sabato 3 maggio 2025

Titolisti che non hanno un amico

Il 30 aprile scorso è uscita sul Corriere Torino un'intervista all'attore e comico Luca Bizzarri con il titolo Luca Bizzarri: «Dal punto di vista umano sono un fallimento, niente figli, niente famiglia, vivo soltanto per il mio lavoro». L'ho scoperto perché su Facebook ne hanno parlato sia Luca Trapanese, con fare benevolo e comprensivo, sia Sebastiano Alicata, con toni vagamente piccati (forse perché pure lui non ha figli, non è sposato e non ha una famiglia). Persino nel gruppo Facebook FriendFeeders, del quale lo stesso Luca fa parte, così come faceva parte del defunto FriendFeed, c'è chi ha interpretato quel titolo alla lettera.

Io Non hanno un amico, il podcast di Luca, lo seguo con una certa regolarità; ogni tanto lui accenna alla sua vita privata, e tutto mi sembrava tranne che vivesse la sua condizione di "scapolo impenitente" come un fallimento, per cui quel titolo mi era parso poco coerente con la sua immagine pubblica. Ma poi, vedendo quanti lo stavano prendendo sul serio, il dubbio mi è venuto... finché non è stato l'interessato stesso a fugarlo. Il giorno successivo all'uscita dell'intervista, infatti, Luca ha parlato dell'accaduto nel suo podcast. La descrizione dell'episodio – «Le parole sono importanti, ma anche l’ironia con cui si pronunciano. Ironia che però nel titolo di un’intervista che mi hanno fatto non traspare affatto» – ne riassume il senso. Insomma, Luca ha chiarito di aver usato la parola "fallimento" in chiave autocanzonatoria, e che l'intervistatrice questo l'aveva capito. A dire il vero leggendo l'articolo questo non è poi così chiaro... e sicuramente il titolo non aiuta a cogliere tale sfumatura.

Ho trovato notevole la conclusione dell'episodio: «Dopo aver letto quel titolo, dopo aver commentato tra me e me che no, non è così, la mia vita non è affatto un fallimento, e proprio nel momento in cui senza quasi pensarci, in maniera del tutto automatica, mi sedevo davanti al computer per scrivere queste parole, quelle che state ascoltando, che sto scrivendo or ora, mi è sorto un piccolissimo dubbio. Perché appena mi è successa una cosa, questa cosa, quella del titolo, il mio primo pensiero è stato: eh, questo potrebbe essere l'episodio di domani! Ecco, ragiono a episodi. Analizzo quello che mi succede nella vita: questo è un episodio, questo non lo è. Non sarà un fallimento, ma è abbastanza preoccupante...», che potrebbe far sentire in qualche modo chiamati in causa tutti noi che abbiamo un blog personale. :-)

P.S., a proposito di personale: Pur avendo qualche anno di meno rispetto a Luca, anch'io non ho figli né una famiglia – quest'ultima mi illudevo di averla, fino a un mese e mezzo fa – e di concreto mi è rimasto solamente il lavoro. Comunque non mi considero di certo un "fallimento"; posso aver fatto delle scelte che si sono rivelate fallimentari, questo sì. Ma cerco di convincermi che non è mai troppo tardi per rendersene conto e riprendere a cercare la propria strada.

venerdì 2 maggio 2025

Non avere paura

Questa sera condivido un pensiero pubblicato su Live Life Happy pochi giorni dopo quello al quale avevo dedicato questo post... dopodiché le pubblicazioni si sono di nuovo interrotte, ma spero riprendano quanto prima.

«Dieci anni fa eri terrorizzato da cose così diverse, ma sei comunque sopravvissuto. Lo stesso vale per cinque anni fa e due anni fa. Tutto quello che ti è sempre sembrato un ostacolo, l'hai superato. Quindi abbi paura, identifica le tue paure e poi permettiti di ricordare che, tra poco, questa sarà un'altra cosa che avrai superato.»
slfcare
L'arte di vincere la paura: una riflessione sulla resilienza
La paura è universale, ma lo è anche la nostra capacità di superarla, anche quando non siamo consapevoli della nostra forza.
Pensa a te stesso dieci anni fa. Cosa ti teneva sveglio la notte? Forse si trattava di domande di iscrizione all'università, di un primo colloquio di lavoro o di un trasferimento in una nuova città. Quelle montagne che un tempo sembravano impossibili da scalare ora sono appena visibili nello specchietto retrovisore.
Cinque anni fa sono arrivate nuove sfide. Forse problemi relazionali, decisioni di carriera o pressioni finanziarie. Eppure eccoti qui, dopo aver navigato in quelle acque.
Anche due anni fa, un periodo relativamente recente nel tuo percorso di vita, hai dovuto affrontare ostacoli che sul momento ti sono sembrati insormontabili. La pandemia ha stravolto vite in tutto il mondo, costringendoci ad adattamenti che non avremmo mai immaginato necessari. Eppure gli esseri umani hanno dimostrato una notevole resilienza.
Questo schema rivela un aspetto cruciale della paura: è temporanea, anche quando non la si percepisce così. Le nostre ansie cambiano nel tempo non perché il mondo diventi meno impegnativo, ma perché sviluppiamo continuamente la forza di affrontare nuove sfide.
Quando oggi la paura ti assale, prova questo esercizio: dai un nome specifico alle tue paure. Annotane i nomi. Il semplice fatto di identificare ciò che ti spaventa lo priva un po' del suo potere. Poi ricordati dei tuoi precedenti: hai già avuto paura in passato e sei sopravvissuto ogni volta.
Non si tratta di ignorare legittime preoccupazioni o di incitare all’incoscienza. Si tratta piuttosto di contestualizzare le sfide odierne all’interno della tua storia personale di superamento degli ostacoli.
La prossima volta che l'ansia ti sembra insopportabile, fermati e rifletti: tra due, cinque o dieci anni, questa lotta attuale sarà probabilmente solo un'altra dimostrazione di coraggio nel tuo percorso, un'altra storia di come hai affrontato le tue paure e hai continuato ad andare avanti comunque.

