martedì 31 ottobre 2017

Con il nastro rosa

Ottobre è tradizionalmente il mese della prevenzione del tumore al seno, quello più frequente nel sesso femminile (ma il tumore alla mammella non risparmia neppure i maschietti, come il country manager di Facebook Italia Luca Colombo, anche se con un'incidenza di gran lunga inferiore)... e accidenti a me che mi sono ridotta all'ultimo giorno per parlare dell'argomento. Le informazioni riportate in questo post, comunque, sono valide tutto l'anno. :-)
Per prima cosa condivido il videotutorial pubblicato da Pink Ribbon Germany nell'ambito dell'iniziativa Check it before it's removed (controllalo prima che venga tolto... parole piuttosto eloquenti) che spiega come individuare, visivamente o tramite palpazione, potenziali anomalie nel seno che potrebbero richiedere accertamenti più approfonditi. L'autoesame va effettuato con cadenza mensile, mentre sarà il tuo medico a indicarti con quale periodicità sottoporti a mammografie o ecografie mammarie di controllo.


Un video del genere sarebbe impensabile condividerlo su Facebook, perché si vedono delle TETTEH, come del resto è normale che sia... ma si sa, su "Faccialibro" le foto e i video dove si intravede un semplice capezzolo durano meno del famoso gatto in tangenziale, come se il seno fosse qualcosa di sconcio; sarebbero ben altri i contenuti meritevoli di censura sui social, ma tant'è. :-/
Ecco la traduzione della relativa trascrizione.
Cancro al seno: prima viene scoperto, migliori sono le probabilità di guarigione
Stiamo pubblicando fotografie del nostro seno, anche se di solito immagini del genere vengono rapidamente censurate.
Lo facciamo lo stesso per accrescere la consapevolezza sul cancro al seno e sulla diagnosi precoce, sperando che contenuti come questi saranno presto consentiti nei social media per assicurare che più donne conoscano il proprio seno, perché quando controlli il seno regolarmente riesci meglio a individuare potenziali cambiamenti nel tempo.
  1. Mettiti davanti allo specchio con le mani sui fianchi. Confronta i tuoi seni in cerca di cambiamenti nella dimensione, nella forma o nella posizione. Fai attenzione anche ai cambiamenti della pelle o dei capezzoli.
  2. Solleva entrambe le braccia; osservati di fronte e di fianco. I tuoi seni seguono i movimenti? Presta attenzione anche ai capezzoli: sono rientranti?
  3. Inizia a palparti i seni, preferibilmente stando sdraiata sulla schiena. Metti un braccio dietro la testa; usa l'altra mano per palpare il seno sul lato opposto. Palpa sistematicamente con piccoli movimenti circolari. Comincia nel mezzo dello sterno e palpa andando in su, poi in giù, poi di nuovo in su, continuando da un seno all'altro. Palpa anche l'areola. Tieni la mano piatta e palpa con le punte delle dita.
  4. Palpa anche le ascelle.
  5. Prendi il capezzolo tra il pollice e l'indice e spremilo. Assicurati che non ci sia fuoriuscita di liquido.
Hai notato qualcosa di insolito? Parlane con il tuo ginecologo se noti qualche cambiamento. Preferibilmente dovresti controllarti il seno una volta al mese in un giorno fissato, la prima settimana dopo il ciclo.
In conclusione condivido due infografiche dell'AIRC, una che ho salvato giorni fa non ricordo da dove...


... e una stampata su un pieghevole inviato a mia madre, da anni sostenitrice della ricerca sul cancro, in occasione della campagna Nastro Rosa (clicca per ingrandire la scansione).


A proposito, tutti i modi per donare – tra cui il comodissimo numero solidale 45510 attivo da telefono fisso (chiamate) e da cellulare (SMS) fino al 14 novembre – sono riepilogati in questa pagina del sito dell'AIRC.

lunedì 30 ottobre 2017

Un #tramonto di tendenza


Ieri pomeriggio, mentre io e il mio lui rientravamo a casa dopo aver fatto compere, per puro caso il mio sguardo si è posato verso ovest: tra gli alberi le nuvole risplendevano di un vivido chiarore rossastro. Il primo tramonto del 2017 successivo all'entrata in vigore dell'ora solare – l'unico aspetto che non mi piace di questo periodo dell'anno è il fatto che da un giorno all'altro l'oscurità arrivi di colpo un'ora prima, per il resto W L'AUTUNNO – nonché uno dei più spettacolari che io abbia mai ammirato dal vero. Da dove mi trovavo purtroppo si vedeva solo un pezzetto di cielo, impensabile fotografarlo con lo smartphone, ci voleva un teleobiettivo... e per quando fossi entrata in casa, avessi tirato giù la reflex, smontato lo zoom standard sostituendolo con quello tele e fossi tornata fuori, magari allontanandomi in cerca di un punto di osservazione più favorevole, di sicuro avrei irrimediabilmente perduto l'attimo, perciò ho preferito rinunciare. Quando ho aperto Facebook subito dopo, sulla mia timeline sono apparse decine di meravigliose foto del tramonto scattate da varie località, soprattutto al nord ma non solo. Non sono mancati commenti acidi da parte di qualcuno che evidentemente non apprezzava la "moda del momento"... o magari rosicava soltanto perché non era riuscito a portare a casa una foto decente! ;-)
Essendo la sottoscritta una persona che all'animo romantico e poetico affianca un'ancor più spiccata indole razionale, mi sono chiesta cosa avesse reso il tramonto di ieri sera così speciale e "fotogenico". Linko qui di seguito le risposte che ho trovato su vari siti:
  • la pagina Facebook Chi ha paura del buio?, da cui è tratta la foto che apre il post;
  • Repubblica.it, che riporta la spiegazione di Flavio Galbiati, fisico dell'atmosfera;
  • Il Post (l'ho già detto che è diventato il mio sito di informazione preferito?).

domenica 29 ottobre 2017

Sulla scelta del percorso ottimale

Nei giorni scorsi mi è capitato di guardare un video che illustra il cosiddetto paradosso di Braess – dal nome del matematico tedesco Dietrich Braess che lo teorizzò nel 1968 – del quale non avevo mai sentito parlare prima d'ora. Eccolo spiegato da Wikipedia (ho apportato qualche piccola modifica alla traduzione dall'inglese ivi riportata):
Per ciascun punto di una rete stradale, sia dato il numero di automobili in partenza da esso, e la loro destinazione. In queste condizioni si desidera stimare la distribuzione del flusso di traffico. Che una strada sia preferibile rispetto a un'altra dipende non soltanto dalla qualità della strada, ma anche dalla densità del flusso. Se ogni autista sceglie il percorso che gli sembra più favorevole, i tempi di percorrenza risultanti non sono necessariamente quelli minimi. Inoltre si può dimostrare con un esempio che un'estensione della rete stradale può causare una ridistribuzione del traffico che si traduce in tempi di percorrenza individuali più lunghi.
Vabbè, tanto vale guardare direttamente il video, che è senz'altro più chiaro e include anche l'esempio in questione.



