venerdì 31 gennaio 2020

Son tutte belle le lingue del modo

Le lingue straniere, che sono innumerevoli, rappresentano una fonte inesauribile di sorprese. Tanto per esplorare un po' la relativamente poco nota Scandinavia, ecco la traduzione del post How to refer to your romantic parter (Come riferirsi al proprio partner) tratto da The Book of Random Things.
Nella lingua norvegese non ci si riferisce al proprio partner come "fidanzato" o "fidanzata". Si dice "kjæreste", che è neutro dal punto di vista del genere e si traduce letteralmente come "il più caro".
Nella lingua svedese ci si riferisce al proprio fidanzato/a dicendo "älskling", la cui traduzione è "il mio amato".
E nella lingua finlandese si dice "mulkvisti" che significa "uno che non odio tanto quanto gli altri".
Ah però, i finlandesi, non ce li facevo! ;-)
[UPDATE: su suggerimento di un anonimo commentatore che ringrazio, mi sono premurata di verificare la traduzione dei termini di cui sopra, e... beh, a quanto pare "mulkvisti" si traduce come "testa di c***o"! Ci sono cascata come una pera, uffa]
Ciascuna lingua ha le sue particolarità... e l'italiano non ha proprio nulla da invidiare a tante lingue più parlate nel mondo, tutt'altro. Ti segnalo il sito Eunoia – se io avessi fatto il classico, magari capirei cosa vuol dire :-/ – che raccoglie centinaia di parole intraducibili in oltre settanta lingue; eccone alcune tipiche della lingua italiana.
  • Abbiocco: la sensazione di sonnolenza che ti coglie dopo pranzo o dopo cena
  • Gattara: donna amante dei gatti che nutre i gatti nei vicoli o passa il tempo con i gatti domestici
  • Pomicione: uomo che approfitta di ogni possibilità per stare a stretto contatto con una donna
  • Qualunquismo: apatia politica (i qualunquisti sono persone a cui non importa molto della politica e delle questioni correlate nella società)

giovedì 30 gennaio 2020

Poniamo l'accento sull'accento

Di recente mi è capitato di leggere l'articolo Vademecum sull'accento: quando indicarlo e dove pronunciarlo sul sito dell'Accademia della Crusca, e... beh, mi sono resa conto che la mia padronanza della lingua italiana è più imperfetta di quanto pensassi, in particolare riguardo ai termini dall'accentazione "dubbia"!
Per comodità riporto qui di seguito la casistica elencata, opportunamente organizzata in gruppi.
  • Nel caso di ossimòro/ossìmoro, sono corrette entrambe le pronunce.
  • Il verbo intimare si può coniugare sia "all'italiana" (io intìmo) sia "alla latina" (io ìntimo).
Le due pronunce differenti possono risultare entrambe corrette, sia pur con significati diversi.
  • circùito quando ci si riferisce al percorso di una gara o a un circuito elettrico, circuìto come participio passato del verbo circuìre
  • se usato nel senso di aggettivo, "bramoso", è cùpido, se invece ci si riferisce al dio dell'amore Cupìdo
  • nòcciolo quando si parla del guscio legnoso che ricopre il seme di alcuni frutti, nocciòlo se si parla dell'albero che dà le nocciòle
  • òmero in riferimento all'osso che va dalla spalla al gomito, mentre il poeta è Omèro
  • se usato come aggettivo, es. "la macchina utensile", la parola va pronunciata utènsile, se invece viene usata da sola, es. "l'utensile del fabbro", va pronunciata utensìle
Anche nei casi seguenti sono accettabili entrambe le pronunce: una si rifà al greco, l'altra al latino.
  • alopecìa (greco)/alopècia (latino)
  • arteriosclèrosi (greco)/arterioscleròsi (latino)
  • èdema (greco)/edèma (latino)
  • flògosi (greco)/flogòsi (latino)
  • mìmesi (greco)/mimèsi (latino)
  • nècrosi (greco)/necròsi (latino)
Ecco un elenco di casi in cui una delle due pronunce è più corretta e/o frequente rispetto all'altra.
  • abbacìno è più frequente di abbàcino
  • alchimìa è più frequente di alchìmia
  • anamorfòsi è più comune di anamòrfosi (che si rifà al greco)
  • bolscevìco è più corretto di bolscèvico
  • carìsma è più corretto di càrisma
  • io constàto è più corretto di cònstato
  • còrreo è più corretto (e meno usato) di corrèo
  • diatrìba è più comune di diàtriba, che però è etimologicamente più corretto
  • diurèsi è preferibile a diùresi
  • io elèvo è preferibile a èlevo (che si rifà al latino)
  • io esplèto è più corretto di èspleto
  • fortùito è più corretto e diffuso di fortuìto
  • monòlito è spesso preferibile a monolìto (monolìte, forma derivata dal francese, è altrettanto corretto)
  • ròbot è più corretto di robòt o robò
  • scandinàvo è più corretto del più usato scandìnavo
  • io sepàro è più diffuso, ma anche sèparo, che riprende l'uso latino, è corretto [ricordo come fosse ieri che al biennio del liceo scientifico la prof di Lettere soleva pronunciarlo così, e noi alunni la prendevamo in giro di nascosto... e invece aveva ragione lei, pensa un po'! NdC]
  • l'ultrà è più frequente rispetto a l'ùltra
  • io valùto è più corretto di vàluto
  • zaffìro è più diffuso, ma zàffiro non è sbagliato, perché segue la pronuncia greca
Infine, nei casi seguenti la pronuncia corretta è una sola (e in qualche caso non è quella che io ero convinta fosse quella giusta...).
  • abbaìno (sopraelevazione sul tetto di un fabbricato) e non abbàino
  • io àbrogo e non abrògo
  • acribìa e non acrìbia
  • io adùlo e non àdulo
  • alcalìno e non alcàlino (ma il sostantivo maschile plurale àlcali, non alcàli)
  • amàca e non àmaca
  • anòdino e non anodìno
  • appendìce e non appèndice
  • àrista e non arìsta
  • io arrògo e non àrrogo
  • assólo (da a solo) e non àssolo
  • autòdromo e non autodròmo
  • balaùstra e non balàustra
  • baùle e non bàule
  • bocciòlo e non bòcciolo
  • cadùco e non càduco
  • callìfugo e non callifùgo
  • cànide e non canìde
  • centellìno e non centèllino
  • claustròfobo e non claustrofòbo
  • codardìa e non codàrdia
  • collànt e non còllant
  • colòssal e non còlossal
  • cosmopolìta e non cosmopòlita
  • cucùlo e non cùculo
  • dagherròtipo e non dagherrotìpo
  • dàrsena e non darsèna
  • depliàn (senza la t finale, essendo una parola francese) e non dèpliant
  • dissuadére e non dissuàdere
  • ecchìmosi e non ecchimòsi
  • edìle e non èdile
  • elèttrodo e non elettròdo
  • elzevìro e non elzèviro
  • enurèsi e non enùresi
  • epòdo (nella metrica classica, verso minore che seguiva a uno maggiore formando con esso un periodo metrico) e non èpodo
  • errata còrrige e non errata corrìge
  • èureka e non eurèka [come ero convinta si dicesse ai tempi di Archimede Pitagorico, NdC]
  • faringèo e non farìngeo
  • gòmena e non gomèna
  • gratùito e non gratuìto
  • guaìna e non guàina
  • ìlare e non ilàre
  • ìmpari e non impàri
  • inàne e non ìnane
  • incàvo e non ìncavo
  • infìdo e non ìnfido
  • Ìnternet e non Internèt [che fa tanto Nonno Multimediale, NdC]
  • io intèrseco e non intersèco
  • Islàm e non Ìslam
  • isòtopi e non isotòpi
  • leccornìa e non leccòrnia
  • lemniscàta e non lemnìscata
  • libìdo e non lìbido
  • lùbrico e non lubrìco
  • medìceo e non medicèo
  • melòmane e non melomàne
  • mollìca e non mòllica
  • mulìebre e non mulièbre
  • Nobèl e non Nòbel
  • omeòpata e non omeopàta
  • osteòpata e non osteopàta
  • peróne e non pèrone
  • persuadére e non persuàdere
  • presàgo e non prèsago
  • prosàpia e non prosapìa
  • pudìco e non pùdico
  • regìme e non règime
  • rubrìca e non rùbrica
  • Salgàri (cognome del famoso scrittore di romanzi d'avventura) e non Sàlgari
  • salùbre e non sàlubre
  • sàrtia e non sartìa
  • seròtino e non serotìno
  • sìlice e non silìce
  • io strarìpo e non stràripo
  • sutùra e non sùtura
  • tarsìa e non tàrsia
  • tèrmite e non termìte
  • tralìce e non tràlice
  • ùpupa e non upùpa
  • Uràli e non Ùrali
Alcune di queste parole sono talmente desuete e/o di nicchia che alla stragrande maggioranza di noi difficilmente capiterà di doverle utilizzare nella comunicazione orale... però a me sapere come si pronunciano non dispiace affatto! :-)

