lunedì 11 agosto 2025

Un autoregalo dal grande valore simbolico

Al termine del post che ho pubblicato l'8 marzo scorso con il titolo Women in STEM in occasione della giornata internazionale della donna, scrivevo:

A proposito di STEM... da quando Beatrice Mautino ha raccontato in un episodio del podcast Ci vuole una scienza di essersi regalata questo set LEGO, ho deciso che devo averlo anch'io. Peccato che in casa non sappia più dove metterli... perché, a parte l'albero di Natale che come da tradizione ho messo via il giorno dell'Epifania, io i set che costruisco non li smonto mai!

Di lì a poco la mia vita personale, come avranno intuito i lettori più assidui di questo blog, ha subìto un notevole sconvolgimento... cosicché il 12 maggio scrivevo:

Al momento i numerosi set in mio possesso sono quasi tutti semi-smontati nelle relative confezioni, pronti per il trasloco, e probabilmente lì rimarranno anche nella casa in cui andrò ad abitare il mese prossimo, perché non ci sarà spazio a sufficienza per esporli... ma quando avrò una casetta tutta mia – uno dei progetti futuri che al momento mi aiutano ad andare avanti – conto di dedicare loro una bella vetrinetta, così non si riempiono di polvere! :-)

Oggi avrei dovuto cominciare i preparativi per la partenza di dopodomani... ma ho preferito dedicarmi al montaggio del set L'evoluzione di STEM a cui accennavo l'8 marzo. Il set è un'autentica miniera di chicche tali da mandare in brodo di giuggiole tutti gli appassionati di scienza e tecnologia come la sottoscritta, ma non necessariamente solo loro.

Qui di seguito riporto alcune immagini accompagnate dalle relative descrizioni. Poiché il tutto è tratto dalle istruzioni di montaggio che sono liberamente scaricabili in formato PDF, spero che il signor LEGO non se ne avrà a male... :-D

George Washington Carver (1864-1943), chimico, agricoltore e filantropo di fama mondiale e membro della American National Inventors Hall of Fame, viveva secondo il motto “È il servizio che misura il successo”.
A George Washington Carver è attribuita l’invenzione di 325 usi per le arachidi, 108 applicazioni per le patate dolci e altre centinaia per i semi di soia e le noci pecan.
Questa rappresentazione dello spettro della luce ottica mostra colori che vanno dall’ultravioletto all’infrarosso, sebbene l’occhio umano possa vederne solo una parte.
Nel 1836 Samuel Morse inventò il codice Morse, che consentiva di trasmettere “segnali acustici” lunghi e brevi tramite fili o per iscritto, sotto forma di punti e trattini. Sapresti dire cosa dice questo messaggio?
L’acido desossiribonucleico (DNA) è il linguaggio in cui è “scritto” il codice genetico di tutte le forme di vita. Il DNA è formato da coppie di basi (A con T, C con G) legate insieme in una sequenza che forma una struttura a doppia elica. Il DNA umano è composto da circa 3 miliardi di basi!
Sir Isaac Newton (1643–1727), un eclettico inglese e figura chiave della rivoluzione scientifica durante l’Illuminismo, formulò le leggi del movimento e la teoria del colore attraverso il suo lavoro con i prismi di luce, alcuni dei quali hai già costruito!
Il melo che presumibilmente ispirò la teoria della gravità di Isaac Newton, che ora si stima abbia più di 400 anni, prospera ancora nella casa della famiglia dello scienziato nel Lincolnshire, in Inghilterra.
I modelli di auto dei primi anni del 1900 divennero i precursori di un mondo più globalizzato e dell’era della combustione e dei viaggi a propulsione.
La replica 3D di un atomo di carbonio – su cui si basa tutta la vita sulla terra – contiene sei neutroni, sei protoni e sei elettroni.
La pioniera della chimica Marie Curie (1867-1934), di origine polacca, è considerata la madre della fisica moderna per il suo lavoro con il radio e i materiali radioattivi. È diventata la prima donna a vincere il Premio Nobel, e la prima persona a vincerne due!
La sezione aurea (φ), spesso definita il numero più bello dell’universo, deriva dalla successione di Fibonacci ed è visibile quasi ovunque in natura, dalla struttura delle cellule all’orbita dei pianeti.
La sonda Voyager 1 della NASA è l’oggetto costruito dall’uomo più lontano dalla Terra e il primo veicolo spaziale a raggiungere lo spazio interstellare. I “Golden Record” a bordo delle sonde Voyager contengono saluti audio dalla Terra in 55 lingue, oltre a una selezione di musica e suoni della natura.
Lo Space Shuttle celebra lo spirito pionieristico dell’umanità nell’esplorare non solo il nostro mondo ma l’intero universo, e ha contribuito a conseguire incredibili risultati e scoperte nel volo spaziale con equipaggio.
L’umile calabrone è vitale per il mantenimento di un ecosistema globale sano e della biodiversità.

Anche se non mi è venuta granché bene, pubblico qui sotto la foto che ho scattato al termine del lavoretto.

domenica 10 agosto 2025

La giustizia benevolente

Magari avrai sentito parlare dell'enigma dei 17 cammelli. Se non lo conosci, l'economista Stefano Zamagni lo richiama all'inizio del video qui sotto, registrato a Medolla (MO) il 12 aprile 2013... per poi sviluppare tale spunto in maniera davvero interessante e illuminante.

Ecco qui di seguito la trascrizione del parlato.

