Se da marzo di quest'anno il mio tragitto da pendolare si svolge interamente in auto, fino a febbraio 2020 era quasi tutto su treno e metropolitana, con un tratto di strada relativamente breve. Poiché i mezzi pubblici li prendevo sempre in orario di punta – fra le sette e mezzo e le nove di mattina e poi fra le sei e le sette e mezzo del pomeriggio – di sicuro non erano vuoti, anzi al contrario li trovavo in genere fin troppo affollati, e comunque non mi sono mai sentita in pericolo (sorvoliamo sugli innumerevoli disservizi che ho dovuto affrontare in quasi due anni). Semmai erano i sottopassi, spesso deserti, che percorrevo quasi di corsa.
Purtroppo non è stata altrettanto fortunata la ragazza che la sera di venerdì 3 dicembre è stata violentata da due figuri su un treno della linea Milano-Varese, mentre un'altra è riuscita a fuggire.
Per evitare che episodi del genere possano accadere di nuovo, sulla piattaforma Change.org è stata lanciata una petizione, che al momento ha superato quota ottomila firme, per chiedere a Trenord di dedicare, su tutte le sue linee, la carrozza di testa alle donne, come avviene già in altri Paesi (la foto qui accanto è stata scattata in Malaysia). A me questa sembra una soluzione sbagliata, e provo a mettere in ordine le idee per spiegare perché.
Qualcuno ha osservato che in linea di principio sarebbe giusto "segregare" non le donne bensì i maschi, in particolare quelli che hanno cattive intenzioni... ma questo è puramente utopistico, perché gli uomini che viaggiano sono tanti, e dubito che esista qualcuno disposto ad ammettere di essere incline a stuprare fanciulle indifese.
Qualcun altro ha aggiunto che per prevenire atti di violenza bisogna inculcare negli uomini di oggi e di domani il concetto, evidentemente tutt'altro che scontato, che la donna non è un essere inferiore su cui è lecito sfogare i propri peggiori istinti e le proprie frustrazioni. Ma anche questo mi pare utopistico: prima di poter osservare gli effetti di un'operazione culturale del genere, bisogna aspettare tempi lunghi. E nel frattempo...?
Ma chiediamoci cosa succederebbe a una donna sola che per qualche motivo non volesse occupare la carrozza riservata e venisse aggredita: le toccherebbe sentirsi dire che "se l'è cercata", come troppo spesso capita alle vittime di molestie?
Sarebbe assai più utile che i controllori percorressero regolarmente il treno in su e in giù, pure per scoraggiare possibili malintenzionati – del resto i treni sono teatro di crimini di altra natura, come le rapine, ben più di frequente rispetto agli stupri – ma questo non accade spesso quanto dovrebbe, anche perché a quanto pare l'organico delle ferrovie è sottodimensionato. In mancanza di controlli mi sembra del tutto inutile, se non dannoso, riservare una carrozza alle donne, perché nessuno potrebbe impedire ai malintenzionati di violare la restrizione, anzi magari nella carrozza "rosa" ci andrebbero di proposito per trovare facili "prede".
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