mercoledì 29 gennaio 2020

Un mondo alla rovescia

Stasera avevo intenzione di parlare di politica; ero indecisa tra le allucinanti dichiarazioni del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana (non posso di certo chiamarlo "il mio presidente" non soltanto perché non avrei potuto votarlo neanche volendo – all'epoca avevo ancora la residenza in Abruzzo – ma soprattutto perché mai e poi mai voterei un politico di centrodestra, e men che meno leghista) alle quali ha replicato degnamente Iacopo Melio, le assurde offese rivolte da Alessandra Mussolini alla signora Liliana Segre alla quale dovrebbe soltanto chiedere perdono a nome del suo tristemente noto antenato, e questo tweet di Alberto Bagnai (professore di politica economica all'Università di Chieti e Pescara attualmente in aspettativa dopo essere stato eletto in Senato, indovina un po'?, con la Lega) ritornato inaspettatamente in auge a quattro anni esatti dalla pubblicazione, in occasione del Giorno della Memoria. Non sentendomi in grado di sviscerare nessuno di questi argomenti in maniera adeguata, mi occupo di un fatto che potrà sembrare marginale, ma che coinvolge la mia città d'origine, Pescara.
Poche ore fa lo scrittore ed esponente del centrosinistra Giovanni Di Iacovo ha dedicato un post al nuovo murale apparso su un pilastro dell'asse attrezzato, che puoi vedere qua sotto.


A me sinceramente non piace: OK, la calla avrà anche il suo perché, ma in quello sfondo rosso fuoco ci vedo un che di splatter. Qualcuno ha osservato che è sempre meglio di quell'obbrobrio che c'era prima... al che mi sono chiesta: già, cosa c'era prima? Caspita, mica me lo ricordo! Quest'altro post mi ha rinfrescato la memoria.

Sono stata combattuta se scrivere questo post perchè ho un conflitto d'interessi, non sono io direttamente coinvolta in questa storia ma il mio compagno, che da qualche giorno è in down come se avesse perso un "cucciolo".
Trenta anni fa circa Banksy, geniale street artist inglese internazionale, e Blu, altrettanto geniale street artist italiano anch'esso di caratura internazionale, erano praticamente inesistenti ma qualcuno a Pescara disegnava su un pilastro dell'asse attrezzato un murales con la tecnica del graffitismo. Quello che fino a qualche giorno fa potevamo considerare il capostipite dei graffiti pescaresi ora non c'è più. Un disegno semplice, ma realizzato in condizioni difficili. Un graffito che rimarrà raro per la sua posizione, per la tecnica di realizzazione e per il momento storico. Un'opera in città, inimitabile ed incomprensibile per com'è nata e fino a qualche giorno fa ancora miracolosamente visibile. Sistematicamente snobbata da tutte le istituzioni finché l'attuale amministrazione ha pensato bene di compiere un atto di violenza verso quest'opera di importanza storico culturale. Quel murales fu un "atto politico" fatto di determinazione e creatività. Politico perché qualcuno in quel momento storico dimostrava quanto i graffiti, arte di frontiera urbana e di protesta dei ghetti metropolitani, potessero diventare qualcosa di più; un movimento, un fermento sociale ed espressione giovanile. In questo contesto è nato quel disegno.Tutti a Pescara lo conoscevano...fu fulcro in seguito di tante altre opere nella zona del Bagno Borbonico, ma era anche un punto di riferimento per un appuntamento, ci si diceva spesso con gli amici ci vediamo al ponte del Bart, insomma è stato un input culturale, espressione e ribellione per le future generazioni; apparso in tanti giornali regionali, svariati siti di fotografia sulla città di Pescara e anche all'interno di bacheche del tifo organizzato pescarese, sempre presente nelle immagini dei tg nazionali nelle varie esondazioni del fiume. Tutti gli studenti del della Puglia e Molise che passavano in treno per andare a studiare a Bologna o Milano, nei primi anni 90 conoscevano quel murales visibile dalla ferrovia, un'icona artistica di frontiera del Sud. A Pescara ci si chiedeva chi fosse riuscito a fare un disegno di quelle dimensioni. Senza un impalcatura, senza una piattaforma mobile, senza illuminazione nella notte, in solitudine...chi avrebbe potuto correre così tanti rischi e forse anche la vita considerando l'altezza? Se si ipotizzasse il fatto che possa essere stato realizzato rimanendo attaccati ad una corda per ore, si capisce facilmente che la cosa non è stata affatto semplice e chi ha visto nascere quel disegno sa benissimo che fu realizzato in un numero indefinito di notti, questo dovuto sia alla grandezza, sia per le condizioni estreme del posto, nonché non ultimo, per il timore delle forze dell'ordine. Ora l'attuale amministrazione comunale di Pescara, composta da persone attente e di cultura, ha coperto l'opera occupando lo stesso medesimo spazio con un' " icona grafica" pagata dai contribuenti. Sappiamo bene che un graffito "non è per sempre" e vive della sua sorte, ma quel muro ha fatto "la storia". Qualcuno lo ha voluto usare e strumentalizzare a proprio favore. Quanti pilastri ci sono in città da poter occupare? Tanti perché l'asse attrezzato la attraversa per intero. Ringraziamo Pep Marchegiani che non si è nemmeno posto il dubbio di cosa stesse facendo. Rubare uno spazio conquistato sulla strada e non nei "salotti buoni", questo è l'atteggiamento di uno pseudo-artista che promuove un'arte" propaganda". Scusa Pep, ma quanti muri hai fatto in vita tua in questa città? Mettiti il tuo nasino rosso e torna nelle pseudo gallerie da dove sei venuto, ignorante te e l' amministrazione di centro destra filo Salvini a cui hai prestato la mano e la chiudiamo qui, senza sottolineare gli svariati autogol che questa amministrazione ha fatto anche a livello nazionale, vedi il caso della senatrice Segre, Se dopo tutto stai ancora leggendo questo post, se sei arrivato fino in fondo, vuol dire che amavi anche tu quel bimbo strano che sembrava tirasse un calcio a questa stronzata che è stata commessa. Vi chiedo allora di farvi sentire in maniera civile, via social, inondate l'amministrazione comunale di Pescara di messaggi per far sentire il proprio dissenso e boicottate l' ometto Pep Marchegiani. Invece a tutti i WRITERS che hanno respirato la polvere della notte e dei muri fatiscenti per regalarci un pezzo di arte, a tutti coloro che hanno dedicato i propri risparmi per colorare il grigiore di questa politica, dico, RICONQUISTIAMO lo spazio OCCUPY THE WALL.
Ebbene sì, anch'io preferivo senza dubbio il murale precedente...

