Il 22enne tennista altoatesino Jannik Sinner ha conquistato matematicamente il quarto posto del ranking mondiale per la prima volta in carriera battendo lo spagnolo Carlos Alcaraz nelle semifinali del torneo ATP 500 di Pechino, che poi ha vinto sconfiggendo in finale il russo Daniil Medvedev. Sinner diventa quindi il miglior italiano di sempre nel ranking ATP insieme ad Adriano Panatta, che fu quarto al mondo nel 1976.
Il leggendario campione romano ha reagito con stile: «Sinner ha battuto, anzi ha preso a pallate Alcaraz a Pechino ed è finale, ma soprattuto ha raggiunto il numero 4 della classifica mondiale, come feci io tanti anni fa. Voi non ci crederete, ma io sono molto contento. Sia per lui, perché è un bravissimo tennista, e mi dicono anche un bravissimo ragazzo. E finalmente non mi chiamerete più. [...] Quando lui mi supererà e lo farà sicuramente, vi dico già adesso che sarò ancora più contento. Per cui tanti auguri a Sinner e tanti auguri al tennis italiano».
Non sembra averla presa altrettanto bene un altro storico campione nostrano, Nicola Pietrangeli, il quale ha sentenziato: «Sinner bravo ragazzo, ma per superare anche me non gli basteranno due vite». Poiché la lettura dell'articolo sul sito di Repubblica è riservata agli abbonati, io che non lo sono devo accontentarmi della foto condivisa dal giornalista Alessandro Milan. Pietrangeli è stato numero 3 del mondo in singolare sia nel 1959 sia nel
1960, secondo la classifica relativa ai tennisti non professionisti
allora redatta ogni fine anno da Lance Tingay del The Daily Telegraph; il ranking ATP computerizzato sarebbe arrivato solo nel 1973. E il mondo del tennis all'epoca era molto diverso da quello odierno.
Oggi Sinner in un'intervista ha replicato in qualche modo a entrambi – ma mi permetto di supporre che ce l'avesse di più con Pietrangeli – dichiarando: «Andare oltre i risultati degli altri non mi dice niente. Non mi interessano i paragoni con il passato. Voglio diventare forte io, Jannik Sinner, la sfida è con me stesso e la storia la costruisco per me, per nessun altro».
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