giovedì 31 ottobre 2024

Solo una teoria?

Questa sera condivido un thread molto interessante pubblicato ad agosto dal divulgatore scientifico AC🧬DS - A Caccia Di Scienza riguardo a un tema tristemente attuale. Ne riporto qui di seguito il testo, dopo aver dato giusto una sistematina per rendere più evidente che si tratta di un ragionamento articolato e coerente anziché di una sequenza di 16 tweet slegati tra di loro.

SOLO UNA TEORIA?
L'evoluzione? Solo una teoria!
La gravità? Solo una teoria!
Il cambiamento climatico? Solo una teoria!
Da quando ho iniziato a fare divulgazione non passa giorno che non mi tocca dover spiegare che in campo scientifico "Teoria" non vuol dire "Ipotesi". Al contrario una Teoria è un insieme di ipotesi DIMOSTRATE che concorrono a formulare un modello coeso che descrive un determinato fenomeno naturale. E le Teorie sono importanti perché permettono di fare previsioni ragionevolmente accurate sul comportamento di tali fenomeni.
Altra potenza delle Teorie scientifiche, anche se per qualcuno rappresenta una debolezza, è che esse non danno mai una risposta certa, perché la certezza (o la non certezza) di un evento sono praticamente impossibili. In altre parole è impossibile che qualsiasi evento abbia il 100% di probabilità di verificarsi o il 100% di probabilità di NON verificarsi. Le predizioni fatte attraverso una teoria scientifica sono invece sotto forma di "probabilità di essere corrette". Sembra un modo paraculo di dire che non siamo sicuri di qualcosa, ma è esattamente il contrario. Grazie alle Teorie scientifiche sappiamo ESATTAMENTE qual è la probabilità che il nostro risultato sia giusto, e qual è la probabilità che sia sbagliato.
Vi faccio un esempio un po' truculento, e che forse sembrerà ovvio, ma spiega perfettamente questo concetto, ma soprattutto mette chiaramente alla luce i limiti di chi nega il ragionamento scientifico. Vi propongo una singola mano di RouletteRussaAlContrario, ovvero una variante del noto "gioco", in cui nel tamburo della pistola vengono messi 5 proiettili anziché 1. Il gioco si svolge in una singola mano. Se sopravvivete, vincerete qualunque cifra decidiate. Se perdete... beh... diciamo che se non altro non dovrete essere voi a pulire.
Vi consultate con i due amici che sono con voi. Lo scienziato vi dice non farlo perché c'è solo 1 probabilità su 6 di vincere, ovvero il 16,7% di probabilità. Di contro c'è un bel l'83,3% (5/6) di probabilità che perdiate la testa per il gioco. E vi dice anche che queste probabilità sono certe al 99,9% (c'è sempre una piccolissima probabilità che il tamburo si inceppi). Ovvero è praticamente certo che il risultato del gioco sia di 1/6 per la vittoria, e di 5/6 per la sconfitta. Questo è quanto predetto dalla Teoria della probabilità. La scienza non ti dice quale evento si verificherà, ma ti dirà con una buona certezza qual è la probabilità che si verifichi tale evento (o il suo opposto).
L'altro vostro amico, il girasugo, invece dice di non fidarsi dello scienziato, perché la probabilità è "solo una Teoria", che i numeri mica tengono conto di tutto quello che può succedere, che agli scienziati piace terrorizzare la gente perché sono catastrofisti e pagati da [inserire potere forte a caso], e oh, suo cugggino una volta ci ha giocato e ha vinto! Voi di chi vi fidereste? Mi sembra ovvio che vi fidereste dello scienziato, e vorrei ben vedere!
Questo esempio è molto semplice e ovvio, e anche per chi non mastica la probabilità in senso matematico è abbastanza facile e ovvio calcolare intuitivamente la probabilità. E sono sicuro che a nessuno verrebbe in mente di giocare ad una tale roulette russa... VERO????
E INVECE NO! Ci stiamo giocando tutti! Ci giochiamo ogni volta che vogliamo negare il cambiamento climatico e i suoi effetti. Il cambiamento climatico è una teoria che ha un consenso superiore al 99.999% riguardo alle sue cause, e ai suoi effetti. Continuare a negare il cambiamento climatico è come giocare ad una roulette russa con una pistola dove entrano 100.000 proiettili, e un solo colpo è a salve.
Ditemi voi se ci giochereste, visto che l'estrema probabilità di lasciarci le penne è tutto sommato, "solo una teoria".

mercoledì 30 ottobre 2024

Diamo al bombo quel che è del bombo!

«La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso», recita una delle innumerevoli frasi erroneamente attribuite al grande fisico Albert Einstein. Questa in particolare è molto cara ai motivatori, perché sembrerebbe dimostrare che se non si è consapevoli dei propri limiti, o perlomeno non ci si lascia condizionare da essi, si riescono a compiere imprese che sembrerebbero impossibili.

Lo short video qui sotto pubblicato da Kodami, il progetto editoriale di Fanpage.it dedicato agli animali, dimostra che si tratta più o meno di una leggenda metropolitana.

Ecco la trascrizione della traduzione del parlato.

«Il calabrone non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso». Tra parentesi, qui si parla di calabrone, ma in realtà si fa riferimento proprio al bombo.
1934. Secondo la leggenda, un entomologo francese, Antoine Magnan, applicando a questi insetti le equazioni relative alla resistenza dell'aria, dimostrò che il loro volo sarebbe stato impossibile. Il mistero fu poi risolto poco dopo in ambito accademico, e quei calcoli validi per aerei, però con ali lisce e rigide, non si potevano applicare al volo del bombo, che non solo possiede delle ali a bordo frastagliato, ma le muove in un modo peculiare, cioè questi animali disegnano dei piccoli 8 creando dei mini-vortici in grado di aumentare la portanza, cioè la forza che spinge in aria il peso del bombo. Per giunta le dimensioni dell'insetto rispetto alla viscosità dell'aria riducono la quantità di energia necessaria per mantenersi in volo, e quindi non c'è trucco e non c'è inganno. Il bombo è semplicemente un gioiellino dell'evoluzione.

Probabilmente il video sopra è la versione ridotta di questo più lungo che non ho ancora avuto tempo di guardare per intero, solo che nel primo l'audio è in inglese sottotitolato e nel secondo in italiano.

Qualcosa di analogo lo pubblicò su Facebook tempo fa il professor Vincenzo Giordano, insegnante di matematica.

"La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso". Questa frase attribuita ad Einstein ha in realtà un'origine piuttosto incerta. Intanto l'insetto in questione non è il calabrone ma il bombo (l'equivoco è nato dalla errata traduzione della parola inglese "bumblebee" che si riferisce appunto al "Bombus terrestris"). Secondo le ricerche dell'ingegnere aeronautico J. H. McMasters, la fonte più probabile sarebbe una frase scritta nel 1934 dall'entomologo francese, A. Magnan, nel suo libro "Le Vol des Insectes": "Spinto da ciò che viene fatto nel settore dell'aviazione, ho applicato le leggi della resistenza dell'aria agli insetti e sono arrivato alla conclusione che il loro volo è impossibile". Al di là della paternità della frase, resta il fatto che per tanti anni gli studiosi di aerodinamica hanno cercato inutilmente di capire come potesse riuscire a volare il bombo: in effetti, osservando l'apertura alare dell'insetto in rapporto alla dimensione della "fusoliera", anche un profano si rende conto che le ali sono apparentemente troppo piccole. Poi si è scoperto che le piccole ali di questo insetto tozzo e peloso gli consentono di volare grazie alla turbolenza che generano vorticando, alla viscosità dell'aria e al fatto che non sono lisce come le ali di un aeroplano, ma coperte di rugosità che rendono il moto dell'aria ancora più turbolento, contribuendo così alla portanza.

Comunque, se vogliamo, anche nella spiegazione veritiera dei fatti si può leggere un importante messaggio motivazionale: per quanto si abbiano a disposizione risorse limitate, sfruttandole in modo opportuno si possono ottenere risultati impensabili. :-)

P.S.: A proposito di Einstein, sulla pagina Storie Scientifiche ho letto un aneddoto che sarà anche fake, comunque è notevole.