martedì 28 gennaio 2020

Gli smartphone: la "droga" del nostro tempo

Durante i viaggi in treno e in metropolitana è inevitabile constatare che ben pochi passeggeri impiegano la durata del tragitto facendo qualcosa che non sia spippolare con lo smartphone; giusto alcuni chiacchierano tra loro, mentre pochissimi tengono in mano degli strani oggetti fatti di fogli stampati e rilegati che pare si chiamino "libri". ;-) Lungi da me voler fare questa osservazione con aria di sufficienza o di superiorità, dal momento che sono la prima ad avere questa (cattiva) abitudine che, vista da un ipotetico viaggiatore nel tempo arrivato dal non lontano anno duemila, sembrerebbe assurda; in effetti mi piacerebbe tanto riuscire a leggere qualche libro, ma siccome in quelle situazioni mi manca la giusta dose di silenzio e concentrazione non ci provo nemmeno più.
Ecco un video pubblicato da Fanpage.it poco prima di Natale per far riflettere sul fatto che a volte, magari, sarebbe meglio che distogliessimo lo sguardo da quell'aggeggio "infernale" e dedicassimo il nostro tempo e la nostra attenzione alle persone care che abbiamo accanto, anziché "messaggiarle"!


Proseguo con due filmati che ironizzano su una "piaga" dei nostri tempi: le chat di gruppo di WhatsApp. Uno l'hanno pubblicato i The Jackal prima di Natale, periodo in cui il fenomeno si intensifica...



... e l'altro è una parodia de L'esercito del selfie risalente a settembre 2017; il testo è in dialetto veneto, ma grazie ai sottotitoli in italiano si capisce tutto fin troppo bene, in particolare chi sono i "sempi"... ;-)



Concludo raccontando brevemente la mia esperienza personale riguardo ai gruppi WhatsApp: al momento sono iscritta soltanto a uno, che raduna buona parte dei compagni del liceo. Questo gruppo alterna giornate di calma assoluta ad altre in cui arrivano decine e decine di messaggi, comunque fino a pochi mesi fa non mi dava certo fastidio l'icona delle notifiche costantemente sullo schermo dello smartphone, che è sempre in modalità silenziosa. Sono dovuta però correre ai ripari quando ho preso il nuovo Mi Smart Band 4 e ho attivato la comoda funzione delle notifiche per telefonate, SMS, Facebook e appunto WhatsApp. Se un contatto ti manda un numero ragionevole di messaggi, ricevere la notifica e addirittura l'anteprima sul display del Mi Band è il massimo... ma nei giorni di iperattività del gruppo in questione il bracciale vibrava incessantemente, un rumore di fondo continuo che finiva per coprire le informazioni davvero utili, per cui a malincuore ho dovuto silenziarlo a tempo indeterminato. Inutile dire che, quando apro l'app e trovo centinaia di messaggi arretrati, rinuncio subito a mettermi in pari...

lunedì 27 gennaio 2020

La parte migliore di noi

Una volta tanto il mio pessimismo è stato mal riposto: il centrosinistra, nella persona di Stefano Bonaccini, è riuscito a rimanere saldamente al governo dell'Emilia-Romagna nonostante Matteo Salvini avesse tentato di "liberare" la regione non si sa bene da cosa. ;-) Ne ho avuto la conferma stamattina, dopo essere andata a dormire cullata da exit poll abbastanza rassicuranti, ma non così netti da autorizzare un sonno del tutto sereno... ed è stato un bel risveglio, nonostante fosse lunedì! :-) (Peccato per la Calabria, ma al riguardo nutrivo pochissime speranze)
A proposito di positività, condivido un post pubblicato un paio d'anni fa da don Federico Pichetto, che si autodefinisce "appassionato di umanità" ed è piuttosto attivo sui social.
Succede in #treno che arrivi nel tuo posto di seconda classe prenotato e lo trovi occupato da un bambino di colore che dorme tenendo in braccio il proprio fratellino anch’esso dormiente. Succede che non solo il vagone è pieno e non c’è un posto manco a ripagarlo, ma che nel sedile accanto c’è la loro mamma con un terzo bimbo sempre dormienti. Come si fa a svegliarli? Come si fa a dire loro che il posto è mio? Allora succede che vai dal controllore, gli fai cenno di parlare piano e lo avvicini alla scena mentre gli indichi sul biglietto la tua prenotazione. Nel frattempo tutti hanno cominciato a guardare e improvvisamente abbassano la voce, ti guardano, capendo che è giusto così, che non possiamo svegliarli. È allora che bisbigli al controllore che “abbiamo un problema, ma è un problema bello”. Lui si guarda attorno, tutti sorridono divertiti e scatta l’intesa collettiva. Il controllore si commuove, mi prende sotto braccio e mi porta in prima classe. Mi fa sedere, mi ringrazia e, alle mie rimostranze sul fatto che avevo pagato per la seconda classe, ribatte in modo sorprendente: “Guardi che, grazie a come si è mosso poco fa, lei ha permesso che la nostra umanità si guadagnasse un posto in prima classe”. Ecco... l’Italia è questa, la parte migliore di noi.
In effetti nel racconto c'è qualcosa che non mi torna – cosa ci è andato a fare il prete dal controllore, cosa si aspettava che gli dicesse? – ma l'aneddoto in sé è altamente edificante: una sorta di parabola dei giorni nostri.

domenica 26 gennaio 2020

Vogliamo davvero ritornare al passato?

Il Giorno della Memoria si celebra domani, 27 gennaio, ma siccome sono abbastanza pessimista sull'esito delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria [ebbene sì, si vota anche sulla punta dello Stivale, sebbene il leader leghista – parlo di lui perché nella sua candidata, con buona pace di Siniša Mihajlović le cui preferenze politiche (definirle "idee" mi sembra fin troppo generoso) non erano certo un segreto, ci vedo il carisma di un ectoplasma – in campagna elettorale abbia puntato quasi tutte le sue carte sulla ricca regione del Nord, che spera di sottrarre a decenni di efficiente amministrazione "rossa", inclusi gli ultimi cinque anni con il presidente uscente Bonaccini] e non so se domani me la sentirò di affrontare l'argomento, me ne occupo oggi.
Ai tempi del fascismo molti "cittadini modello", venendo a conoscenza della presenza di ebrei nascosti nei paraggi, non si facevano scrupoli a fare la spia. Condannando con ogni probabilità gli sventurati a un atroce destino di deportazione e, in molti casi, di morte imminente. Lo testimonia l'immagine qua sotto, tratta da televignole.it.


