Questa sera condivido qualche commento scritto da altri ai drammatici fatti raccontati da foto come quella qui sopra, visto che a me mancano le parole per farlo.
Buon fine settimana a leghisti e grillini. Pronti per andare al mare, in piscina? Per fare grigliate? Guarderete i Mondiali in TV? Ogni tanto guardate questa foto e vergognatevi. L'avete sulla coscienza voi. Alla fine siete esattamente come gli scafisti: loro lo fanno per soldi, voi per potere. Il risultato non cambia.
Per dispetto lasciano morire oltre cento persone in mare, affogate, compresi tre bambini di un anno, col terrore negli occhi, con l'acqua che ti riempie i polmoni fino a farti perdere coscienza e svenire e non risvegliarti mai più, la chiamano "strategia" e poi vanno a cantare vittoria con tweet da becero tifo calcistico e selfie con le proprie facce di merda in primo piano. È il totale fallimento dell'Europa e dell'umanità intera. Vivere in quest'epoca è una macchia per tutti. Siamo al minimo storico, possiamo scavare solo per nascondere la vergogna, ma dovremo scavare voragini immense come gigantesche fosse comuni.
(Matteo)
Una barca è affondata, sono morte 100 persone. Tra queste, 3 bambini ripescati senza vita.
Avevano meno di un anno e mezzo. Chissà com'è annegare a un anno e mezzo, sentire scoppiare tutto il corpo perché manca l'ossigeno, non sapere nemmeno come si fa a chiedere aiuto, non capire perché tua mamma e tuo papà non ti stanno salvando, non ti stanno togliendo il dolore, non ti consolano, non ti abbracciano, non ti toccano nemmeno mentre muori solo e inutile come un pezzo di carne in mezzo a una tazza di brodo come il Mediterraneo, mentre tutti intorno stanno a guardare e qualcuno spiega perfino che no, non si poteva fare nulla.
Dovevi morire così, caro il mio bambino di un anno e mezzo! Solo e a uno sputo da chi poteva salvarti.
(Clelia)
Li hanno vestiti di rosso, perché speravano così che in mare sarebbero stati più visibili, e sarebbero stati salvati.
Non è bastato. Non sono bastati i vestitini rossi e le scarpine allacciate con amore per salvarli dalla paura, dall’acqua e dalla morte.
Pensateci, voi che avete commentato sotto l’immagine di quei poveri corpicini scrivendo: “Tanto vale che siano morti, tanto qui sarebbero diventati delinquenti e spacciatori”.
Pensateci, ogni volta che allacciate ai vostri figli le scarpine, ogni volta che scegliete per loro un vestitino, un maglione, un paio di calzettoni.
Pensateci, voi che con quei gesti vi definite buoni padri e madri, e brave persone.
Pensateci, e pregate che i vostri dei siano più magnanimi di voi e il fato non voglia rendervi la pariglia.
Pregate che non vi tocchi mai allacciare scarpine e scegliere il colore di un vestito sperando che questo possa forse evitare ai vostri figli la morte.
Erano vestiti di rosso, erano tre bimbi.
Non fate finta che la cosa non vi riguardi, non è così.
(Galatea)
Se mio figlio potesse capire, se riuscisse a comprendere, gli direi che quei bambini vestiti di rosso, quelli che avevano la sua età, che saranno stati lunghi poco più di ottanta centimetri, che forse non arrivavano a dieci, undici chili, gli direi che quei bambini erano in mare per un caso.
Perché per caso, figlio mio, tu sei nato qua e loro là, per caso tu hai il triciclo, i pupazzi, il seggiolone che si reclina e loro, sempre per caso, hanno la fame, hanno paura.
Tu non hai meriti, e non ne ho io, che ho potuto vivere, scegliere, viaggiare, lavorare all’estero e tornare, mostrare il mio passaporto a ogni frontiera e sentirmi dire sempre va bene, puoi passare. Non abbiamo meriti a stare in pace, a non avere bombe sulle testa, a non avere mortammazzati intorno, a non subire abusi, torture, vessazioni, violenza, a non avere freddo, a non avere fame. Non abbiamo nessun merito ad avere la nostra cittadinanza, non l’abbiamo vinta, non l’abbiamo guadagnata, non l’abbiamo conquistata. Siamo nati per caso in un posto in cui ci sentiamo uomini, più uomini di tutti gli altri uomini, e per caso, per sfortuna, per sorte loro sono là, dove l’umanità, a noi che la guardiamo con le nostre lenti da sole da qui, sembra più sfumata.
Gli direi che erano in mare per un sogno, quei bambini, non un sogno loro, troppo piccoli, troppo fragili, ma un sogno dei loro genitori che chissà quanto li avranno amati, quanto io amo te che certi giorni sembra quasi intollerabile, faticoso, tutto questo amore, tutta questa necessità che tu stia bene, sempre bene, e non sappiamo, non lo sapremo mai, quanto dolore e disperazione e quanta speranza hanno portato quelle madri a salire su un gommone troppo piccolo, troppo stretto e malmesso per tutta quella gente, a tenerli stretti in petto, con i giubbotti di salvataggio, a pregare che arrivi qualcuno, qualcuno a salvarci, ma qualcuno non arriva perché non c’era abbastanza carburante e gli hanno impedito i rifornimenti a Malta e magari sarebbero arrivati in tempo se quell’umanità, magari vista da più vicino, sarebbe sembrata proprio uguale alla nostra.
Gli direi di non sentirsi mai migliore, di non sentirsi più giusto, di non credere di meritare più diritti.
Quei bambini vestiti di rosso, perché il rosso si vede prima in mare, con le scarpe strette, con i corpi rigidi, quei bambini che hanno avuto paura, quanta paura, che avranno pensato perché mamma non mi salva, perché papà non fa niente, c’è tanto freddo, tanta acqua, quei bambini erano come lui.
Uguali a lui.
Ma mentre io spingevo e spingevo e lui nasceva in un ospedale del centro di Milano, in Italia, in Europa, loro stavano nascendo dall’altro lato del mare, in Egitto, in Marocco, in Siria, altrove, in un lato del mare in cui sei meno fortunato e non l’hai scelto.
Se potesse capire gli spiegherei che non abbiamo virtù, non abbiamo pregi, non siamo più degli altri, ma che abbiamo costruito muri, confini, divieti, abbiamo deciso che da una parte sì e dall’altra no, di qua bene e dall’altra parte non è un nostro problema.
Per fortuna non capisci figlio mio, non capisci ancora, che a crescere, a diventare uomini si perde umanità e un giorno il mare si porta via centinaia di persone, si porta via i bambini come te che volevano soltanto vivere e noi restiamo qui a non fare niente, non facciamo niente, restiamo a guardare a indignarci, a cambiare canale e quello che valiamo, come uomini, donne, madri, padri, figlie e figli, è meno di niente.
(Dania)