Probabilmente la leggenda metropolitana più famosa della storia della fisica è quella che vede protagonisti Albert Einstein e il suo autista.
Einstein emigrò negli Stati Uniti nel 1933, accettando il posto di professore al prestigioso Institute for Advanced Study di Princeton. La sua Teoria della Relatività si stava affermando con forza, grazie anche alle prime conferme sperimentali (la più famosa delle quali avvenuta nel 1919). Tuttavia, a quel tempo, la sua immagine non era ancora di dominio pubblico e non tutti erano in grado di riconoscerlo. Negli USA Einstein era chiamato continuamente a tenere conferenze e veniva sballottato da un’università a un’altra. Ma il buon professor Einstein non imparò mai a guidare e gli fu affiancato un autista, Harry. Sebbene Harry non conoscesse la matematica, e ben che meno la fisica, ascoltava assorto ogni conferenza dalle ultime file.
Un giorno, mentre era in viaggio, Einstein si confidò con l’autista, dicendo di essere terribilmente stanco di tenere continue dissertazioni in pubblico. Harry pacatamente rispose: “Professor Einstein, ho ascoltato la sua lezione un centinaio di volte e, anche se non ci capisco un bel niente, sono sicuro di poterla ripetere parola per parola”. All’inizio titubante, il padre della Teoria della Relatività realizzò che nessuno in quell’università lo aveva mai visto e decise di accettare la proposta.
Arrivati nel luogo della conferenza, Einstein si accomodò negli ultimi posti e Harry salì in cattedra. Nel frattempo, un professore si era vantato di essere uno dei maggiori esperti della Relatività; diceva di essere arrivato a una comprensione addirittura più profonda dell’autore e che non vedeva l’ora di porre alcune domande. Harry fu magistrale nell’interpretazione, nessuno si era accorto di niente e la lezione passò via tranquilla. Giunti al termine, dal pubblico il professore un pochino presuntuoso alzò la mano e formulò una domanda alquanto insidiosa, con l’intenzione di mettere in mostra la sua competenza sull’argomento. Harry sussultò un attimo, ma poi si riprese e disse:
“Lei è un bravo studioso ma non riesco a immaginare che qualcuno possa formulare una domanda così semplice. In effetti è talmente tanto semplice che lascerò che sia il mio autista, seduto là in fondo, a rispondere al mio posto.”

martedì 29 ottobre 2024

Devo fare ciò che mi fa stare bene

Essendo appassionata dei mitici mattoncini LEGO a tal punto da aver dedicato loro una categoria apposita su questo blog, ho letto con particolare interesse l'articolo Are Legos a part of your wellness routine? (I LEGO fanno parte della tua routine di benessere?), pubblicato su The Hustle il 17 gennaio 2020, ma a mio modo di vedere ancora attualissimo.

Il gigante dei giocattoli sta rivolgendo nuove proposte agli adulti, sottolineando che i LEGO sono la chiave per liberare la calma.
I bambini adorano i LEGO. Ma la saggezza popolare dice che, ad un certo punto, ogni adolescente deve dare via i giocattoli e muovere i primi passi lungo il tremendo percorso verso l'età adulta.
Questo significa più spostamenti, più impieghi monotoni e più riunioni. Ma sicuramente niente più LEGO. Almeno, questo era ciò che significava una volta.
Se sei ancora un bambino nell'anima, tira un sospiro di sollievo. Perché il LEGO Group, il più grande produttore di giocattoli al mondo, ha alcuni blocchi dai colori vivaci da venderti.
Come la LEGO si sta rivolgendo agli adulti
Questi sono tempi duri nell'industria dei giocattoli. La concorrenza è serrata e le distrazioni digitali competono per il tempo e l'attenzione dei bambini.
La LEGO ha recuperato espandendo la sua traccia digitale e vendendo in luoghi diversi. Pensa alle catene di supermercati e ad Amazon, piuttosto che solo a Toys"R"Us.
Ancora più significativamente, come ha osservato il Washington Post: il tono dell'azienda è cambiato. Non siamo più solo per i fanatici di Star Wars. I LEGO fanno parte di una sana routine di benessere.
Aspetta, cosa? I LEGO come nuova app di mindfulness?
La strategia dell'azienda ha senso. Essa sfrutta due grandi tendenze:
  1. La crescente domanda dei consumatori di nuovi modi per alleviare stress e ansia
  2. Il nostro appetito smisurato per la nostalgia, questa volta tra chi fa parte della generazione X
Come ha sottolineato il Post, gli adulti hanno anche tasche più fornite. Il set per il castello di Hogwarts di Harry Potter costa ben 400 dollari [al momento è arrivato a $ 469,99 sul sito statunitense, mentre su quello italiano l'importo è lo stesso ma in euro, il che significa che al cambio attuale ci rimettiamo, NdC].
La LEGO sta per portare il treno della nostalgia direttamente nel tuo soggiorno: Lego Masters, una nuova serie TV condotta dall'attore Will Arnett, debutterà a febbraio [ovviamente del 2020, NdC].
È basata su una serie britannica di successo con lo stesso nome, e metterà squadre di posatori di mattoncini giocattolo l'una contro l'altra.

Mi sono resa conto di quanto sia vero, che mentre costruisco un modello coi LEGO mi sento meglio, tranquilla e rilassata. Stavo pensando di chiedere a Babbo Natale la decorazione da tavolo natalizia (€ 39,99 sul sito del produttore)...

... oppure la stella di Natale (€ 49,99).

Sul sito Lightailing si possono trovare i kit luminosi per dare un tocco di magia all'una e all'altra.

P.S.: Tengo a precisare che la LEGO non si è neppure lontanamente sognata di pagarmi per la pubblicazione di questo post, né in denaro né, purtroppo, in natura! ;-) (ché poi i modellini che costruisco non so proprio più dove metterli. Di sicuro non intendo smontarli per riporli nelle rispettive confezioni. Uhm, quasi quasi ci vorrebbe una vetrinetta...)

lunedì 28 ottobre 2024

A fin di bene

Pochi giorni fa i The Jackal hanno realizzato in collaborazione con ActionAid un video, contraddistinto dal loro stile inconfondibile, per sensibilizzare nei confronti dell'adozione a distanza, che può garantire a un bambino del Sud del mondo e alla sua comunità accesso a cibo, acqua, istruzione e cure mediche.

In precedenza CARTONI MORTI aveva pubblicato un video, in collaborazione con il centro medico di psicologia online Unobravo, per smontare certi pregiudizi ancora parecchio radicati nei confronti degli psicologi (e suggerire che l'importanza del benessere psicologico tende ad essere sottovalutata, aggiungo io).

Se sei un nuovo utente del servizio, cliccando su questo link e compilando il questionario, fino al 30 novembre puoi usufruire di uno sconto del 10% valido sulle prime tre sedute a pagamento inserendo il codice CARTONIMORTI10X3.

domenica 27 ottobre 2024

Stessa storia, stesso posto, stesso bar

Musicalmente la mia adolescenza è stata segnata dalle canzoni degli 883 – sarebbe stato meglio un repertorio più raffinato, ma quest'è ;-) – e in particolare dai loro primi tre album, che dovrei avere da qualche parte in soffitta in formato musicassetta o CD. Capita di rado che io rimpianga di non avere abbonamenti a servizi di streaming video on demand, Prime Video a parte... ma per la serie Hanno Ucciso L'Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883, trasmessa in esclusiva su Sky e Now, ho fatto un'eccezione.

Ho cercato di "consolarmi" mettendo su in macchina la playlist con le canzoni degli 883, sulle quali ho cantato fino quasi a lesionarmi le corde vocali... La tonalità di Max Pezzali non è la mia, decisamente. E ieri sera ho prenotato per cena in un locale dove io e il mio compagno eravamo già stati, dopo aver scoperto che la musica dal vivo sarebbe stata suonata da una cover band di Pezzali. In effetti mi sono scatenata con il resto del pubblico... quasi tutti, tranne il mio compagno, che avendo dei trascorsi come fonico sottolineava tutti i difetti della performance, tali da fargli venire il mal d'orecchie, ha detto. Così dopo Come mai – che per me era irrinunciabile, anche se riascoltandola con la sensibilità di oggi sembra un po' l'autobiografia di un aspirante stalker – ce ne siamo andati.

A proposito di 883, ecco tre video che ho raccolto nel corso del tempo.

Il video di Hanno ucciso Carlo Magno, "feudal cover" di Hanno ucciso l'Uomo Ragno realizzata da BardoMagno, progetto musicale di Feudalesimo e Libertà.

Il mashup fra What's my age again dei Blink 182 e Rotta per casa di Dio degli 883, creato da Bruxxx Music Shaker.

Infine il video del brano Discoteche abbandonate lanciato quest'anno da Max Pezzali, che il nome 883 ha smesso di usarlo oltre vent'anni fa, comunque ben dopo l'addio dell'amico e cofondatore Mauro Repetto. Affascinante e malinconico perfino per una come me, che di certo non è mai stata un'assidua frequentatrice di locali notturni...

sabato 26 ottobre 2024

Mi è sfuggito il #pastaday!

Ieri era la giornata mondiale della pasta (World Pasta Day), ma mi è sfuggita perché il sito giornatamondiale.it è fuori uso, e sulla homepage del sito Days Of The Year tale ricorrenza non occupava un posto preminente. Comunque non credo sia un problema se gli spunti a tema li condivido oggi: il primo è il post pubblicato ieri dal biologo nutrizionista Gabriele Bernardini...