Un'immagine che non posso fare a meno di mettere in relazione sia con l'incresciosa sceneggiata del citofono di cui tutti parlano da giorni [se sei appena rientrato da Marte, te la riassumo: durante un tour elettorale nel popolare quartiere bolognese del Pilastro, Matteo Salvini, avvisato da una signora che "in quel palazzo c'è un tunisino che spaccia", è andato a citofonare come un Gabibbo qualunque all'appartamento in questione, chiedendo conferma della veridicità di questa diceria e aspettandosi addirittura che lo facessero salire. Sembra la scena di un film, ma è successo davvero] sia con la scritta dall'inconfondibile sentore nazista "Juden hier" (qui ci sono ebrei) lasciata sulla porta della casa dove abita Aldo Rolfi, figlio di Lidia Beccaria Rolfi, partigiana deportata a Ravensbruck nel 1944.
A proposito di questi rigurgiti antisemiti, mi domando, ammettendo la mia ignoranza al riguardo, e premettendo che quello che sto per scrivere va preso con le molle: se il razzismo nei confronti dei migranti africani, dipinti da una certa parte politica come la causa di tutti i mali del Paese e per i quali basta uno sguardo per notare la differenza da noi italiani di pelle chiara, può essere in qualche modo comprensibile – con questo non intendo affatto dire che lo giustifico né tantomeno che lo condivido, per l'amor del cielo! – si può sapere cos'hanno fatto di male gli ebrei per meritarsi, a un secolo di distanza dalle persecuzioni naziste, la recrudescenza di certe manifestazioni d'odio? Poi rifletto sul fatto che qualcuno prova a far credere che una fantomatica "lobby ebraica", con tutti i soldi e il potere che detiene, abbia in mano le sorti del mondo, e che qualcun altro ci casca con tutte le scarpe... e un'amara consapevolezza si fa strada nella mia mente.

sabato 25 gennaio 2020

#dollypartonchallenge

Sono venuta a conoscenza del meme del momento ieri pomeriggio, grazie a una mia "facciamica" che ha condiviso uno screenshot del tweet nel quale l'attore Mark Ruffalo aveva pubblicato l'immagine qui sotto...


... accompagnata dalle parole «Get a guy who will play them all» (Trovati un uomo che interpreti tutti i ruoli). Lì per lì non ho afferrato la novità, ma dopo essermi imbattuta in un paio di post analoghi, uno dei quali corredato dall'hashtag #dollypartonchallenge, non ci ho messo molto a risalire alla fonte: il tutto è nato da un collage pubblicato tre giorni fa su Instagram dall'attrice e musicista country statunitense Dolly Parton, e accompagnato dalle parole «Get you a woman who can do it all» (Trovati una donna che sappia fare tutto questo).


Quattro foto per quattro social: una seriosa e professionale per LinkedIn, una tranquilla e disinvolta per Facebook, una artistica e "fashion" per Instagram, e infine una più sexy e "da acchiappo" per Tinder.
Sorvolerò sui VIP e sui brand che si sono voluti accodare al trending topic, con due eccezioni degne di nota: la cantante Cristina D'Avena...


... e l'azienda Sebach, che noleggia bagni mobili e WC chimici, e che ha reso protagonista il suo inconfondibile logo.


Concludo con una piccola selezione delle mie rielaborazioni preferite tra quelle che ho avuto modo di vedere.
Ecco il comico Emiliano Luccisano (non so se lui si possa considerare un VIP, comunque al di fuori di Facebook non l'ho mai incrociato).


Il leader leghista Matteo Salvini (ovviamente non è stato lui in persona a volersi descrivere in questo modo: ci ha pensato la pagina Facebook Aggiornamenti quotidiani dalla Terza Repubblica - AQTR).


La regina Elisabetta rappresentata da qualcuno che ne ha voluto evidenziare il look un tantino monotono, colore a parte. ;-)


I ruoli più popolari di Carlo Verdone selezionati dal servizio di streaming video Infinity.


La pagina I love Mathematics ha giocato sulla parola pi (pi greco), che si pronuncia come pie (torta).


La pagina Ventenni che piangono leggendo la saga di Paperon de' Paperoni ha puntato sul personaggio di Paperino.


Infine, ricercando l'hashtag #dollypartonchallenge vengono fuori innumerevoli collage di foto di animali... e io ne ho scelto uno praticamente a caso, che ritrae il felino social Kitty Purry.


P.S.: E io, ho partecipato alla challenge? In effetti no, un po' per riservatezza, un po' per mancanza di foto adatte: su LinkedIn e Facebook, per dire, ho la stessa immagine del profilo, risalente a una decina di anni fa perché da allora non me ne è stata scattata nessuna che mi sembrasse degna di prendere il suo posto. Su Instagram non mostro nulla di me – a parte quello che me magno ;-) – e la mia immagine del profilo è l'avatar associato a tutti i servizi in cui uso il nickname Gwendalyne, compreso il qui presente Blogger. Quanto a Tinder, non sono neppure iscritta perché non ne ho bisogno, per fortuna! ;-)

venerdì 24 gennaio 2020

Perle di saggezza del venerdì

Quest'oggi mi sento particolarmente in pace con il mondo – sarà che è un venerdì più venerdì del solito ;-) – ecco perché mi va di condividere alcune perle di saggezza nelle quali mi sono imbattuta online sotto forma di immagini. A ciascuna di esse fa seguito la relativa traduzione dall'inglese.

Perché complicarsi la vita?
Senti la mancanza di qualcuno? Chiamalo
Vuoi socializzare? Invita
Vuoi essere capito? Spiega
Hai domande? Chiedi
Non ti piace qualcosa? Dillo
Ti piace qualcosa? Esprimilo
Vuoi qualcosa? Chiedilo
Vuoi bene a qualcuno? Diglielo
Abbiamo soltanto una vita.
Mantienila semplice.
Questa mi ha colpita in modo particolare, perché troppo spesso tendo a lamentarmi di come vanno le cose senza però darmi abbastanza da fare per cambiarle.

Buon karma
Promemoria
«Qual è il mio scopo nella vita?», chiesi al vuoto.
«E se ti dicessi che l'hai realizzato quando hai dedicato un'ora extra a parlare con quel bambino della sua vita?», disse la voce. «O quando hai pagato il conto per quella giovane coppia al ristorante? Oppure quando hai salvato quel cane nel traffico? O quando hai allacciato le scarpe a tuo padre? Il tuo problema è che identifichi il tuo scopo con il raggiungimento di obiettivi. L'Universo non è interessato ai tuoi successi... soltanto al tuo cuore. Quando scegli di agire per gentilezza, compassione e amore, sei già allineato con il tuo vero scopo. Non c'è bisogno di guardare oltre!»
– Oracolo, come posso vivere per sempre?
Sii difficile da dimenticare.
– Come? Dovrei creare arte? Dovrei essere famoso? O potente?
Dovresti essere gentile.
Pure questa – scritta da @ASmallFiction per @Oatmeal – non mi ha lasciata indifferente. Io cerco sempre di comportarmi con gentilezza, anche se quando sono parecchio stanca o stressata non mi riesce granché bene. Non ho mai pensato che essere gentile potesse garantirmi in qualche modo l'immortalità, tanto più che oggigiorno si tende a lasciare il segno assumendo ben altri atteggiamenti... però la considero la cosa giusta da fare, e questo mi basta! :-)