C'è un cammelliere che sta per morire; decide di fare testamento. Ha tre figli, e scrive nel testamento che al primo gli lascia 1/2 dei suoi averi, al secondo gli lascia 1/4, e al terzo gli lascia 1/6. Avrà avuto le sue ragioni per fare questo [da notare che 1/2 + 1/4 + 1/6 fa 11/12, non 1, NdC]... e muore. I figli aprono il testamento, leggono questo riparto e vedono che l'asse ereditario consisteva in undici cammelli: tutto quello che il padre era riuscito ad accumulare sull'arco della vita, undici cammelli. E iniziano a litigare perché 11 non è divisibile per 2, farebbe 5 e mezzo. Allora il primo dice: «Datemene sei», e gli altri lo contestano. Dice «Come, sei? Hai avuto la fortuna di avere più di noi, accontentati di cinque». Niente da fare: come succede nelle migliori famiglie, litigi. Si passa dalle parole alle mani, dalle mani al pugnale, e questi si sarebbero scannati se, per puro caso, di lì non fosse passato un cammelliere che andava, non conosceva i tre, andava in una certa direzione. Si fa raccontare l'accaduto, avendo visto il trambusto, e a quel punto il cammelliere fa il gesto, e cioè dona – dona, senza essere quindi obbligato – il suo cammello. Allora l'asse ereditario diventa 11 + 1 = 12. Allora 12/2 fa 6, 12/4 fa 3, 12/6 fa 2. Totale 11. A quel punto il cammelliere riprende il suo cammello e procede.
Allora qual è il messaggio, anzi i due messaggi della storia? Primo, che chi pratica il dono non si impoverisce mai. Il cammelliere ha fatto il dono gratuito e non ci ha perso, anzi ha guadagnato. Perché? Perché ha ottenuto la riconoscenza dei tre fratelli, i quali, avendo visto che con quel gesto si sono risparmiati la vita, gli avranno manifestato la loro riconoscenza. Il secondo messaggio è ancora più interessante, ed è che le regole della giustizia... questa è la giustizia perché il testamento ha il valore di legge, quello scritto nel testamento... le regole della giustizia, da sole, non bastano a garantire la pace: i tre fratelli si sarebbero scannati. Nella storia umana quante guerre sono state combattute in nome della giustizia? Tantissime, tantissime. Quindi attenzione quando parlate della giustizia: ci vuole, ma non basta. Ma quando la giustizia si sposa con il dono, col principio del dono, il risultato è ottenuto. Come in questa... Vedete, nella situazione finale le regole della giustizia sono state garantite, perché ognuno ha avuto quello che era scritto, però si è evitato il conflitto tra fratelli.
Ecco allora il punto in questione: noi abbiamo bisogno di declinare il concetto di giustizia benevolente. Non basta la giustizia, ma dobbiamo puntare alla giustizia benevolente, cioè la giustizia che vuole il bene. Mirate, perché se la giustizia non è finalizzata al bene, cosa diventa? Giustizialismo. Sapete cos'è il giustizialismo? Pericoloso: tagliare la testa, come i giacobini fecero dopo la Rivoluzione francese. E quindi ecco perché oggi la vera sfida sul piano questa volta culturale, filosofico e anche politico è che non basta dire «Giusto, giusto». Perché voi potete avere una società giusta dove la gente s'ammazza, oppure dove la gente viene ammazzata, come sappiamo dalla storia: i casi sono tantissimi. Noi dobbiamo mirare alla giustizia benevolente, cioè la giustizia che procede di pari passo con il principio del bene. Perché quando la giustizia e il dono, che sta per carità, marciano assieme, allora si ha sia il benessere sia la pace.

sabato 9 agosto 2025

In fuga dalle spiagge

I gestori degli stabilimenti balneari, una delle "caste" più inamovibili d'Italia, ammettono il calo delle prenotazioni. C'entreranno mica i prezzi alle stelle, come denunciato dall'attore Alessandro Gassmann in un post? ;-)

Condivido due reel ironici sull'argomento: il primo...

... è dei Gemelli di Guidonia in una parodia di A me mi piace di Alfa feat. Manu Chao, a sua volta cover di Me gustas tú dello stesso Manu Chao, e il secondo...

... è di Konrad Il Brianzolo, che impersona il brianzolo DOC per fare satira e, nella fattispecie, osserva che non esiste proprio che un vero brianzolo spenda certe cifre per starsene sdraiato sul lettino a non far niente. E per come conosco i brianzoli – uno in modo particolare ;-) – le sue rappresentazioni sono parecchio calzanti...

venerdì 8 agosto 2025

È arrivato il momento di staccare

Oggi ultimo giorno di lavoro prima delle mie, non so fino a che punto meritate ma di sicuro sospiratissime, ferie. L'ultima cosa che ho fatto prima di spegnere il PC del lavoro è stata impostare la risposta automatica di "out of office" per la posta elettronica: un banalissimo

Sono in ferie fino a venerdì 22 agosto, con accesso limitato alla posta elettronica. Buona estate!

Peraltro una volta arrivata a casa ho provato a inviare una mail dal mio indirizzo personale a quello del lavoro, ma non ho ricevuto nulla, per cui mi sono resa conto che le impostazioni di Outlook andavano sistemate. Ma tanto chi vuoi che mi scriva nelle prossime due settimane?! :-)

Comunque mi sarebbe piaciuto copincollare il testo bello schietto proposto da Vera Gheno:

Sono in ferie e potrei rispondere a mail di lavoro, dato che ormai la connessione c'è ovunque; ma non ho nessuna intenzione di farlo. A poi!