Sempre riguardo al fatto che a volte le decisioni migliori da prendere al volante risultano apparentemente controintuitive, ho letto su Il Post che gli addetti alle consegne della società di spedizioni UPS, quando guidano, devono seguire la regola di non svoltare mai a sinistra a meno che non sia assolutamente necessario, anche se ciò significa allungare di molto il percorso. Questo perché, dovendo dare la precedenza ad altri veicoli nelle svolte a sinistra (ovviamente questo vale nei Paesi con guida a destra), il tempo e il carburante sprecati nell'attesa superano quelli risparmiati seguendo un percorso più breve. Si dà il caso che io alla stessa conclusione ci fossi arrivata anni fa, prima ancora di studiare il problema del commesso viaggiatore o di cammino minimo al quale dedicai la mia tesina di Ricerca Operativa: la mia esperienza al volante mi ha insegnato a evitare il più possibile le svolte a sinistra, a meno che la strada sia poco trafficata oppure l'incrocio sia regolato da una rotatoria (sempre siano lodate!). L'alternativa sarebbe prendersela di prepotenza, la precedenza, come fanno in tanti... ma io al contrario tendo sempre a essere perfino più prudente del necessario!

sabato 28 ottobre 2017

Nuovi modi di vedere il mondo

Per il post di oggi prendo spunto da due articoli pubblicati su BoredPanda che riguardano entrambi la geografia, ma seguendo approcci piuttosto differenti.
Il primo si intitola After Seeing These +15 Maps You’ll Never Look At The World The Same, ovvero "Dopo aver visto queste 15 e passa mappe non guarderai mai il mondo nello stesso modo". Qui di seguito riporto la traduzione della premessa.
Il motivo per cui alcuni Paesi sembrano più grandi o più piccoli di altri è dovuto alla cosiddetta proiezione di Mercatore. Mettere un pianeta tridimensionale su una mappa bidimensionale è stata una sfida per i primi cartografi, e quindi un geografo e cartografo fiammingo di nome Gerardo Mercatore ha trovato una soluzione. Nel 1569 ha disegnato una mappa che poteva essere utilizzata accuratamente per scopi di navigazione, ma il problema era che il suo sistema distorceva le dimensioni degli oggetti a seconda della loro posizione rispetto all'Equatore. A causa di ciò, territori come l'Antartide e la Groenlandia apparivano molto più grandi di quanto non siano in realtà.
Per mostrare come la nostra comprensione delle dimensioni dei Paesi sia sbagliata, un sito chiamato thetruesize.com ti consente di spostare le regioni geografiche in diverse posizioni. Bored Panda ha giocato un po' su questo sito, e questo è ciò che abbiamo scoperto.
Ad esempio, ecco cosa succede se proviamo a spostare dalla loro posizione effettiva (actual position) l'Antartide...


... la Groenlandia...


... gli Stati Uniti...


... il Regno Unito...


... la Cina...


... la Russia...


... l'India...


... il Brasile...


... e il Messico.


Il secondo articolo propone mappe di ben altro genere: si intitola Someone Made 18 Stereotypical Maps Of Europe, And Some Of Them Will Probably Offend You, ovvero "Qualcuno ha fatto 18 mappe dell'Europa basate su stereotipi, e alcune di esse probabilmente ti offenderanno". Questo qualcuno si chiama Yanko Tsvetkov, è un artista nato in Bulgaria ma residente in Spagna, e ha raccolto nel progetto denominato Atlas of Prejudice delle particolarissime mappe che nelle intenzioni dovrebbero farci riflettere e magari sorridere sui pregiudizi nei confronti degli stranieri che troppo spesso ci condizionano. Si va dalla ricchezza (tendenzialmente ricchi a ovest, poveri a est)...


... alla voglia di lavorare (pigri a sud, lavoratori indefessi a nord)...


... all'umore (euforico/malinconico/depresso andando da sud a nord).


C'è spazio anche per le tradizioni culinarie (buona cucina a sud, cattiva a nord... ma sono certa che molti italiani siano pronti a sostenere che si mangia bene solo qui)...


... con tanto di distinzione fra chi in cucina usa l'olio d'oliva (a sud) e chi il burro (a nord).

venerdì 27 ottobre 2017

Adolescenti a scuola, oggi

Ieri mattina, aprendo Feedly, ho letto il post appena pubblicato dalla giornalista Concita De Gregorio nel blog dedicato a raccogliere le storie inviategli dai lettori. Una donna di Roma ha un figlio di quasi 11 anni iscritto alla prima media presso una scuola nelle immediate vicinanze di casa. Il problema è che l'istituto impone che alle ore 14 sia presente un genitore o un delegato maggiorenne all'uscita della scuola per il rientro a casa, e questo è un problema in quanto sia la signora sia suo marito lavorano a tempo pieno all'altro capo della città; finora hanno fatto ricorso a babysitter e aiuti vari, ma speravano che il passaggio alle medie li avrebbe alleggeriti di spese e pensieri, vista l'autonomia oramai raggiunta dal figlio, il quale «va al parco in bici da solo, resta a casa da solo da qualche anno, ha imparato ad attraversare la strada, sa prendere i mezzi pubblici e sa come e dove si oblitera il biglietto, e dove si acquista». La proposta di rilasciare una liberatoria alla scuola per esimere la preside e i professori da qualsiasi responsabilità non è stata accolta. La De Gregorio conclude così: «Il ritorno a casa da soli è un momento della vita che ricordiamo tutti come un passaggio di libertà e indipendenza. Se la scuola è vicina e l'itinerario sicuro mi pare che l'eccesso di premura sia più legato a un bisogno degli adulti che alla crescita dei ragazzi. Togliere le mani a volte aiuta più che stringere la presa». A quanto pare il maggior rigore imposto dalle scuole è legato a una sentenza della Cassazione che ha respinto il ricorso del ministero condannato a pagare parte dei danni morali alla famiglia di un ragazzino undicenne morto alla fermata dello scuolabus davanti a scuola quattordici anni fa.
Proprio ieri la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli è intervenuta al riguardo, sottolineando che la legge è legge – in genere sono io la prima a dirlo, ma le leggi non sono eterne ed immutabili, e quando è il caso si possono sempre correggere e migliorare – e concludendo che «è anche un grande piacere per i nonni andare a prendere i nipotini», un piacere che purtroppo lei non può concedersi a causa dei suoi impegni istituzionali. Evidentemente, nel mondo fatato della ministra Fedeli, tutti gli altri nonni sono abbastanza anziani da essere già in pensione, ma al contempo abbastanza giovani e in buona salute da poter badare ai nipoti. (Proprio l'altroieri Dania ha raccontato la sua esperienza al riguardo) L'eventualità che vivano in un'altra città, o che non ci siano più, sembra non passarle neanche per l'anticamera del cervello. Lia Celi ha definito Valeria Fedeli «l'unico ministro capace di far incazzare studenti, genitori e nonni»... e aggiungerei chi genitore non lo è ancora, come la sottoscritta. :-/
Rimanendo nell'ambito delle questioni che rientrano nelle competenze del Ministero dell'Istruzione, particolarmente discussa negli ultimi tempi è l'alternanza scuola-lavoro, obbligatoria per tutti gli studenti dell'ultimo triennio delle scuole superiori, e introdotta dal governo Renzi con la riforma della Buona Scuola approvata nel 2015. Premesso che personalmente l'idea non mi convince granché, negli ultimi giorni ho letto due opinioni abbastanza favorevoli e piuttosto ben argomentate, e desidero condividerle qui di seguito. C'è l'articolo scritto da Alessandro Maggioni per Gli Stati Generali, dal quale estrapolo alcuni passaggi chiave...
Poi, al tempo dell'Università, mi son messo a fare il furgonista. Ritiravo materiale elettrico un giorno a settimana a Milano e nel suo hinterland. Anche qui mi divertivo dannatamente; imparavo strade nuove, scorciatoie, percepivo "le strutture dello spazio antropico" e la morfologia urbana reali che intanto studiavo sui libri di Gianfranco Caniggia e di Aldo Rossi, conoscevo posti belli e altri di merda, capivo che il "lavoro" non di concetto o intellettuale ha una sua grande, sconfinata, nobiltà. E, soprattutto, insegna molto: organizzazione, resistenza alla fatica, necessità di adattamento, pragmatismo e pazienza.
[...]
A questi giovani, che usano la parola "operaio" come se fosse uno stigma, che non lavano i piatti perché non sanno manco come si inizia a farlo e che si riempiono la bocca di frasi fatte dico solo una cosa: rivendicare diritti – sacrosanti – è il termine di un percorso che vede prima lo sforzo di praticare doveri.
E io oggi, tra un laureato che ha fatto prima il lavapiatti e uno che spiattella dodici titoli, senza aver capito un accidente della vita, non ho dubbi: scelgo il primo.
... e il post di Carolina Ballada, del quale riporto qui di seguito la prima parte.
E INVECE LAVARE I PIATTI È FORMAZIONE, ECCOME.
Lo dice una che i piatti li ha lavati, all'estero, di notte e per meno di 4 pound all'ora.
Cosa potrebbero imparare gli studenti lavando qualche piatto a gratis da Mc Donald?
In breve:
  1. Quanto poco ne sanno del mondo del lavoro e delle sue dinamiche.
  2. L'umiltà.
  3. Come ci si comporta sul posto di lavoro
  4. Il rapporto con il cliente, con i colleghi e con i superiori.
  5. Il rispetto.
  6. La puntualità.
  7. La responsabilità.
  8. Che nella vita per ottenere qualsiasi cosa ci si deve fare il mazzo.
  9. Che non esistono pasti gratis.
  10. Che la vita è migliore se hai ambizione.
  11. Che buona parte di tutto quello che hai studiato a scuola, nella vita reale, è praticamente inutile.
  12. Che la cosa che conta di più, nel mondo del lavoro, è saper imparare. E saperlo fare in fretta.
  13. Cosa sia un business di successo.
  14. Che cosa significhi partire dal basso.
  15. Che stare in basso non è il massimo e quindi è meglio se ti applichi e ti impegni per migliorare.
  16. Che oggi lavori gratis perché sei studente e che domani, se non saprai fare un cazzo, lavorerai gratis (o quasi) comunque, nonostante i tuoi titoli accademici.
E in effetti io stessa, essendo stata indotta dalle circostanze a svolgere per nove anni un lavoro da impiegata che aveva ben poco a che vedere con la mia maturità scientifica e ancor meno con la mia laurea in ingegneria, devo riconoscere che mi è servito al di là delle mie aspettative, anche se non ho mai smesso di aspirare a qualcosa di meglio. Rimane il fatto che nel caso dell'alternanza scuola-lavoro si tratta di lavoro gratuito, assimilabile quindi a una forma di sfruttamento. Molti hanno osservato, ironicamente ma non troppo, che in questo modo i ragazzi si abituano per tempo all'andazzo che troveranno quando finiranno gli studi, e nel mondo del lavoro cercheranno di entrarci per davvero... ;-)