Nella giornata della pasta, celebriamo la sua dipartita dalle abitudini nazionali
La pasta non c'è più
La pasta non c’è più e non ve ne siete accorti!
Gli spaghetti sono spariti, le penne hanno preso il volo, i conchiglioni si sono inabissati, le mezze maniche le hanno tagliate via.
Il nutrizionismo moderno contempla praticamente solo gli orzotti, i farrotti, i grani saraceni, i migli e le quinoe (quando va bene perchè c’è chi fa la “pasta” di albumi, ma quelli sono i soliti chetini [è così che Bernardini appella i seguaci della dieta chetogenica, NdC]).
Le granaglie vanno benissimo sia chiaro (gli albumi no!), ma che vi hanno fatto i maccheroni, i paccheri e i maltagliati?
Dite la verità, c’entra l’indice glicemico vero? Vi pare impossibile mangiare pasta di semola perché vi schizza l’insulina nel sangue, mh?
Ma ve la buco, l’insulina.
La quinoa la diamo al sorcio.

... e il secondo è un post pubblicato nella pagina Foodiverso, dedicata ad informare sui temi del cibo sostenibile, salubre e di qualità, per invitarci, quando facciamo la spesa, a diffidare dalla pasta troppo "gialla".

IL GIALLO DELLA PASTA
La pasta secca è uno degli alimenti più conosciuti, in Italia ne consumiamo mediamente 23/24 kg pro capite per anno.
Ma come scegliere (empiricamente) una pasta di buona qualità?
Spesso, nello scaffale dei supermercati, ci troviamo di fronte a pasta con diverse gradazioni di colore, che vanno da un bianco avorio ad un giallo luminescente.
La pasta secca viene ottenuta dall’impasto e successiva estrusione, trafilatura ed essiccazione di semola di grano duro e acqua. La fase che più determina la colorazione della pasta è l’essiccazione.
L’essiccazione è una fase fondamentale nel processo di produzione della pasta, necessaria a portare il contenuto di umidità a valori inferiori al 12.5%.
Il processo di essiccazione della pasta nel corso del tempo ha subito notevoli trasformazioni: alla fine del 1800, per essiccare gli spaghetti occorrevano circa 10 giorni in estate e 20-30 in inverno, mentre con i moderni impianti si raggiungono temperature elevatissime, comprese in un intervallo tra 90° e 135°C, che riducono a 2-3 ore il tempo di essiccazione, con relativa netta riduzione dei tempi impiegati e minori costi.
Una pasta essiccata ad alte temperature ha un ottimo comportamento in cottura, ma le elevate temperature raggiunte durante l’essiccazione provocano l’indisponibilità della lisina, un amminoacido molto importante per il nostro organismo, che non riusciamo a produrre autonomamente. Ad alte temperature, la lisina quando viene a contatto con gli zuccheri, viene bloccata e resa indisponibile nel composto di Amadori.
Una misura del danno termico subito dalla pasta è data dalla quantificazione dalla furosina, una molecola non naturale, che si forma durante la fase di essiccazione con la reazione di Maillard.
La presenza e la quantità di furosina forniscono indicazioni sulla qualità della pasta (Giannetti et al., 2021).
Sono state inoltre trovate correlazioni lineari tra il punto di giallo e il contenuto di furosina (Salvadeo et al., 2008).
Maggiore è il quantitativo di furosina riscontrato in laboratorio, maggiori saranno state le temperature utilizzate per l’essiccazione, più giallo sarà il colore della pasta e più bassa sarà la qualità organolettica complessiva del prodotto.
Ovviamente l’indicazione in etichetta del quantitativo di furosina formatasi non è un parametro da inserire obbligatoriamente in etichetta e i grandi produttori di pasta si guardano bene dal farlo.
Noi però, empiricamente, scegliendo una pasta di colore chiaro, come quella nell’immagine, possiamo con un buon margine di certezza, sapere che è stata essiccata a basse temperature per un tempo elevato.
Quindi diffidate dalla pasta troppo “gialla”.

venerdì 25 ottobre 2024

Un weekend... da leonessa

Nei giorni scorsi dei creator che seguo hanno casualmente pubblicato due reel comici in cui mostrano quanto poco abbiano voglia di uscire la sera.

Prima Le Coliche hanno benedetto il maltempo, scusa perfetta per rimanere a casa...

@lecoliche

Anche stasera ci ha salvati la pioggia

♬ Silent Track - Silent Track

... e poi Lorenzo Baglioni si è prodotto in una "toccante" parodia di Grande amore de Il Volo.

@lorenzo_baglioni TUTORIAL su come evitare di uscire! 😂🌈🎵
#parodia #divertente #lorenzobaglioni ♬ suono originale - Lorenzo Baglioni

Ma loro sono decisamente più giovani ed estroversi di me: mica ci credo, che escano così malvolentieri. Io, per quanto mi riguarda, non vedo l'ora che arrivi il venerdì per scatenarmi... nel sonno, o almeno provarci! ;-) Buonanotte...

giovedì 24 ottobre 2024

Tanto di cappello, non c'è che dire!

Per una serie di motivi non nutro una gran stima, per usare una litote, nei confronti di Elon Musk – men che meno da quando mi sono resa conto che è pappa e ciccia con Giorgia Meloni, la quale, relazionandosi con la persona più ricca del mondo, non può che chiudere tutti e due gli occhi sul fatto che il magnate sudafricano abbia commesso più volte un "reato universale" – e mi sa che non deve stare granché simpatico nemmeno a quelli di Astronomy Picture of the Day, visto che non l'hanno nominato neppure di striscio nella spiegazione dell'uscita di ieri, intitolata semplicemente Caught (catturato). Comunque bisogna riconoscere che l'impresa compiuta il 13 ottobre scorso da SpaceX, di cui Musk è fondatore e amministratore delegato, merita senz'altro di essere ricordata dal punto di vista del progresso tecnologico in ambito aerospaziale (il quale, non so se te l'ho mai raccontato, mi è professionalmente abbastanza vicino).

Ecco di cosa si tratta.

E se un razzo potesse tornare alla sua torre di lancio e venire catturato? Questo è accaduto per la prima volta 10 giorni fa, dopo che un razzo SpaceX Starship è decollato dalla sua rampa di lancio a Boca Chica, Texas, USA. La Starship si è poi divisa, come previsto, con il suo stadio superiore che è atterrato nell'Oceano Pacifico. La grande differenza è che lo stadio inferiore, Super Heavy Booster 12, è stato catturato dalla sua torre di lancio circa 7 minuti dopo. Catturare un razzo per riutilizzarlo è un modo nuovo e innovativo per aiutare a ridurre i costi di volo dei razzi rendendoli più facilmente riutilizzabili. I razzi Starship potrebbero essere utilizzati dalla NASA in futuro per inviare veicoli spaziali nell'orbita terrestre, sulla Luna e persino su altri pianeti.

[Ne hanno parlato pure Emanuele Menietti e Beatrice Mautino nel corso dell'ultimo episodio del podcast Ci vuole una scienza]

mercoledì 23 ottobre 2024

Omeopatia pussa via!

La dottoressa Alice Rotelli, che ha appena rinnovato anche per quest'anno la sua iscrizione al CICAP e quindi l'impegno alla lotta contro le pseudoscienze, è partita con una campagna di sensibilizzazione che le sta giustamente a cuore, e nella quale la supporto senza esitazioni: ieri ha pubblicato questo post...

Visto che ci avviamo verso i primi malanni di stagione, è bene ricordare l'utilità dell'omeopatia:

... e oggi quest'altro.

Stamattina, per radio, ho sentito la pubblicità di un noto prodotto omeopatico, l'oscillococcinum.
Viene presentato come MEDICINALE OMEOPATICO SENZA INDICAZIONI TERAPEUTICHE per la prevenzione e la cura dell'influenza.
... Il che, già così, pare una supercazzola prematurata.
Mi preme specificare che, da definizione, per "MEDICINALE" si intende ogni sostanza o associazione di sostanze presentata come avente proprietà curative o profilattiche delle malattie umane e che possa essere utilizzata sull'uomo o somministrata all'uomo allo scopo di ripristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche, esercitando un'azione farmacologica, immunologica o metabolica, ovvero di stabilire una diagnosi medica.
Quindi, di fatto, l'oscillococcinum NON È UN MEDICINALE, bensì un PRODOTTO che non contiene alcun principio attivo e che non ha alcun effetto farmacologico.
Ergo, a che serve? ... A UNA BEATA.

Concludo proponendo un decalogo a tema che circola su Facebook da qualche anno, scritto da Remo Ponti, nella versione condivisa da Paolo TuttoTroppo.