E adesso spengo anche il mio PC personale e mi metto un pochino in ghingheri, ché stasera anche se sono stanca ho troppa voglia di uscire! :-D 

giovedì 7 agosto 2025

Internet ieri e oggi

Stasera, alla vigilia dell'ultimo giorno di lavoro prima delle mai così agognate ferie (ma forse tutti gli anni ho la stessa sensazione di non averle mai agognate tanto), ho giusto la forza di condividere un paio di immagini che raccontano com'è cambiato il nostro rapporto con la tecnologia, complici internet e gli smartphone, negli ultimi decenni.

– Perché hai ancora un telefono fisso?
– Mi serve per chiamare il mio cellulare ogni volta che lo perdo...

Anch'io ho una linea telefonica fissa: me l'hanno fornita contestualmente all'attivazione della connessione internet, e ho preso anche un cordless su consiglio dell'addetta Windtre perché, se per qualsiasi motivo il cellulare dovesse fare cilecca, in certe circostanze potrebbe farmi comodo. Ma finora non ho mai dovuto usare il fisso per trovare il cellulare, un po' perché il mio monolocale è talmente piccolo che è impossibile perdermi davvero qualcosa, ma soprattutto perché mi rimane molto più pratico usare lo smartwatch per far accendere il display dello smartphone e farlo vibrare (la suoneria è perennemente disattivata) quando ad esempio non riesco a vederlo, perché è nero ed è appoggiato su qualcosa di altrettanto scuro.

Per finire, uno spunto un (bel) po' più profondo... 

15 anni fa, Internet era una via di fuga dal mondo reale. 
Oggi, il mondo reale è una via di fuga da Internet.

mercoledì 6 agosto 2025

Come chiedere a un piromane di dirigere i vigili del fuoco

Giusto ieri parlavo di no-vax... e oggi, manco a farlo apposta, mi sono imbattuta in questo post di MedBunker, al secolo Salvo Di Grazia, medico ginecologo.

Quando me lo hanno detto ho subito pensato a uno scherzo.
No, non lo è.
É stato nominato dal ministro della salute il comitato che gestisce la politica sui vaccini in Italia (in carica tre anni), si chiama NITAG (Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni) e assieme a ricercatori, scienziati ed esperti del tema ci sono due nomi.
Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite.
Il primo, pediatra, omeopata, presidente di Assis, società che continuamente collega vaccino e danni gravi, alla morte in culla, ne elenca rischi e parla di censure e poteri forti. Descritto come “professore della scuola di osteopatia di Pisa” (!).
Il secondo. Ex professore, da sempre studioso di omeopatia con diversi studi finanziati da Boiron, (multinazionale omeopatica), da sempre critico sulle vaccinazioni, che ha sostenuto che i vaccini Covid sarebbero dannosi. Che sostiene che l’otite nei bambini può essere curata con omeopatia.
Non è medico, non è in attività, non è esperto di vaccini, non è iscritto all’ordine dei medici. Chissà a quale titolo partecipa a questo comitato.
Insomma due personaggi che la politica ha messo lì, sulla poltrona. A dire la loro, a presidiare. Ad avere un ruolo quando dovrebbero essere messi solo a guardare in silenzio i progressi della scienza.
Invece in Italia prenderanno decisioni loro.
É qualcosa senza precedenti in Italia, dopo la cura Di Bella per i tumori, dopo Stamina. Nel silenzio generale
E nell’indifferenza verso chi metteva in guardia.
E c’è chi ha voluto questa politica, senza rendersi conto che il prezzo sarà alto anche per loro e i loro figli.
Un prezzo culturale, sociale e scientifico. Un disastro annunciato.
Ma che lo dico a fare…tempo perso.

La notizia è qua. Per citare la dottoressa Alice Rotelli che ha condiviso il post di MedBunker,

Quello che sta accadendo non è grave.
È GRAVISSIMO.
Lo schifo e la rabbia che provo stanno raggiungendo livelli mai provati prima.

P.S.: Il titolo del post me lo sono fatto consigliare da ChatGPT, creatore anche dell'immagine in apertura, perché non mi veniva in mente un paragone adeguato. Ma sono sicura che si possa fare di meglio. Sbizzarritevi pure nei commenti!

martedì 5 agosto 2025

A volte ritornano (se mai se ne sono andati)

Sono passati oltre cinque anni dal periodo più oscuro della pandemia di COVID-19... e uno potrebbe sperare che i no-vax, che hanno contribuito in modo non trascurabile ai decessi avvenuti in quel periodo, se non si sono ricreduti – non sono così ottimista – si siano almeno dati una calmata.

Macché. Ogni volta che muore qualcuno relativamente giovane e sano – ma non solo, è successo pure per Ozzy Osbourne, scomparso all'età di 76 anni dopo aver condotto quello che non definirei uno stile di vita salutare – sono pronti a cianciare che "una volta certe cose non succedevano" e che "è stata senza dubbio colpa del siero malefico". Per citare gli Oblivion che parodiavano i Coma_Cose, «Commentano con "no vaccini, no vaccini" persino sotto alla notizia che uno è morto».

L'altro giorno un certo Bruno Fabiani ha goduto del suo quarto d'ora di celebrità online postando su Threads

Ho chiesto in giro ma non ricordo nessuno, Nessuno, che si sia pentito di NON ESSERSI vaccinato.

