Il giornalista e scrittore Corrado Augias, classe 1935, ha annunciato che lascerà la Rai, dove lavorava dal lontano 1960, e andrà a lavorare a La7 dove condurrà un programma settimanale in prima serata a partire dal 4 dicembre. Come ricorda Il Post, «Augias è solo l’ultimo dei diversi noti conduttori televisivi che negli ultimi mesi hanno lasciato la Rai da quando a maggio si è insediato il nuovo amministratore delegato, Roberto Sergio, scelto dal governo (il governo controlla indirettamente la Rai e ha grande influenza sui suoi palinsesti). Tra gli altri hanno lasciato la Rai Fabio Fazio, e le giornaliste Bianca Berlinguer e Lucia Annunziata». Mentre gente come Pino Insegno, er cocco da'a Meloni, non c'è verso di schiodarla da lì. E gli ascolti, oltre alla qualità del palinsesto, colano a picco...
Ad Aldo Cazzullo che sul Corriere gli ha chiesto le ragioni del suo addio a "mamma Rai", Augias ha risposto in modo assai eloquente: «Nessuno mi ha cacciato, ma nessuno mi ha trattenuto. A 88 anni e mezzo devo lavorare in posti e con persone che mi piacciono; e questa Rai non mi piace».
Sui social ho letto svariate critiche ad Augias, dalle più tenere del tipo «L'Italia non è un paese per giovani, non è ora che costui vada in pensione?» alle più acide del tipo «È un antipatico presuntuoso che non dice nulla di interessante, chi si crede di essere?». Ma per fortuna sono molti di più i commenti di apprezzamento e solidarietà, almeno nella mia "bolla".
Per quanto mi riguarda, siccome pago il canone, mi spiace davvero che la Rai si privi dell'ennesima figura di un certo spessore, ma sono contenta di poter continuare a seguire Augias semplicemente cambiando tasto del telecomando, e gli faccio i migliori auguri di lunga vita: trovo che si esprima con un buonsenso, un equilibrio e una lucidità tali da far invidia a colleghi ben più giovani. Esemplare questo suo intervento a diMartedì nel quale in meno di tre minuti ha sferrato colpi micidiali sia all'usanza di appendere il crocifisso al muro sia a Giorgia Meloni, la quale si affanna tanto a difendere la cosiddetta "famiglia tradizionale" senza neppure averne una.
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