Dire "Uso prodotti omeopatici solo per..." è uguale a "Io non sono razzista ma..."
Chiariamo una volta per tutte che:
  1. L'omeopatia NON ha alcun effetto farmacologico. Lo dicono la chimica, la biologia e la farmacologia che se ne fottono della tua opinione.
  2. L'omeopatia si basa su un esperimento del 1796 i cui risultati vennero male interpretati da un incompetente (lo stesso anno Jenner scopriva il vaccino contro il vaiolo, vedi la differenza?).
  3. La diluizione omeopatica è tale che se metto del cianuro nella preparazione dell'Oscilloccinum poi posso anche usarlo nel caffè che non mi succede niente.
  4. La diluizione dell'Oscilloccinum equivale infatti a mettere 1 milligrammo di "principio attivo" in un cubo d'acqua di mezzo chilometro di lato (pari a cento MILIARDI di litri).
  5. I prodotti erboristici e fitoterapici non sono omeopatici, alcuni funzionano, altri no, ma non c'entra niente.
  6. Bere latte e miele per alleviare il mal di gola non è omeopatia, è "rimedio della nonna", la nonna non è omeopatica e si incazza se glielo dici.
  7. Se hai il raffreddore e dopo tre giorni di Oscilloccinum ti è passato, ti sarebbe passato anche dopo tre giorni di pasta alla carbonara. E metti il guanciale.
  8. Se preferisci dare rimedi omeopatici a tuo figlio per malanni leggeri perché "i farmaci sono troppo forti", chiedi a Roberto Burioni cosa ne pensa, e se il farmacista ti consiglia un prodotto omeopatico cambia farmacia.
  9. Il termine "naturale" non vuole dire niente, anche la morte è "naturale".
  10. Se non vaccini tuo figlio sei una xxxxx di xxxxx (non c'entra ma è utile ricordarlo).

P.S.: L'ultimo punto mi rammenta che devo prendere appuntamento per il richiamo del vaccino anti-COVID, ché dall'ultima dose è passato un bel po' di tempo e il coronavirus è tutt'altro che debellato, e fare pure l'antinfluenzale...

martedì 22 ottobre 2024

Pericolo per la democrazia

Stasera condivido alcuni spunti sulle ultime malefatte del governo Meloni, che oggi compie due anni... e il presidente mi perdonerà se mi guardo bene dal festeggiare.

Sul commento di Matteo Salvini alla notizia dell'uccisione di un 26enne maliano che con ogni probabilità non era in sé, Abolizione del suffragio universale ha scritto

"Con tutto il rispetto, non ci mancherà".
Siamo a livelli ormai nauseabondi, disgustosi, deprimenti, degradanti, bestiali.
Quelle che leggete in alto sono le parole con cui Matteo Salvini ha commentato la morte di un ragazzo di 26 anni.
Ieri mattina, a Verona, è infatti accaduto che un poliziotto, per difendersi, ha ucciso un richiedente asilo di 26 anni, in stato di evidente alterazione.
Il ragazzo, infatti, senza alcun apparente motivo, aveva iniziato a spaccare vetrine, a vandalizzare dei negozi, per poi scagliarsi armato di coltello contro un poliziotto.
Matteo Salvini avrebbe potuto, semplicemente, tacere. Avrebbe potuto lasciar scorrere la notizia tra i tanti casi di cronaca nera. E invece no, è intervenuto, senza che nessuno gli avesse chiesto nulla. Ed è intervenuto per irridere l'uccisione di una persona che, come raccontano i testimoni, non sembrava in sé.
Chi conosceva Moussa Diarra (si chiamava così) lo descrive come un ragazzo che, malgrado avesse affrontato la traversata nel deserto, i trafficanti di esseri umani, il mare e la morte, era arrivato qui a 15 anni con il sorriso. Un sorriso che, però, di recente aveva perso, al punto da isolarsi e da assumere farmaci antidepressivi.
E lui, il vicepresidente del Consiglio, ne festeggia la morte. Di più: la irride. Magari prima di esporre un rosario qua e là o di farsi il segno della croce.
Chissà cosa ne pensa, il Cuore Immacolato di Maria.

Alla gestazione per altri proclamata "reato universale" ha dedicato la sua "letterina" Luciana Littizzetto a Che tempo che fa...

... e hanno scritto Emiliano Miliucci...

Ho letto L'arminuta di Donatella di Pietrantonio.
Bellissimo.
Non entro nel dettaglio del libro.
In soldoni è la storia di una bambina partorita da una madre di una famiglia indigente e cresciuta in un’altra famiglia come spesso accadeva nell’Italia degli anni sessanta e settanta.
Famiglie povere che avevano tanti figli e che ne affidavano uno o più a famiglie che non potevano averne per i più disparati motivi.
Credo che in tutte le nostre famiglie andando indietro nel tempo ci siano stati esempi come questi.
E tanti esempi ci sono in mille romanzi, uno su tutti, l’Accabadora di Michela Murgia o meglio ancora il (bellissimo) film “La prima cosa bella” di Virzi.
Tale vecchia pratica m’ha suscitato una riflessione.
In questi giorni si fa un gran parlare di Gestazione Per Altri (GPA), vale a dire le donne che mettono a disposizione il proprio utero per poi affidare il nascituro ad altra coppia.
Il nostro governo ha pensato di dichiarare tale pratica (già vietata in Italia) addirittura reato universale al pari della schiavitù, della tortura e di altri crimini contro l’umanità.
Questo significa che la GPA sarà vietata in Italia e nessun cittadino che intenda vivere in Italia potrà avvalersene in nessun altro stato del mondo.
Inclusi ovviamente quelli in cui questa pratica è consentita.
La GPA viene considerata un abominio figlio dei nostri tempi eppure basta leggere un paio di romanzi per capire che certe cose sono addirittura figlie della tradizione del nostro paese anche se una volta venivano chiamate in un altro modo.
Da sempre infatti sono esistiti figli partoriti da una donna e cresciuti da un’altra famiglia.
Ecco.
Io non entro nel merito del discorso che riguarda l’etica della GPA.
Non ho strumenti per farlo.
È un discorso complesso con delle zone d’ombra sulle quali non so esprimermi.
Ma questo divieto così perentorio, addirittura universale lo trovo aberrante.
Lo trovo aberrante perché è una legge che è stata emanata pur sapendo che per motivi giuridici non potrà mai essere applicata e quindi rimarrà solo come un vessillo esposto al vento.
Lo trovo aberrante nei confronti di tutte le coppie, omo o eterosessuali, che in passato hanno fatto ricorso a questa pratica in un paese nel quale era consentita per poi far rientro in Italia senza essere perseguibili (invece ora lo sarebbero se questa legge entrasse effettivamente in vigore).
Lo trovo aberrante nei confronti delle donne che ancora una volta vengono dichiarate, tutte, incapaci non in grado di autodeterminarsi e decidere del proprio corpo.
E trovo aberrante che a pronunciarsi sia stata una donna, la deputata Varchi con la presunzione di poter legiferare sul corpo di altre donne.
Lo trovo aberrante perché ancora una volta lo Stato sceglie di vietare sottraendosi al suo vero compito, vale a dire regolamentare.
Avremmo bisogno di regole chiare e non di divieti.
Regole stringenti e controlli efficaci che tutelino tutte le parti in causa.
Ma regole.
Non divieti assoluti.
Perché un divieto in Italia significa arrabattarsi per aggirare la legge.
Perché se le regole non le fa lo Stato le farà una qualche organizzazione criminale che aggiungerà la GPA al catalogo dei propri servizi.
Lo trovo aberrante nei confronti di tutti i bambini nati grazie alla GPA.
Che da adesso sarebbero considerati illegali.
Non sarebbero più bambini.
Ma corpi del reato.

Capi di imputazione.
Materiale da processo.
E un bambino non è mai illegale.
Un bambino è sempre e solo un bambino.
Che mi pare un concetto elementare.
Ma certe volte ho il dubbio il nostro governo abbia delle serie difficoltà coi concetti elementari, quali la libertà, il rispetto, l’autodeterminazione e la dignità delle persone.
Facendo passare per tutela la più vigliacca forma di controllo.
In foto la scena del crimine.
Un delinquente universale tiene strette a sé le prove della sua condotta criminale.
Due bambini nati grazie alla GPA.
E cresciuti grazie all’amore.
La foto è vecchia.
Oggi quei bambini hanno 4 anni.
Chissà chi andrà a spiegare loro che in teoria potrebbero diventare corpi del reato…

... e il giornalista e scrittore Lorenzo Tosa.

