sabato 2 luglio 2016

Non c'è più il cielo di una volta...

Torno a parlare – l'ho già fatto più volte in passato – di inquinamento luminoso perché mi va di cogliere lo spunto offertomi dall'Astronomy Picture of the Day di due giorni fa; il titolo è The New World Atlas of Artificial Sky Brightness (il nuovo atlante mondiale della luminosità artificiale del cielo), come l'articolo scientifico a cui si fa riferimento e al quale ha collaborato un team internazionale di ricercatori. Uno di essi, l'italiano Fabio Falchi, è presidente di CieloBuio e membro dell'ISTIL (Istituto di Scienza e Tecnologia dell'Inquinamento Luminoso).


Ed ecco la traduzione della relativa spiegazione (su alcuni punti non ero convinta... eventuali correzioni saranno le benvenute).

Quanto sei lontano da un cielo notturno naturalmente buio? A livelli crescenti, questa mappa del mondo (media | grande) mostra l'effetto dell'illuminazione artificiale sull'aspetto del cielo notturno. La luminosità è stata modellata utilizzando dati satellitari ad alta risoluzione ed elaborando migliaia di misurazioni della luminosità del cielo notturno in un lavoro recente. I livelli identificati secondo un codice di colori vengono confrontati con il livello di luminosità naturale del cielo per una certa posizione. Ad esempio, i livelli di luminosità artificiale del cielo in giallo alterano l'aspetto naturale del cielo notturno. In rosso essi nascondono la Via Lattea in una foschia luminosa artificiale. I risultati indicano che l'aspetto storicamente comune della nostra galassia di notte è ormai perduto per oltre un terzo dell'umanità. Ciò include il 60% degli europei e quasi l'80% dei nordamericani, insieme con gli abitanti di altre regioni del pianeta Terra densamente popolate e soggette a inquinamento luminoso.
A chi è interessato all'argomento consiglio di seguire Light Pollution Atlas, la pagina Facebook dedicata a questa ricerca.

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