Quando sento parlare di
testimoni di Geova, il mio pensiero va all'incidente stradale che anni fa mi spedì quasi all'altro mondo, e al successivo ricovero. In quel difficile periodo mia madre ebbe modo di conversare con un ragazzo anch'egli ricoverato per non importa quale motivo, che faceva parte dei testimoni di Geova. Gli parlò del mio incidente, del fatto che per salvarmi, dato che ero in preda a una copiosa emorragia, si fossero rese necessarie numerose
trasfusioni di sangue... e quello quasi trasalì: spiegò che per quanto lo riguardava aveva escogitato chissà quale soluzione alternativa nel malaugurato caso in cui avesse avuto bisogno di sangue, e a proposito delle trasfusioni che mi avevano tenuta in vita parlò di "accanimento terapeutico". Sì, proprio l'espressione che si usa per la pratica – che personalmente trovo assai criticabile – di sottoporre malati incurabili a trattamenti medici gravosi e inefficaci al solo scopo di prolungarne la vita e le sofferenze. Mentre nel mio caso le trasfusioni mi avevano strappata a morte certa per restituirmi a una vita normale, e nel mio cuore non finirò mai di ringraziare quegli sconosciuti donatori per la loro generosità disinteressata.
Come mai quel ragazzo aveva parlato in quel modo? Beh, perché i testimoni di Geova
le trasfusioni di sangue le rifiutano: si tratta di una
regola basata su oscure ragioni dottrinali, e la cui violazione comporta la
disassociazione, ovvero l'espulsione dalla congregazione. Per un testimone di Geova «
Le regole sono come una gabbia in fondo al mare che ti protegge da un attacco degli squali»; a spiegarlo è la protagonista del film
La ragazza del mondo di Marco Danieli (
qui il trailer), che si addentra nella realtà di questo movimento religioso in maniera rigorosa e documentata. Io l'ho visto proprio ieri sera, e te ne propongo qui di seguito la trama in sintesi.
La diciannovenne Giulia (Sara Serraiocco) fa parte di una famiglia di testimoni di Geova e, pur essendo particolarmente portata per la matematica, dopo il diploma in ragioneria è rassegnata a rinunciare a proseguire gli studi; del resto lo farebbe per sé stessa e non per aiutare la comunità, o almeno così le fanno credere. Mentre svolge la sua opera di proselitismo, Giulia conosce Libero (Michele Riondino), un giovane con precedenti per spaccio di droga, lo fa assumere nella ditta dove lavora, e pian piano i due si innamorano. Il loro legame però non è ammesso dalle regole della religione di Giulia, perché Libero è un "ragazzo del mondo", ovvero estraneo alla congregazione dei testimoni di Geova. Frequentare persone del mondo è tollerato, ma stringere con loro relazioni sentimentali significa andare incontro alla disassociazione. Per gli amici appartenenti alla congregazione e persino per la sua famiglia Giulia non esisterebbe più: un castigo di una crudeltà terribile. Ma la ragazza sceglie di seguire il suo cuore, e alla fine capirà quello che vuole davvero dalla vita.
Non posso fare a meno di sottolineare che
Sara Serraiocco, la giovane protagonista, è nata a Pescara; a diciannove anni, proprio l'età di Giulia, si è trasferita a Roma per coltivare la sua passione per il mondo dello spettacolo, frequentando il prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia. Stiamo insomma parlando di una ragazza che per sfondare nel cinema non ha cercato le facili scorciatoie di talent e reality o peggio, ma si è impegnata seriamente, cimentandosi con entusiasmo anche in ruoli che avrebbero spaventato attrici ben più mature. Leggi
questa intervista, rilasciata alla vigilia dell'ultimo Festival del Cinema di Venezia nel corso del quale è stato presentato
La ragazza del mondo, e ti renderai conto che Sara ha tutte le carte in regola per una luminosa carriera. La giovane fa parte del cast di
Non è un paese per giovani di Giovanni Veronesi, che è attualmente nelle sale e che a questo punto mi interessa moltissimo vedere.