Siamo arrivati al punto di non ritorno in cui una ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, in barba a qualunque principio costituzionale, deontologico, umano, dichiari come se nulla fosse che “medici e sanitari sono tenuti a denunciare casi di sospetta Gpa”.
Questo non è un governo democratico, siamo ormai alla Stasi sanitaria.
Per fortuna in Italia sono rimaste ancora persone e medici come Filippo Anelli, che tra le altre cose è anche Presidente dell’Ordine dei Medici.
E alla ministra ha dato una di quelle risposte talmente limpide, cristalline, che da sola vale l’intero senso di questo mestiere.
Il medico ha il dovere di curare: dovere che gli deriva dalla Legge - in primis, la Costituzione - e dal Codice deontologico, è confermato dalla Giurisprudenza e prevale su ogni altro obbligo, facoltà o diritto.
Che il medico sia esonerato dall’obbligo di denuncia nei confronti del proprio paziente lo si desume anche dal capoverso dell’articolo 365 del Codice penale che esime il medico da tale obbligo quando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale.
Il medico non deve, è vero, ostacolare la giustizia ma non deve, soprattutto, porre in essere atti che mettano a rischio la relazione di cura, limitando la tutela della salute dei cittadini”.
A volte non serve davvero aggiungere altro. Solo tanta vergogna.

Sempre Lorenzo Tosa sul decreto Albania...

Lo hanno detto. Lo hanno fatto.
Il Governo Meloni ha appena approvato in fretta e (soprattutto) furia il decreto Albania, ovvero il decreto legge che rende - o così vorrebbe - norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri.
Tradotto? Decide il governo chi è un Paese sicuro, chi no e per quanto. E nessun giudice potrà intervenire.
O almeno è quello che vorrebbero loro.
In pratica, cosa hanno fatto Meloni e soci?
Hanno ribadito con un decreto legge (di rango superiore) una lista già contenuta in un decreto ministeriale, rafforzandola e rendendola, nella loro idea, intoccabile dai giudici.
Peccato che in quella lista (passata da 22 a 19 Paesi) continuino ad esserci Egitto, Bangladesh, Tunisia, ovvero Paesi che, secondo la Direttiva Europea del 2013, quella sì, primaria, sono da considerarsi “non sicuri”, quindi non idonei alla procedura accelerata e dunque - è questo il punto - non deportabili in Albania.
Ma, al di là del merito, su cui spetterà (per fortuna) ai tribunali l’ultima parola, resta la vergogna di un governo che si crea leggi fai da te (inutili per altro) per aggirare i giudici, calpesta ogni principio di separazione dei poteri. E tutto per tenere in piedi un progetto economicamente disastroso, umanamente scandaloso e politicamente imbarazzante, buono solo per raccattare voti dal popolino analfa-razzista.
E, alla fine, in piena trance agonistica, il ministro della Giustizia Nordio si è spinto anche a dire che “i giudici non hanno capito la sentenza Ue perché era scritta in francese” (Gulp!)
Questo è il livello assoluto del governo.
E, non so come le chiamiate voi, ma queste sono prove tecniche di regime.

... e sulle accuse di complotto delle "toghe rosse" contro il governo basate su uno sfacciato travisamento di un'email privata del magistrato Marco Paternello.

Da giorni su tutte le pagine, i giornali, gruppi e gruppetti della destra circola una frase scritta via mail dal magistrato Marco Paternello che sarebbe, nella fervida mente dei sovranisti, la prova definitiva del complotto delle toghe rosse contro i “patrioti”.
Il motivo?
Perché in una mail privata Paternello definisce “Meloni più pericolosa di Berlusconi”.
Apriti cielo. “Gombloddo”. “Dimissioni”. “Centri sociali” (cit. Salvini) e via di sciocchezze in libertà.
In realtà sarebbe bastato leggere l’intera mail (e non solo l’estratto scelto a piacere) per rendersi conto che Paternello stava facendo e sostenendo esattamente l’OPPOSTO di quello che i meloniani gli contestano. E a un certo punto della mail lo spiega pure, con tano di disegnino, a prova di leghista semplice.
Non dobbiamo fare opposizione politica, ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente.
In pratica, ha appena enunciato il ruolo, il senso istituzionale e costituzionale della magistratura.
Ma questo, cari patrioti anellomuniti che vi prestate alla loro propaganda, non ve lo faranno leggere mai.
Paternello non solo non andrebbe punito. Meriterebbe anche un plauso.

lunedì 21 ottobre 2024

Davvero ha sempre piovuto così?

Dopo l'estate più calda mai registrata sulla Terra – e non è solo un'impressione di chi come me detesta l'afa, ma l'hanno detto pure gli scienziati – l'arrivo dell'autunno ha segnato la ripresa di eventi meteorologici estremi di segno opposto: l'ultimo episodio in ordine di tempo è stato la quarta alluvione in un anno e mezzo in Emilia-Romagna, questa volta specialmente nell'area metropolitana di Bologna, dove si sono registrati gravi danni e un ragazzo di 20 anni è morto travolto dalla piena del torrente Zena mentre si trovava in auto.

Per cercare di mettere a tacere gli eventuali negazionisti dei cambiamenti climatici che dovessero essere in agguato, riporto qui di seguito il contenuto di un post pubblicato su Facebook da Fausto Tomei, che oltre ad essere un politico (per Coalizione Civica per Bologna, Coraggiosa, Ecologista e Solidale) lavora presso l'Osservatorio Clima ARPAE Emilia-Romagna.

HA SEMPRE PIOVUTO COSI'..
Sto notando una significativa riduzione, ma non scomparsa, dei premi nobel da social che esordiscono regolarmente con:
Ma dai! Ha sempre piovuto così!
Andiamo quindi a vedere se è vero, per i nostri cari amici residuali.
Queste in figura [clicca per ingrandire, NdC] sono le piogge massime giornaliere, dal 1961 ad oggi, interpolate sulla cella meteo su cui ricade la maggior parte del bacino del Ravone (nelle colline subito sopra Bologna), prese dalla griglia di analisi climatica regionale ERACLITO.
Dal 1961 al 2022 si nota una significativa stabilità: la media della cumulate massime annue è intorno a 55 mm, con un picco di 92 mm nel 2005.
Poi andiamo improvvisamente fuori scala: nel 2023, a maggio, cadono 118 mm in un giorno. E nel 2024 saltiamo a 137 mm, il 19 ottobre.
E questi sono dati interpolati, su 24 ore. Se facessimo analisi sui dati delle singole stazioni, o sull'intensità oraria, vedremmo valori e differenze ancora maggiori, ma queste richiedono più tempo per essere calcolate. La stazione di Paderno, a monte del bacino del Ravone, ieri ha registrato quasi 80 mm in sole tre ore (quelle che hanno fatto esplodere il torrente).
Se ricordate, maggio del 2023 è il periodo in cui le temperature degli oceani sul pianeta iniziarono a segnare un gap di alcuni decimi di grado con le temperature precedenti (che equivalgono a una quantità spaventosa di energia). Un divario che da allora si è leggermente ridotto, ma mai colmato.
Come scrissi allora: siamo entrati in un nuovo stato energetico del pianeta, prodotto dalle nostre emissioni climalteranti, che ancora non conosciamo. Ma ora lo cominciamo a conoscere, almeno per il nostro territorio: piogge devastanti, che i nostri torrenti non sono in grado di contenere.
Non esistono soluzioni semplici a un problema così enorme. Se qualcuno ve le prospetta , vi prende in giro o ignora la realtà. Fiumi e torrenti vanno tutti allargati, ma questo comporta un serio lavoro di pianificazione e di collaborazione, con chi ci abita sopra o intorno.
E dobbiamo tagliare le nostre emissioni, a un ritmo di almeno il 3% anno (ora siamo sotto all'1%, in regione). Questo non ci riporterà indietro nel tempo, no. Ma lo dobbiamo alle prossime generazioni, se ci frega di lasciargli un pianeta vivibile.
#ecosocialisti
Qui potete scaricare i dati Eraclito:
https://dati.arpae.it/dataset/erg5-eraclito
Qui i dati sulla Sea surface temperature:
https://pulse.climate.copernicus.eu/

domenica 20 ottobre 2024

Con tutto il rispetto, non prenderla sul personale

Stamattina un mio "facciamico" osservava come certe persone siano solite rivolgere al prossimo critiche oltremodo umilianti e offensive, per poi concludere il discorso dicendo «però non prenderla sul personale». E come potrei mai NON prenderla sul personale, scusa?!

Mi è venuto naturale stabilire un nesso tra questa considerazione e il commento di Matteo Salvini alla notizia dell'uccisione a colpi di pistola, da parte di un agente della polizia ferroviaria, di un 26enne originario del Mali armato di coltello il quale, dopo aver fatto danni nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Nuova a Verona, si sarebbe scagliato contro alcuni poliziotti. Il commento del ministro competente – non tanto perché si occupa di trasporti, quanto perché se ha l'occasione di scagliarsi contro gli extracomunitari non si tira mai indietro – è stato «Con tutto il rispetto, non ci mancherà. Grazie ai poliziotti per aver fatto il loro dovere».