giovedì 26 ottobre 2017

Noi siamo figli delle stelle

Una decina di giorni fa ha avuto un certo clamore la notizia che per la prima volta fisici e astronomi sono riusciti a osservare la fusione di due stelle di neutroni, un evento che implica la produzione di enormi quantità di energia e la dispersione di elementi come oro e platino attraverso l'Universo. Sebbene la comprensione di un argomento tanto specialistico non sia proprio alla portata di tutti – se sei interessato ti rimando all'eccellente articolo scritto da Emanuele Menietti per Il Post – sappi che tratta di un risultato molto importante per capire come funziona l'Universo e ciò che lo tiene insieme. E anche da dove proviene la materia di cui siamo costituiti e che ci circonda. Ebbene sì, tutto quanto, dagli atomi del nostro corpo all'oro di cui sono fatti i gioielli che ci fanno brillare gli occhi, non è arrivato bell'e pronto sulla nostra Terra dal nulla, con buona pace dei creazionisti, ma si è formato dentro le stelle nel corso della lunghissima storia dell'Universo. A questo punto capita a fagiuolo l'Astronomy Picture of the Day pubblicata ieri con il titolo Where Your Elements Came From (Da dove provengono i tuoi elementi). Si tratta di una particolare tavola periodica degli elementi realizzata da Cmglee, un utente di Wikipedia, basandosi su dati elaborati da Jennifer Johnson del Dipartimento di Astronomia della Ohio State University.


Ecco la traduzione della relativa spiegazione.
L'idrogeno nel tuo corpo, presente in ogni molecola d'acqua, proviene dal Big Bang. Non esistono altre fonti di idrogeno apprezzabili nell'universo. Il carbonio nel tuo corpo è stato formato dalla fusione nucleare all'interno delle stelle, così come l'ossigeno. Gran parte del ferro nel tuo corpo si è formata durante le fasi di supernova di stelle che si sono verificate molto lontano nel tempo e nello spazio. L'oro dei tuoi gioielli si è probabilmente formato da stelle di neutroni durante collisioni che potrebbero essere state visibili come lampi gamma di breve durata oppure osservazioni di onde gravitazionali. Elementi come il fosforo e il rame sono presenti nei nostri corpi in piccole quantità, ma sono essenziali per il funzionamento di tutte le forme di vita conosciute. La tavola periodica mostrata ha un codice di colori per indicare la migliore ipotesi dell'umanità sull'origine nucleare di tutti gli elementi noti. I siti di creazione nucleare di alcuni elementi, come il rame, non sono realmente noti e sono continui argomenti di ricerca osservazionale e computazionale.
[Per la "colonna sonora" di questo post sono indecisa tra due opzioni. Una è Figli delle stelle, che proprio in questi giorni compie quarant'anni; per l'occasione il suo autore e interprete Alan Sorrenti ha osservato che il pezzo «contiene un messaggio che poi è stato chiarito e confermato anche scientificamente, e cioè che noi umani conteniamo degli elementi che arrivano dalle stelle, deriviamo dalle stelle»; toh, chi l'avrebbe mai detto che ci fosse un sottotesto così profondo... ;-) L'altra canzone, da me scelta per motivi che dovrebbero risultare abbastanza ovvi, è Neutron Star Collision dei Muse. È inutile specificare a quale dei due brani vada la mia preferenza, vero? ;-)]

mercoledì 25 ottobre 2017

Non solo phishing

Quest'oggi, accedendo al mio account su Poste.it, ho trovato sulla mia Bacheca un messaggio informativo contenente il video qui sotto.


