lunedì 29 febbraio 2016

Perché accontentarsi del verosimile?

L'altro giorno svariati siti di informazione hanno riferito la paradossale vicenda di Giuseppe Laiso, barbiere storico di Fiorano, in provincia di Modena. L'anno scorso l'uomo aveva tolto dal suo negozio l'impianto stereo mediante il quale era solito intrattenere la clientela con della musica – tanto col rumore del phon non si sentiva granché – per risparmiare il costo dell'abbonamento annuale dovuto alla SIAE, e un funzionario della società si è presentato per verificare che fosse tutto in regola. Stando al racconto del barbiere, il caso ha voluto che, proprio mentre l'addetto era in negozio, squillasse il cellulare di una collaboratrice; la suoneria era un motivo dance spagnoleggiante, che però l'ispettore ha identificato come Love To Love You Baby di Donna Summer nel verbale prontamente redatto per notificare l'infrazione: illecita diffusione di musica coperta da diritto d'autore.
Pazzesco, no? Pure Natalino Balasso si è indignato [UPDATE: pare che lo status sia stato rimosso] per un abuso così sfacciato da parte della SIAE, un ente del quale non mi è mai capitato di sentir parlar bene da coloro che ci hanno a che fare (non certo quelli che ci guadagnano ma quelli che gli devono dei soldi, aggiungerei).
Peccato che la versione della SIAE sia un tantino diversa: la musica udita dall'ispettore proveniva sì da un cellulare, che però era collegato a un impianto di amplificazione in modo tale da diffondere musica nel locale; non di una normale suoneria si trattava, insomma. Se tutto ciò non rispondesse al vero, dovrei quantomeno fare i complimenti alla SIAE per la creatività con cui ha saputo elaborare una versione dei fatti alternativa... comunque trovo che la sua ricostruzione "fili" decisamente meglio rispetto a quella del barbiere.
Insomma, se proprio si vuole attaccare la SIAE, sarebbe il caso di appigliarsi a motivazioni non pretestuose, bensì basate su qualche fondamento, come «il pizzo nei matrimoni e nelle feste di laurea» a cui fa cenno Balasso.
Facendo un ragionamento analogo ma passando ad altro soggetto, siccome di validi motivi per criticare le esternazioni di Mario Adinolfi non ne mancano, mi sembra inutile andare a inventarseli, come è successo per lo sconcertante tweet qui sotto...


... che in realtà è un fake, ma in tanti l'hanno diffuso sui social prendendolo per vero. Il trionfo del verosimile, per citare Massimo Mantellini.
In conclusione, mi rendo conto che ciascuno è portato a credere quel che gli piace credere. Ma, per citare Carl Sagan...
I don't want to believe. I want to know.
ovvero
Io non voglio credere. Voglio sapere.

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