Ha ricevuto oltre un migliaio di commenti, quasi tutti di critica... il che mi fa recuperare un pochino di fiducia nel futuro dell'umanità. Su tutti spiccano lo stringato commento del dottor Salvo Di Grazia, aka @medbunker...

Tanti si sono pentiti da morire.

... e quello leggermente più argomentato del chimico Dario Bressanini.

Tecnicamente si chiama “Bias del sopravvissuto”. Quelli che avrebbero potuto pentirsi sono morti.

Per saperne di più sul bias del sopravvissuto o survivorship bias, leggi pure qui.

lunedì 4 agosto 2025

Ogni scelta va rispettata

Provo un certo imbarazzo al pensiero di aver pubblicato tre giorni fa questo post in cui trattavo il tema della (mia futura) morte con più leggerezza del dovuto, dopo che ho guardato il video registrato dall'architetta triestina Martina Oppelli, morta in Svizzera ricorrendo al suicidio assistito a cui non aveva potuto accedere in Italia, poco prima di porre fine alle sofferenze sempre più intollerabili che la sclerosi multipla, di cui era malata dal 1999, le procurava.

Qui di seguito la trascrizione del suo discorso, pronunciato con voce flebile ma ferma. Parole che non possono lasciare indifferenti, a meno di non essere senza cuore.

Gentili parlamentari e concittadini tutti, non so se vi ricordate di me, sono Martina Oppelli. Più di un anno fa feci un appello a tutti voi affinché venisse promulgata e approvata una legge, una legge sensata che regoli il fine vita, che porti ad un fine vita dignitoso tutte le persone malate, anziane, ma non importa, prima o poi tutti noi dobbiamo misurarci con la fine della nostra vita terrena. 
Sì, questo appello è finito nel vuoto. Io all'epoca, ormai due anni fa, mi appellai alla sentenza Cappato per poter accedere al cosiddetto suicidio assistito presso l'azienda sanitaria della mia regione. Per ben tre volte mi è stato negato, benché io ne avessi il diritto, ma chissà, forse non abbastanza, forse, non lo so perché, io non ho tempo per aspettare un quarto diniego, ma anche se fosse un assenso, io ero allo stremo delle mie forze.
Sono in Svizzera. Sì. Forse una fuga, direte voi. No, no, no, è un ultimo viaggio. Ho pensato che forse avrei dato meno fastidio, meno problemi fuggendo all'estero, come la cosiddetta fuga di cervelli all'estero, ma non importa, sono qui e voglio restare qui e morire dignitosamente qui in Svizzera.
Ma perché? Perché dobbiamo andare all'estero? Perché dobbiamo pagare, anche affrontare dei viaggi assurdi? Io oggi ho fatto un viaggio lunghissimo dopo che non uscivo da casa da più di un mese e non lasciavo la mia città da oltre 11 anni. È stato veramente uno sforzo titanico, ma l'ho fatto per avere una fine dignitosa alla mia sofferenza.
Per piacere, io non voglio che questo iter si ripeta per altre persone. Non potete rimandarci sempre a settembre, ogni anno a settembre, perché ci sono urgenze più grandi. Sappiate che sono pienamente consapevole che esistono tragedie enormi, genocidi, terremoti, alluvioni, e che magari la misera vita di una singola persona e la sua sofferenza appaiono troppo piccole in confronto ad una guerra. Ma il macrocosmo è fatto da infiniti microcosmi. Già. E ogni microcosmo ha un proprio dolore, e ogni dolore è assoluto nel momento in cui viene vissuto, e va rispettato. 
Quindi, per piacere, ascoltate anche noi. Non accomunate immagini di guerre, battaglie, terremoti anche alla mia immagine o all'immagine di altri malati, come se fosse quasi offensivo. Sì, è offensivo pensare o sperare di porre fine alle proprie sofferenze quando altre persone fanno di tutto per vivere. Anche noi abbiamo fatto di tutto per vivere, credetemi. Io è 30 anni che mi arrampico sugli specchi pur di conservare questo sorriso che si sta lentamente spegnendo. Rispettate ognuno di noi. 
Simone Weil, grande filosofa francese, scriveva: "Ognuno ha il proprio olocausto privato". Così il fine vita tocca a tutti, prima o poi. Può accadere a 120 anni, può accadere a 50, può accadere prima. Ogni scelta va rispettata. Fate una legge che abbia un senso, una legge che tenga conto di ogni dolore possibile, che ci siano dei limiti, certo, delle verifiche, ma non potete fare attendere due, tre anni prima di prendere una decisione.
In questi ultimi due anni il mio corpo si è disgregato. Io non ho più forza, ma non ho più forza nemmeno di respirare, delle volte. Perfino i comandi vocali non mi capiscono più. Ecco, io ho anche il catetere adesso, vescicale, ho un tubo, ecco, un tubo di scappamento come una macchina, al quale non sarei mai voluta arrivare, perché io non sono una macchina, sono un essere umano. Io non funziono, io vivo, e voglio vivere dignitosamente fino alla fine. O desideravo, adesso desidero morire dignitosamente. 
Per piacere, fate una legge sensata. Cercate di mettervi nei panni di chiunque, di chiunque. Non esiste nessuna guerra utile in questo mondo. Ogni battaglia è inutile. Mettiamo da parte le diatribe politiche, perché non esiste destra o sinistra o centro. Siamo tutti esseri umani. Tutti. Per piacere, per piacere. Legiferate, ma legiferate con buon senso.
Scusate il disturbo, me ne vado in silenzio. Io miro all'oblio, non cercavo la fama, forse cercavo solo di evitare la fame in questi anni, lavorando onestamente, pagando le tasse onestamente, pagando anche i contributi di chi mi assisteva giorno e notte in questo paese, onestamente. Perché sono dovuta venire qui all'estero? Perché non ce la facevo più di aspettare. No, non ce la facevo più. Per piacere, fate una legge che abbia un senso e che non discrimini nessuna situazione plausibile. Scusate il disturbo.