Sebbene il video s'intitoli Phishing, non si limita a parlare solo di quello, ma effettua una panoramica un po' più ampia per quanto sintetica delle potenziali minacce alla nostra sicurezza online, e delle strategie migliori per neutralizzarle. Chi recepisce meglio i concetti se veicolati tramite immagini e audio sarà soddisfatto dal video, mentre chi come me predilige il formato testuale apprezzerà la trascrizione che riporto qui sotto.
Internet e i servizi digitali hanno facilitato e velocizzato molte delle nostre attività quotidiane, ma è proprio per questa semplicità, assieme alla possibilità di condividere qualunque informazione, che c'è ancora sospetto e diffidenza verso la Rete e la sua sicurezza. La fiducia degli utenti è fondamentale per lo sviluppo del digitale. Ecco perché Poste Italiane ha avviato una campagna di sensibilizzazione per rafforzare la consapevolezza dei cittadini sull'utilizzo corretto di internet e dei servizi digitali.
Oggi il web ti permette di condividere idee, passioni, emozioni con i vecchi amici e magari fartene di nuovi, fare acquisti online ed avere la tua banca sempre a portata di mano. Il Web è un mare infinito di possibilità! Ma attenzione, perché il mare è pieno di pirati. Per proteggere i tuoi dati personali ed il tuo conto bastano poche semplici strategie.
  • Un tentativo di frode piuttosto diffuso è il phishing. Hai ricevuto una mail con una richiesta dei dati di accesso al tuo conto online ed il PIN o il numero della carta di credito? Non ti fidare! Se hai dubbi contatta direttamente la tua banca, e non aprire allegati e link! Potrebbero contenere malware e danneggiare il tuo computer.
  • Un'ottima strategia di protezione sono i servizi di autenticazione: scegli di ricevere PIN di conferma via SMS o su un token. Gli SMS sono inoltre un alleato importante: ti avvisano di ogni movimento del tuo conto corrente, così sai subito se ci sono operazioni non autorizzate. [Peccato che per i conti BancoPosta e le carte Postepay le notifiche non siano gratuite, NdC]
  • Ricordati sempre di proteggere il tuo computer con un buon antivirus.
  • Clicca sul menu Aiuto o Informazioni del tuo browser per tenerlo aggiornato.
  • Hai visto delle scarpe imperdibili su un sito che non conosci? Prima di cliccare Acquista, leggi le recensioni sul negozio per evitare brutte sorprese. Per i ristoranti fai lo stesso, giusto?
  • Controlla sempre che il tuo pagamento sia sicuro: sulla barra degli indirizzi deve esserci sempre un lucchetto chiuso o il prefisso https.
  • Dimentichi spesso le password? Salvarle nel browser è comodo, ma non saresti più tranquillo memorizzandole in modalità cifrata con dei software appositi?
  • Un ultimo suggerimento. Dopo un pagamento, disconnettiti dal sito: lasciare le sessioni aperte può essere pericoloso.
Non è difficile, vero? Proteggersi è la password di accesso al futuro. [Argh, proprio sul finale, ecco che arriva la botta di retorica a tradimento! ;-) NdC]
Conciso ma ben fatto, vero? Perfino io, che mi reputavo abbastanza smaliziata al riguardo, ho imparato qualcosa...

martedì 24 ottobre 2017

Lo spirito del Natale... futuro

A due mesi esatti dalla vigilia di Natale, credevo che per immergersi anzitempo nello spirito delle Feste non esistesse modo migliore che ascoltare la versione del tradizionale canto natalizio Away in a Manger interpretata a cappella dai bravissimi Pentatonix e inclusa nella nuova edizione deluxe del loro album A Pentatonix Christmas...


... ma mi sono dovuta ricredere dopo essermi imbattuta nel video di Palle di Natale (Smile! It's Christmas Day), la canzone realizzata per lo scorso Natale dagli adolescenti de "Il Progetto Giovani" della Pediatria Oncologica della Fondazione IRCCS - Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sostenuto dall'Associazione Bianca Garavaglia Onlus.


È una performance che emoziona nel profondo, e comunica un'enorme positività e attaccamento alla vita. Acquistando il brano su iTunes è possibile sostenere la ricerca medica oncologica.
Natale ha senso se tu sei con me
La festa è pronta e sai che c'è
Che non mi perdo neanche un attimo
Se siamo qui e non è un film
Niente può dividerci
È un'occasione per rinascere
Qualcosa che ti cambierà
E questa voglia di sorridere
Che non mi passa, è un sogno in tasca
È l'universo in una stanza
In spite of everything it's Christmas day
(A very merry Christmas)
My heart is full of joy and wishes
(All I want for you)
Is happiness
And the little things that make you laugh
All I want for Christmas is your smile!
Natale insieme con chi resterà
Accanto a me nell'anima
La nostra stella che ci illumina
Sarai tu la mia risposta
Ricomincio con più forza
In spite of everything it's Christmas day
(A very merry Christmas)
My heart is full of joy and wishes
(All I want for you)
Is happiness
And the little things that make you laugh
All I want for Christmas is your smile!
Il ragazzo della stanza 13 pensa
Che le feste son vicine e sua madre riempie la dispensa
E riflette sul regalo che già si trova davanti
Chiuso com'è nella scatola dei desideranti
Vorrebbe la normalità di ogni anno, la consuetudine
Ma si tratta di un giudice che condanna all'abitudine
La vera norma è la forma che diamo noi
Nessuno dorma d'ora in poi perché partono le musiche
Passami il tubo della flebo per fare gli addobbi
Le lucine non servono, bastano i tuoi occhi
Che illuminati di speranze illuminano le stanze
E nei globuli bianchi vedono la neve a fiocchi
Dunque il ragazzo scarta il nastro di cerotti e bende
Altrimenti poi il Natale chi ce lo difende?
Dentro la scatola un biglietto
Che invita a recarsi dagli amici in sala d'affetto
E infine lascia detto
«Ci vediamo in pediatria e condividiamo la magia»
Firmato l'Istituto del Natale speciale
In spite of everything it's Christmas day
(A very merry Christmas)
My heart is full of joy and wishes
In spite of everything it's Christmas day
(A very merry Christmas)
My heart is full of joy and wishes
(All I want for you)
Is happiness
And the little things that make you laugh
All I want is Christmas...
And Christmas is your smile!

lunedì 23 ottobre 2017

Un voto inutile

A bocce (più o meno) ferme, posso finalmente sbottonarmi riguardo al mio coinvolgimento nel referendum consultivo sull'autonomia svoltosi ieri in Lombardia e Veneto: previa opportuna formazione online ho lavorato – pur non essendo favorevole alla consultazione in sé, finora non sono riuscita a trovare un impiego e pecunia non olet ;-) – come Referendum Digital Assistant nel seggio del Comune brianzolo dove vivo. In altre parole avevo il compito di supportare i presidenti delle due sezioni per garantire la continuità di funzionamento delle Voting Machine (così si chiamavano gli speciali tablet utilizzati per l'occasione, costati fior di milioni e probabilmente non riutilizzabili dalle scuole per scopi didattici, a dispetto delle roboanti dichiarazioni del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni), fornire eventuali chiarimenti relativi all'uso dei dispositivi e contattare un apposito numero verde in caso di problemi che non ero in grado di risolvere da sola. In realtà, essendo la sottoscritta impegnata nel secondo turno (sabato dalle 19 alle 23 e domenica dalle 15 alle 23, oltre al prevedibile straordinario), il grosso del lavoro di installazione l'aveva già svolto la collega del turno precedente. A me in compenso è toccato presidiare il seggio nel momento della chiusura del voto, quello potenzialmente più critico perché la leggibilità delle chiavette USB su cui venivano registrati i voti era un'incognita. Per fortuna, diversamente da ciò che è accaduto altrove, da noi è filato tutto liscio: la parte più rognosa è stata quella burocratica, che a quanto pare neppure l'introduzione del voto elettronico è riuscita a velocizzare. In effetti non mi spiego come mai i dati sull'affluenza alle urne abbiano stentato così tanto ad arrivare: in fondo i votanti venivano segnati su dei registri cartacei, e per contarli via via si poteva usare il metodo tradizionale. Prima della chiusura del seggio, per presidenti, segretari e scrutatori c'è stato un bel daffare con scartoffie da compilare, timbri e firme da apporre, buste da riempire, sigillare e inserire una dentro l'altra seguendo attentamente le istruzioni. Ed io stessa ho dovuto spuntare e firmare delle checklist in duplice copia a titolo di verifica della presenza di tutte le componenti delle sei Voting Machine (tre per ciascuna sezione, una per ogni cabina elettorale) e delle tre Audit Box (ossia delle urne dotate di stampante per generare una copia cartacea di ciascun voto, fornite ad alcune sezioni campione per consentire un ulteriore controllo... ma anche provocare un'ulteriore perdita di tempo) prima della riconsegna.
Il fatto che per votare questa volta non fosse richiesta la tessera elettorale ma solo il documento di identità non è stata una grande idea, tanto più che a coloro che avevano votato doveva essere rilasciata una ricevuta, ulteriore fattore di complicazione. Molta gente che non ricordava la sezione di appartenenza, indicata appunto sulla tessera elettorale, è arrivata a scuola senza sapere dove andare. Per fortuna non c'era un afflusso molto intenso, e quindi per lo staff del seggio non era un problema indirizzare gli elettori alla sezione corretta in base a dove risiedevano. Io stessa, che stazionavo nell'atrio della scuola in attesa di eventuali richieste di intervento, ho più volte svolto il ruolo di "servizio informazioni" che pure non era di mia competenza; oltre che un gesto di cortesia, un modo come un altro per tenere a bada la noia! ;-) A più di una persona ho domandato «Dove abita?» (nel senso della via) e mi hanno risposto con una certa stizza «A [Comune brianzolo dov'era ubicato il seggio]». Ma non mi dire?! E io che credevo risiedessi a Como! ;-) (Questo mi sono limitata a pensarlo, ovvio)
A questo punto condivido un paio di opinioni sul senso di questa consultazione referendaria:
  • quella di Emiliano Rubbi, secondo il quale «questa passerà alla storia come “quella volta che Veneto e Lombardia spesero un fracco di milioni di euro per fare quello che l’Emilia Romagna ha ottenuto alzando la cornetta del telefono”»;
  • quella di Hamilton Santià, secondo cui «‪Tutti quelli che andranno a votare per i‬ referendum in Lombardia e in Veneto parteciperanno a un rito inutile, faranno un pessimo servizio alla politica e avalleranno la linea della Lega Nord, che ‪uscirà‬ comunque vincitrice e rinforzata dalla giornata di domani» (e in effetti, se anche fossi stata residente in Lombardia, probabilmente avrei optato per l'astensione).
Concludo con una battuta di Kotiomkin che mi ha fatto pensare a mia madre, secondo la quale il voto elettronico sarebbe stato un ostacolo insormontabile per i tecnolesi come lei; in realtà la procedura era abbastanza intuitiva e, come riferito da uno dei presidenti, gli anziani sono addirittura risultati mediamente più veloci a votare rispetto ai giovani.


