giovedì 4 novembre 2021

Che cos'è la cultura?

Oggi il mio "facciamico" Rudy Bandiera ha condiviso l'immagine qui sopra, contenente una citazione di Umberto Eco tratta da Se tutta la conoscenza è un viaggio giocoso, un colloquio con Stefano Bartezzaghi pubblicato su Repubblica nel 2003.

Per me l'uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma quello che sa dove andare a cercare l'informazione nell'unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti.

Parole che sembrerebbero calzare a pennello al motore di ricerca Google, che nel 2003 esisteva già ma non era certo l'"oracolo" che è diventato in seguito, oppure all'enciclopedia online Wikipedia, due risorse che se usate con accortezza ci permettono di trovare le risposte alle domande più disparate... invece il grande studioso si riferiva alla Garzantina, che di Wikipedia può definirsi l'antenata cartacea.

Questa frase l'ho ricollegata a un link condiviso con malcelata perplessità da un'altra "facciamica" che fa l'insegnante: le dichiarazioni del ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi secondo il quale la scuola «non è un luogo per accumulare conoscenze, il mondo oggi è pieno di informazione, la scuola serve per tenere insieme la complessità del mondo digitale che permette di conquistare un orizzonte più ampio ma tutti devono essere messi in condizione [di] farlo».

Ipotizzando che con "accumulare conoscenze" il ministro intendesse "imparare a pappagallo", potrei anche dargli ragione: di nozioni a memoria ne ho mandate giù tante alle elementari, un po' meno alle medie, ancor meno al liceo quando ricorrevo alla memoria soltanto se un concetto non riuscivo proprio a comprenderlo, e così lo ripetevo fino alla nausea nella speranza che rimanesse impigliato nelle mie sinapsi almeno fino alla prossima interrogazione, per poi andare perduto nel tempo come lacrime nella pioggia (cit.). Eh già, le cose imparate a memoria resistono soltanto se troviamo il modo di fissarle in mente, ad esempio inserendole in un ragionamento, associandole a un'emozione, a una sensazione o comunque a qualcosa di più indelebile. Se qualcuno mi chiedesse come faccio a rammentare ancora a distanza di decenni i nomi dei sette re di Roma non saprei cosa rispondere; i sette colli, invece, quelli no che non me li ricordo... ma non è che il nostro buon Mario Draghi, che a Roma ci è pure nato, stia messo meglio! ;-) In conclusione, se non ad accumulare conoscenze, ritengo che la scuola dovrebbe aiutare gli studenti a metabolizzarle, quelle conoscenze, a costruirsi un proprio bagaglio culturale, e ad acquisire competenze che possano tornare utili nella vita personale oltre che in quella professionale.

2 commenti:

  1. Io la penso come Plutarco: "La mente non è un vaso da riempire ma un fuoco da accendere"... ;-)

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