Quel riferimento a dieci anni fa mi ha "triggerato", come dicono i gggiovani. Dieci anni – e mezzo, vabbè – fa una certa persona ha fatto "irruzione" nella mia vita stravolgendola, e in quel momento tutto provavo fuorché paura. Un po' ne ho provata due anni dopo, quando ho lasciato la mia comfort zone per trasferirmi a casa sua... ma conoscendomi non mi sarei aspettata un tale coraggio dalla sottoscritta. In questi anni ho affrontato momenti molto difficili, dalla morte di mia madre alla perdita del lavoro. La vera sfida, comunque, la sto vivendo adesso: quasi tutto quello che credevo di aver costruito è andato in frantumi, e devo ricominciare daccapo, sempre in una zona d'Italia a me estranea dove praticamente non ho amici. Ma d'ora in poi, per quanto io sia timida e introversa di natura, ho intenzione di aprirmi al prossimo; finora ho dedicato tutte le mie attenzioni a una persona sola, e si è visto il risultato. Oggi ho firmato il contratto d'affitto, e tra un mese e un giorno potrò finalmente lasciarmi alle spalle questa casa dove mi manca l'aria, e andare a vivere da sola per la prima volta in vita mia, alla mia "teneranda" età. Sarò incosciente, ma io non vedo l'ora... :-)

giovedì 1 maggio 2025

Mille morti all'anno

Oggi si celebra la festa dei lavoratori... e non del lavoro, a differenza di ciò che ha scritto Andrea nel suo post, nel quale ha comunque espresso preoccupazioni piuttosto condivisibili. Riguardo all'impatto delle intelligenze artificiali sul mondo del lavoro, ci sarebbero un paio di articoli del Post che consiglio di leggere: ChatGPT ha già cambiato il modo in cui lavoriamo e Perché le intelligenze artificiali funzionino serve che le intelligenze umane facciano lavori noiosissimi (in effetti il primo è dell'anno scorso e il secondo di due anni fa, che in questo ambito equivalgono più o meno a un'era geologica).

In questo momento sto seguendo la parte finale del Concertone di piazza San Giovanni a Roma, nella quale si esibiscono gli artisti più popolari. Il tema dell'evento è "Uniti per un lavoro sicuro". A questo proposito, condivido una vignetta di Stefano Tartarotti...

Di media ogni anno muoiono sul lavoro più di mille persone (circa tre morti al giorno). Statisticamente sono 31 morti ogni milione di abitanti. La statistica raddoppia (65 morti) se i lavoratori sono immigrati.

... e il testo di un post di Emiliano Miliucci.

Mi chiamo Paolo, 47 anni e faccio il muratore.
Cioè, faccio…
Diciamo che io sono un muratore.
Perchè io da quando ho memoria, ho memoria di calce, di cazzuole e di foratini.
A scuola non m’è mai piaciuto andarci.
Troppo noioso.
Invece quando c’era da andare al cantiere col nonno era festa.
Che a me quella cosa di mettere i mattoni in fila è sempre piaciuta.
Io a 10 anni sapevo già impastare il cemento.
A 13 bevevo già la birra con la gazzosa e a 14 ho tirato su il primo muro tutto da solo.
A 16 il primo contratto vero e a 20 sono entrato in un’impresa edile bella grossa.
Da lavorare c’è sempre.
Poi ultimamente col bonus non ti dico.
Magari certi momenti c’è crisi ma tra lo stipendio e i lavoretti alla fine me la cavo sempre.
È un mestiere duro e diventa sempre peggio.
La gente ha fretta ma io non mi faccio fregare.
Il presto è nemico del bene.
I clienti se c’è da aspettare aspettano che i tempi di consegna tanto sono solo un’opinione.
Al cantiere si cerca di lavorare sicuri.
Ma a volte tutta quella dannata fretta toglie un po’ di prudenza.
Quando ci sono penali da pagare i tempi di consegna diventano un’ opinione decisamente convincente.
Ultimamente cerco di lavorare un po’ meno.
Almeno la domenica cerco di evitare qualche lavoretto.
Mia figlia Giorgia adesso ha 12anni e voglio stare un pochino di più con lei.
I suoi primi anni di vita me li sono persi.
Sempre in giro per cantieri.
I soldi non bastano mai.
Ma neanche il tempo basta mai.
E io non lo so come ho fatto a buttare via in quel modo stupido tutto quel tempo.
No.
Non il tempo passato a lavorare. Quello ho dovuto.
Parlo del tempo futuro.
Più di 30 anni di esperienza ed è bastato un piede messo male sul ponteggio.
Avevo pure il caschetto ma quando cadi da tre metri non è che te ne fai un granchè.
Sono stato proprio un fesso.
Però tutta quella fretta e tutta quella stanchezza.
Provateci voi a stare attenti 12 ore al giorno.
Adesso gli inquirenti indagano, i giornali si indignano e il mio padrone suda freddo.
Ma tanto ormai che indagano a fare.
Io non voglio mica niente.
A me porca miseria servivano solo 10 minuti in più.
Adesso sto qua che aspetto di passare dall’altra parte.
C’è una fila da non credere.
Solo dall’Italia ogni anno arriviamo in 1.000 come quelli di Garibaldi, ma niente giubbe rosse.
Solo teli bianchi a coprire i nostri corpi freddi.
1.000 persone che la mattina escono per andare a lavoro e poi si ritrovano qui a far la fila per passare dall’altra parte.
E io mai avrei pensato di trovarmi in fila con questi mille.
A me m’hanno messo in camera con un bracciante che non ha visto arrivare il trattore e c’è anche un camionista che ha avuto un colpo di sonno.
Io sto qua e mi dispiace un casino.
Mi sarebbero bastati 10 minuti.
Un minuto per fare gli auguri a tutti i lavoratori.
Oggi è la loro festa e nonostante tutto è la festa anche di noi 1.000.
Un paio di minuti sarebbero stati per nonno.
Volevo dirgli di non sentirsi in colpa. Io sono stato felice di essere diventato un muratore come mi ha insegnato lui.
Che a me sta cosa di mettere i mattoni in fila è sempre piaciuta.
Un paio di minuti per mia moglie.
Ci sono un sacco di cose che non sono mai riuscito a dirle.
E di certo non sarei riuscito a dirgliele in due minuti.
Ma volevo esser certo che le abbia capite.
Cinque minuti con Giorgia.
L’avrei solo abbracciata.
E le avrei detto di ricordarsi sempre di chiudersi il giubotto.
Che quella di inverno va in giro col va giubotto aperto e poi s’ammala.
E io da quassù non glielo posso più abbottonare…

La cartina qua sopra – clicca per ingrandire – contrassegna in rosso i Paesi del mondo che oggi celebrano la Festa dei lavoratori, mentre negli Stati Uniti e in Canada il Labor Day si celebra il primo lunedì di settembre.

mercoledì 30 aprile 2025

Corsi e ricorsi

Con gli studi che ho fatto e il lavoro che svolgo, ho parecchia familiarità con il concetto di ricorsione. Citando Wikipedia...

In informatica viene detto algoritmo ricorsivo, o ricorsione, un algoritmo espresso in termini di se stesso, ovvero in cui l'esecuzione dell'algoritmo su un insieme di dati comporta la semplificazione o suddivisione dell'insieme di dati e l'applicazione dello stesso algoritmo agli insiemi di dati semplificati.

Un esempio tipico è il calcolo del fattoriale di un numero naturale, ovvero il prodotto dei numeri interi positivi minori o uguali a tale numero. Espresso in termini ricorsivi, il fattoriale di n, che si scrive n!, è uguale al prodotto di n per (n – 1)!. Per poterlo calcolare, è necessario stabilire una condizione di terminazione: nella fattispecie, per convenzione, 0! = 1.