Finché al governo ci sarà questa maggioranza mi pare assai improbabile che si raggiunga un accordo sulla legge "sensata" auspicata da Martina Oppelli... ma non è che le molteplici maggioranze che si sono susseguite nel corso degli anni abbiano raggiunto risultati degni di nota in tal senso.

domenica 3 agosto 2025

Come me lo dico, che devo volermi bene?

Nelle scorse settimane la mia timeline social è stata letteralmente infestata da post su Temptation Island, il reality show che rende più ignoranti anche solo guardandolo per oltre tre secondi (cit. The Jackal). C'era chi ne parlava per criticarlo e prenderlo in giro, chi – una netta minoranza, perlomeno nella mia "bolla" – perché gli piaceva sul serio... ma il risultato è stato che la quattordicesima edizione del reality è diventata trending topic come mai prima d'ora.

L'unico lato positivo che ci ho trovato è che Manolo Trinci ha preso spunto dal dialogo tra due protagonisti, presumibilmente NON laureati alla Normale di Pisa, per spiegare una regola che faccio mia con piacere.

– Vogliati bene.
– Anche tu.
– Sempre.
Ma "vogliati" esiste? [Fa segno di no con le mani, NdC] Esiste "vogliti", «vogliti bene», forma dell'imperativo del verbo "volere" con l'aggiunta del pronome atono alla fine. Non è una forma diffusissima, ma nel passato è stata adoperata da diversi autori importanti come il poeta Giorgio Caproni. Poi, se non vogliamo incasinarci la vita che è già smandrappata di suo, possiamo sempre usare alternative, come «Abbi cura di te» o «Cerca di volerti bene». Chiaro, no?

Il brillante "influenzatore grammaticale" – così si autodefinisceaveva già presentato le forme dell'imperativo del verbo "volere" tempo fa, prendendo spunto da un monologo del comico Francesco De Carlo.

Si dà il caso che proprio tra ieri e oggi alcune persone care abbiano sottolineato l'importanza di imparare a volermi bene, come presupposto fondamentale per trovare finalmente qualcuno che mi ami davvero... Così d'ora in poi, guardandomi allo specchio ogni mattina, me lo dirò da sola: «Vogliti bene!». Chissà che, a furia di ripetermelo, non mi entri in testa. ;-)

sabato 2 agosto 2025

Seratacce d'estate

Dopo la serata di ieri, che è iniziata all'insegna del cattivo umore si è conclusa pure peggio, non mi andava di starmene a casa da sola anche il sabato sera, così ho cercato un tavolo sull'app Tablo – dopo il quinto utilizzo ho constatato parecchie limitazioni nonostante l'abbonamento, che a questo punto, a fine mese, di sicuro NON rinnoverò – e mi sono aggregata. La cena è cominciata in maniera piacevole, nonostante la tavolata fin troppo numerosa per i miei gusti mi mettesse a disagio... ma dopo le 22, quando in pratica abbiamo finito di mangiare, sarei già voluta tornare a casa. Siccome nessuno accennava a congedarsi dalla compagnia, ho pazientato seguendo in silenzio o quasi le conversazioni altrui... e a un certo punto ne è saltata fuori una che mi ha amareggiata alquanto. Si parlava di approcci tra uomini e donne, e del fatto che «quando una donna decide di sedurre un uomo quasi sicuramente lui ci sta, mentre non è vero il contrario». Su questo maschi e femmine della tavolata erano tutti più o meno d'accordo, sia pur con varie sfumature e distinguo. Per quanto mi riguarda ho invece evitato di intervenire, reputandomi la donna più "friendzonata" d'Italia... quando mi va bene, perché tutte le volte che l'uomo ci è stato – non che sia stata io a condurre il gioco della seduzione – sono finita dopo un tempo più o meno lungo con il cuore in frantumi. L'ultimo "friendzonamento" che ho subìto è recentissimo, e il cervello è consapevole che sia stata la cosa migliore anche per me... ma altri organi meno evoluti rosicano ancora di brutto!

Insomma, se sto a casa mi faccio le pippe mentali, se esco sempre lì vado a finire... Mi sa che è meglio se me ne sto a casa e mi immergo nei mondi racchiusi negli innumerevoli libri che mi attendono!