Con tutto il rispetto. Pensa te se non ce l'avesse avuto, il rispetto. Ora, devo ammettere che io stessa probabilmente avrei avuto paura se mi fossi trovata da quelle parti... ma stiamo pur sempre parlando di un uomo che ha perso la vita, in circostanze ancora da chiarire. A tal proposito Alessandro Capriccioli ha scritto

Un ministro della Repubblica non dice “non ci mancherà” parlando di un uomo morto: chiunque sia l’uomo, qualunque cosa abbia fatto o tentato di fare e per quanto legittimo sia stato l’uso della forza nei suoi confronti.
La dignità del suo ufficio e il rispetto dell’istituzione che rappresenta non gli consentono di parlare come uno qualsiasi.
Se ha voglia di parlare come uno qualsiasi, si dimetta, vada al bar a dire quello che vuole e la smetta di farci vergognare per lui.

sabato 19 ottobre 2024

La carica dei 101 e il suo messaggio "nascosto"

Il primo film in assoluto che ho visto al cinema in vita mia è stato La carica dei cento e uno. Ovviamente non all'epoca dell'uscita iniziale nel 1961 – quando non solo ero ben lungi dal nascere, ma i miei genitori ancora nemmeno si conoscevano ;-) – bensì in occasione della riedizione del 1985. Poiché ero una bambina delle elementari, credo sia normale che non fossi assolutamente in grado di leggere nei cartoni animati qualcosa di diverso dalla trama: nella fattispecie la storia di una supercattiva, Crudelia De Mon, che desidera a tutti i costi un cappotto di pelliccia di cuccioli di dalmata.

Da allora non mi pare di averlo più rivisto, quel film, ma se lo avessi fatto, anche da adulta, non sono affatto sicura che sarei riuscita a decifrare il suo messaggio metaforico. A questo punto tu forse ti starai chiedendo: quale? Nel video qua sotto il designer e scrittore Riccardo Falcinelli risponde a questa domanda.

@riccardo.falcinelli #riccardofalcinelli #graphicdesign #design #grafica #bookdesign #typography #type #immagini #visual #visualculture #creativita ♬ suono originale - Riccardo Falcinelli

Ecco la trascrizione del testo.

Ho detto non è molto colorata, diventa sempre meno colorata: questi fotogrammi sono quasi in bianco e nero, non c'è colore. Allora, un altro studio, di fronte a un problema del genere, dice «Dobbiamo animare 101 cani bianchi e neri», avrebbe fatto i fondali colorati. Qua invece la direction Disney comincia a togliere, toglie sempre di più.
Guardate, la seconda parte del film è un film in bianco e nero: questo è un film di guerra. Qua Disney sta citando i cinegiornali degli anni '40. Sono i soldati della seconda guerra mondiale, o della prima, che camminano in mezzo alla neve nelle trincee: stanno scappando per non essere presi. La carica dei 101, se fa la parodia di un genere, è quella del film di guerra, della fuga... da che cosa?Eh, da questo. Devono far finta di essere di un'altra razza: per non farsi prendere, si fanno passare per dei labrador. È Auschwitz.
La carica dei 101 parla della società di massa, della pubblicità della società di massa nello sterminio e nella gestione delle masse. Voi considerate che nel '64 questo tipo di immaginario era trasparente, molto più che per noi oggi, che pure abbiamo visto decine di puntate di Rai Storia.

venerdì 18 ottobre 2024

Come percepiamo la realtà

Stasera avrei voluto scrivere qualcosa sugli ultimi due pasticci combinati dal governo di destra-centro: la gestazione per altri proclamata "reato universale" dal Senato e l'imbarazzante esordio dei discussi e costosissimi centri per richiedenti asilo in Albania... ma troppo ci sarebbe da argomentare, del resto ne stanno parlando un po' tutti, e l'unica cosa che riesco a dire adesso io è: CHE DISASTRO.

Comunque mi sembra il momento giusto per condividere dei testi che in qualche modo sono attinenti, perché raccontano la realtà e la maniera in cui le persone possono percepirla.

In ordine cronologico, prima un post pubblicato su Facebook dal mio "facciamico" Antonio Pavolini, esperto di comunicazione digitale...

dopo la paura di essere tagliati fuori dalle discussioni sui trending topics (FOMO, Fear Of Missing Out) e la paura di non aver detto la propria (FOMI, Fear Of Missing In), credo sia giunto il momento di parlare di FOME (Fear of Missing Ego).
Cos'è la FOME? Si tratta della tendenza a commentare qualsiasi fatto solo ed esclusivamente in chiave autoriferita.
Esempi lampanti delle manifestazioni della FOME sono:
Muore una poetessa? Si pubblica una propria foto in compagnia della poetessa estinta, corredata da un aneddoto personale, con l'accortezza che non possa aggiungere nulla di rilevante o già stranoto sulla poetessa in questione.
Si svolge un Festival? Si pubblicano selfie in compagnia dei relatori più famosi, corredati da un testo in cui vengono menzionati rigorosamente con il nome di battesimo.
Esce il remake di un film? Si racconta di quando, vestiti alla marinara, ci si recò al cinema accompagnati da papà (aneddoto imperdibile sul papà) a vedere la versione originale, con un pizzico di scetticismo preventivo sul remake che non fa mai male.
Un amico ottiene un successo professionale? Si scrive un lungo post in cui si elencano tutti i momenti in cui tu (tu, non lui o lei) l'hai aiutato a crederci fino in fondo, corredato da fotogallery di vari momenti davanti a birette/spritz/carbonare travestiti da illuminanti sessioni di mentorship.
Potrei andare avanti a lungo con altri esempi di FOME, sapete benissimo di che patologia sto parlando e già state pensando ad alcuni dei suoi più fulgidi interpreti. Anche perché, come mi confidò Jeremy Rifkin 12 anni fa... [lo portano via]

[L'immagine l'ha creata lo stesso Antonio con l'aiuto dell'AI]

... poi un post pubblicato dal professor Guido Saraceni sul suo blog Due Minuti di Lucidità...

“Se un albero cade nella foresta, ma tu non sei lì a sentirlo, emette un suono?” Questo è ciò che recita un celebre Koan Zen. In base alla nostra mentalità occidentale e scientista, si tratta di una domanda assurda, difficile da comprendere.
“Certo che emette un suono!”. Siamo portati a rispondere, che importanza ha che io sia presente o meno?
In verità, si tratta di una domanda sensatissima e profonda.
Siete così sicuri che la realtà esista anche se non vi coinvolge in prima persona? Vi faccio un esempio. Viviamo in un mondo in cui le guerre, la fame e le epidemie, rappresentano l’inferno quotidiano per milioni di bambini. Tutti lo sappiamo. Cambia davvero qualcosa, per noi? Quel dolore, quella sofferenza, quel lutto, esiste davvero, se accade a migliaia di chilometri di distanza?
Temo di no.
L’etica è un organo di prossimità – insegnava un importante antropologo del XX secolo. Abbiamo la naturale tendenza a preoccuparci solo per le disgrazie che accadono nelle vicinanze, che ci coinvolgono in qualche modo, che ci toccano da vicino.
Per questo motivo possiamo affermare che nel mondo, ogni giorno, crollano fragorosamente intere foreste.
Senza emettere un suono.

... e infine un post pubblicato su Facebook dal politico radicale Alessandro Capriccioli.

