Come forse avrai notato, è assai poco frequente che sulle pagine di questo blog la sottoscritta si spinga più di tanto sul piano personale... ma questa è una delle volte in cui sento la necessità di farlo
Ieri sera sono riemersa fisicamente – ma di certo non emotivamente – da un'esperienza che mi ha messa a dura prova. Quando cinque anni fa mio padre si ammalò e poi morì, fu a suo modo uno strazio, ma non a questi livelli.
Mercoledì scorso era il giorno in cui finalmente riaprivano i confini tra le regioni italiane, e io avevo in programma già da tempo, salvo imprevisti, di andare a Pescara nel weekend per sbrigare delle faccende abbastanza urgenti per conto di mamma, oltre che ovviamente per far visita a lei. Essendo venuta a sapere lunedì scorso dell'improvviso peggioramento delle sue condizioni di salute, peraltro constatato coi miei occhi tramite videochiamata, ho deciso di anticipare la partenza appunto a mercoledì. Poco dopo il mio arrivo mi è toccato incassare il benservito dall'infermiera che aveva dato la sua disponibilità ad affiancare per tutto il tempo necessario la badante "titolare", reduce da un intervento al ginocchio e quindi in malattia e impossibilitata a fare sforzi come quello richiesto per sollevare mia madre dal letto, adagiarla in carrozzina e accompagnarla sul divano, e poi viceversa. «Non ce la faccio più!», ha esclamato prima di varcare la porta. Ha quindi preso il via una ricerca spasmodica su molti canali diversi – agenzie interinali, cooperative sociali, società specializzate in assistenza domiciliare, nominativi consigliati dalla farmacia, conoscenti... – per trovare al più presto una badante in grado di alleviare il peso – psicologico ancor più che fisico – che gravava sulla badante "titolare". Nel frattempo ad aiutarla c'eravamo io e il mio compagno – soprattutto lui, che rispetto a me ha decisamente più forza e destrezza per spostare mia madre senza farle male, anche se da solo neanche lui ce la farebbe dal momento che, pur avendo perso parecchio peso, la paziente non collabora quasi per nulla.
Domenica, quando dopo l'ennesimo buco nell'acqua ormai non ci speravamo più, ci è stata presentata la persona giusta. Potevamo quindi tornare a casa con la tranquillità di aver lasciato mia madre in buone mani. Ma all'improvviso sono stata assalita da un senso di colpa che mi ha fatto versare lacrime amare: mi sono resa conto che in quei giorni, indaffarata com'ero nelle questioni pratiche oltre che, lo ammetto, priva della forza d'animo necessaria per fronteggiare senza cedimenti lo stravolgimento di mia mamma nel giro di cinque mesi, l'ho coccolata troppo poco, non le ho fatto sentire abbastanza la mia presenza, e può darsi che la prossima volta che tornerò a trovarla, se sarà ancora viva, forse non mi riconoscerà neanche, o non sarà nemmeno più cosciente. Allora al momento di salutarla l'ho riempita di baci... e lei se ne è uscita con uno straziante «Ma non ti faccio schifo?». Il fatto è che lei ha sempre tenuto in maniera maniacale ad apparire perfetta (da chi abbia preso la sottoscritta, che a malapena si ricorda di pettinarsi prima di uscire, è un mistero), ed è abbastanza lucida da rendersi conto di essere ben lungi dalla perfezione in questo momento. Le ho assicurato che ci penseranno le sue due aiutanti a farla bella, sperando che lei se la senta; sono sicura che le farebbe un gran bene al morale.
Stasera l'ho risentita, e ho avuto dalla badante altre notizie scoraggianti, stavolta sul piano dell'alimentazione: se sono settimane che mamma mangia come un passerotto, ormai non le va giù praticamente nulla, e quel poco lo rigetta. Dopo aver riattaccato, sono stata colta da un atroce dilemma interiore: da una parte vorrei che mamma rimanesse con noi il più a lungo possibile, dall'altro temo che ogni giorno che passa rappresenti per lei solo una sofferenza.
Insomma, è un momentaccio. E la persona che più di tutte dovrebbe fare squadra con me in questo frangente, se non altro per motivi genealogici, sembra invece essersi messa d'impegno per complicarmi le cose e dare una mazzata al mio già precario equilibrio. Meno male che ho accanto un uomo che, pur non avendo con mia madre alcun legame di sangue e neppure burocratico (perché non siamo ancora riusciti a sposarci), cerca di farsi in quattro per lei come se fosse suo figlio.
P.S.: Nel caso in cui qualcuno avesse intenzione di biasimarmi perché ho "abbandonato" mia madre nelle "grinfie" di persone estranee come sono le badanti, lo avviso che ogni commento del genere verrà cassato senza pietà. Quando mi sono trasferita al Nord per amore, la salute di mia madre non era assolutamente compromessa com'è oggi, e la soluzione più lungimirante sarebbe stata che lei si trasferisse nella mia zona affinché potessi raggiungerla in men che non si dica in caso di necessità. Lei però non volle saperne di schiodarsi dal suo nido. Ma io continuo a fare tutto il necessario, sacrificando la mia stessa serenità, affinché non le manchi nulla di ciò di cui ha bisogno.