[La vignetta di Marco Gava Gavagnin che apre il post sottintende un indovinello, la cui soluzione è «Non serve a un c***o» :-D]

sabato 21 ottobre 2017

Riciclarsi è un'arte

In occasione del decimo "compleanno" del PD – il Partito Democratico è stato fondato il 14 ottobre 2007 – Il Post ha rispolverato sulla sua pagina Facebook un articolo pubblicato qualche mese fa, pochi giorni dopo l'annuncio da parte di Angelino Alfano della trasformazione del Nuovo Centro Destra in Alternativa Popolare, nel quale venivano ricordati i destini di dieci partiti-meteora della storia recente: in rigoroso ordine alfabetico Alleanza per l'Italia, Fermare il Declino, Futuro e Libertà, Italia dei Valori, La Destra, Partito dei Comunisti Italiani, Rivoluzione Civile, Scelta Civica, Sinistra Democratica, UDEUR. Tra i video che accompagnavano i testi ce ne sono stati due che mi hanno colpita in maniera particolare. Guarda Antonio Razzi – uno dei personaggi a mio avviso più impresentabili che ci siano oggi in Italia – che nel 2010 manifestava il suo fermo proposito di rimanere «fino alla morte» nell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, con cui era arrivato in Parlamento direttamente dalla Svizzera...



... e Daniela Santanchè che nel 2008, quando era candidata premier de La Destra di Francesco Storace, rivolgeva alle donne italiane un accorato appello a non votare per Silvio Berlusconi, «perché ci ha sempre viste orizzontali».



Non c'è bisogno che io ti ricordi in quale compagine politica militano attualmente entrambi, vero?
Riguardo all'esito delle prossime elezioni, il mio stato d'animo si colloca tra lo sfiduciato e il pessimista. Quel che è certo è che il mio voto non lo darò a nessun partito di destra... e questo esclude anche il M5S! ;-)

venerdì 20 ottobre 2017

Àu gùd is iòr ìnglisc?

Di recente tra i suggerimenti di YouTube mi è apparso questo video nel quale la vocal coach Cheryl Porter espone i dieci errori di pronuncia più comuni degli italiani quando cantano in inglese. Ho trovato i suoi consigli utili anche per chi come me di certo non canta per mestiere, ma magari parlando con persone di madrelingua inglese preferirebbe non farsi sgamare al volo come italiano! ;-)


Riporto qui di seguito per iscritto a mo' di promemoria gli errori elencati da Cheryl nel video (che comunque ti consiglio caldamente di guardare per ascoltare dalla sua viva voce la pronuncia corretta).
  1. La doppia o pronunciata come u. La pronuncia corretta è ʊ. Esempi: look, book, took, shook, good.
  2. La o singola pronunciata come o oppure a. La pronuncia corretta è ʌ. Esempi: love, something, honey.
  3. La r dopo una consonante pronunciata come rrr. Esempi: try, crazy, great.
  4. La tendenza ad aggiungere una h che non c'è davanti all'a iniziale. Esempi: almost, ain't nobody, amen.
  5. La i secca pronunciata come una i lunga. La pronuncia corretta è ɪ. Esempi: simply, kicks, sixty six, stitches.
  6. La combinazione di consonanti str pronunciata troppo dura. Esempi: stronger, string, stranger.
  7. La th dura o sonora pronunciata come d. La pronuncia corretta è ð. Esempi: the, that, those, there, this.
  8. La th morbida o sorda pronunciata come t. La pronuncia corretta è θ. Esempi: think, thought, thank you.
  9. La tendenza a non far sentire la h quando c'è all'inizio delle parole (esempi: hurt, heart, hot, happy, hello), ma ad aggiungerla all'inizio di parole che cominciano per vocale (vedi punto 4).
  10. La t pronunciata "all'italiana". Esempi: touch, take, time, torn.
A questo punto ci vorrebbe un video di risposta per la simpatica Cheryl che, nonostante abiti in Italia da quasi vent'anni ormai, sfoggia ancora un marcato accento americano... ;-)
[La trascrizione fonetica nel titolo del post è volutamente sbagliatissima]

giovedì 19 ottobre 2017

Generazione di mal-educati

Nel post di oggi mi limito a raccogliere i link ad alcune notizie recenti, lasciando al lettore i commenti del caso.
Tutto questo riguardo allo scottante argomento «I genitori d'oggi non educano più i figli come una volta, signori miei». Ho lasciato per ultima, tanto per restare in tema scuola, la notizia su un incredibile conflitto di interessi: Presidente e candidata: così si aggiudica il posto. (In seguito alla denuncia della palese irregolarità la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli ha annullato il bando... e mi sembra davvero il minimo)
[La vignetta che apre il post è tratta da Io, la letteratura e Chaplin]

mercoledì 18 ottobre 2017

Si può ridere di ogni cosa?

Seguo e apprezzo da tempo il vignettista Mario Natangelo... ma la sua vignetta pubblicata ieri su Il Fatto Quotidiano mi ha lasciata a dir poco interdetta: eccola qui sotto.


