In questi giorni l'alluvione in Emilia-Romagna mi ha tenuta col fiato sospeso. Anche se dal punto di vista meteorologico il peggio sembra essere passato, ci sono ancora decine di migliaia di sfollati oltre a danni assai difficili da quantificare: Luca Della Godenza, sindaco di Castel Bolognese, ha dichiarato
Qui è cambiata la geografia, bisognerebbe riscrivere i libri: non ci sono più dei monti, non ci sono più delle strade, non ci sono dei ponti. In collina non bastano i soldi, non bastano i ristori. O il governo approccia la questione in un certo modo, oppure lo spopolamento diventa immediato, perché non c’è più una strada agibile.
Il Post ha spiegato cosa c'è da fare dopo un'alluvione, oltre a passare in rassegna le aree a rischio alluvione in Italia; come si può notare dall'immagine che apre il post, i comuni dell'Emilia-Romagna sono quelli più a rischio.
Riguardo a questa drammatica situazione, segnalo due notizie in un certo senso marginali, ma che sono accomunate da un aspetto ben preciso e che mi hanno colpita parecchio.
- Il politico Achille Occhetto, ultimo segretario del Partito Comunista Italiano dal 1988 nonché primo segretario del Partito Democratico della Sinistra fino al 1994, ospite ieri del talk show In Onda ha dato una spiegazione decisamente sui generis riguardo alle ragioni di quanto è accaduto negli scorsi giorni in Emilia-Romagna. «È stato il Signore che ha creato la terra, che da tempo vedeva questi ragazzi che con la vernice lanciavano allarmi ma erano inascoltati. E allora il Signore ha detto loro: “Ci penso io a fare capire chi non vi ascolta”. E ha fatto come quando mandó l’invasione delle cavallette. Così in tre giorni ha inviato la pioggia di sei mesi». Gli astanti sono rimasti di stucco, come pure buona parte del pubblico a casa, suppongo.
- Anche se i peggiori disastri il maltempo li ha fatti in Romagna, il resto della penisola non è stato immune; in particolare il fiume Piomba fra il teramano e il pescarese stava esondando, così don Gaston, parroco della chiesa San Salvatore di Silvi Paese (TE), in abiti talari, Vangelo e acqua santa, ieri si è sporto dal parapetto del ponte della strada statale 16 che passa sul fiume e ha pregato perché la natura "non portasse devastazione e morte". Come riporta TGCOM24, «Fede o coincidenza, il fiume Piomba è poi rientrata (sic) nei limiti». Ma per noi miscredenti c'è una spiegazione più logica: «La conferma che il fiume Piomba era poi tornato sotto il livello di guardia, insieme ad altri corsi d'acqua abruzzesi (come il Pescara e il Saline; il Foro, l'Alento, l'Osento e il Sinello, nel Chietino; il Salinello, anch'esso nel Teramano) che negli ultimi giorni avevano superato la soglia di allarme o di preallarme, è arrivata dal bollettino criticità diramato nel pomeriggio dal Centro funzionale d'Abruzzo della Protezione civile. La spiegazione tecnica è che nelle ultime ore, con l'interruzione delle precipitazioni, i corsi d'acqua stavano gradualmente tornando sotto il livello di guardia».
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