Per gli "impallinati" come me esiste un gruppo chiamato Fan dei fan delle strutture ricorsive, nel quale parecchi utenti, non avendo evidentemente troppo chiaro il concetto di ricorsione, pubblicano contenuti che con esso hanno ben poco a che vedere: tutt'al più si tratta di iterazioni. Invece le tre immagini qui sotto, tratte dal gruppo in questione, sono perfettamente in topic.


[tipico esempio di loop infinito]

Quest'ultima più la leggo e più mi confonde... per cui adesso passo, chiudo e vado a nanna! :-D

martedì 29 aprile 2025

In attesa dell'extra omnes

Il conclave, ovvero la riunione dei cardinali di età inferiore agli 80 anni per eleggere il successore di papa Francesco, inizierà il 7 maggio prossimo. Dal momento che ho guardato il film Conclave – occhio che la trama su Wikipedia contiene spoiler – seguirò la successione delle "fumate" con più interesse del solito... anche se escludo che possa avvenire un colpo di scena come quello del film (e se anche fosse, noi ne rimarremo per sempre all'oscuro).

Il video pubblicato da Come sorridere in un mondo contorto e realizzato con l'AI mostra i 16 "favoriti" come se fossero partecipanti a un reality show. Tra essi c'è pure Matteo Zuppi, quello per cui "faccio il tifo" e al quale auguro che non gli si applichi l'antico proverbio «Chi entra Papa, esce Cardinale»... comunque nulla vieta che alla fine venga eletto un outsider. In teoria potrebbe diventare Papa chiunque, non necessariamente un cardinale e nemmeno un sacerdote, purché sia maschio, battezzato e celibe... ma a quanto pare l'unico precedente in tal senso risale ai tempi di papa Celestino V, quello che la Chiesa venera come santo, ma che secondo un'interpretazione tanto diffusa quanto dubbia Dante Alighieri avrebbe collocato nell'Antinferno tra gli ignavi perché «fece per viltade il gran rifiuto».

Un altro video realizzato con l'intelligenza artificiale, nei cui confronti il compianto papa Francesco mostrava un'apertura abbastanza sorprendente, vede protagonista proprio lui che in Paradiso si intrattiene felice con Gesù Cristo "in persona". Un altro ancora – ma ne ho adocchiati diversi su questa falsariga – lo vede crescere a vista d'occhio dall'età di 5 anni a quella che aveva quando si è spento pochi giorni fa. E la foto qui sotto lo mostra riunito ai suoi predecessori, con papa Giovanni XXIII che, mi si perdoni un pizzico di bodyshaming, rischia di "spiaccicarlo". :-)

Infine, gli Oblivion hanno dedicato al conclave un video. Questa volta non cantano, ma fanno qualcosa di diverso: a ciascuno di loro cinque è stata assegnata una vocale, e possono pronunciare esclusivamente parole che contengono solo quella vocale (peccato per Graziana Borciani che, essendole toccata la U, rimane un po' in disparte). Un interessante esercizio linguistico!

lunedì 28 aprile 2025

Questa è performance!

Le foto del breve incontro fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky all'interno della basilica di San Pietro prima del funerale di papa Francesco hanno fatto il giro del mondo, e sono inevitabilmente diventate uno spunto per meme. Ad esempio nel fotomontaggio qui sotto, pubblicato sulla pagina Colorz by Spinoza.it, al posto del presidente ucraino c'è Marina Abramović; in effetti la postura e l'atteggiamento dei due colloquianti ricordano molto quelli tipici della performance The artist is present. Pure il comico Max Angioni, dopo aver giustamente trovato da ridire sul fatto che i due leader non abbiano trovato un angolino più appartato per discutere, ha citato l'artista serba.

Comunque, sebbene quelle immagini avessero fatto ben sperare, a questo punto si teme che dietro non ci fosse granché di sostanziale: del resto le condizioni stabilite da Trump per porre fine alla guerra sono decisamente più favorevoli alla Russia che all'Ucraina. Chi parlava già del "primo miracolo di papa Francesco" sarà rimasto parecchio deluso... :-(

[Il titolo del post cita il tormentone della comica Virginia Raffaele quando imita Marina Abramović]

domenica 27 aprile 2025

C'è modo e modo, c'è contesto e contesto

Questa sera condivido un po' di spunti che ho raccolto nel corso delll'ultimo mese o poco più sul tema del politicamente corretto.

Qui c'è un estratto della durata di un minuto e mezzo circa della puntata del podcast Passa dal BSMT in cui Gianluca Gazzoli ha ospitato Max Giusti. Riporto qui di seguito la trascrizione di ciò che ha detto il comico romano.

Io mi sono rotto le palle di sentire quelli che dicono che non si può più lavorare, che non si può più far ridere perché c'è il politicamente corretto. Molto spesso quelli che lo dicono sono quelli che pretendono ancora di usare in un film, in una commedia, in una sceneggiatura lo stesso linguaggio che si usava negli anni '80 e negli anni '90. Ora, tu non puoi rimpiangere quel linguaggio là, perché se tu ancora nel 2025 pretendi di far ridere offendendo le persone per il loro gusto sessuale, per il colore della loro pelle, per il loro aspetto fisico, per la loro provenienza... e sei un c***ione, scusa il termine. Cioè, il mondo cambia, no? Ci stanno delle vittorie sociali, delle conquiste sociali. Io credo che se tu vieni a vedere Bollicine, il mio spettacolo, è molto esplicito, è una stand up di due ore, molto diretto, e però... non si offende nessuno. Cioè penso che probabilmente, se tu non sei in grado di metterti in discussione, di cambiare, di evolverti anche rispetto al mondo che ti circonda, non sei contemporaneo. Poi io penso che si possa dire tutto e veramente non offendere nessuno, spesso quando si parla di minoranze, sempre che sia un termine giusto, spesso sono le minoranze quelle che fanno più, come posso dirti, sono più autoironiche, accettano più una critica. L'unica cosa è come la fai, in che contesto lo fai e come lo racconti. Bisogna ingegnarsi un po' di più. Non è... se magari prima per scrivere una cosa bastavano tre ore, adesso te ne devi prendere dieci, ma è il tuo lavoro: se non ti evolvi sei fuori dal mondo, e che mondo racconti se non consideri quello che c'è intorno a te tutti i giorni?

Nell'episodio del 23 marzo scorso del suo podcast Amare parole, il cui ascolto integrale è riservato agli abbonati del Post mentre su Spotify è disponibile solo la prima parte, Vera Gheno parla tra le altre cose delle polemiche sorte sul testo della canzone Altalena Boy, inclusa dal cantautore Lucio Corsi nella raccolta Altalena Boy/Vetulonia Dakar uscita nel 2015.