L'autore ha risposto alle polemiche prendendo a prestito le parole del comico britannico Ricky Gervais e riportandole nel post seguente.
Parlando di battute sullo stupro, una ricapitolazione:
"Le persone stupide trattano le battute sulle cose brutte con lo stesso timore e disgusto con cui le persone intelligenti trattano le effettive cose brutte. E le due cose non sono collegate. L'umorismo serve proprio a questo. Per farci superare le cose brutte. E' esattamente così che si è evoluto l'umorismo, per farci superare le cose di merda. Se non puoi fare battute sulle cose di merda, non c'è alcun motivo di farle sulle cose belle, perché sono cose felici, fanno già star bene: non ne abbiamo bisogno! E' come se la risata fosse questo farmaco che cura le cose di merda e mi offrissero un farmaco che cura le cose belle. Quello non lo voglio. Mi piacciono le cose belle. Voglio qualcosa che curi le cose di merda. Beh, la risata è la migliore medicina.
C'è un vero e proprio egocentrismo in tutto ciò, e presunzione, nel credere che ciò io ritengo sia appropriato lo sia, e ciò che tu pensi sia appropriato invece no. E sta a me deciderlo. Non gli piace che un comico abbia questa enorme libertà di parola e che la eserciti così bene.
Non possono sopportarlo".
Sarà, ma come autodifesa non mi ha affatto convinta... forse perché quella vignetta NON mi ha fatto per niente ridere, anzi.
[Magari avrai notato che non ho ancora scritto alcunché sulle molestie sessuali inflitte dal potente produttore di Hollywood Harvey Weinstein a numerose attrici, inclusa la nostra Asia Argento. Non l'ho fatto perché ho notato che chi esprimeva sui social un punto di vista affine al mio rischiava il linciaggio virtuale. Il mio pensiero in breve, al netto di svariate considerazioni secondarie, è: fermo restando che Weinstein è un lurido porco – chiamarlo "sporcaccione", come qualcuno ha fatto, è decisamente riduttivo – e che Asia Argento, come tutte le altre donne molestate, ricopre senza dubbio il ruolo di vittima... confesso che non me la sento di solidarizzare fino in fondo con una che dichiara «Perché non ho denunciato prima? Tenevo troppo alla mia carriera». Sono altre le situazioni che suscitano in me un'empatia senza riserve, diciamo]

martedì 17 ottobre 2017

Illusioni sempre nuove

Di recente l'artista genovese Gianni Sarcone ha annunciato con orgoglio che la sua illusione dinamica di Müller-Lyer ha vinto il terzo premio al Best Illusion of the Year Contest 2017. Ecco spiegato di cosa si tratta con le parole dello stesso creatore tradotte dall'inglese dalla sottoscritta.
L'illusione di Müller-Lyer dimostra che un segmento può apparire più lungo o più corto a seconda del verso delle frecce alle sue estremità.
In che cosa consiste la mia variante? Come mostrato nell'animazione, il puntino rosso al centro della linea è equidistante dagli altri due puntini rossi, anche se le estremità della linea sembrano allungarsi e accorciarsi alternativamente come un elastico!
La versione radiale dell'illusione è ancor più degna di nota:
[Benché la stella sembri pulsare, i segmenti blu e neri della struttura radiale hanno sempre la stessa lunghezza!]
L'allungamento e accorciamento percepito dei segmenti si verifica in un tempo molto breve. Suppongo pertanto che sia più un fenomeno fisiologico, piuttosto che una propensione psicologica. La nostra attenzione sembra essere attratta dal campo ricettivo all'interno delle frecce a forma di V, provocando uno spostamento illusorio delle estremità della linea verso l'interno o verso l'esterno.
C'è pure un video esplicativo.


Ecco la traduzione del testo contenuto.
Una linea retta è il percorso più breve tra due punti virtuali. Il contesto può svolgere un ruolo chiave nell'interpretare la lunghezza di una linea. Un segmento può apparire più lungo o più corto se è racchiuso tra due parentesi angolari i cui punti sono diretti verso l'esterno o verso l'interno.
Cosa succede se aggiungiamo il movimento all'illusione? Il puntino rosso centrale è equidistante dagli altri due puntini rossi, sebbene le estremità della linea sembrino allungarsi e accorciarsi alternativamente come un elastico!
L'autore conclude osservando che...
Molte illusioni geometriche coinvolgono linee a forma di V... È possibile vedere effetti simili nei tessuti (illusione di Zöllner), nell'illusione lunare (la luna appare più grande all'orizzonte a causa dell'illusione di Ponzo), nella distribuzione di una linea in uno spazio chiuso (parallelogramma di Sander), ecc. Un simile effetto illusorio si applica anche alla percezione del tempo: il tempo pieno di attività (linea compatta con le frecce che puntano verso l'esterno) sembra più breve rispetto al tempo vuoto, quando non abbiamo nulla da fare (linea aperta con le frecce che puntano verso l'interno).

lunedì 16 ottobre 2017

Il fascino delle parole "ambigue"

Poco tempo fa, scorrendo la timeline di Facebook, mi sono imbattuta nel testo seguente.
- Un film pauroso è un film che fa paura, mentre un uomo pauroso è un uomo che ha paura.
- Si spolvera una torta con lo zucchero, ma quando si spolvera un mobile, la polvere viene tolta.
- Tirare un sasso vuol dire lanciarlo, ma tirare una corda vuol dire portarla verso di sé.
- Tu sei mio ospite sia se io ospito te sia se tu ospiti me.
- Una matita spuntata è senza punta, ma quando spunta la barba, la punta viene fuori.
- Una porta sbarrata è chiusa ma gli occhi sbarrati sono aperti.
============
Enantiosemie da "Eccomi", di Jonathan Safran Foer, 2016.
[L'enantiosemia «(dal greco enantíos, "contrario", e sema, "segno"[1]) è la caratteristica di una locuzione (in genere di singole parole ma anche di intere proposizioni) di avere due significati opposti». Ad esempio feriale può significare sia festivo (come in periodo feriale, cioè "delle ferie") sia lavorativo (come in giorni feriali, cioè "giorni di lavoro"). Ecco altri esempi, anch'essi tratti da Wikipedia: affittare, alto, avanti, bandire, cacciare, curioso, fuggire, laico, ospite, pauroso, sbarrare, spolverare, storia, sanzionare, tirare]
Mentre leggevo quel testo mi è sorto un dubbio: in fin dei conti Jonathan Safran Foer scrive in inglese... com'è possibile che la stessa caratteristica presente nel testo originale sia rimasta inalterata nella traduzione italiana? Non sarà mica uno di quei casi di falsa attribuzione in cui si appone allo scritto di uno sconosciuto, nella fattispecie magari un giovane linguista italiano, la firma di un autore famoso – Neruda docet – per conferirle maggiore appeal? Con l'aiuto di Google sono riuscita a risalire al testo originale, scoprendo che è effettivamente tratto da Eccomi di Foer (ebbene sì, ho peccato di eccessiva diffidenza), e mi sono resa conto dell'eccellente lavoro di adattamento svolto dal traduttore.
Dall'anteprima disponibile su Google Libri...

Oversight means both "to oversee" and "to fail to see." You dust a cake with sugar, dust crops with pesticides; but when furniture is dusted, something is being removed. The house weathered the storm, but the shingles were weathered.
Più o meno letteralmente: «Oversight significa sia "supervisionare" che "lasciarsi sfuggire". Puoi spolverare una torta con lo zucchero a velo, spolverare una coltivazione coi pesticidi; ma quando i mobili vengono spolverati, qualcosa viene rimosso. [Questa era l'unica che è rimasta pressoché inalterata nel passaggio da una lingua all'altra, NdC] La casa ha resistito (weathered) alla tempesta, ma le tegole si sono deteriorate (weathered)».
... e poi, su una pagina successiva...

