatole a chi non la pensa come loro.
In caso di cibo si tratta solitamente di nozionisti che badano ai nomi senza realmente assaggiare o capire o leggere le etichette, altrimenti si accorgerebbero delle incongruenze sopra descritte, invece di polemizzare solo con i nomi dei i prodotti vegetariani o vegani.
Per questo solitamente vengono chiamati rompicoglioni.
Casualmente, nessuno ha da ridire sul nome.

Nel mio piccolo, a proposito di carne, contesto l'abuso della denominazione "arrosticino" per indicare uno spiedino – e chiamatelo spiedino, che diamine! – di maiale, di pollo...

... di tacchino, di coniglio... perfino, appunto, vegano, mentre, ci tengo a ricordarlo...

... ed è una delle specialità di cui sentirei maggiormente la mancanza qualora decidessi – mai dire mai! – di diventare vegetariana o vegana.

1 commento:

  1. Mio cognato e la sua compagna sono entrambi vegani da anni. All'inizio, abbastanza stupidamente, tendevo un po' a dileggiarli. Oggi non più, perché approfondendo la questione ho compreso appieno le motivazioni che li hanno spinti a fare questa scelta. Il problema è che io non credo ce la farei mai. A dire il vero non sono un grande divoratore di carne, anzi la mangio abbastanza saltuariamente, e forse con qualche sforzo potrei pure farcela a privarmene, ma formaggi, uova, latte, non credo ce la farei.
    Una volta, incuriosito, ho provato a farmi fare dal mio barista il cappuccino di soia: una cosa orripilante.
    No, allo stato attuale non credo ce la farei a diventare vegano.

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