giovedì 23 gennaio 2020

Non solo Brexit

Per riferirsi all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea si usa comunemente la parola Brexit, sincrasi formata dall'inglese Britain, "Gran Bretagna", ed exit, "uscita".
Ebbene, qualcuno si è divertito a immaginare quale potrebbe essere il termine analogo da utilizzare se a voler abbandonare l'UE – o EU, European Union – fosse qualche altro Paese: l'immagine qui accanto li elenca per l'Irlanda (Ireland + exit), l'Italia (da quit, "lasciare", e Italy), la Svezia (Sweden + done, "fatto" nel senso di "terminato"), la Spagna (España + nope, modo informale per dire di no), il Portogallo (da abort, "interrompere", e Portugal), la Francia (adieu in francese vuol dire "addio"), la Polonia (da withdraw, "ritirarsi", e Warsaw, la capitale Varsavia), i Paesi Bassi (gioco di parole fra Netherlands e never mind, "non importa"), l'Austria (out significa "fuori"), la Slovenia (leave vuol dire "lasciare"), la Danimarca (Denmark, anche qui done significa "fatto" nel senso di "terminato"), la Croazia (Croatia, ma questa non gli è venuta un granché bene) e la Lettonia (Latvia, gioco di parole con let me out, "fammi uscire").

mercoledì 22 gennaio 2020

Ode a Fibonacci

Hai presente la successione di Fibonacci? Se no, te la spiego io in poche parole: è una successione di numeri interi in cui ciascun numero è la somma dei due precedenti (eccetto i primi due che sono, per definizione, F0 = 0 e F1 = 1). I primi termini della successione di Fibonacci, che prende il nome dal matematico pisano del XIII secolo Leonardo Fibonacci, sono: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144...
Su Facebook mi sono imbattuta nella foto qui sotto che mostra una poesia in inglese dal titolo Unforeseen Consequences (conseguenze impreviste), la cui riga n-esima contiene un numero di parole pari al termine n-esimo della successione di Fibonacci...


... e mi è venuta l'idea di farne una versione italiana, pesantemente ispirata a quella originale.

Ho
scritto
una poesia
su una pagina
ma poi ciascuna riga cresceva
arrivando alla somma delle parole delle due precedenti
finché non cominciarono a preoccuparmi tutte queste parole che arrivavano con tale frequenza
perché, come puoi vedere, può essere facile rimanere a corto di spazio quando una poesia copre tutta la successione di Fibonacci.

[E nient, visto che la larghezza del layout di questo blog è relativamente ridotta, anche rimpicciolendo il più possibile il carattere non sono riuscita ad evitare che l'ultima riga andasse a capo. Riesci a fare di meglio, anche dal punto di vista artistico-letterario?]

martedì 21 gennaio 2020

Non un "semplice" comico

L'attore Paolo Villaggio, a prescindere dai ruoli comici che ha interpretato sul grande e sul piccolo schermo – ma sarebbe a dir poco riduttivo liquidare il ragionier Ugo Fantozzi come un personaggio buffo: il suo mondo rappresentava una satira feroce della società e del mondo del lavoro – aveva un modo di porsi che non me lo ha reso granché simpatico finché è stato in vita, lo ammetto... ma l'ho dovuto rivalutare, sia pur in maniera postuma, dopo averlo sentito parlare in un paio di video: uno un po' datato...


... e l'altro più recente, nel quale non risparmiava micidiali frecciate ai leghisti.


Una persona acuta e intelligente come poche, non c'è che dire. Di questi tempi se ne sente più che mai la mancanza.

lunedì 20 gennaio 2020

Sai quale app ti può servire tantissimo?

Innanzitutto chiedo perdono per il titolo vagamente agghiacciante, ispirato alla famigerata domanda a tradimento «Sai chi ti saluta tantissimo?» la cui lapidaria risposta – STOC***O – richiama appunto il nome dell'app in questione: Stocard. ;-)
Trattasi di un'app per cellulare che permette di archiviare digitalmente tutte o quasi le carte fedeltà che imbottiscono i nostri portafogli: in negozio, anziché sfoderare la tessera cartacea (o plasticosa), è sufficiente aprire l'app e mostrare al cassiere l'opportuno codice da scannerizzare.
Io quest'app l'ho installata un bel po' di tempo fa, e ci avevo inserito praticamente tutte le carte che avevo nel portafoglio, e che, essendo un'irriducibile del supporto fisico, ho continuato imperterrita a portarmi dietro. Solo di recente mi sono resa conto che ci mettevo molto meno ad aprire l'app e trovare la carta fedeltà "virtuale" che non a ripescare quella reale dai meandri del mio portafogli.
Ultimamente c'è stata una novità che forse mi convincerà una buona volta a lasciare le carte fedeltà a casa, o comunque fuori dal portafoglio, in una custodia tipo questa: il mio lui mi ha regalato un bellissimo portafoglio in pelle multicolore per sostituire quello vecchio in tessuto, che cominciava a cedere disperdendo in ogni dove "ramini" sfuggiti allo scomparto delle monete. Ho iniziato a "traslocare" le carte, ma mi sono resa conto ben presto che, essendo la pelle assai meno morbida e cedevole rispetto al tessuto, non sarei mai riuscita ad infilarcele tutte. Allora ho deciso che nel portafoglio ci avrei lasciato solo quelle che utilizzo più spesso, come la Fìdaty dell'Esselunga: per tutto il resto userò Stocard.
[La foto che apre il post, e che ha dato vita a un meme diffusissimo, l'ho presa da @borisitalia]

domenica 19 gennaio 2020

Un sabato a Milano

Ieri pomeriggio sono stata alla Fabbrica del Vapore di Milano per visitare Io, Robotto. Erano in mostra i robot e automi da compagnia più conosciuti, da Furby a Aibo, da Nabaztag a Pleo. Purtroppo gli unici robottini in movimento che ho visto erano quelli da Guinness della TIM esposti accanto alla biglietteria: tutti gli altri erano chiusi in teche di vetro, fermi immobili, e nessuna interazione era possibile. Per vederne in azione qualcuno bisognava accontentarsi dei video (senz'audio) riprodotti su alcuni tablet situati lungo il percorso. E per avere la descrizione di ciascun esemplare esposto, visto che sulla targhetta erano riportate solamente poche informazioni essenziali, era necessario interpellare il dispositivo Alexa – fornito da Amazon, main sponsor della mostra – collocato nella relativa stanza, specificando il numero indicato sulla targhetta. Ieri non c'era molta gente e quindi la situazione era gestibile, ma se l'afflusso fosse stato più intenso chissà quante contese sarebbero sorte per avere la precedenza nell'accesso ad Alexa! ;-) Insomma, secondo me sarebbe stato meglio se tutte le informazioni fossero state riportate (anche) sulla targhetta, per far contento il visitatore prima ancora dello sponsor.
Sulle pareti almeno qualche informazione scritta c'era: ho così scoperto che il nome di EMIGLIO, robot giocattolo piuttosto in voga durante la mia infanzia, era un acronimo...


... e che le tre leggi della robotica di Asimov sono state riformulate in un'irriverente chiave robot-centrica da Mark Tilden, ideatore dei RoboSapien.


