sabato 6 novembre 2021

Non ne siamo usciti migliori

Il titolo del post allude alle frasi che, soprattutto nei primi tempi della pandemia, venivano ripetute a mo' di mantra incoraggiante in ogni dove: "andrà tutto bene", "ne usciremo migliori" e così via.

Io alla prima non ci ho mai creduto, e il fatto che pure la seconda fosse priva di fondamento, perché molti al contrario hanno dato il peggio di sé negli ultimi venti mesi o poco più, è divenuto ben presto una certezza. Pensiamo all'astio subìto nella primavera del 2020 dai runner, da chi non sembrava rispettare il distanziamento sociale nelle foto pubblicate dai media (salvo poi scoprire che il fotografo aveva usato un teleobiettivo che falsava la percezione delle distanze) oppure da quelli che uscivano a pisciare il cane dieci volte al giorno per aggirare impunemente le restrizioni: ci si guardava in cagnesco da una parte all'altra della barricata virtuale che si era venuta a creare.

E la grande rivalità del momento presente, nata con l'inizio della campagna vaccinale, è quella tra pro-vax e no-vax. In realtà quest'ultima categoria è molto più sfumata di quanto si tenda a ritenere per semplificare: include non soltanto coloro che rifiutano i vaccini per principio perché credono a bislacche teorie complottiste, ma anche gente che comprensibilmente ha paura dei possibili effetti collaterali. Comunque, da vaccinata quale sono, devo ammettere di accogliere con una punta di compiacimento notizie come le seguenti:

  • Da lunedì in Austria saranno in vigore nuove restrizioni per le persone non vaccinate contro il coronavirus.
  • In Germania il presidente della Turingia ha minacciato di non curare più i non vaccinati negli ospedali.
In quest'ultimo caso, se ci si ferma al titolo, la notizia suona a dir poco inquietante: ma scherziamo? Chiunque ha il diritto di essere curato, dai no-vax agli alcolizzati, dai fumatori a coloro che hanno problemi di salute dovuti a un'alimentazione sregolata! Ma l'articolo precisa che la minaccia potrebbe essere attuata «se dovesse salire eccessivamente la pressione sulle strutture sanitarie». In una discussione sorta in un gruppo Facebook ho fatto presente che a mio parere questo cambiava i termini della questione, e mi hanno dato torto: è vero che in caso di sovraccarico degli ospedali e delle terapie intensive è necessario operare delle scelte, come è accaduto in particolare all'apice della pandemia quanto purtroppo non è stato possibile dare assistenza sanitaria a tutti coloro che ne avevano bisogno anche per cause estranee al COVID, ma i criteri di scelta vanno applicati sul momento e non possono essere aprioristici né di natura etica (ovvero del tipo "se hai fatto il bravo ti curo, altrimenti sono cavoli tuoi"). Qualcuno ha però fatto notare che nel caso del triage, quando non ci sono risorse sufficienti per curare tutti, è inevitabile tener conto anche del fatto che in certe fasce d'età un non vaccinato abbia il doppio delle probabilità di un vaccinato di non sopravvivere alla terapia intensiva.

Insomma, comunque la si giri, è un casino... :'-(

6 commenti:

  1. Sì, in effetti è un casino. Tempo fa di questa cosa aveva parlato anche Attivissimo qui.

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  2. All'epoca però le scelte andavano fatte in base a criteri esclusivamente clinici: in caso di risorse insufficienti si dava la priorità a chi aveva una maggiore probabilità di sopravvivenza e/o aspettativa di vita, in estrema sintesi. La disponibilità dei vaccini è un'ulteriore variabile che pesa anche sul piano etico, oltre che su quello clinico. Voglio dire, se io ragionassi di pancia costringerei i no-vax che si ammalano di COVID a pagarsi le cure di tasca propria... ma sarebbe la fine per la nostra sanità pubblica che, al netto delle storture dovute soprattutto al troppo potere concesso alle singole regioni, è una delle cose che altri Paesi dovrebbero invidiarci.

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    1. Se ragionassi di pancia la penserei esattamente come te. E ti dirò una cosa: sto cominciando seriamente a stancarmi di ragionare razionalmente, fra un po' mollo tutto e cominciò anche io a ragionare in maniera liberatoria, eccheccavolo!

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  3. Ciao Gwendalyne,
    Oggi sono abbastanza d’accordo con te! (mi rendo conto che per carattere preferisco andare contro, sebbene spero costruttivamente, piuttosto che dare una generica approvazione che sicuramente farà piacere ma è anche un po’ sterile: come il “mi piace” su FB per intenderci…
    Solo che alla lunga posso dare l’impressione di non essere mai d’accordo mentre invece non è così!)

    Solo due precisazioni:
    1. alla lista delle tipologie no-vax oltre a complottisti e timorosi dovresti aggiungere anche il gruppo di chi non si vaccina in opposizione al green pass percepito come un ricatto.
    2. Riguardo la situazione in Germania sono d’accordo sulla necessità di scegliere chi curare se, per esempio, non c’è posto in terapia intensiva: del resto è sempre stato così. Suona strano però il chiamare in causa i “non vaccinati” come categoria sanitaria a sé: non mi stupirei se la frase fosse stata travisata dai media italiani.

    In generale poi i confronti fatti con specifici paesi esteri mi lasciano sempre perplesso: i pochi esempi riportati dai media sono significativi della situazione non dico mondiale ma almeno europea? Si evidenzia il “giro di vite” in Germania e Austria ma cosa succede, per esempio, in Danimarca, Svezia, UK, Spagna etc.? Perché confrontarci con i primi e non con i secondi?

    Ti lascio con una citazione:
    «Non è dunque dall’avvilimento dei popoli sommessi che bisogna giudicare delle disposizioni naturali dell’uomo pendenti, o contrarie alla servitù, ma dai prodigi che hanno fatto tutti i popoli liberi per garantirsi dall’oppressione.»

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    1. Ti assicuro che i tuoi commenti sono sempre graditi: anche quando dissenti lo fai in modo assolutamente civile e argomentato, e mi dispiace non riuscire a replicare in maniera adeguata... Il problema è che mi ci vorrebbe più tempo di quello che ci ho messo a scrivere il post stesso! ;-)

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    2. Beh, grazie! A volte capita anche a me in effetti... ;-)

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