Lunedì 7 marzo. Il collega no-vax nonché "allergico" alla mascherina rimane tutto il giorno in ufficio nonostante una gran brutta tosse. Io come mio solito non gli dico mezza parola, cretina che non sono altro.
Martedì 8 marzo. Mentre sono in auto per andare al lavoro, dal collega in questione arriva una mail indirizzata ai titolari, al responsabile e a noi tre donzelle dell'ufficio nella quale oltre a farci gli auguri – è pur sempre la "festa della donna" – comunica di essere in malattia proclamandosi «negativo ma influenzato quanto basta». Io voglio credergli e penso «Vabbè, se in seguito dovesse risultare positivo ci informerà con altrettanta tempestività, no?». Maddeché. Ingenua che non sono altro. Comunque, per il resto della settimana vado al lavoro normalmente, solo venerdì pomeriggio prendo mezza giornata di permesso per sottopormi a una radiografia (che non ha rilevato niente di che) prescrittami un paio di mesi prima dal mio medico come accertamento per alcuni malesseri fisici di cui soffro da un po'.
Sabato 12 marzo. Il responsabile mi informa via WhatsApp di aver fatto un tampone rapido in casa la sera prima e di essere risultato positivo. Poiché in settimana siamo stati a distanza ravvicinata un paio di volte sempre per breve tempo ed entrambi con mascherina FFP2, dubita di avermi contagiata, comunque mi invita a fare attenzione. Io, sempre ingenua, penso «Vabbè, se lo sarà preso in palestra», e non mi preoccupo più di tanto.
Domenica 13 marzo. Mi sveglio e sto già male: raffreddore, tosse e mal di gola, oltre a dolori ovunque. In giornata la febbre supera i 38 °C. Nel frattempo arriva dall'azienda una comunicazione ufficiale via SMS e posta elettronica: «sono a segnalare che si sono verificati al momento 4 casi di positività al covid presso [la sede dove lavoro, che conta meno di 20 dipendenti, NdC]. La Direzione pertanto invita tutti i collaboratori ad effettuare un test e di recarsi in ufficio solo con tampone negativo». E io penso che il tampone dovrò farlo senz'altro, ma in ufficio non posso andarci di sicuro.
Lunedì 14 marzo. Dopo aver indagato sulla possibilità di fare un tampone antigenico – non antigienico come scrivono in tanti, caspita! – in farmacia, e aver scoperto che alle farmacie della mia zona non si può accedere a meno di non essere asintomatici, sento la mia dottoressa la quale, oltre a darmi i primi giorni di malattia e prescrizioni sui farmaci da prendere (ibuprofene, pantoprazolo, acetilcisteina all'occorrenza, paracetamolo meglio di no), mi fissa l'appuntamento per un tampone molecolare tramite ATS il giorno successivo. Le chiedo come debbo comportarmi col mio compagno e lei mi risponde che, essendo lui vaccinato con tre dosi, non è ancora necessario che faccia il tampone, ma basta che rimanga in sorveglianza attiva con mascherina FFP2; ovviamente dobbiamo isolarci il più possibile. Perciò quella sera stessa lo relego a dormire in cameretta: troppo tardi, ma probabilmente anche due sere prima sarebbe stato già tardi. Frattanto faccio il mio primo ordine su Esselunga a casa: prima data di consegna disponibile mercoledì nel primo pomeriggio, consegna gratuita trattandosi del primo acquisto online.
Martedì 15 marzo. Accompagnata dal mio prode cavaliere – lui guida e io mi siedo sul sedile posteriore, entrambi mascherinati – vado a fare il tampone al drive through dell'Ospedale di Vimercate. [Tra l'altro per farlo bisogna entrare nel parcheggio e prendere il ticket, e successivamente pagare per poter uscire, anche se di fatto non si è occupato alcun posto auto ma si è rimasti in coda dentro il veicolo] Nel pomeriggio, mentre sto dormendo, mi arrivano due SMS: uno da Regione Lombardia che mi invita a consultare l'esito del tampone sul Fascicolo Sanitario Elettronico, e l'altro dal Ministero della Salute che di fatto l'esito me lo "spoilera": «La Certificazione verde Covid-19 di *** sara' revocata a seguito del test molecolare. Dopo tampone negativo verra' riattivata automaticamente entro 24H». Insomma, sono positiva. Lo comunico al mio responsabile, il quale mi informa che sono il sesto caso di questo focolaio in ufficio. Il primo in ordine cronologico, ça va sans dire, è il no-vax. Non ti dico quanto mi abbia fatto inc***are questa cosa, anche perché il responsabile ha involontariamente contagiato prima la moglie e poi la figlia, la quale avendo appena tre anni non era ovviamente vaccinata e ha avuto la febbre alta per giorni.