In definitiva, da appassionata di robotica quale sono l'ho trovata una mostra deludente, che non valeva i 14 euro del prezzo del biglietto. Non ti dico il nervoso quando oggi ho visitato la pagina Facebook dell'evento e ho scoperto che avrei potuto ottenere un codice per entrare al costo di soli 10 euro...
Per concludere la serata in "bellezza", siccome erano ormai passate le 21 e non avevamo idea di dove andare a mangiare, ho aperto l'app di TheFork e ho prenotato nel locale più vicino disponibile con uno sconto del 40%. In questo modo il conto a fine cena è stato ragionevole, ma se avessimo pagato a prezzo pieno si sarebbe potuto parlare di furto bello e buono! Prezzi gonfiati ad arte? Come si suol dire, a pensar male si fa peccato... ;-)

sabato 18 gennaio 2020

Sapere dove mettere le mani

Fra chi si occupa a vari livelli di questioni tecniche è piuttosto diffusa una storiella che insegna a dare valore alle competenze pratiche; eccola nella versione riportata sul sito di Francesco Gavello.
C’è un grande macchinario industriale che improvvisamente smette di funzionare. Un macchinario di quelli vecchio stile, tutto hardware e cavi e ingranaggi. Così il capo dell’azienda chiama l’assistenza e il tecnico arriva, guarda la macchina per qualche minuto, poi prende un cacciavite, gira una vite e risolve il problema. Saluta tutti e se ne va.
Qualche giorno dopo il tecnico invia fattura, che per semplicità quoteremo a €1.000+IVA. Il capo, su tutte le furie, si rifiuta di pagare una cifra così alta per un intervento così semplice. Chiede dunque al tecnico di motivare la spesa.
Il tecnico invia una nuova fattura, divisa questa volta in due parti: “girare la vite: €1,00” e “sapere quale vite girare: €999,00”. Il capo paga e vissero tutti felici e contenti.
Stamattina sulla pagina Facebook I am Programmer,I have no life. ne ho visto la trasposizione in ambito informatico; trattasi dello screenshot della domanda Why should I hire a software engineer if I can just copy and paste code from Stack Overflow? (Perché dovrei assumere un ingegnere del software se posso semplicemente copiare e incollare il codice da Stack Overflow?) posta su Quora, e di una delle numerose risposte ricevute.

venerdì 17 gennaio 2020

Cosa siamo disposti a fare per il nostro pianeta?



Non ho alcun dubbio sul fatto che Greta Thunberg, la giovanissima attivista svedese per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico, sia tra i personaggi che hanno lasciato maggiormente il segno a livello mondiale nell'anno che si è appena concluso. E mi auguro che i suoi appelli continueranno a farsi sentire anche nel 2020, e oltre... almeno fino a che l'umanità non imparerà a darsi una regolata per preservare l'unico pianeta che ha a disposizione!
Il video qui sotto riassume l'attività di Greta, e vede come coprotagonista il giornalista e scrittore britannico cinquantaseienne George Monbiot. Per la serie: preoccuparsi per il futuro del nostro pianeta non è mica una fatua fissazione da ragazzini viziati!

Greta Thunberg: Questa non è un'esercitazione. Mi chiamo Greta Thunberg. Viviamo all'inizio di un'estinzione di massa. Il nostro clima si sta compromettendo. Bambini come me stanno rinunciando alla loro istruzione per protestare. Ma possiamo ancora risolvere questo problema. Puoi ancora risolvere questo problema. Per sopravvivere, dobbiamo smetterla di bruciare combustibili fossili, ma questo da solo non sarà sufficiente. Si sta discutendo di molte soluzioni. Ma che dire di una soluzione che è proprio di fronte a noi? Lascerò che sia il mio amico George a spiegarla.
George Monbiot: C'è una macchina magica che assorbe carbonio dall'aria, costa pochissimo e si costruisce da sola. Si chiama... albero. Un albero è un esempio di soluzione naturale per il clima. Mangrovie, torbiere, giungle, paludi, fondali marini, foreste di alghe, acquitrini, barriere coralline, estraggono carbonio dall'aria e lo imprigionano. La natura è uno strumento che possiamo usare per riparare il nostro clima guasto. Queste soluzioni naturali per il clima potrebbero fare un'enorme differenza.
Greta: Piuttosto fico, vero?
George: Ma soltanto se lasciamo anche i combustibili fossili nel terreno.
Greta: Ecco la parte folle... In questo momento, li stiamo ignorando. Spendiamo 1000 volte di più per sussidi globali per i combustibili fossili che per soluzioni a base naturale.
George: Le soluzioni naturali per il clima ricevono solo il 2% di tutto il denaro utilizzato per contrastare i cambiamenti climatici.
Greta: Questi sono i tuoi soldi. Sono le tue tasse e i tuoi risparmi.
George: Cosa ancora più folle, proprio adesso che abbiamo più bisogno della natura, la stiamo distruggendo più velocemente che mai.
Greta: Fino a 200 specie si estinguono ogni singolo giorno.
George: Gran parte del ghiaccio artico è sparita, la maggior parte dei nostri animali selvatici è sparita, gran parte del nostro suolo è sparita.
Greta: Quindi cosa dovremmo fare?
George: Cosa dovresti fare TU?
Greta: È semplice... Dobbiamo proteggere, ripristinare e finanziare. Proteggere. Le foreste tropicali vengono abbattute al ritmo di 30 campi da calcio al minuto.
George: Dove la natura sta facendo qualcosa di vitale, dobbiamo proteggerla.
Greta: Ripristinare. Gran parte del nostro pianeta è stata danneggiata.
George: Ma la natura può rigenerarsi, e possiamo aiutare gli ecosistemi a riprendersi.
Greta: Finanziare.
George: Dobbiamo smetterla di finanziare cose che distruggono la natura, e pagare per cose che la aiutano.
Greta: È così semplice: proteggere, ripristinare, finanziare.
George: Questo può succedere ovunque. Molte persone hanno già cominciato a utilizzare le soluzioni naturali per il clima, dobbiamo farlo su vasta scala.
Greta: Tu puoi farne parte.
George: Vota per le persone che difendono la natura.
Greta: Condividi questo video. Parlane.
George: In tutto il mondo ci sono movimenti fantastici che combattono per la natura. Unisciti a loro!
Greta: Tutto conta. Quello che fai conta.
[L'immagine che apre il post l'ho trovata sui social, e mi è sembrata perfetta per illustrarlo...]

giovedì 16 gennaio 2020

Riflessioni estemporanee

Qualche mese fa la web-serie Ritals, di cui ho parlato qui, si è conclusa quando uno dei suoi due protagonisti, Svevo Moltrasio, è tornato in patria, nella sua adorata Roma, dopo anni trascorsi a Parigi. Svevo ha inaugurato una nuova web-serie, intitolata – ça va sans dire ;-) – Il rimpatriato... e ieri tra i suggerimenti di YouTube mi è comparso questo suo video dedicato alle bellezze della Città Eterna, ma con un tocco del consueto spirito dissacrante. Il video si conclude con una citazione del mai abbastanza compianto Umberto Eco.
Per me l’uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti.
Stamattina – e secondo me non è stato certo un caso – quella stessa citazione l'ha condivisa una mia "facciamica" sulla sua bacheca. E mi è venuto da riflettere... Io con i motori di ricerca me la cavo piuttosto bene, e quando ho bisogno di un'informazione, a meno che non sia qualcosa di estremamente specifico, in genere mi ci vogliono assai meno di due minuti per reperirla. Questo fa di me una persona colta? Non ne sarei così sicura... Quando internet non esisteva e i computer non erano ancora lo strumento imprescindibile che sono diventati, facevo molto più affidamento sulla mia memoria e sul ragionamento, e i miei neuroni erano ben più allenati. Oggi è sufficiente una ricerca su Google o due o tre tap sullo schermo dello smartphone per far fronte a un sacco di incombenze della vita quotidiana, risparmiando tempo, memoria e concentrazione. Questo significa che potrei impiegare le "risorse computazionali" della mia mente in compiti più interessanti e di livello più alto rispetto a quello che può fare un calcolatore elettronico... e siccome non ne sto approfittando quanto potrei e dovrei, anzi lascio semplicemente che il mio cervello si impigrisca, in questo momento mi sento tanto sciocca, altro che colta!

mercoledì 15 gennaio 2020

Quando è il caso di fare fact checking?