[Nell'immagine che apre il post, la beffarda ironia del bigliettino contenuto dentro il biscotto della fortuna che ho scartato a fine pasto. Faccio un breve riepilogo: sono single dopo essere stata mollata dopo anni dall'uomo che pensavo avrei finito per sposare, adesso abito in una casa minuscola... e, quanto alla fortuna che mi aspetta, non credo a certe cose. In compenso nella sfiga ci credo profondamente, per esperienza personale]

venerdì 1 agosto 2025

Pensando al (lontano) futuro

Nelle primissime settimane dopo il trasloco avevo così tanto da fare, ed ero talmente stanca, che in pratica non avevo modo di fermarmi a riflettere sulla mia situazione. Questo invece è il secondo venerdì consecutivo – due settimane fa ho colto l'occasione di andare a ballare, cosa per me a dir poco inconsueta, ma sorprendentemente divertente – in cui arrivo alle soglie del weekend sopraffatta da uno struggente senso di solitudine e malinconia, qualcosa di ben diverso dal sollievo che provavo di solito sapendo di avere davanti due giorni da dedicare al riposo e alle questioni rimaste in arretrato (sola di fatto lo ero già, solo che non me ne rendevo conto). Per esorcizzare questo stato d'animo condivido due immagini legate al destino che ci accomuna tutti, nessuno escluso, anche se tendenzialmente preferiamo allontanarlo dai nostri pensieri: la morte. La prima è abbastanza angosciante nonché un tantinello colpevolizzante...

Al mio funerale non piangete. Sono morta dentro da molto tempo e a voi non importava.

 ... mentre la seconda ha un che di positivo.

Quando non ci sarò più, piantate dell'erba gatta sulla mia tomba. Voglio che mi visitino tanti, tanti gatti.

Ma io spero di realizzarlo ben prima di morire, il sogno di essere circondata da mici. Me ne basterebbe anche solo uno, volendo essere realistica. E magari pure un cane, un pastore abruzzese... <3

giovedì 31 luglio 2025

I can't live with or without you, my job

Domani inizia agosto, il mese che per molti, me compresa, è quello delle ferie estive. Se come me sei mentalmente esausto e non vedi l'ora che arrivi il giorno in cui potrai disattivare la sveglia, anche solo per un paio di settimane, potrebbe balenarti in testa una domanda esistenziale: fino a che punto vale la pena di stressarsi così tanto? Il meme che ti propongo stasera rappresenta l'ovvia risposta...

– Se odi il tuo lavoro, perché non te ne vai e basta?
– SONO AL VERDE!

Ecco un altro meme che non posso far altro che sottoscrivere in pieno.

Io che ho un lavoro
Io senza lavoro
Io che trovo un lavoro

Infine, Frank Gramuglia esprime quello che in fondo è anche il mio obiettivo di carriera. Peccato che non sia così facile riuscire a centrarlo in pieno...

[Chiedo perdono agli U2 per aver abusato di una delle loro canzoni più belle dando il titolo a questo post]

mercoledì 30 luglio 2025

Se solo poteste vedermi

Stasera, mentre con una persona appena conosciuta parlavamo dei rispettivi genitori, mi è capitato di pensare ai miei. In realtà non passa praticamente giorno senza che io lo faccia... ma stavolta mi sono domandata cosa proverebbero se mi vedessero oggi.

Quando nei mesi scorsi ho affrontato quella fase tremenda, la consapevolezza che papà e mamma non potessero essere testimoni di come ero ridotta rappresentò quasi un motivo di sollievo: sono sicura che ne avrebbero sofferto tantissimo anche loro.

In questi due mesi scarsi di vita da sola, mi rendo conto di aver già vissuto esperienze piacevoli, non tantissime ma significative, che temevo mi sarebbero state per sempre precluse. In qualche caso si è trattato di "prime volte" che non osavo sperare sarebbero mai arrivate, e che temevo proprio fossero al di fuori della mia portata. A questo punto mi manca quasi solo di lanciarmi col paracadute... ma non esageriamo: va bene lasciarsi andare, ma a tutto c'è un limite! ;-)

Comunque, se davvero esistesse un aldilà dal quale i nostri cari ci possono guardare, oggi sarei felice di sapere che mi vedono finalmente serena, con giusto qualche nuvola. Chi ha seguito tutto il mio percorso recente si dice ammirato nel constatare come mi sono risollevata... ma, considerato lo strazio che ho provato all'inizio, direi che sono ancora in credito con il destino, e mi auguro di rimettermi in pari nei prossimi mesi! :-)

[Chiedo scusa se il post risulta fin troppo criptico, e probabilmente anche scritto peggio rispetto ai miei standard... ma ci tenevo a fissare questo stato d'animo sul mio diario online]

P.S.: L'immagine che apre il post l'ho generata dando il testo in pasto a ChatGPT e chiedendogli di rappresentarne il significato con un'illustrazione. Sorvolando sul fatto che quei due non somigliano neanche un po' ai miei genitori, la trovo abbastanza cringe... ma dopo due tentativi ho rinunciato a insistere.

martedì 29 luglio 2025

Chi è senza peccato scagli il primo smartphone!

Questa sera condivido un po' di spunti su un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: la dipendenza da cellulare e da social media, una "sindrome" dalla quale devo riconoscere di non essere certo immune. Il primo, più leggero, è una parodia di I Can't Help Myself (Sugar Pie, Honey Bunch) dei Four Tops realizzata da Shirley Șerban per mostrare quanto possa essere arduo per taluni fare a meno di condividere ogni singolo istante della propria vita sui social...

... e il secondo, più serio, è un post pubblicato su Instagram da @ispirazione.ita.

Un fotografo rimuove i telefoni dalle sue foto per mostrare come appare la vita quotidiana e l'interazione umana.
Il progetto intitolato “Removed” del fotografo Eric Pickersgill vuole mostrare la nostra dipendenza dalla tecnologia moderna, dai social media e dall’iperconnessione.
L’idea gli è venuta osservando una famiglia seduta in un bar: ogni membro era completamente assorbito dal proprio dispositivo.
La loro vicinanza fisica e allo stesso tempo la distanza emotiva non potevano essere più evidenti.
«È stato uno di quei momenti in cui vedi qualcosa di così incredibilmente comune che ti scuote, ti rende improvvisamente consapevole di ciò che sta davvero accadendo… ed è impossibile dimenticarlo», afferma Pickersgill.