Mercoledì 16 marzo. Mi arriva da ATS Brianza un link per accedere ad alcune informazioni, tra cui la DISPOSIZIONE DI ISOLAMENTO DOMICILIARE OBBLIGATORIO (scritto così fa un certo effetto, ve'? ;-) ), e prenotare il tampone di fine isolamento da effettuare dopo almeno 7 giorni dal tampone positivo di diagnosi, con almeno 3 giorni senza sintomi. Per questo aspetto a prendere appuntamento. Poco tempo prima che arrivi la consegna da Esselunga ricevo via SMS l'avviso che alcuni dei prodotti che avevo ordinato non sono disponibili, ma ormai sono fuori tempo massimo per modificare l'ordine. «Ci scusiamo per il disagio».
Venerdì 18 marzo. Il mio compagno rientra la sera dal lavoro con gli stessi sintomi che ho avuto io, ha la febbre a 37,4 °C – che per lui, avvezzo a temperature sempre inferiori ai 36, è un febbrone – e si lamenta di stare malissimo. Io non so che fare, mi sento pure in colpa e mi preoccupo un sacco, ma per fortuna col passare delle ore migliora un po'. Lo registro come contatto stretto sul sito dell'ATS, ma alla fine sarà la nostra dottoressa lunedì a prenotare anche a lui il tampone per martedì.
I giorni trascorrono noiosi e interminabili. Quale migliore occasione per sbrigare quelle incombenze domestiche alle quali non ho mai tempo di dedicarmi, leggere quei libri che non ho mai tempo di leggere, guardare film e serie TV che non ho mai tempo di guardare? E invece no, che spreco... Non ho né la testa né la voglia di fare alcunché, a parte aggiornare questo blog! I sintomi? Continui alti e bassi: magari un giorno mi sento quasi bene, poi il giorno dopo ho una ricaduta.
Lunedì 21 marzo. Altra spesa su Esselunga a casa, che mi verrà consegnata il giorno dopo nel tardo pomeriggio. Questa volta il costo della consegna (7,90 euro) mi tocca pagarlo. Poiché ho bisogno di medicinali, cerco una farmacia che faccia consegne a domicilio, visto che Glovo qua in Culandia mica ci arriva. ;-) C'è quella del comune limitrofo, il problema è che si può pagare solo in contanti, e non avendone a sufficienza sono costretta a violare l'isolamento per andare a prelevare. Comunque ero mascherinata, guantata, igienizzata, e non ho incontrato praticamente nessuno.
Martedì 22 marzo. Il mio amore va a fare il tampone, e come previsto risulta anche lui positivo. Io su consiglio del mio medico prenoto per venerdì il tampone di fine isolamento per avere maggiori chance di risultare negativa, poiché ho ancora lievi sintomi. Sul mio fascicolo sanitario viene caricato un nuovo documento che non aspettavo. Si tratta del sequenziamento del mio tampone: variante BA.2.
Venerdì 25 marzo. Vado a fare il tampone di fine isolamento, questa volta da sola anche perché adesso è il mio prode cavaliere a non stare bene. [Stavolta non ho dovuto pagare nulla perché la "sosta" è durata meno del tempo minimo che richiede un pagamento] Nel pomeriggio mi arriva l'esito, inaspettatamente negativo (perché non mi sento ancora a posto), e un nuovo green pass da tampone, valido 72 ore.
Sabato 26 marzo. Mi arriva da ATS Brianza un link per scaricare il CERTIFICATO DI FINE ISOLAMENTO DOMICILIARE OBBLIGATORIO DI SOGGETTO COVID POSITIVO. Sono ufficialmente 🎵LIIIIIBEEERAAAAAAA🎶!!!
Stasera sono andata a prendere le pizze da asporto. E ho verificato il mio caro vecchio green pass da vaccinazione: è tornato valido.