Nell'era delle fake news che circolano a macchia d'olio, in cui capita sempre più spesso di dover mettere in dubbio la veridicità delle informazioni trovate in Rete, ti propongo un'immagine scaricata – ma tu guarda un po' ;-) – dalla Rete, che nella sua semplice linearità ho trovato illuminante.
Avrei potuto creare una nuova immagine che includesse la traduzione in italiano, del resto sarebbe stato meno complicato rispetto a quando feci la stessa cosa per il diagramma Come identificare quella luce nel cielo... ma da allora il mio tempo libero si è drasticamente ridotto, la stanchezza si fa sentire sempre di più, soprattutto stasera... e nient, se vuoi occupartene tu ti sarò grata se me lo farai sapere! :-) Mi limito a riportare qui di seguito una traduzione fatta alla buona, senza alcunché di grafico.
Una semplice guida per determinare quando dovresti verificare una fonte/affermazione
Cominciamo con la prima domanda: «È in accordo con le tue idee?».
Se la risposta è no, passiamo alla seconda domanda: «È in disaccordo con le tue idee?».
Se la risposta è no, passiamo alla terza domanda: «È parzialmente in accordo e parzialmente in disaccordo con le tue idee?».
Se la risposta è no, passiamo alla quarta domanda: «Sei privo di un'opinione ben definita sull'argomento?».
Se la risposta è no, dovresti domandarti: «Sono sicuro di capire come funzionano i diagrammi di flusso?». ;-) [Se non lo capissi io, che ci lavoro più o meno quotidianamente, sarei fritta, NdC]
Se la risposta a una qualunque delle prime quattro domande è ...? Beh, allora dovresti proprio verificare!

martedì 14 gennaio 2020

L'assurdità del razzismo

Quest'oggi ti propongo due video, uno i cui protagonisti sono gli studenti dell'Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno...


... e l'altro andato in onda nel corso della trasmissione televisiva Cartabianca...


... che dal mio punto di vista mostrano con un'evidenza lampante quanto in fondo siamo tutti incredibilmente simili, anche se purtroppo non dal punto di vista dei diritti. Il problema è che, per dirla con Checco Zalone, una "cicogna strabica" ci fa nascere un po' dove le pare.

lunedì 13 gennaio 2020

Non è razzismo, ma...


Negli ultimi tre giorni sui social si è discusso parecchio di un articolo firmato dallo storico e accademico Ernesto Galli della Loggia, e pubblicato sul Corriere della Sera con il titolo Il razzismo e i suoi confini. Riporto qui di seguito il passaggio più controverso.
Dunque non volere avere troppo a che fare con i nigeriani, dico per dire, a causa del loro modo di fare, o sentirsi infastiditi dall’odore del cibo cucinato dai bengalesi, o trovare sgradevole l’idea di avere dei vicini di casa rom, non ha niente a che fare con il razzismo. È un’altra cosa.
Della Loggia cita Claude Lévi-Strauss a sostegno del suo ragionamento, che definirei la declinazione in chiave snob dell'odiosa cantilena «Non sono razzista, ma...». Ammettendo la mia ignoranza riguardo alle teorie dell'antropologo francese, prendo a prestito le parole della mia "facciamica" Gisella Ruccia, giornalista.
Della Loggia oggi sul Corriere usa Lévi-Strauss per giustificare le sue strampalate e note tesi, omettendo di dire che l'antropologo sosteneva ben altro: il razzismo non è constatare le differenze, ma usare quelle differenze per sopprimere la dignità del "diverso" da noi e per perseguitarlo fisicamente, culturalmente e giuridicamente.
Un paio di settimane fa, a proposito di questo episodio, osservai che sembrava che il prestigioso Corriere si stesse riciclando ne La Padania... e a quanto pare la trasformazione prosegue inesorabile. :-(

domenica 12 gennaio 2020

La "blastata" del secolo

I Rage Against the Machine li conosco solo per sentito dire, ma finora non avevo idea del genere di musica che facevano. Comunque, dopo essere recentemente venuta a conoscenza di un episodio di cui si è reso protagonista il loro chitarrista Tom Morello un paio d'anni fa, ho tutta l'intenzione di dare una chance al loro repertorio. Quest'articolo uscito all'epoca spiega cos'è successo.
Il musicista, cantante, cantautore e attore americano Tom Morello si è espresso in modo molto esplicito a favore o contro varie cause fin dalla sua prima protesta sul palco nel 1993.
Ma il 53enne [oggi 55enne, essendo nato a New York nel 1964, NdC] ha scatenato una tremenda tempesta sui social media dopo aver pubblicato una sua foto accanto a una chitarra, con la scritta "FUCK TRUMP" sul retro.
Il post ha ricevuto molti commenti, tuttavia uno si è distinto a tal punto che Morello in persona ha risposto.
Un tizio chiamato davez67 ha scritto a Tom, dicendo: «Un altro musicista di successo diventa all'improvviso un esperto di politica».
Morello non ha esitato a rispondere: «Non ci vuole una laurea con lode in Scienze Politiche all'Università di Harvard per riconoscere la natura non etica e disumana di questa amministrazione, ma beh, si dà il caso che io sia laureato con lode in Scienze Politiche all'Università di Harvard, quindi posso confermartelo».

sabato 11 gennaio 2020

Un cielo di madreperla

Quest'oggi ti propongo l'Astronomy Picture of the Day pubblicata ieri con il titolo Nacreous Clouds over Sweden (Nubi madreperlacee sulla Svezia) perché oltre a trovarla meravigliosa di per sé – complimenti a P-M Hedén (Clear Skies, TWAN) che l'ha scattata – mi è sembrata interessante la relativa spiegazione, la cui traduzione è riportata subito dopo la foto.

Intense e splendide onde fluttuanti di colori iridescenti hanno riempito questa montagna e il panorama vicino a Tanndalen, in Svezia, il 3 gennaio. Note come nubi madreperlacee, sono rare. In questa stagione invernale nell'emisfero settentrionale, però, hanno fatto apparizioni indimenticabili alle alte latitudini. Sono un tipo particolare di nube stratosferica polare, e si formano quando le temperature eccezionalmente fredde nella bassa stratosfera di solito senza nubi formano cristalli di ghiaccio. Ancora illuminate dal sole a un'altitudine di circa 15-25 chilometri, le nuvole possono diffrangere la luce solare dopo il tramonto e prima dell'alba.

venerdì 10 gennaio 2020

Un vero antifascista

Quest'oggi ti propongo un video, pubblicato nella pagina Facebook della testata The Vision, nel quale il presidente più amato della storia repubblicana (ma dal mio punto di vista Sergio Mattarella rischia di insidiarne il primato <3), ovvero Sandro Pertini (1896–1990), dice la sua sul fascismo, al quale si oppose strenuamente da socialista e da partigiano.