C'è chi dice "l'hanno preso gli extraterrestri
E l'han portato sulla nave spaziale"
C'è chi dice "l'hanno preso i marziani
Per poterlo studiare"

C'è chi dice "l'hanno preso gli zingari
E l'han portato in un campo fuori Roma
"
C'è chi dice "l'hanno preso gli alberi
L'hanno nascosto nella chioma"

Dovrebbe essere sufficiente una rapida lettura per capire che quei versi non vanno presi troppo alla lettera... eppure c'è chi si è risentito: l'attivista e marionettista rom Rašid Nikolić ha scritto una lettera aperta a Lucio Corsi per segnalargli la problematicità di quel riferimento agli "zingari" che rubano i bambini.

Vera Gheno si era già occupata altre volte della questione del politicamente corretto, ad esempio nell'episodio del 13 agosto 2023, in cui parlava tra l'altro dell'uscita a dir poco infelice della giornalista Concita De Gregorio che anch'io all'epoca avevo stigmatizzato.

Infine, nell'uscita del 27 marzo scorso della sua newsletter Edamame, intitolata “Non si può più dire niente”, sottotitolo E altre cazzate travestite da libertà d'espressione, Mattia Marangon ha espresso delle riflessioni in linea con il pensiero di Max Giusti riportato sopra. Da notare che due settimane dopo, sempre nella newsletter, Mattia ha raccontato che le suddette riflessioni, condensate in questo post su Instagram, erano uscite dalla sua bolla scatenando reazioni che hanno suscitato in lui una grande paura: quella di «distaccarmi dalla realtà, perdere il contatto con ciò che succede davvero, convincermi che basta non vedere qualcosa per farla sparire, che basta non parlarne per renderla irrilevante».

[L'immagine della word cloud che apre il post è tratta da Psychology Today Australia]

sabato 26 aprile 2025

L'estremo saluto

Questa mattina hanno avuto luogo in piazza San Pietro a Roma, davanti a una folla oceanica mentre in tutto il mondo milioni di persone come me seguivano la cerimonia in televisione, i funerali di papa Francesco, il quale al termine è stato sepolto in una semplice tomba in terra all'interno della basilica di Santa Maria Maggiore, come aveva disposto nel suo testamento. Mentre guardavo il corteo funebre guidato dalla papamobile che trasportava il feretro, mi è venuto da pensare che quei sei chilometri erano già di per sé un bel tour della Città Eterna, che mi ripromettevo da tempo di tornare a visitare con il mio ormai ex, il quale non c'è mai stato e soleva dire che avrei dovuto fargli da "Cicero". Che dire, a questo punto nulla mi impedisce di andarci da sola, come peraltro ho già fatto anni fa nella mia precedente lunghissima fase da single. Del resto, meglio sola che male accompagnata, no? ;-)

Ma ora basta con le divagazioni... Ecco alcune foto come si suol dire "iconiche" delle celebrazioni di oggi.





Quest'ultima, a quasi due mesi di distanza dal disastroso incontro/scontro fra Donald Trump, il suo vice JD Vance e Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, fa ben sperare nell'ottica della pace tra Russia e Ucraina; si era parlato della possibilità di un secondo faccia a faccia tra i due leader nel pomeriggio, ma poi è giunta la notizia che il presidente USA era già ripartito.

Riguardo all'ipocrisia insita nella partecipazione di taluni soggetti alla cerimonia odierna, condivido due vignette di Mario Natangelo...


... e il testo di un post di Professor X, al secolo Guendalina Middei.

Possiamo dirlo? Che questi funerali del Papa sono il massimo dell’IPOCRISIA?
Ci sono tutti, ma proprio tutti in piazza San Pietro. Tutti quelli che hanno schernito, deriso, ignorato e apertamente osteggiato Papa Francesco negli ultimi anni. Tutti quelli che hanno fatto di tutto per zittirlo quando ha osato scagliarsi contro l’industria della guerra, quando ha osato parlare di pace in un mondo che parla solo di guerra, e quando ha urlato la sua indignazione per ciò che sta accadendo sotto gli occhi di tutti e con il silenzio dei tanti.
«C’è una cifra che deve spaventarci» disse il Papa, «gli investimenti che oggi danno più guadagno sono nelle fabbriche di…». E fino alla fine dei suoi giorni ha continuato a lanciare il suo appello, ignorato da tutti: costruiamo un mondo di pace. E poi… appena cinque giorni dopo la sua morte, eccoli qui, tutti quelli che per anni hanno deriso il Papa, e lo hanno ignorato o addirittura gli hanno del filo putiniano!
Tutti a rendere «omaggio» all’uomo che umanamente, politicamente e spiritualmente è stato la loro spina nel fianco. E quest’ipocrisia è la cosa che fa più male di tutte, io l’ha trovata insopportabile, davvero insopportabile. Non se lo meritava, Papa Francesco. Ma soprattutto non ce la meritiamo noi.
Buon viaggio Francesco. Su tutto il resto stendiamo un velo pietoso.

venerdì 25 aprile 2025

Un "sobrio" 25 aprile

Oggi è stata una giornata importante: l'ottantesimo anniversario della liberazione d'Italia dall'occupazione nazista e dal fascismo. Poiché il consiglio dei ministri ha disposto per la morte di papa Francesco ben cinque giorni di lutto nazionale che terminano domani, quando avranno luogo le esequie del pontefice, si temeva che le celebrazioni per quest'anniversario bello tondo potessero essere a rischio, dal momento che il relativo comunicato stampa riportava l'invito a svolgere tutte le manifestazioni pubbliche «in modo sobrio e consono alla circostanza»; ci ha messo suo malgrado la faccia il ministro della Protezione civile – manco sapevo ne esistesse uno – Nello Musumeci, dapprima dichiarando che «Tutte le cerimonie sono consentite naturalmente, tenuto conto del contesto e quindi con la sobrietà che la circostanza impone a ciascuno», e poi aggiungendo che «Balli e canti scatenati si potrebbero evitare, ecco, mentre la salma è ancora non tumulata», manco si parlasse del carnevale di Rio.

Per citare un mio "facciamico" che definirei un esempio di sobrietà, e del quale segnalo anche un'interessante riflessione sulla "divisività" di questa ricorrenza, «Ma pensa te se devono farti venire voglia di andare in manifestazione nudo ricoperto di glitter con una piuma tricolore a malcelare le pudenda e uno stereo che spara a balla la versione techno di Bella ciao», mentre oggi Spinoza ha scritto «Se oggi incontrate un fascista, ricordatevi di mandarlo sobriamente affanculo». Segnalo anche i reel degli Oblivion e di Lorenzo Baglioni, che provano a reinterpretare Bella ciao in maniera "sobria".

Più realista del re, il sindaco di Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo, aveva addirittura vietato di cantarla, Bella ciao: tanto di cappello ai cittadini che hanno disobbedito. Per contro, la proprietaria di un panificio di Ascoli Piceno, rea di aver esposto uno striscione con la scritta "25 aprile, buono come il pane, bello come l'antifascismo", è stata identificata per ben due volte dalla polizia. Comunque oserei dire che la parola fine sulla questione l'ha detta il cardinale Matteo Zuppi, che fra tutti i papabili è quello per cui "faccio il tifo", sottraendosi alle domande sul conclave ma invitando a ricordarci della Liberazione.

