Questa notizia mi viene naturale ricollegarla al post pubblicato qualche giorno fa su Facebook dalla giovane newyorkese Christen Brandt. Si tratta di una sua foto – la puoi vedere qui sopra – accompagnata da alcune righe piuttosto eloquenti delle quali riporto qui di seguito la traduzione.
Questo è ciò che indossavo questa mattina mentre attraversavo un'affollata stazione della metropolitana sulla 34esima strada, e un uomo passandomi accanto ha detto: «Accidenti, hai delle gran belle gambe». Poiché l'ho ignorato e ho continuato a camminare, lui si è voltato per seguirmi, per avvicinarsi, anche se mi stavo allontanando. «Mi hai sentito, tesoro? Ho detto che hai delle belle gambe. Accidenti! Grazie».A me pare che tutto questo si commenti da sé... Sia chiaro, non intendo di certo giustificare gli uomini che importunano ragazze "ree" di aver osato un abbigliamento appariscente: semplicemente, trovo che queste due storie rappresentino fin troppo bene una certa mentalità maschile.
È stato il "grazie" a colpirmi. Come se i miei centimetri di pelle coperta dai leggings fossero lì per lui. Come un dono avvolto in calze marroni. Quasi fossero al mondo affinché lui potesse apprezzarli.
La prossima volta che ti domanderai se la tua gonna è troppo corta, la prossima volta che chiederai a tua figlia adolescente di cambiarsi i vestiti, o la prossima volta che al notiziario sentirai parlare di codici di abbigliamento a scuola, ricorda questa foto.
Indosso un f***uto parka e stivali.
E questo. Non. Importa.
Tutte le donne hanno di questi momenti. Tutte noi. Eppure il mondo si comporta come se fosse ancora un nostro problema da risolvere. Fate pace col cervello, ragazzi.
Io, per esempio, sono stufa di doverci fare i conti.
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