LA TRAPPOLA INFAME DELLA “SICUREZZA PERCEPITA”
Mettiamo il caso - come pure è ragionevole ipotizzare che sia successo davvero - che dopo l’affermazione di Trump, secondo cui a Springfield gli haitiani mangiano i cani e i gatti domestici delle persone, alcuni dei residenti nella capitale dell’Illinois abbiano iniziato a vivere in uno stato d’ansia per la sorte dei loro animali.
Sapete come vanno queste cose, no? Fino al giorno prima il signor Smith a momenti non faceva neanche caso se il gatto Fuffi fosse rientrato per la notte, mentre dal giorno dopo qualsiasi assenza dalle mura domestiche che si protragga per più di venti minuti scatena nel poveretto il terrore che il suo felino sia finito nel piatto di qualcuno, cucinato in umido con tanta curcuma e un bel contorno di riso bianco e patate arrosto.
A ben guardare in quelle ventiquattr’ore non è cambiato nulla: non si è verificata una strage di animali domestici, non è stata scoperta una banda dedita al sequestro e alla macellazione dei cani, non sono stati ritrovati i resti di centinaia di gattini spolpati nella discarica della città. Cionondimeno, la vita di una parte della popolazione di Springfield è improvvisamente diventata meno serena, più angosciata, più sensibile al pericolo di quanto fosse stata fino a poche ore prima. Il tutto, sostanzialmente, senza alcuna ragione.
Ecco, quello che avete appena letto è un esempio perfetto di cosa avviene quando si verifica un calo della cosiddetta “sicurezza percepita”: le persone iniziano a sentirsi più insicure di prima pur non essendo successo niente che giustifichi questo nuovo stato d’animo.
Fin qui, direte voi, non c’è granché di cui preoccuparsi. Ma il guaio comincia immediatamente dopo.
Perché, ci avrete fatto caso, da qualche anno la “sicurezza percepita” è uscita dalla dimensione personale, privata e talora patologica delle persone che sarebbe, come dire, la sua collocazione naturale, per entrare trionfalmente (e pubblicamente) a far parte degli elementi attraverso cui vengono decise iniziative politiche, elaborate strategie e finanche adottati provvedimenti legislativi.
Un po’ come se - altra ipotesi tutt’altro che fantasiosa - fra qualche mese, una volta vinte le elezioni, Trump varasse una norma discriminatoria nei confronti degli haitiani residenti a Springfield (un obbligo di firma? Un coprifuoco? La deportazione nel loro paese di origine? Fate voi) per rispondere alla “insicurezza percepita” che la loro presenza ha generato nei cittadini a seguito delle sue stesse affermazioni.
Voi capire bene che si tratta di una trappola infame: prima si induce nelle persone una nuova percezione, del tutto svincolata dalla realtà, e poi si utilizza quella percezione per aumentare il proprio consenso nei loro confronti, generalmente a discapito di altre persone che fungono, loro malgrado, da catalizzatori del processo e da capri espiatori.
Mi pare inutile sottolineare che questa è la strategia utilizzata negli ultimi decenni (in modo, ahimè, abbastanza trasversale) per guadagnare voti a scapito dei migranti, tanto per fare il primo esempio che mi viene in mente. Ma non è il solo caso. Basti citare il fantasma della demolizione della “famiglia tradizionale” usato a scapito delle persone omosessuali, o quello dell’eugenetica in danno della libertà di scelta dei malati sulla loro vita. Proseguite pure voi, gli esempi sono infiniti.
Ciò che conta è che lo schema è sempre lo stesso: si crea una paura immaginaria legata alla presenza di determinati gruppi di persone e poi si interviene penalizzando quei gruppi di persone per sconfiggerla allo scopo di aumentare il proprio consenso.
Dietro all’invenzione della “sicurezza percepita” c’è tutta questa schifezza.
Ogni volta che sentite qualcuno nominarla, tenete a mente che c’è sotto una fregatura.

giovedì 17 ottobre 2024

Per un mondo più giusto e solidale

Tramite la newsletter di People, alla quale sono iscritta da quando ho acquistato online dei libri da loro il mese scorso, ho scoperto che oggi è la giornata mondiale del rifiuto della miseria, o meglio la giornata mondiale dell'eradicazione della povertà (International Day for the Eradication of Poverty). Una problematica che non è certo esclusiva del Terzo Mondo, ma ha un'incidenza rilevante pure in Italia.

People mi informa che solo per oggi, 17 ottobre, chiunque effettui un ordine su peoplepub.it riceverà in omaggio il nuovo libro di Giuseppe Civati, Socialismo tascabile, «Un libro dedicato a tutte e tutti quelli che pensano che un'alternativa al presente e alle sue miserie ci sia sempre». Alla mezzanotte mancano ancora quasi due ore... Magari qualcuno può essere interessato a cogliere l'occasione! (Che poi, anche a comprarlo a prezzo pieno, non si va di certo in bancarotta)

People propone anche un calendario 2025 con i disegni di Stefano Tartarotti, ideale per gli amanti dei libri... e per i fan della mitica Cana! :-)

mercoledì 16 ottobre 2024

La sanità NON è uguale per tutti

Anche oggi è arrivata l'ora di andare a nanna... non prima di aver proposto uno spunto di riflessione su una questione che mi sta molto a cuore, e che sia io sia il mio compagno – e non solo noi, ovviamente – abbiamo vissuto più volte sulla nostra pelle: le interminabili liste d'attesa della sanità pubblica, che "miracolosamente" si riducono quasi a zero se si vuole, o meglio si può, mettere mano al portafoglio. Quest'estate ho prenotato un esame abbastanza delicato per il mio compagno con un'impegnativa senza elevata priorità: gliel'hanno fissato a distanza di oltre un anno, verso la fine del 2025. Di recente lui, avendo cambiato lavoro a giugno, ha deciso di sottoporsi all'esame in intramoenia, ricorrendo a uno dei benefici previsti dal welfare della sua nuova azienda: il rimborso dei costi delle visite mediche (e se presenta l'apposita "giustificazione" del medico gli pagano pure le ore non lavorate per andare a sottoporsi alla visita, senza bisogno di richiedere permessi). Pagando 152 euro ha potuto fare l'esame nel giro di una settimana: tutto a posto, per fortuna.

Su questo tema, condivido il testo pubblicato su LinkedIn da Cristina Da Rold, giornalista freelance in ambito sanitario.

Mi si para davanti la foto del rapper Sferaebbasta, tronfio dei suoi 2500 euro spesi per un Total Body Scan al San Raffaele, solo per essere certo (?) di non avere tumori in giro, e pare senza alcuna indicazione terapeutica.
Per chi da 10 anni racconta i dati delle disuguaglianze di salute è un ennesimo pugno e l'istinto è alzarsi dalla sedia. Ma cerco di stare calma e recupero dati. Di seguito quel che mi sento di commentare:
  • Non è l'unico esempio. Dal sito dello IEO che usa una tecnologia simile dal 2009: la Diffusion Whole-Body è una tecnica innovativa di risonanza magnetica che consente di studiare l’intero corpo senza radiazioni ionizzanti e senza mezzo di contrasto che permette di ottenere immagini sensibili alla diffusione microscopica delle molecole di acqua, nelle quali i tessuti ipercellulari (ad esempio, i tumori maligni) sono nettamente più brillanti rispetto ai tessuti circostanti. L’interpretazione della Diffusion Whole-Body si basa su concetti differenti rispetto alla risonanza magnetica tradizionale. In sintesi, vengono ricercate le lesioni su ricostruzioni tridimensionali e panoramiche dell’intero corpo; la singola lesione è poi caratterizzata su immagini assiali dettagliate. La macchina è capace di individuare tumori anche di soli 3-4 millimetri.
  • Bello, perché chiaramente in un mondo ideale futuro la possibilità di fare una scannerizzazione del nostro corpo per la diagnosi precoce sarebbe un sogno. Ma è un sogno vero se è per tutti, se diventa cioè patrimonio comune, non di chi può spendere 2500 euro.
  • Va detto che se allarghiamo lo sguardo alle differenze di offerta sanitaria negli ospedali del mondo, 2500 euro non sono una cifra fuori di testa. Il problema è che accada in Italia dove da 45 anni stiamo lavorando (stiamo?) per una sanità pubblica sostanzialmente gratuita e ugualmente accessibile per tutti.
  • Quella di Sferaebbasta non è pubblicità, dicono dal San Raffaele, almeno se l'è pagato lui. Resta il fatto che sul sito si precisa che chiunque può prenotare l'esame pagando 2500 euro, anche se si tratta di una macchina che è stata acquistata e viene usata per fare ricerca su soggetti con patologia, per studiare meglio i tumori per tutti, e questo è un bene.
  • Il problema sostanziale qui non sono queste tecnologie - anche se la comunità medica discute sul suo reale utilizzo - ma la riccanza e la sua innata tracotanza. Il nostro amore per la boria, l'invidia che diventa stima. Se riuscissimo a scardinare questo maledetto meccanismo che ci fa sbavare intorno a chi può, anche se noi non possiamo. Una tecnologia "esiste" se è per tutti. Mi rendo conto sia difficile mantenere la barra dritta su questa faccenda qui, soprattutto in un contesto dove tutto questo è oramai sdoganato. E lo è davvero. Io ho incontrato in più occasioni persone che pensano che sia giusto che chi può abbia più di chi non può, anche rispetto alla salute. D'altro canto, da lì veniamo.
  • Questa è la situazione in Italia nel 2024 (dati Agenas che abbiamo raccontato su Info Data - Il Sole 24 Ore a giugno): in libera professione oltre il 70% delle visite gastroenterologiche, dell’ecografie addome inferiore, delle spirometrie semplici, delle TAC e degli esami audiometrici viene prenotato entro i 10 giorni. La mammografia si conferma essere la prestazione che registra invece la percentuale più bassa di prenotazioni entro i 10 giorni. https://www.infodata.ilsole24ore.com/2024/06/08/sanita-quali-sono-i-tempi-delle-liste-dattesa-quanto-ricorriamo-alle-visite-mediche-a-pagamento-nel-ssn/
  • Non è un male assoluto che esista la possibilità di ricorrere al privato, data la situazione attuale. Per molti è un salvavita, purtroppo. E lo sarà nel prossimo periodo se non vengono fatti investimenti massicci per potenziare le risorse umane della sanità pubblica. "Esame chiama esame" mi ha detto una volta un vecchio medico. Con la popolazione che invecchia, e che monitoriamo sempre di più, per forza che le liste d'attesa si allungano. Il problema è cantare le lodi di questo sistema, quando dovrebbe metterci in imbarazzo e spingerci a fare meglio.
  • Mancano medici specialisti nelle specialità più critiche per il sistema pubblico. Proprio ieri lavoravo a un pezzo che uscirà nei prossimi giorni sui dati ANVUR: Anzitutto si osserva un calo nel numero assoluto di candidati alle scuole di specializzazione nel periodo pandemico. Siamo passati da 15.747 candidati nel 2021/22 a 13.957 candidati nel 2022/23 che significa 1.800 futuri specialisti in meno! Vi sono molte specialità per le quali i posti messi a bando sono risultati molto di più delle effettive iscrizioni. Il boom invece ce l'hanno chirurgia plastica, dermatologia e oftalmologia.
  • L'autonomia differenziata in sanità dovrebbe far tremare gli sgabelli. Qui ci sono i dati che stiamo raccontando: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2024/10/01/autonomia-differenziata-i-numeri-per-farsi-unidea-della-situazione-di-partenza-prima-parte/
Tutto ciò detto, lui fa ciò che può fare, con la sua scala di prorità. E noi? E noi cosa ne facciamo di notizie come questa?