Il Grande Flagello aveva pubblicato un video realizzato con l'intelligenza artificiale per far dire al presidente del consiglio Giorgia Meloni parole che difficilmente le sentiremo mai pronunciare sulla Liberazione... Comunque bisogna riconoscere che oggi aa Meloni ha preso esplicitamente le distanze dal fascismo: è la prima volta, per quel che ricordo. A proposito di AI, Luca Bottura, per nulla scoraggiato dalle polemiche sul deepfake di Alessandro Barbero, è tornato a farvi ricorso per far dire "cose buone" al Duce.

Concludo con due brevi video tratti dalla serie "Il Badante" di Paolo Ruffini: le toccanti testimonianze della 95enne Licia e della 91enne Marisa, che la guerra e il regime fascista li hanno vissuti in prima persona.

[La vignetta che apre il post è di Mario Natangelo]

giovedì 24 aprile 2025

Hello World, dall'informatica alla musica

Quando ci si approccia a un nuovo linguaggio di programmazione, usanza vuole che uno dei primi, se non il primissimo programma in assoluto che si impara a scrivere sia uno che semplicemente stampa il testo "Hello world" (in italiano "Ciao mondo") o simili sullo standard output.

Ad esempio in BASIC, che tramite il Commodore 64 segnò il mio ingresso nel magico mondo dell'informatica decenni fa, si scrive...

PRINT "Hello, World!"

... in C...

#include <stdio.h>

int main(void) {
  printf("Hello World!");
  return 0;
}

... in C++...

#include <iostream>
using namespace std;

int main()
{
  cout << "Hello World!" << endl;
}

... in C#...

using System;
class App
{
  static void Main() {
    Console.WriteLine("Hello World!");
  }
}

... in Pascal...

program Hello;
begin
  writeln ('Hello World!')
end.

... e infine in Python (vedere screenshot all'inizio del post)...

print("Hello World!")

[giusto per citare i linguaggi sui quali millanto di saper mettere mano. ;-) Ho omesso HTML, anche se lo conosco piuttosto bene, perché non è un linguaggio di programmazione bensì di marcatura]

Ed Hello World è anche il titolo dell'ultimo album, uscito qualche mese fa, dei Pinguini Tattici Nucleari, il cui leader Riccardo Zanotti di recente è passato dal BSMT di Gianluca Gazzoli insieme al suo idolo Max Pezzali. Ciò che più mi ha colpita di questo album è che quasi tutti i video sono realizzati con una grafica "pixellata" che ricorda tanto i videogiochi degli anni '80, quando nessuno dei componenti della band bergamasca era neppure nato, li possino. Comunque tanto love! <3

Inoltre, i metallari Nanowar of Steel hanno realizzato un pezzo dal titolo HelloWorld.java.

Non potevo chiudere il post senza citare questa deliziosa mini-cover in stile 8 bit del brano You Make Me Feel Like It's Halloween dei Muse...

mercoledì 23 aprile 2025

Un'intera disco-teca in tasca

Quando ero bambina la musica la ascoltavo soprattutto su 45 giri, dall'adolescenza in poi sono passata dalle musicassette ai compact disc, finché non ho scoperto i lettori MP3; nel primo che ho avuto, un modello da quattro soldi, ci stavano sì e no un paio di centinaia di canzoni.

Benché l'iPod della Apple non sia più in commercio dal 2022 – del resto a chi servirebbe, quando oggigiorno ci sono gli smartphone che fanno di tutto, anche le sue veci? – a molti di noi Gen X che sentono parlare di lettori MP3 verrà in mente proprio quel modello, talmente radicato nella cultura popolare che dal suo nome deriva la parola podcast. Eppure il primo iPod, che è uscito nel 2001, non è stato affatto il primo lettore MP3 in assoluto, come dimostra questo post pubblicato sulla pagina Facebook del Museum of Portable Sound, in Inghilterra.

Cinque lettori MP3 precedenti all'iPod nella Physical Objects Collection del nostro museo (dall'alto in basso, da sinistra a destra):
  • SaeHan MPman MP-F20 (il primo lettore MP3 al mondo disponibile in commercio)
    Scheda SD da 32 MB (1998)
  • Diamond Rio PMP300 (disponibile dapprima negli Stati Uniti, ha provocato la prima causa legale della RIAA)
    Memoria flash interna da 32 MB, slot per scheda SD (1998)
  • Thomson (RCA negli Stati Uniti) Lyra PDP2201
    Scheda SD da 64 MB (1999)
  • Jukebox Creative DAP (Nomad negli Stati Uniti)
    Lettore con disco rigido da 6 GB (2000)
  • Registratore Archos Jukebox 6000
    Lettore/registratore con disco rigido da 6 GB (2000)
Tutti funzionavano con batterie facilmente sostituibili [a differenza dell'iPod, NdC].

P.S.: La pubblicità dell'iPod del 2001 posta a confronto con quella di iPhone e Apple Watch ai giorni nostri dimostra l'aumento davvero impressionante delle capacità di memoria dei dispositivi in questi ultimi 24 anni.

martedì 22 aprile 2025

La meritocrazia ha matematicamente senso?

L'altro giorno ho guardato questo reel nel quale il divulgatore scientifico Luca Perri presenta un approccio matematico a un concetto che potrebbe sembrare ostico da analizzare in termini quantitativi: la meritocrazia.

Ecco qui di seguito la trascrizione.