Qui di seguito riporto quattro foto tratte dal carosello associato; sono quelle che mi hanno maggiormente colpita.

Alzi la mano chi di scene simili, con telefoni inclusi, non ne vede quotidianamente o quasi, sempre che non ne sia protagonista...

Per finire, tramite Silvia Ziche, invio un velato suggerimento a tutti coloro che sono in procinto di partire per le vacanze! :-D

sabato 26 luglio 2025

Accogliere la diversità

Nel 2018 Luca Trapanese, attivista e oggi assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha adottato la piccola Alba. Ha potuto farlo pur essendo single perché la legge italiana ammette un'eccezione alla ferrea regola secondo cui "i bambini devono avere una mamma e un papà". Per la precisione, l'articolo 44 della legge 184/1983 (Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori) stabilisce che «quando vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo [...] l'adozione è consentita, oltre che ai coniugi, anche a chi non è coniugato». E nessuna famiglia "tradizionale" si era detta disposta a occuparsi di Alba, perché la bimba è nata con la sindrome di Down. A settembre 2022 Trapanese, rivolgendosi a Giorgia Meloni, la quale in quel periodo era prossima a vincere le elezioni politiche diventando presidente del consiglio, ha scritto «Sono certo che al nostro tavolo mi diresti che si tratta di un'enorme assurdità, che questo va cambiato, perché è un'idiozia che per un bimbo disabile sia sufficiente un solo genitore e per gli altri ce ne vogliano due sposati».

Lunedì scorso Trapanese ha pubblicato un post davvero toccante.

Sono il papà di Alba, una meravigliosa bambina con la sindrome di Down. Leggere che dei ricercatori giapponesi stanno sperimentando, su cellule in laboratorio, la possibilità di "eliminare" il cromosoma in più utilizzando CRISPR è impressionante dal punto di vista scientifico, ma solleva riflessioni profonde sul senso della vita e dell’accettazione.
Capisco la tentazione di voler “aggiustare” tutto: rendere perfetti i genomi, alleviare le sofferenze, eliminare la diversità.
Ma proprio Alba mi ha insegnato che non è questo il vero scopo.
La vita è un insieme di giornate luminose e giornate scure, di imprevedibilità e di sfide. Voler correggere ogni "imperfezione" può trasformarsi in una prigione sterile, che negazioni la ricchezza dell’esistenza autentica.
La genetica può cancellare un cromosoma, ma non può sottrarre l’amore, la crescita, la bellezza che nasce dallo stare accanto a chi è diverso.
Il rischio maggiore non è la ricerca scientifica: è credere che la vita abbia bisogno di perfezione per essere piena. Invece, è proprio nel riconoscere i limiti, nella convivenza anche con il dolore, che si manifesta la grandezza umana.
Non dico che non bisogna ricercare cure e soluzioni, perché ogni progresso che allevia una sofferenza è benvenuto; ma dico che non serve pensare che tutto ciò che è “diverso” sia sbagliato o debba per forza essere modificato.
Alba non è un cromosoma: è una persona con un’anima, un sorriso, un mondo interiore che va contemplato per quello che è, non per come potrebbe essere se fosse “aggiustato”.

Secondo l'articolo 6 della legge 194/1978 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza) è possibile abortire dopo i primi 90 giorni solo «quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna», oppure «quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna». Molte donne si avvalgono di tale possibilità, ad esempio nel caso di diagnosi di sindrome di Down per il feto, e lo fanno per svariate ragioni valide, dal timore di non saper fare fronte all'impatto che portare a termine la gravidanza avrebbe sulla loro esistenza alle preoccupazioni sulla sorte della creatura nel momento in cui i genitori dovessero venire a mancare. Ma le parole di Luca Trapanese, pur non mirando a convincere nessuno, mi hanno dato da pensare. Alba è una bambina davvero fortunata, non c'è che dire! :-)

venerdì 25 luglio 2025

Così muore un Paese

Oggi mi sono imbattuta, perché l'aveva condiviso l'autore satirico Luca Bottura, in un lungo tweet dell'utente @SandroR75196788, alias Timostene. Lo riporto qui di seguito perché, in un'epoca in cui a votare ci vanno sempre meno persone, e quelle poche hanno consegnato il Paese nelle mani di chi sta facendo danni d'ogni sorta, mi sembra illuminante.

