Il 30 aprile scorso è uscita sul Corriere Torino un'intervista all'attore e comico Luca Bizzarri con il titolo Luca Bizzarri: «Dal punto di vista umano sono un fallimento, niente figli, niente famiglia, vivo soltanto per il mio lavoro». L'ho scoperto perché su Facebook ne hanno parlato sia Luca Trapanese, con fare benevolo e comprensivo, sia Sebastiano Alicata, con toni vagamente piccati (forse perché pure lui non ha figli, non è sposato e non ha una famiglia). Persino nel gruppo Facebook FriendFeeders, del quale lo stesso Luca fa parte, così come faceva parte del defunto FriendFeed, c'è chi ha interpretato quel titolo alla lettera.
Io Non hanno un amico, il podcast di Luca, lo seguo con una certa regolarità; ogni tanto lui accenna alla sua vita privata, e tutto mi sembrava tranne che vivesse la sua condizione di "scapolo impenitente" come un fallimento, per cui quel titolo mi era parso poco coerente con la sua immagine pubblica. Ma poi, vedendo quanti lo stavano prendendo sul serio, il dubbio mi è venuto... finché non è stato l'interessato stesso a fugarlo. Il giorno successivo all'uscita dell'intervista, infatti, Luca ha parlato dell'accaduto nel suo podcast. La descrizione dell'episodio – «Le parole sono importanti, ma anche l’ironia con cui si pronunciano. Ironia che però nel titolo di un’intervista che mi hanno fatto non traspare affatto» – ne riassume il senso. Insomma, Luca ha chiarito di aver usato la parola "fallimento" in chiave autocanzonatoria, e che l'intervistatrice questo l'aveva capito. A dire il vero leggendo l'articolo questo non è poi così chiaro... e sicuramente il titolo non aiuta a cogliere tale sfumatura.
Ho trovato notevole la conclusione dell'episodio: «Dopo aver letto quel titolo, dopo aver commentato tra me e me che no, non è così, la mia vita non è affatto un fallimento, e proprio nel momento in cui senza quasi pensarci, in maniera del tutto automatica, mi sedevo davanti al computer per scrivere queste parole, quelle che state ascoltando, che sto scrivendo or ora, mi è sorto un piccolissimo dubbio. Perché appena mi è successa una cosa, questa cosa, quella del titolo, il mio primo pensiero è stato: eh, questo potrebbe essere l'episodio di domani! Ecco, ragiono a episodi. Analizzo quello che mi succede nella vita: questo è un episodio, questo non lo è. Non sarà un fallimento, ma è abbastanza preoccupante...», che potrebbe far sentire in qualche modo chiamati in causa tutti noi che abbiamo un blog personale. :-)
P.S., a proposito di personale: Pur avendo qualche anno di meno rispetto a Luca, anch'io non ho figli né una famiglia – quest'ultima mi illudevo di averla, fino a un mese e mezzo fa – e di concreto mi è rimasto solamente il lavoro. Comunque non mi considero di certo un "fallimento"; posso aver fatto delle scelte che si sono rivelate fallimentari, questo sì. Ma cerco di convincermi che non è mai troppo tardi per rendersene conto e riprendere a cercare la propria strada.