In un'azienda conviene promuovere quello bravo oppure un tizio a caso? Ci lamentiamo sempre che in Italia non abbiamo la meritocrazia, e forse abbiamo ragione a non averla... Non è vero, non badate a questa cosa! Però a quanto pare un team italiano di matematici ha scoperto che è meglio promuovere persone a caso in un'azienda per aumentare l'efficienza dell'azienda, piuttosto che promuovere quello bravo.
Ebbene sì, sembra anti-intuitivo, ma pensiamoci un attimo. Immaginiamo di avere una persona a un livello 1 che ha determinate competenze; sono delle competenze che lo portano a eccellere al suo livello 1, quindi il datore di lavoro lo vorrebbe promuovere al livello 2: ha senso? Beh, ha senso se in realtà al livello 2 servono più o meno le stesse competenze, perché se invece servono competenze completamente diverse, che magari la persona al livello 1 non ha, io avrei indebolito il livello 1, perché tolgo uno molto bravo che probabilmente viene sostituito da qualcuno meno bravo, e metto questa persona al livello 2, che però non ha le competenze adatte al livello 2. Quindi ho dato una promozione a uno che non saprà fare il suo lavoro, o magari lo sa fare al livello 2, ma quando poi lo promuovo al 3 si ferma. Quindi praticamente uno farebbe carriera fin quando poi non è il più inadeguato a quel ruolo.
Questo può sembrare, diciamo, non intuitivo. Però pensiamoci un attimo. Immaginiamo un bravissimo magazziniere che io voglio promuovere ad addetto al bancone vendite, solo che è una persona super-timida, quindi io ho tolto un ottimo magazziniere e ho messo una persona che non sa spiccicare due parole al reparto vendite: ho peggiorato l'efficienza della mia azienda.
Quale sarebbe quindi la soluzione? Beh, in realtà sono due. La prima è dovuta al cosiddetto paradosso di Parrondo [che si può esprimere come «Una combinazione di strategie perdenti diviene una strategia vincente», NdC] nella teoria dei giochi. Quindi, se io alterno promuovendo il migliore, il peggiore, il migliore, il peggiore, il migliore, il peggiore, alla lunga ho un'efficienza maggiorata. Voi direte: come può esserci maggiore efficienza anche promuovendo il peggiore? Beh, perché se ho un pessimo magazziniere che però ha la logorrea, io lo tolgo dal magazzino, lo metto al bancone vendite, questo ha trovato la sua strada e mi vende molto meglio. Quindi, prima soluzione: promuovo peggiore, migliore, peggiore, migliore, peggiore, migliore. Seconda soluzione: promuovo a caso. Promuovendo a caso, alla lunga, su diverse promozioni, è matematicamente dimostrato che alla fine l'efficienza dell'azienda migliorerà.
Non so se avrete il coraggio nelle vostre aziende di fare questa cosa, ma sappiate che matematicamente funziona. Quindi abbasso la meritocrazia! No, non è vero, non abbassiamo la meritocrazia, ma quantomeno non utilizziamo quella ingenua. Cioè, sei bravo a fare questa cosa, sarai bravo a fare tutte quelle cose? Non è detto.

Mentre lo guardavo mi è tornato il mente il principio di Peter – che prende il nome dallo psicologo canadese Laurence Peter il quale lo formulò nel 1969 – noto anche come principio di incompetenza, una tesi apparentemente paradossale – talmente tanto che ero convinta fosse una delle leggi di Murphy – che riguarda le dinamiche di carriera su basi meritocratiche all'interno di organizzazioni gerarchiche. Esso può essere concisamente formulato come segue:

In una gerarchia, ogni dipendente tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza.

E guarda caso, l'articolo citato nel reel di Perri, a firma di Alessandro Pluchino, Andrea Rapisarda e Cesare Garofalo dell'Università di Catania, si intitola proprio The Peter Principle Revisited: A Computational Study (Il principio di Peter rivisitato: uno studio computazionale).

lunedì 21 aprile 2025

Morto un papa (Francesco), NON se ne fa un altro

La giornata di oggi non era cominciata sotto i migliori auspici – niente scampagnate né grigliate in programma per me, il che per alcuni potrebbe essere un sollievo, ma nel mio caso non era proprio un buon segno, diciamo così :-/ – e in mattinata è stata ulteriormente funestata dalla notizia della morte di papa Francesco. Abbastanza inaspettata, visto che ieri lui si era presentato in piazza San Pietro, in sedia a rotelle come fa ormai da tempo ma senza le cannule dell'ossigeno nel naso, e aveva impartito, sia pur con voce flebile, la tradizionale benedizione Urbi et Orbi pasquale, facendo poi il giro della piazza in Papamobile per salutare i fedeli.

Un papa semplice, umile – non a caso è stato il primo nella storia della Chiesa ad assumere il nome del "poverello di Assisi" – e vicino agli ultimi, dall'inizio (nel 2013 si recò a Lampedusa, nelle cui acque era da poco avvenuta una strage di migranti) alla fine (appena pochi giorni fa, sebbene fosse visibilmente provato, era uscito dal Vaticano per far visita ai detenuti del carcere romano di Regina Coeli) del suo pontificato. Ma soprattutto una delle pochissime personalità influenti ad aver operato a favore della pace, della giustizia sociale e contro i cambiamenti climatici, spesso in controtendenza rispetto alle politiche prevalenti nel mondo su questi temi. Speriamo che il suo successore, che verrà eletto da un conclave composto da cardinali per la maggior parte nominati da lui, non ce lo faccia rimpiangere troppo.

Poiché devo ancora metabolizzare la notizia, mi limito a riportare qui di seguito i link ad alcuni post che trovo in larga parte condivisibili: quello di Anna Mallamo (la quale, durante l'ultimo ricovero del pontefice al Policlinico Gemelli, gli aveva augurato sentitamente di riprendersi), quello di Professor X, quello di Davide Enia, quello di Abolizione del suffragio universale.

P.S.: Il titolo che ho scelto è ispirato alla vignetta che ho scelto per aprire il post. L'ha disegnata Vauro, che non può certo venire accusato di essere un bigotto baciapile.

domenica 20 aprile 2025

Ricomincio da me

Stasera condivido alcuni aforismi e citazioni che mi toccano da vicino. Il primo è l'odierno aforisma di aforismi.meglio.it, perfetto per la Pasqua...

Ogni separazione ci fa pregustare la morte. Ogni riunione ci fa pregustare la risurrezione.

... mentre qualche giorno fa era stata la volta di una citazione dal romanzo Il nostro momento imperfetto di Federica Bosco, che dopo aver dato un'occhiata alla descrizione ho deciso di leggere quanto prima.

Non esiste una sofferenza che non meriti rispetto, meno degna, o risibile; ognuno ha il suo punto di rottura e, una volta raggiunto quello, non si torna indietro, si azzera e si prova a fare qualcosa di diverso, di nuovo.

C'è poi una citazione della scrittrice albanese italofona Alma Gjini, anche se molti la attribuiscono allo psicoanalista Carl Gustav Jung.

Non rimpiango le persone che ho perso col tempo... ma rimpiango il tempo che ho perso con certe persone, perché le persone non mi appartenevano, gli anni sì.

Concludo col filosofo Umberto Galimberti, che quando non parte per la tangente sa esprimere concetti estremamente condivisibili.

Quando finisce un amore, non soffriamo tanto del congedo dell'altro, quanto del fatto che, congedandosi da noi, l'altro ci comunica che non siamo un granché.
In gioco non è tanto la relazione, quanto la nostra identità; l'amore è uno stato ove per il tempo in cui siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma la riceviamo dal riconoscimento dell'altro; e quando l'altro se ne va, restiamo senza identità.
Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall'amore dell'altro.
E allora, dopo il congedo, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione dell'altro, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all'altro, al suo amore, al suo apprezzamento.

sabato 19 aprile 2025

Pasquetta bagnata, grigliata rovinata...

Domani è Pasqua, dopodomani è Pasquetta, e anche quest'anno i programmi di picnic e scampagnate verranno prevedibilmente funestati dal maltempo in buona parte d'Italia. Anche se non avevo in programma un accidente non sono affatto sollevata, perché il maltempo tende a peggiorare il mio già pessimo umore. :-(

Per sdrammatizzare questa iattura ti consiglio i video di Federico Basso, dei Gemelli di Guidonia (feat. Serena Brancale) e de Le Coliche.

