Tralasciando la sfera privata, la sottoscritta non è il tipo che dice tanto spesso parolacce, neppure in contesti informali; qualche volta mi è capitato, essendomene lasciata sfuggire qualcuna, di provocare una reazione di divertita sorpresa nei presenti, che evidentemente un lessico del genere non se lo sarebbero aspettato da parte mia. Le bestemmie, poi, per l'educazione che mi è stata inculcata mi dà fastidio persino udirle... e dire che non sono più cattolica praticante da anni, anzi.
Di recente sono venuta a conoscenza di uno studio accademico dedicato ai «più significativi e conosciuti effetti fisiologici, cognitivi, emotivi, analgesici (!) e sociali delle imprecazioni». Insomma, come ha titolato Il Post, le imprecazioni ci servono. Chissà se valgono pure gli incomprensibili – almeno spero che lo siano! – borbottii a mezza bocca che mi concedo tra me e me quando capita qualche grosso grattacapo in ufficio...
Di seguito riporto un paio di immagini a tema.
Non dubito affatto che quest'ultima sia veritiera, ma me ne dissocio almeno in parte, anche se le bestemmie sono censurate... Non c'è niente da fare, è più forte di me! ;-)
P.S.: Ho appena verificato che un post con questo stesso titolo l'avevo già pubblicato nel 2014 (che cosa mi era successo all'epoca? Beh, qualche disgraziato aveva rotto il finestrino della mia auto posteggiata in un parcheggio pubblico per fregarmi la borsa lasciata incautamente in bella vista sul sedile passeggero, soltanto il cellulare si era salvato perché ce lo avevo con me). E stavolta mettiamocelo, il link alla tonitruante interpretazione di Adriano Pappalardo! :-)
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