giovedì 17 luglio 2014

Tra bianco e nero

Forse negli ultimi tempi ti sarà capitato di imbatterti nella foto qui sotto, scattata il 27 giugno scorso dalla fotografa canadese Lindsay Foster.


Al centro vi sono due omosessuali, BJ Barone e Frankie Nelson, che stringono per la prima volta tra le braccia il figlioletto Milo; il piccolo è appena venuto alla luce da una madre surrogata che aveva accolto nel suo grembo l'ovulo di un'altra donna fecondato con il seme di uno dei neo-papà.
Un'immagine così non può lasciare indifferenti, ma è tale da provocare emozioni di segno opposto a seconda di chi la osserva. Chi è a favore del diritto degli omosessuali a divenire genitori la guarda con gioia e compiacimento, mentre le persone più rigidamente legate ai valori tradizionali non esitano a usare parole forti come disgusto per definire quello che provano. Per quanto mi riguarda quella foto mi ha suscitato fin da subito una profonda tristezza, altro che gioia. Un po' perché sul margine sinistro si intravede la donna che ha appena partorito – sposata e madre di due figli – e tu puoi solo provare a immaginare i suoi sentimenti mentre si accinge a dire addio alla creatura che ha portato dentro di sé per nove mesi. Ma soprattutto perché, fin da prima del concepimento di quel bambino, il suo destino – quello di venire strappato appena nato dal seno della donna che lo ha messo al mondo per essere posto a contatto col torace nudo di due uomini (non certo la stessa cosa!) – è stato scritto su quello che di fatto è un vero e proprio contratto di vendita... e questo mi sembra del tutto innaturale, anzi di più, mi permetto di dire inumano. E sono certa che proverei lo stesso identico disagio se la coppia "acquirente" fosse etero. Riguardo al diritto all'adozione da parte degli omosessuali sono senz'altro meno severa, ma rimango dell'opinione che la società italiana non sia ancora pronta per un passo del genere: si dà il caso che i bambini vengano discriminati per molto meno... e il fatto di crescere con due papà o due mamme sarebbe una faccenda estremamente delicata da gestire!
Un mio contatto Facebook ha aperto riguardo alla foto di cui sopra una discussione che, pur essendo cominciata con le migliori intenzioni, ha ben presto raggiunto toni abbastanza accesi; io vi ho partecipato, in maniera piuttosto defilata, uscendone più confusa di prima, con un'unica certezza: avere dei figli non è un diritto inalienabile, e voler diventare genitori a tutti i costi potrebbe essere anche sintomo di egocentrismo, qualcosa che non ha proprio nulla a che vedere con l'amore che queste persone sostengono di voler dare. Al primo posto devono esserci i diritti dei più piccini!
Ma qual è il diritto primario di un bambino, se non quello di crescere felice in un contesto familiare sano e ricco di amore... e tutto ciò a prescindere dal sesso e dall'orientamento sessuale delle persone che lo compongono? Ieri Giovanna Cosenza ha raccontato in un post un'esperienza abbastanza illuminante in tal senso: tre coppie con bambini sullo stesso volo, e l'unica ad apparire veramente serena ed equilibrata era quella formata da due uomini. Eppure nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione il diritto degli eterosessuali ad avere dei figli, o perlomeno non certo con la stessa intransigenza riservata agli omosessuali.
La professoressa Cosenza ha una grande abilità nel raccontare le storie facendo sì che nella tua mente si formi una certa idea della situazione... per poi spiazzarti sul finale svelandoti che le cose non stanno proprio come sembravano: me ne sono accorta quando ho letto questo suo racconto sul tema della violenza domestica. Anche se è un po' lunghetto, ti consiglio senz'altro di leggerlo fino in fondo, perché offre dei spunti di riflessione non certo banali. In estrema sintesi, la violenza è violenza, chiunque sia a compierla...
Tornando all'argomento della genitorialità, mi limito a segnalare un'interessante riflessione di Daria Bignardi che prende spunto da due discussi fatti di cronaca nostrani.
In conclusione, in me si rafforza sempre di più l'idea che, anche riguardo alle questioni particolarmente controverse, non sia mai il caso di lasciarsi guidare dai preconcetti e dalle reazioni "di pancia", ma si debba sempre cercare di valutare la situazione nella maniera più razionale, informata e distaccata possibile... e rendersi conto che certe realtà sono così complesse da poter essere comprese davvero soltanto da chi le vive in prima persona. Noi che stiamo al di fuori dovremmo semplicemente rinunciare alla comoda soluzione di vedere tutto bianco o nero, e renderci conto che nella realtà esiste una gamma infinita di sfumature intermedie...

2 commenti:

  1. Quella donna è una donna generosa che si è offerta di mettere al mondo quel bambino. Penso che dovremmo rispettare la sua scelta e ammirare la sua bontà.

    In ogni caso, sono convinta che l'Italia sia pronta. Le bambine e bambini subiscono discriminazioni per tante cose, perché hanno gli occhiali, perché sono grassi, ma non è rifiutando l'esistenza dei bambini figli di genitori omosessuali che renderemo l'Italia un Paese più accogliente e solidale.

    RispondiElimina
  2. Io rispetto la scelta di quella donna, ci mancherebbe, e credevo si capisse da quanto ho scritto che empatizzo con lei... ma permettimi di dubitare del fatto che il suo gesto sia stato dettato da una pura e disinteressata generosità, e non piuttosto da un pressante bisogno di denaro. Quanto alla tua osservazione che non è certo rifiutando certe realtà che le cose potranno mai migliorare, mi trovi d'accordo... ma non riesco a fare a meno di pensare che ci voglia una forza d'animo fuori dal comune per affrontare le difficoltà alle quali si andrebbe incontro oggigiorno.

    RispondiElimina