Ma è proprio vero che a Pasqua/Pasquetta piove sempre? E se sì, perché? Per sapere cosa dice la scienza al riguardo, citofonare Geopop.

Quanto alle cibarie io sto a posto, fin troppo. Stamattina un'amica ha portato dei dolcetti, la colomba l'ho ricevuta in omaggio l'altroieri dall'azienda per cui lavoro – non andando pazza per la ricetta classica, ho scelto la variante esotica con ananas candito, glassa di cioccolato bianco e cocco rapé, che promette di essere SPAZIALE! – e come uovo avevo già comprato martedì all'Esselunga quello di PizzAut, perché l'opzione benefica mi sembrava indubbiamente la più "buona", almeno dal punto di vista etico, fra quelle mostrate in questo video di CARTONI MORTI.

venerdì 18 aprile 2025

No, non è stato un momento storico

Nei giorni scorsi si è discusso parecchio del breve viaggio nello Spazio di un equipaggio di sole donne a bordo del razzo New Shepard di Blue Origin, l'azienda aerospaziale di Jeff Bezos. Fra le "astronaute dilettanti" c'erano Lauren Sánchez, futura moglie dello stesso Bezos, e la cantante Katy Perry, la quale dopo l'atterraggio ha ostentatamente baciato il suolo. Il meme qua sotto prova a immaginare la reazione dinanzi a cotanta sceneggiata di Suni Williams e Butch Wilmore, i due astronauti che sarebbero dovuti restare sulla Stazione Spaziale Internazionale solo per otto giorni, ma che a causa di problemi tecnici ci sono rimasti più di nove mesi.

Se Cristina Marrone del Corriere ha parlato di volo spaziale «molto glamour» che «vuole incoraggiare le donne a inseguire i propri sogni e spingere le donne a lavorare nella scienza», io trovo decisamente più condivisibile l'opinione di Dania...

Perché, in quanto donna, dovrei sentirmi ispirata da Lauren Sánchez e Katy Perry che vanno 10 minuti nello spazio sul razzo di un miliardario? Sono anni che abbiamo Samantha Cristoforetti ❤️

... e soprattutto il post pubblicato sulla pagina di Chi ha paura del buio?, progetto di divulgazione scientifica su Sole, astronautica, astrofisica, geologia, e molto altro.

Lunedi il razzo di Blue Origin di Bezos è stato lanciato con la sua undicesima missione umana: un giretto che ha portato un equipaggio tutto femminile verso la linea di Karman, quel limite ipotetico a 100 km dalla superficie terrestre che definisce il limite oltre il quale parlare di "spazio".
Molti ci hanno chiesto perchè non lo abbiamo seguito e perchè non ne abbiamo parlato. Il "primo" equipaggio di "astronaute" interamente al femminile, una notizia impossibile da non dare. Ma è davvero così?
11 minuti, lo spazio giusto giusto sfiorato, equipaggio che non ha letteralmente mai fatto nulla che si avvicini alle attività di un astronauta.
Il turismo spaziale sarà certamente realtà nei prossimi decenni e lo spazio sarà indubbiamente molto più accessibile rispetto a ora.
Ma... permetteteci un grandissimo MA. Definire qualcosa come un “equipaggio storico tutto al femminile” suggerisce progresso. E quando l’equipaggio è composto dalla fidanzata di Bezos e dalle sue amiche ricche, trovo questa definizione offensiva per tutte le donne. È più conservatore di quanto sia progressista.
Davvero, qual è il messaggio qui? Se un giorno sposo un uomo ricco, allora posso andare nello spazio?
E, cosa ancora più importante, il fatto che vengano chiamate “astronaute” è un insulto a tutti i veri astronauti, che hanno passato anni ad allenarsi per andare nello Spazio e hanno dedicato la loro vita alla Scienza.
Questo non è femminismo. Questa non è Scienza. Questo non è progresso sotto nessun aspetto. Sono solo sei donne che hanno fatto un giro di undici minuti come in un parco divertimenti, senza fare assolutamente nulla se non pubblicità per sé stesse (e per i loro uomini).
E se questo è ciò che dovrebbe rappresentarmi come donna, allora preferisco di gran lunga non essere rappresentata. Perché non sono ispirata da loro. Anzi, sono tutto ciò che io non voglio essere.
Sofia e Matteo

giovedì 17 aprile 2025

Qualcosa di meglio

Scorrendo Feedly, il feed reader che uso da quando Google Reader ha chiuso i battenti nel 2013, mi sono accorta che dieci giorni fa su Live Life Happy – sottotitolo "Inspirational Quotes & Positive Affirmations", citazioni motivanti e affermazioni ottimiste – sono ripartite le pubblicazioni dopo anni di silenzio: l'ultimo post risaliva al lontano 21 giugno 2020. E, manco a farlo apposta, il primissimo post pubblicato dopo una pausa così lunga sembrava proprio indirizzato a me, che sono intenta a fare i conti con la perdita di qualcosa che forse mi ero soltanto illusa di avere: ne riporto qui di seguito la traduzione. In questo caso si tratta della citazione di un autore ignoto.

«Tutto quello che hai perso verrà sostituito con qualcosa di meglio» esprime l'idea che la perdita, che si tratti di una relazione, di un'opportunità o di un bene materiale, non è la fine della storia. Invece è una porta verso la trasformazione. L'universo, o la vita stessa, hanno un modo di ridistribuire l'energia. Quando qualcosa se ne va, si crea spazio per nuove esperienze, lezioni o benedizioni che spesso superano ciò che è venuto prima.
Ciò non significa che la sostituzione avvenga istantaneamente o senza sforzo. È un invito ad avere fiducia nel processo, a lasciar andare l'attaccamento al passato e a rimanere aperti a ciò che ci aspetta. Ad esempio, perdere il lavoro potrebbe farti male, ma potrebbe anche portarti a intraprendere una carriera che ti appassiona di più. Una relazione finita potrebbe aprire la strada a un amore più profondo per sé stessi o a una relazione più appagante in futuro. Il "qualcosa di meglio" non è sempre ovvio a prima vista: potrebbe essere saggezza, forza o un'opportunità inaspettata, ma è lì se sei disposto a cercarlo.
Questa citazione incoraggia un atteggiamento di fiducia e pazienza. La perdita è temporanea, e ciò che riempie il vuoto spesso ha un valore maggiore, allineandosi maggiormente con la persona che stai diventando. Abbraccia il ciclo di liberazione e rinnovamento, e scoprirai che la vita ha il potere di valorizzare ciò che pensavi fosse andato perduto per sempre.

Io sono pessimista di natura... ma la speranza che non tutto sia perduto e che ci sia qualcosa di bello che mi aspetta è una preziosa consolazione alla quale devo aggrapparmi per non essere sopraffatta dal dolore in questo momento così difficile della mia vita.

mercoledì 16 aprile 2025

L'AI ci ruberà il lavoro?