He was fast until his feet were held fast in concrete. The earth was held up by Atlas, and the earth held Atlas up on his way to elsewhere. After she left, no one was left.
Più o meno letteralmente: «Era veloce (fast) finché i suoi piedi non rimasero intrappolati (fast) nel cemento. La terra fu sorretta (held up) da Atlante, e la terra sostenne (held up) Atlante lungo il cammino per arrivare altrove. Dopo che lei se ne andò (left), non rimase (left) nessuno».
Detto tra noi, mi spiace per Foer... ma tanto mi è bastato per escludere di aggiungere Eccomi alla mia già fin troppo nutrita wishlist letteraria! ;-) (Invece un altro suo libro, Molto forte, incredibilmente vicino, l'ho acquistato l'anno scorso in ebook approfittando di un'offerta Kindle perché mi era piaciuto il film che ne è stato tratto, ma confesso di doverlo ancora leggere)

domenica 15 ottobre 2017

#epilessiaParliamone



È partita il 2 ottobre e durerà fino a dopodomani, 17 ottobre, la campagna dell'associazione Trenta Ore per la Vita a favore della ricerca dedicata ai bambini affetti da epilessia. Ogni anno questa condizione neurologica fa registrare oltre 30mila nuovi casi, il 60 per cento dei quali in età pediatrica. «Una malattia di cui ancora si parla troppo poco e di cui fanno ancora fatica a parlare anche i malati e i loro familiari», sottolinea l'amatissima showgirl Lorella Cuccarini, che di Trenta Ore per la Vita è testimonial nonché socia fondatrice. Questo video riassume le ragioni e le finalità della campagna.
Si dà il caso che lo slogan scelto da Trenta Ore per la Vita, «I miei attacchi non fanno notizia», sia stato smentito proprio l'altro giorno, e purtroppo non nel senso che sarebbe stato auspicabile: dopo che una donna è stata colta da una crisi epilettica mentre mangiava in un ristorante di Marotta (PU), al momento di pagare il conto per le pizze peraltro non consumate suo marito si è sentito rimproverare dalla titolare perché avevano spaventato la clientela; persone come loro sarebbe meglio se ordinassero e mangiassero la pizza a casa, così ha detto la ristoratrice.
Chi volesse dare il suo contributo alla campagna può farlo chiamando da rete fissa oppure inviando un SMS solidale al numero 45546. Tra i progetti che si intende finanziare quest'anno c'è anche la realizzazione di abitazioni a Pescara in collaborazione con l'AGBE (Associazione Genitori Bambini Emopatici), della cui attività assolutamente meritoria ho sentito tanto parlare.

sabato 14 ottobre 2017

Com'è difficile conciliare famiglia e lavoro

Stamattina sulla mia timeline di Facebook mi sono imbattuta in questo articolo de Il Sole 24 Ore, dal quale risulta che ben «il 78% delle dimissioni convalidate dall’ispettorato del lavoro nel 2016 sono state di donne con figli. Di queste, quasi la metà ha detto apertamente che il problema era proprio l’impossibilità di tenere insieme tutto. Chi ha indicato che “mancano i nonni”, chi che il figlio non è stato accettato al nido, chi che non riesce a sostenere i costi “dell’assistenza del neonato”. Nessuna ha potuto scrivere, però, della tristezza, della solitudine e del dolore che rinunciare al lavoro ha significato per lei. Nessuna ha avuto, su quel foglio di dimissioni, la possibilità di raccontare delle situazioni, dei commenti e delle azioni che l’hanno spinta, un passo alla volta, fino alla porta».
Patrizia, una giovane manager che nella realtà non esiste – è un personaggio dello spettacolo teatrale Scusate l'attesa andato in scena dal 3 all'8 ottobre al Teatro Petrolini di Roma – ma realistica lo è fin troppo, ha indirizzato un'accorata lettera aperta alla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, la quale a differenza sua non si è vista costretta a scegliere fra maternità e carriera. Ecco un passaggio chiave:
Dovrei fare una scelta razionale e rinunciare alla mia gravidanza sperando in un momento migliore. Così tutto andrebbe bene. Ma poi mi chiedo “qual è il momento migliore?” Forse quello in cui andrò in pensione, se mai ci arriverò.
E già, il famoso "momento giusto per fare un figlio". Se in Italia ci si sposa sempre più tardi e nascono sempre meno bambini, è perché in genere le giovani coppie prima di mettere su casa aspettano di aver acquisito un'accettabile stabilità economica; quando poi l'hanno raggiunta, prima di mettere in cantiere un erede ci pensano non due ma mille volte, perché troppo spesso la donna finirebbe per ritrovarsi senza lavoro e senza reddito, soprattutto se non ci sono nonni, zii, parenti e amici su cui poter contare come babysitter a costo zero.
Qui di seguito riporto un estratto del primo capitolo del libro La banda della culla, linkato su Facebook dall'autrice stessa, la scrittrice satirica Francesca Fornario.
– Ma mi dica qualcosa di lei, è sposata?
– No.
– Fidanzata?
– Sí.
– Ha figli?
«Non posso averne, mi hanno sottoposto a un’isterectomia quando avevo cinque anni. Inoltre il mio fidanzato è sterile per una forma congenita di varicocele ereditata dal padre ciclista. Anche lui era sterile. I maschi della sua famiglia sono sterili da molte generazioni. E la nostra religione ci vieta l’adozione. Non possiamo adottare figli né mangiare legumi secchi dopo il tramonto».
La centesima volta che un direttore delle risorse umane avesse preteso di valutare le sue qualità professionali domandandole se avesse figli, Claudia avrebbe risposto cosí. Lo aveva promesso.
Ma è ancora ferma a cinquantatre.
– Niente figli.
– Sta pianificando di averne?
– No, no. Non adesso. Prima o poi. Poi.
– Ah, certo. Bene. Be’, lei ha davvero un ottimo curriculum, signorina Prati, una formazione di altissimo livello. Congratulazioni! Non le nascondo però che l’azienda in questa fase è piú orientata verso un diplomato.
A sedici anni, Claudia credeva che la cosa peggiore che un uomo potesse dire a una donna fosse: «Ti lascio perché non ti merito».
Ingenua.
È: «Lei è troppo qualificata per questo lavoro».
– Comunque, le faremo sapere.
Le faremo sapere. Sono stato benissimo, ora però devo andare in missione segreta su Marte. Ti chiamo presto.
Certe dinamiche tipiche dei colloqui di lavoro le ho sperimentate pure io in prima persona, sebbene non a tali livelli di invadenza. Ad esempio, nel corso dell'ultimo colloquio che ho sostenuto, il selezionatore di punto in bianco mi ha chiesto come mai avessi dato le dimissioni dal mio precedente impiego per trasferirmi al Nord – dal momento che era piuttosto chiaro che non l'avessi fatto per motivi professionali – e mentre accantonavo l'idea di avvalermi della facoltà di non rispondere e ammettevo sinceramente di averlo fatto per ragioni sentimentali, dentro di me avevo ben presenti le implicazioni che questo avrebbe potuto suscitare nella mente del mio interlocutore. Alla fine, sebbene il colloquio fosse andato bene, sono stata scartata, ufficialmente perché mi è stata preferita un'altra persona che poteva vantare una maggiore esperienza. :-/
[L'immagine che apre il post illustra un articolo di NanoPress Donna che espone una verità rassicurante: con una mamma che lavora, il figlio cresce meglio. Sempre che lei sia riuscita a tenerselo, il lavoro...]

