Della scrittrice Michela Murgia non ho ancora letto alcun libro, pur essendomi ripromessa di leggere prima o poi Il mondo deve sapere da cui è stato stato tratto il film Tutta la vita davanti, ma ho imparato ad apprezzarla leggendo alcune sue esternazioni e assistendo alle sue partecipazioni televisive. Per questo sono rimasta di sasso leggendo l'intervista nella quale confessa che le sono rimasti pochi mesi di vita a causa di un carcinoma renale metastatico in fase avanzata.
Lei ha solo quattro anni più di me, e quando le venne diagnosticato un tumore per la prima volta era più giovane di cinque anni rispetto a me oggi. Mi manca il fiato.
Che dire... Le auguro di cuore di vivere molto più a lungo, e bene, di quanto si aspetti oggi, ma quando se ne andrà avrà la consolazione, che non è certo alla portata di tutti, di lasciare un'inestimabile eredità d'affetti e intellettuale.
La sua intervista ha raccolto manifestazioni di solidarietà quasi unanimi; tra i commenti che ho percepito come fuori luogo, sia pur per motivi diversi, segnalo quello del presidente del consiglio Giorgia Meloni, quello del virologo Roberto Burioni, e quello di tal Vittorio Bertola, uno che seguivo su Facebook ma al quale ho colto l'occasione per fare "unfollow".
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