Di recente sul Post è stato pubblicato un articolo dal titolo Con l’intelligenza artificiale diventeremo tutti programmatori?. La questione mi tocca piuttosto da vicino, dal momento che il mio job title è quello di sviluppatrice software... anche se sono mesi che mi vengono affidate mansioni di tutt'altro genere, e di codice ne sto scrivendo ben poco; finora ciò per me è stato abbastanza frustrante, ma se le prospettive sono queste mi tengo stretti i miei task che richiedono skill non ancora riproducibili dalle macchine. :-)

Comunque, per quel poco codice che scrivo – generalmente in Python, ma anche in C++, C e C# – ricevo una grossa mano da ChatGPT, che se non altro mi fa risparmiare un sacco di tempo: già col primo prompt che gli do in input – aggiungendo sempre "per favore" o "please", nella speranza che quando le AI ci si rivolteranno contro avranno pietà di me anche se a volte mi dimentico di dire "grazie" alla fine! ;-) – genera quasi sempre una bozza decente, tramite i prompt successivi la rifinisce, mentre la "sgrossata" finale la faccio io.

Oggi, su suggerimento di un collega che ha la metà dei miei anni ma è skillato il doppio, ho installato l'app di Claude, della quale lui ha la versione a pagamento, e che rispetto a ChatGPT è più adatto al coding. Come prima domanda ho chiesto a Claude quali fossero le limitazioni della versione gratuita; ecco cosa mi ha risposto (in inglese... abbi pazienza ma io con le AI preferisco conversarci in inglese, salvo casi particolari)

Hi there! If you're using the free version of Claude, there are a few limitations compared to Claude Pro:
  1. Message limits - Free accounts have a daily message cap, while Pro accounts have higher limits
  2. No extended thinking mode - Pro users can enable "reasoning mode" for more in-depth analysis [a detta del mio collega è questa, la funzionalità più interessante, NdC]
  3. Processing speed - Pro accounts get priority processing during high demand
  4. File uploads - Pro users can upload and analyze larger files
  5. Access to Claude models - Pro users get access to the most powerful models like Claude 3.7 Sonnet (which you're using now)
Upgrading to Claude Pro would remove these limits and give you the full Claude experience. If you'd like more specific details about pricing or account features, I'd recommend checking https://support.anthropic.com for the most current information.

Per restare in tema, nell'episodio del 30 marzo scorso del suo podcast Non hanno un amico, Luca Bizzarri ha esordito così:

Ci sono pochi esempi di "scavarsi la fossa" come quello che arriva dalla redazione del Foglio, giornale fondato da Giuliano Ferrara e diretto da Claudio Cerasa che, con uno slancio estremamente coraggioso, ha deciso di affidare una parte dei suoi articoli all'intelligenza artificiale. Come se cento anni fa un mulo si fosse presentato nella stalla con un trattore e avesse detto al contadino «Prova un po' 'sto coso, che secondo me è più pratico».

Ha citato due articoli pubblicati sul Foglio: questo in cui si tirano le somme al termine della prima settimana del Foglio AI, e quest'altro dove è la stessa intelligenza artificiale ad esprimere con sorprendente ironia la propria opinione sulle richieste a volte davvero assurde di noi umani. Quindi anche il mestiere di Luca Bizzarri, quello di comico e autore satirico, è in pericolo? Per sua fortuna no, perlomeno non ancora: a quanto pare le intelligenze artificiali sanno riprodurre l'ironia, ma non la sanno riconoscere.

martedì 15 aprile 2025

Telefonate da cui diffidare

Di solito non rispondo alle chiamate di numeri sconosciuti, soprattutto quando l'app Truecaller me le contrassegna come spam (comunque ho scoperto che non sempre ci azzecca)... ma negli ultimi giorni, aspettandomi di poter essere contattata da agenzie immobiliari alle quali avevo chiesto informazioni su mono/bilocali in affitto, ho contravvenuto a questa regola. Ebbene, quasi sempre dall'altra parte c'era una voce registrata – di quelle che non mi fanno sentire in difetto se riaggancio bruscamente ;-) – che esordiva dicendo «Salve, abbiamo ricevuto il tuo curriculum». Ora, si dà il caso che nei mesi scorsi in effetti io abbia inviato qualche candidatura qua e là, e quindi sarei stata l'esca ideale... ma la truffa era confezionata in maniera troppo grossolana – oltretutto, come ha osservato sarcasticamente Dania, «Ho capito subito che quella del curriculum era una truffa online. Ne avrò spediti un centinaio negli ultimi due anni e non mi ha mai chiamata nessuno» :-) – perché potessi cascarci.

Se ne parla qui su Il Post – a proposito, per festeggiare i 15 anni della testata tutti noi abbonati abbiamo la possibilità di regalare un mese di abbonamento a chi vogliamo, perciò chiunque dovesse essere interessato non ha che da inviare al mio indirizzo e-mail riportato qui a fianco un recapito al quale desidera ricevere il codice via e-mail, WhatsApp o Telegram, vale la regola che chi prima arriva meglio alloggia :-) – mentre qui un giornalista di Fanpage.it ha raccontato cosa succede rispondendo alla telefonata-truffa: in estrema sintesi, meglio non farlo.

lunedì 14 aprile 2025

Viva (?) la sincerità!

Alzi la mano chi, trovandosi a interagire con persone nei cui confronti per vari motivi deve evitare di concedersi troppa confidenza, non si trattiene mai dal dire quello che gli passa realmente per la testa. Il Milanese Imbruttito, nella persona di Germano Lanzoni, ha collaborato con Maryna nella realizzazione di alcuni brevi video in cui viene mostrato come sarebbero i colloqui di lavoro, i meeting di lavoro, gli incontri coi vicini di casa, le richieste dei permessi di lavoro e gli ordini al ristorante se fossimo sinceri. Un'idea abbastanza semplice, ma davvero brillante nonché ottimamente rappresentata! :-D

domenica 13 aprile 2025

Scienza in cucina

A dispetto del titolo del post, non c'entra né l'omonimo blog di Dario Bressanini, che non viene più aggiornato da anni, né il classico manuale dell'Artusi. Stasera condivido due brevi video pubblicati da altrettanti divulgatori scientifici: nel primo l'astrofisico Luca Perri spiega perché una fetta di pane cade (quasi) sempre dal lato imburrato, come recita una delle innumerevoli leggi di Murphy (a differenza di ciò che pensavo, ciò non dipende dal peso del burro che influenza in qualche misura il baricentro)...

... mentre nel secondo il chimico Ruggero Rollini mostra come schiacciare correttamente le bottiglie di plastica per ottimizzarne il riciclo. Insomma, lo schiacciabottiglie che uso da anni per far più forza con le mie manine di pastafrolla non serve più, meglio usare i piedi!

P.S.: Tanto per restare in tema, ecco qui la spiegazione del perché la fiamma del fornello a gas, solitamente di colore blu, a volte diventa rossa.