venerdì 13 ottobre 2017

Frutta fresca

L'altro ieri facendo la spesa alla Esselunga – che, detto per inciso, da quando abito al Nord è diventata la mia catena di supermercati preferita :-) – ho "sgraffignato" un dépliant gratuito contenente alcuni utili consigli su come conservare la frutta e gustarla nel migliore dei modi; ne trovi la scansione qui accanto (clicca per ingrandire). Nulla che una/un esperta/o donna/uomo di casa non sappia già, probabilmente... comunque io li ho trovati preziosi, per questo li riporto qui di seguito. Solo riguardo alle banane continuerò a comportarmi in modo diverso, seguendo le istruzioni tramandatemi dalla mi' mamma, e cioè conservandole in frigo dentro un sacchetto di carta infilato a sua volta in un sacchetto di plastica. In questo modo dopo un po' anneriscono, in effetti, ma io trovo che rimangano pur sempre più buone che se le tenessi a temperatura ambiente. E tu, come ti regoli?
AGRUMI
Come conservare: Per un consumo immediato (1-2 giorni) è preferibile tenerli a temperatura ambiente, diversamente riporli in frigorifero.
Come consumare: Gli agrumi possono essere consumati freschi o a temperatura ambiente, in base alle proprie preferenze.
ANANAS VIA AEREA
Come conservare: Si consiglia di conservarlo a temperatura ambiente.
Come consumare: È preferibile consumare il frutto entro 1-2 giorni.
ANANAS
Come conservare: Si consiglia di conservarlo a temperatura ambiente.
Come consumare: È preferibile consumare il frutto quando il colore della buccia comincia ad ingiallire.
BANANE
Come conservare: Toglierle dalla confezione ed evitare di metterle in frigorifero. È preferibile tenerle lontane da pere, mele, meloni e pomodori.
Come consumare: A seconda dei gusti è possibile consumare le banane fino a quando diventano gialle con macchie diffuse (massima dolcezza).
CACHI TIPO
Come conservare: Conservarli a temperatura ambiente.
Come consumare: Si consiglia di consumarli nell'arco di 1-2 giorni.
ALTRI CACHI
Come conservare: Per un consumo immediato (1-2 giorni) è preferibile tenerli a temperatura ambiente, diversamente riporli in frigorifero.
Come consumare: Si consiglia di consumare i cachi a temperatura ambiente per esaltarne il gusto e l'aroma.
DRUPACEE (pesche, susine, albicocche)
Come conservare: Toglierle dalla confezione e farle maturare a temperatura ambiente. Dopo qualche giorno riporle in frigorifero.
Come consumare: Per migliorare il gusto è consigliato portare le drupacee a temperatura ambiente prima di consumarle.
FICHI
Come conservare: Per un consumo immediato (1-2 giorni) è preferibile tenerli a temperatura ambiente, diversamente riporli in frigorifero.
Come consumare: Si consiglia di consumare i fichi a temperatura ambiente per esaltarne il gusto e l'aroma.
FRAGOLE E FRUTTI DI BOSCO
Come conservare: Riporli immediatamente in frigorifero.
Come consumare: Consumarli nell'arco di 1-2 giorni.
FRUTTA ESOTICA VIA AEREA (mango, papaya formosa, avocado hass)
Come conservare: È preferibile conservarla a temperatura ambiente.
Come consumare: È consigliato consumare la frutta esotica via aerea entro 1-2 giorni.
FRUTTA ESOTICA (mango, avocado)
Come conservare: È preferibile conservarla a temperatura ambiente. Si consiglia di riporre l'avocado in frigorifero una volta maturo.
Come consumare: È consigliato consumare la frutta esotica quando risulta morbida al tatto.
KIWI
Come conservare: Toglierli dalla confezione. Per un consumo immediato (1-2 giorni) è preferibile tenerli a temperatura ambiente, diversamente riporli in frigorifero. Se messi accanto alle mele, maturano prima.
Come consumare: Se morbidi al tatto, sono più dolci.
MELE
Come conservare: Toglierle dalla confezione. Per un consumo immediato (1-2 giorni) è preferibile tenerle a temperatura ambiente, diversamente riporle in frigorifero. È consigliato non tenere le mele vicino ai kiwi troppo maturi e alle mini angurie.
Come consumare: Le mele vanno preferibilmente consumate fresche. Se tolte dal frigorifero, è consigliato aspettare 30 minuti per esaltarne il sapore.
MELONI
Come conservare: Per un consumo immediato (1-2 giorni) è preferibile tenerli a temperatura ambiente, diversamente riporli in frigorifero.
Come consumare: A seconda dei gusti è possibile consumarli freschi o a temperatura ambiente.
MELONI CHARENTAIS
Come conservare: È preferibile tenerli a temperatura ambiente perché in frigorifero è possibile il trasferimento degli aromi ad altri prodotti.
Come consumare: È preferibile consumarli entro 1-2 giorni.
PERE
Come conservare: Toglierle dalla confezione e conservarle a temperatura ambiente finché non maturano, dopodiché è consigliato riporle in frigorifero.
Come consumare: Le pere, restando a temperatura ambiente, diventano più dolci. Mettendole troppo presto nel frigorifero rischiano di non acquisire il gusto.
UVA DA TAVOLA
Come conservare: Riporla immediatamente in frigorifero.
Come consumare: È consigliato portare l'uva a temperatura ambiente prima del consumo.
[Per la "colonna sonora" di questo post, scoperta per l'occasione, si ringrazia Tricarico]

giovedì 12 ottobre 2017

Come salvare capra e cavoli

Senza dubbio conoscerai il modo di dire «salvare capra e cavoli», ovvero trovare la soluzione a un problema in modo che si possano conciliare le opposte esigenze che lo hanno creato. Quest'oggi voglio proporti il famoso gioco di logica da cui nasce, e che dev'essere piuttosto datato, a giudicare dall'immagine che ho trovato per illustrarlo.
Un barcaiolo deve trasportare da una sponda all'altra del fiume un lupo, una capra e dei cavoli su una barchetta. Dato che la barca non può trasportare più di una cosa contemporaneamente, il barcaiolo deve trovare l'esatto ordine di azioni affinché il lupo non mangi la capra o la capra non mangi i cavoli. Si assume che il lupo, in quanto carnivoro, non mangi i cavoli; si assume inoltre che mentre il barcaiolo è presente lupo e capra non mangino alcunché.
Definendo A la sponda di partenza e B la sponda di arrivo, esistono due soluzioni alternative ma equivalenti per salvare capra e cavoli (e lupo).
La prima:
  1. traghettare la capra da A a B (nel frattempo sulla sponda A restano il lupo e i cavoli);
  2. tornare indietro;
  3. traghettare i cavoli da A a B;
  4. riportare indietro la capra da B ad A (per evitare che mangi i cavoli, che ora si trovano sulla sponda B);
  5. traghettare il lupo da A a B (per evitare che mangi la capra, che è tornata sulla sponda A);
  6. tornare indietro;
  7. traghettare la capra da A a B (mentre sulla sponda B restano il lupo e i cavoli).
La seconda:
  1. traghettare la capra da A a B (nel frattempo sulla sponda A restano il lupo e i cavoli);
  2. tornare indietro;
  3. traghettare il lupo da A a B;
  4. riportare indietro la capra da B ad A (per evitare che venga mangiata dal lupo, che ora si trova sulla sponda B);
  5. traghettare i cavoli da A a B (per evitare che vengano mangiati dalla capra, che è tornata sulla sponda A);
  6. tornare indietro;
  7. traghettare la capra da A a B (mentre sulla sponda B restano il lupo e i cavoli).
P.S.: Il fatto che io abbia voluto proporti questo enigma proprio oggi non è casuale: negli ultimi tempi mi capita sempre più spesso di dover contemperare – mi sa che è la prima volta che mi capita di usare questo termine, mi fa uno strano effetto – bisogni contrastanti in modo tale da far contenti tutti, o più verosimilmente da non scontentare troppo nessuno. Ed è un tale problema che al confronto il dilemma del barcaiolo è una passeggiata! :-)