La metà degli italiani non vota più. E no, non è protesta. È che non gliene frega un cazzo. E peggio ancora, non se ne vergognano.
Vivono nel proprio piccolo regno di abitudini, dove nulla entra e nulla esce, dove tutto si tiene purché nessuno chieda loro di alzare la testa, di leggere, di capire, di prendere parte. Non è solo apatia. È ignavia. È l’assenza di qualsiasi senso del dovere. È il rifiuto anche solo di guardare in faccia la realtà, purché la domenica ci sia la Serie A e il sabato la spesa all’outlet.
Ignavi. Quelli che non scelgono non per paura, non per delusione, ma perché non gli interessa niente e nessuno.
Non scelgono perché non sentono più il bisogno di distinguere il giusto dallo sbagliato, purché la bolletta non dia fastidio e il cellulare abbia campo.
E allora meglio niente. Meglio il silenzio. Meglio il divano.
Meglio far finta che la politica sia lontana.
Ma la politica non è lontana.
La politica vi ha già tolto la sanità, la scuola, i contratti stabili, le pensioni dignitose.
Vi ha svuotato il frigo e riempito le strade di precari.
Vi ha regalato Santanché, La Russa, Rampelli, Lollobrigida, Valditara.
Vi ha tolto i diritti e vi ha venduto la retorica del decoro, della sicurezza, della famiglia come giustificazione per ogni porcata.
E voi?
Zitti.
Fermi.
A guardare.
Parlate di rivoluzione, qualcuno. Ma quale rivoluzione?
Voi non fate nemmeno il gesto più semplice, più minimo, più gratuito: andare a votare.
Parlate di sistema corrotto, ma non vi prendete nemmeno il disturbo di scegliere chi prova a cambiarlo.
Avete scambiato la critica per cinismo, e il cinismo per intelligenza.
Ma è solo codardia.
È solo disimpegno.
È indifferenza mascherata da profondità.
E mentre voi vi fate i cazzi vostri, le destre si organizzano, si mobilitano, si spartiscono tutto.
Dalla RAI al CSM.
Dai fondi del PNRR agli incarichi negli enti pubblici.
Le poltrone, le aziende, i media, perfino i manuali scolastici.
Prendono tutto.
Perché voi non ci siete. Perché non vi interessa esserci.
E non dite che non si può fare nulla.
Non dite che “tanto sono tutti uguali”.
Chi non va a votare è colpevole quanto chi vota fascista.
Anzi no, peggio. Perché chi vota ha almeno scelto, ha almeno combattuto, anche se dalla parte sbagliata.
Voi no. Voi non avete lasciato il campo: non ci siete mai entrati.

Avete spento la luce e vi siete chiusi in camera, a guardare i TikTok dei balletti.
E lo capisco, in parte.
Lo capisco perché anche io, a volte, ho pensato che fosse tutto inutile.
Ma la differenza è che io ci torno, in cabina.
Perché mollare vuol dire consegnarsi.
E consegnarsi, oggi, vuol dire mettere il proprio silenzio al servizio del potere.
Il fascismo non ha più bisogno di fare paura.
Non gli serve più. Gli basta aspettare che ve ne freghiate.
Non è la politica che vi ha abbandonato.
È che voi, della politica, non avete mai voluto sapere nulla.
E ora vi fa comodo dire che non serve.
La democrazia non muore con un colpo di Stato.
Muore a forza di “tanto non cambia niente”.
Muore di ignavia, di menefreghismo, di diserzione civile.
Muore mentre vi distraete.
Così muore un Paese.
Non tra le bombe. Ma nel vuoto lasciato da chi non c’è.

Poco più di due ore dopo l'utente, evidentemente ispirato dai riscontri ricevuti, ha approfondito il suo pensiero.

ADDENDUM – Il mito dell’“io inascoltato”
Dopo ogni testo come questo, i commenti si assomigliano tutti. Un fiume di gente che, con tono offeso o risentito, scrive: “non vado a votare perché non c’è nessuno che mi rappresenta.”
Oppure: “sono tutti uguali.”
Oppure: “chi dovrei votare? dimmelo tu, se hai il coraggio.”
Una parte di questi commenti è francamente ridicola: profili fake, account Novax, gente che scrive a malapena in italiano e si vanta del proprio disinteresse come fosse una medaglia. Sono esattamente il profilo degli ignavi. Gente a cui non frega un cazzo della cosa pubblica, e che si sente pure superiore per questo.
Ma c’è anche un altro fronte, più sottile, più insidioso: quello dell’“anima nobile”. Quelli che dicono che nessun partito li rappresenta, che non trovano un progetto degno, che si sentono delusi, traditi, non ascoltati.
Viviamo in una società iper-individualista, edonista, dove il “noi” è stato dissolto, polverizzato, svuotato. Ognuno si sente un mondo a parte, un’opera d’arte incomparabile, un’opinione da santificare. Ma in una democrazia i partiti non sono specchi. Sono piazze.
I partiti sono luoghi d’incontro, conflitto, compromesso. Sono comunità imperfette, fatte di correnti, discussioni, voti a maggioranza, mediazioni. E dentro quelle piazze ci si sta non perché tutto ti rappresenta, ma perché qualcosa ti orienta.
E da lì si parte, si lavora, si spinge, si sposta l’equilibrio.
Chi pretende un partito fatto a propria immagine e somiglianza, non vuole la democrazia. Vuole l’autocrazia del proprio ego.
Vuole un partito con un solo iscritto: se stesso.

Non è che nessuno lo rappresenta.
È che lui non vuole farsi rappresentare da nessuno, se quel “nessuno” non recita esattamente il suo monologo sul palco.
E diciamocelo: chi se ne esce con queste giustificazioni, nella maggior parte dei casi, è un elettore di destra.
Magari non lo ammette, magari si nasconde dietro la maschera del “né di destra né di sinistra”, ma non si è mai riconosciuto in nulla che abbia a che fare con l’uguaglianza, la solidarietà, i diritti.
Non potrebbe mai riconoscersi in una qualsiasi forma di sinistra, perché nel suo mondo il noi non esiste. C’è solo l’io.
La politica è lo spazio del compromesso.
Il non voto è lo spazio del nulla.
Chi non vota perché non si sente rappresentato non sta facendo una scelta alta:
sta solo dimostrando di non aver capito come funziona una democrazia.