martedì 15 ottobre 2024

Abbracciare la vita per com'è

Sabato 5 ottobre ha suscitato un'enorme commozione in tanti, me compresa, la notizia della morte a soli 28 anni di Sammy Basso, che era affetto da progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford – una malattia genetica rara che causa un invecchiamento precoce dell'organismo, tranne che del cervello, e riduce molto l'aspettativa di vita, che è intorno ai 13 anni senza trattamenti – ed era molto noto per l'attività di divulgazione sulla sua malattia.

Il 22 settembre 2017 Sammy scrisse una lettera destinata ad essere letta solamente dopo la sua morte, e la consegnò ai suoi genitori in una busta chiusa. Venerdì 11 ottobre, giorno del suo funerale, è stata letta durante l'omelia. Ne riporto qui di seguito il testo, che ho trovato davvero toccante, a prescindere dal fatto che si sia atei, agnostici – a volte chi aveva fede, parlo per esperienza personale, la perde dopo aver affrontato prove assai meno dure rispetto a quella che è toccata in sorte a Sammy – oppure profondamente credenti come lui.

Carissimi,
Se state leggendo questo scritto allora non sono più tra il mondo dei vivi. Per lo meno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo. Scrivo questa lettera perché se c’è una cosa che mi ha sempre angosciato sono i funerali. Non che ci fosse qualcosa di male, nei funerali, dare l’ultimo saluto ai propri cari è una tra le cose più umane e più poetiche in assoluto. Tuttavia, ogni volta che pensavo a come sarebbe stato il mio funerale, ci sono sempre state due cose che non sopportavo: il non poter esserci e dire le ultime cose, e il fatto di non poter consolare chi mi è caro. Oltre al fatto di non poter parteciparvi, ma questo è un altro discorso…
E perciò, ecco che ho deciso di scrivere le mie ultime parole, e ringrazio chiunque le stia leggendo. Non voglio lasciarvi altro che quello che ho vissuto, e visto che si tratta dell’ultima volta che ho la possibilità di dire la mia, dirò solo l’essenziale senza cose superflue o altro…
Voglio che sappiate innanzitutto che ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l’ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente. Fin da bambino, come ben sapete, la Progeria ha segnato profondamente la mia vita, sebbene non fosse che una parte piccolissima di quello che sono, non posso negare che ha influenzato molto la mia vita quotidiana e, non ultime, le mie scelte. Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio, né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio.
Ho cercato di vivere più pienamente possibile, tuttavia ho fatto i miei sbagli, come ogni persona, come ogni peccatore. Sognavo di diventare una persona di cui si parlasse nei libri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, lo si fa con reverenza. Non nego che, sebbene la mia intenzione era di essere un grande della storia per avere fatto del bene, una parte di questo desiderio era anche dovuto ad egoismo. L’egoismo di chi semplicemente vuole sentirsi di più degli altri. Ho lottato con ogni mia forza questo malsano desiderio, sapendo bene che Dio non ama chi fa le cose per sé, ma nonostante ciò non sempre ci sono riuscito.
Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa lettera, immaginando come sarà il mio ultimo momento nella Terra, che è il più stupido desiderio che si possa avere. La gloria personale, la grandezza, la fama, altro non sono che una cosa passeggera. L’amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l’amore ci viene da Dio. Se c’è una cosa di cui non mi sono mai pentito, è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppur troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piaccia dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione… perciò ve ne prego amici miei, amate chi vi sta intorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo ma la fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!
In molte cose, come vi ho già detto, sbagliavo! Per buona parte della mia vita ho pensato che non ci fossero eventi totalmente positivi o totalmente negativi, che dipendesse da noi vederne i lati belli o i lati oscuri. Certo, è una buona filosofia di vita, ma non è tutto! Un evento può essere negativo ed esserlo totalmente! Quello che spetta a noi non è nel trovarci qualcosa di positivo, quanto piuttosto di agire sulla retta via, sopportando, e, per amore degli altri, trasformare un evento negativo in uno positivo. Non si tratta di trovare i lati positivi quanto piuttosto di crearli, ed è questo a mio parere, la facoltà più importante che ci è stata data da Dio, la facoltà che più di tutti ci rende umani.
Voglio farvi sapere che voglio bene a tutti voi, e che è stato un piacere compiere la strada della mia vita al vostro fianco. Non vi dirò di non essere tristi, ma non siatelo troppo. Come ad ogni morte, ci sarà qualcuno tra i miei cari che piangerà per me, qualcuno che rimarrà incredulo, qualcuno che invece, magari senza sapere perché, avrà voglia di andare fuori con gli amici, stare insieme, ridere e scherzare, come se nulla fosse successo. Voglio esservi accanto in questo, e farvi sapere che è normale. Per chi piangerà, sappiate che è normale essere tristi. Per chi vorrà fare festa, sappiate che è normale far festa. Piangete e festeggiate, fatelo anche in onore mio.
Se vorrete ricordarmi invece, non sprecate troppo tempo in rituali vari, pregate, certo, ma prendete anche dei bicchieri, brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia, e perciò è così che vorrei essere ricordato.
Probabilmente però ci vorrà del tempo, e se voglio veramente consolare e partire da questo mondo in modo da non farvi stare male, non posso semplicemente dirvi che il tempo curerà ogni ferita. Anche perché non è vero. Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte.
Anche a solo dirne il nome, a volte, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! È normale, non c’è niente di male, anche Gesù ha avuto paura.
È la paura dell’ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c’è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!
Per un Cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto.
E da Cristiano ho affrontato la morte. Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato.
L’unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti. Per il resto però, spero di essere stato in grado, nell’ultimo mio momento, di veder la morte come la vedeva San Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato tutta la vita. Spero di essere riuscito anch’io ad accogliere la morte come “Sorella Morte”, dalla quale nessun vivente può scappare.
Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile.
Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non lui. Perciò, sebbene non c’è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l’ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana.
Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire. Non sono certo stato il più buono dei cristiani, sono stato anzi certamente un peccatore, ma ormai poco conta: quello che conta è che ho provato a fare del mio meglio e lo rifarei.
Non stancatevi mai, fratelli miei, di portare la croce che Dio ha assegnato ad ognuno, e non abbiate paura di farvi aiutare nel portarla, come Gesù è stato aiutato da Giuseppe di Arimatea. E non rinunciate mai ad un rapporto pieno e confidenziale con Dio, accettate di buon grado la Sua Volontà, poiché è nostro dovere, ma non siate nemmeno passivi, e fate sentire forte la vostra voce, fate conoscere a Dio la vostra volontà, così come fece Giacobbe, che per il suo essersi dimostrato forte fu chiamato Israele: Colui che lotta con Dio.
Di sicuro, Dio, che è madre e padre, che nella persona di Gesù ha provato ogni umana debolezza, e che nello Spirito Santo vive sempre in noi, che siamo il suo Tempio, apprezzerà i vostri sforzi e li terrà nel Suo Cuore.
Ora vi lascio, come vi ho detto non amo i funerali quando diventano troppo lunghi, e io breve non sono stato. Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco. Sono contento che domani il Sole spunterà ancora
Famiglia mia, fratelli miei e amore mio, Vi sono vicino e se mi è concesso, veglierò su di voi,
Vi voglio bene.
Sammy
PS: State tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato...

[Quest'ultima è una citazione dell'epitaffio che il grande Walter Chiari desiderava fosse scolpito sulla sua tomba]