Nell'estate del 1989 Raf fu vincitore assoluto del Festivalbar con il brano Ti pretendo, di cui aveva composto le musiche insieme a Giancarlo Bigazzi, mentre il testo, ebbene sì, era stato scritto da una donna, Gianna Albini.
Due anni prima, nel 1987, Fiorella Mannoia aveva vinto il Premio della Critica al Festival di Sanremo con Quello che le donne non dicono, scritta da Enrico Ruggeri e da Luigi Schiavone, e divenuta un caposaldo del suo repertorio.
Riguardo alla hit di Raf, propongo il contenuto di un post pubblicato su Instagram da aesteticasovietica ad agosto, all'indomani dello stupro di gruppo a Palermo.
In queste ore, in cui tutti pubblicano il testo dei messaggi degli stupratori di Palermo, noi decidiamo di pubblicare il testo di una canzone considerata dai più come una canzone d’amore.
Una canzone emblematica di quanto il nostro paese abbia, nel corso dei decenni, inconsapevolmente alimentato (fino a normalizzare) una cultura dello stupro talmente raffinata da saper romanticizzare l’assenza del consenso, cantando tutti insieme frasi come “è inutile che dici di no”
In questa cultura sono cresciuti quei ragazzi, e prima ancora i loro genitori. Certamente anche i loro insegnanti, i loro ministri della repubblica, e i giudici che ormai puntualmente emettono sentenze shock non più shock in quanto regolari nella propria cadenza (rimandiamo al post di @carlottavagnoli su questo)
Naturalmente non stiamo dicendo che questa canzone sia la causa di tutti i mali, sarebbe ingiusto e ingenuo. Questa canzone è figlia del suo tempo che però è ancora oggi il nostro. Un tempo in cui le donne sono diritto degli uomini che si nascondono dentro di loro, “in nome dell’amore se c’è”. Loro, nel dubbio, non scendono a compromessi e vanno fino in fondo.
Se tu li guardi, loro non rispondono di sé. Ed è inutile che dici di no. Come con quei ragazzi di Palermo, è stato assolutamente inutile che lei dicesse di no.
Al prossimo karaoke, facciamoci la cortesia, pensiamo alle parole che stiamo cantando. E rabbrividiamo.
Quanto al "classico" della Mannoia, la cantante ha dichiarato in un'intervista a Repubblica pubblicata dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin
È un brano a cui sono molto legata, ma ho deciso di cambiare il finale perché era giusto: dicevo sempre ‘Ti diremo ancora un altro sì’, ma non è mica vero… La cantavo e pensavo ‘non è mica detto, perché danno per scontato che dobbiamo dire un sì?’. Potrebbe essere un forse, o un no. E quando una donna dice no, con qualsiasi vestito, in qualsiasi circostanza e condizione, è no.
Ma cambiare il monosillabo da sì a no stravolge completamente il senso di un testo che, a leggerlo con attenzione, mi ha sempre fatto aggrottare le sopracciglia, e riguardo al quale condivido un commento che ho letto oggi su Facebook.
Il testo di questa canzone l'ho sempre trovato lontano anni luce dalla sensibilità di una donna "risolta".
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