Vede, io sono fedele al precetto di Voltaire, ed è questo. Dico al mio avversario: «Io combatto la tua fede che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi sino al prezzo della mia vita perché tu possa sempre esprimere liberamente il tuo pensiero». Ecco qual è la mia posizione. Cioè, io non sono credente, ma rispetto la fede dei credenti. Io, ad esempio, sono socialista, ma rispetto la fede politica degli altri e la discuto. Posso discutere, anzi discuto con loro, polemizzo con loro, ma loro sono padroni di esprimere liberamente il loro pensiero. Cioè, io sono democratico in questo senso, veramente.
Domanda: Rispetta anche la fede politica dei fascisti?
No, questa la combatto con altro animo. Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica. Sembra assurdo quello che dico, ma è così. Il fascismo, a mio avviso, è l'antitesi delle fedi politiche. Il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche. Non si può parlare di fede politica parlando del fascismo, perché il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui. Chi non era fascista era oppresso. E quindi non si può parlare di vera fede politica a chi opprime le fedi altrui. Io combatto, ma combatto sul terreno democratico.
Sono parole che danno parecchio da pensare, queste. Al giorno d'oggi sono in tanti a sostenere che ormai il fascismo si può considerare estinto, e che chiamarlo in causa quando si verificano episodi isolati (?) di razzismo e intolleranza è inopportuno... ma io non la penso così. Certe inclinazioni covano da sempre negli angoli più oscuri dell'animo umano, ed esiste il serio rischio che se trovano condizioni favorevoli riprendano a prosperare come non mai. Per citare un'azzeccatissima battuta del film Tolo Tolo di Checco Zalone, che ho avuto il piacere di vedere al cinema qualche giorno fa, «ce l'abbiamo tutti dentro il fascismo, è che col caldo e lo stress viene fuori, come la candida».

giovedì 9 gennaio 2020

Titolisti sovranisti

Negli ultimi tempi, consultando i mezzi di informazione, capita sempre più spesso di notare una spiacevole prassi: quando a commettere un reato soprattutto dei più odiosi – stupro, omicidio stradale, femminicidioè uno straniero, magari extracomunitario o "peggio ancora" di colore, le origini del responsabile vengono schiaffate in bella evidenza nel titolo della notizia, se non addirittura in prima pagina, in particolare se la vittima è italiana; inutile fare esempi al riguardo, tanto si sprecano. Quando invece è un nostro connazionale a fare del male a qualcun altro, bisogna andare a leggere l'articolo per sapere da dove proviene il criminale.
Ho notato che un meccanismo complementare si innesca quando si tratta di raccontare buone azioni. Stamattina sulla pagina Facebook di MBNews, giornale online della provincia di Monza e Brianza, ho notato il link alla notizia dal titolo Trova 600 euro davanti alle Torri Bianche e li porta in Questura: “Sarà la pensione di un anziano”.
Mi è toccato cliccare sul link ed aprire l'articolo per scoprire che a compiere un gesto così encomiabile era stata una cittadina egiziana residente a Monza, la quale si trovava presso il centro commerciale di Vimercate in compagnia del marito. Nei commenti un utente ha raccontato un'esperienza analoga (è tornato in possesso del portafogli smarrito con tutti i soldi e i documenti grazie a un egiziano che dopo averlo trovato l'aveva consegnato alla polizia), mentre altri hanno commentato «Non capisco come si fa ad andare in giro con tutti quei soldi!» (se hai appena prelevato magari è del tutto normale, non trovi?), e qualcuno addirittura ha sentenziato «Evidentemente la coppia non aveva problemi ad arrivare alla fine del mese!». Come se seicento euro piovuti dal cielo potessero fare schifo a qualcuno, e come se l'onestà fosse una prerogativa di chi se la passa bene... Certo, come no!
La conclusione? Titoli del genere sono palesemente rivolti alla pancia degli italiani, ahimè...

mercoledì 8 gennaio 2020

Uova di Pasqua fuori stagione

Oggi, tra esami che non finiscono mai – per il rotto della cuffia ma finalmente ce l'ho fatta a superarlo, e questo è l'importante! :-) – e sciopero di Trenord, è stata una giornata abbastanza sfiancante... per cui stasera mi limito a mostrarti quello che non esito a definire un Easter egg, e che ho scoperto grazie all'immagine accanto, trovata su una delle pagine dedicate all'informatica che seguo.
Se premi Ctrl+U quando sei su amazon.com – ma va bene anche amazon.it – ti verrà mostrato il codice sorgente della pagina. Scorrendo fino in fondo, vedrai nei commenti l'immagine di un'anatra che miagola.
Il seguente screenshot appena acquisito dalla sottoscritta con Google Chrome testimonia che è proprio così... :-)

martedì 7 gennaio 2020

Luci e ombre del Paese del Sol Levante

È convinzione assai diffusa il fatto che i giapponesi siano uno dei popoli culturalmente più evoluti del pianeta. Per quanto mi riguarda ho in ufficio un collega "giappo", e benché ci interagisca assai poco – magari il fatto che lui non spiccichi ancora una parola d'italiano tranne "Ciao" dissuade la sottoscritta, già timida e riservata di suo, dal parlargli in inglese ;-) – ne ho un'ottima opinione.
La vigilia di Natale l'imprenditore digitale Marco Massarotto, che nel Paese del Sol Levante ci trascorre buona parte dell'anno per ragioni familiari e professionali, ha raccontato sul suo blog un episodio nel quale ha avuto a che fare con il sistema sanitario nipponico a causa di una brutta tosse: in sintesi, in Italia cotanta efficienza possiamo solo sognarcela.
Due giorni dopo, però, ho letto la notizia dell'esecuzione capitale di un cittadino cinese in Giappone... e beh, per quanto un crimine possa essere brutale ed efferato, un Paese che lo sanziona con la pena di morte non riesco a definirlo pienamente civile.

sabato 4 gennaio 2020

Magna de meno!

Le feste natalizie sono un tipico periodo di stravizi gastronomici: una tradizione alla quale non sono riuscita a sottrarmi del tutto, pur non arrivando sicuramente agli eccessi riferiti dagli amici ospiti di sterminati pranzi di Natale in famiglia – qualcosa tipo sei antipasti, tre primi, due secondi e innumerevoli dessert, con un tempo di permanenza a tavola da record – e comunque ho tutta l'intenzione di normalizzare al più presto il mio regime alimentare. A dire il vero ho cominciato martedì 2 gennaio, giorno del rientro in ufficio dopo le Feste, pranzando con una zuppa nel locale più salutare dei dintorni... e avrei continuato fino a stasera – il sabato ho l'abitudine di uscire a cena fuori col mio lui – ma le uniche portate interessanti del menu, esclusi i primi che la sera preferisco evitare, erano gli hamburger. Per limitare i danni ne ho ordinato uno con contorno di verdure... ma cosa posso farci io se per sbaglio mi è arrivato con le patatine?!
Concludo con una piccola selezione di memi a tema mangereccio!


[A dire il vero queste ultime due immagini con me ci azzeccano ben poco... soprattutto la seconda: non sono (ancora) nella fase in cui prendere peso mi rende infelice, e a questo punto spero di non arrivarci mai. L'unico motivo per cui potrei mettermi seriamente a dieta sarebbe la salute]
P.S.: Se TUTTE le foto del mio #bestnine2019 di Instagram raffigurano del cibo, qualcosa dovrà pur voler dire... oppure no? ;-)