Direttamente dal sito dell'Accademia della Crusca, l'autorevole conferma che due di quelli che si tende a considerare strafalcioni in realtà non lo sono: scancellare scritto con la s davanti, e le grafie ànno, à, ò e ài al posto di hanno, ha, ho, hai (comunque, se si omette la cosiddetta h etimologica che serve a distinguere graficamente quelle voci verbali del presente indicativo del verbo avere da altre parole omofone, bisogna usare l'accento... e, diciamolo, si tratta di forme abbastanza vintage ;-) ).
mercoledì 31 gennaio 2024
martedì 30 gennaio 2024
Che c'azzecca la merla con il freddo?
Gli ultimi tre giorni di gennaio, quindi anche oggi, sono noti come "giorni della merla". Ecco cosa dice il sito giornatamondiale.it riguardo a questa tradizione non priva di fondamento.
Introduzione alla Leggenda
Il Giorno della Merla è una tradizione popolare profondamente radicata nella cultura italiana, che si celebra negli ultimi tre giorni di gennaio. La leggenda narra di come, un tempo, i merli fossero bianchi e, durante un inverno insolitamente mite, si burlarono del freddo. Offeso, l'inverno tornò con una gelida vendetta, costringendo i merli a rifugiarsi in un camino, da cui uscirono ricoperti di fuliggine e divenuti neri per sempre. Questa storia affascinante serve da cornice per una festività che riflette antiche osservazioni meteorologiche e pratiche agricole.
Il Significato Meteorologico
Il Giorno della Merla ha un fondamento nelle osservazioni meteorologiche storiche. Statistiche raccolte dall'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) mostrano che il periodo dal 29 al 31 gennaio è tra i più freddi dell'anno in Italia, confermando così la saggezza popolare tramandata nei secoli. Questa constatazione non è solo di interesse culturale, ma ha anche implicazioni pratiche in ambiti come l'agricoltura e la pianificazione urbana.
Impatto sull'Agricoltura
Per i contadini, Il Giorno della Merla è più di una semplice storia: rappresenta un promemoria agricolo. Si crede che se questi giorni sono particolarmente freddi, l'anno sarà caratterizzato da un raccolto abbondante, poiché il freddo aiuta a controllare la popolazione di parassiti e malattie. Questa credenza influisce sulle decisioni relative ai cicli di semina e raccolta, dimostrando come un'antica tradizione possa avere applicazioni moderne e concrete.
P.S.: Esiste anche un'altra credenza che lega i giorni della merla alla primavera: se sono freddi sarà bella, altrimenti arriverà tardi. Mah...
lunedì 29 gennaio 2024
Piccole Mango crescono
La prossima settimana, per la precisione da martedì 6 a sabato 10 febbraio, si svolgerà il settantaquattresimo Festival di Sanremo, condotto per il quinto anno consecutivo da Amadeus che ne è anche il direttore artistico. Come al solito sarò tra i suoi irriducibili spettatori, a costo di fare le ore piccole e arrivare in ufficio il giorno dopo tipo zombie! ;-)
Tra gli artisti partecipanti figura l'esordiente Angelina Mango, classificatasi seconda l'anno scorso al talent show Amici di Maria De Filippi e reduce dal successo di hit come Ci pensiamo domani e Che t'o dico a fa' (e da simpatiche parodie come quella degli Oblivion). A Sanremo presenterà il brano La noia, del quale è anche autrice insieme a Madame (meh...) e Dardust (gajardo!).
La giovane promessa – compirà 23 anni ad aprile – è doppiamente figlia d'arte: i suoi genitori sono Laura Valente, ex cantante dei Matia Bazar, e Giuseppe Mango, meglio noto semplicemente come Mango, a mio modesto avviso una delle voci maschili più belle della musica leggera italiana, scomparso l'8 dicembre 2014 all'età di soli sessant'anni in seguito a un malore che lo aveva colpito sul palco, quando Angelina di anni ne aveva appena tredici. Per fortuna papà Mango ha fatto in tempo ad apprezzare il talento della sua creatura: infatti i due hanno duettato in Get Back, cover dei Beatles tratta da L'amore è invisibile, ultimo album del cantautore lucano.
Durante la quarta serata del Festival, per regolamento, ciascun artista in gara deve presentare la cover di un pezzo a sua scelta, sia italiano che internazionale. Angelina ha optato per La rondine, uno dei brani più suggestivi del repertorio di suo padre.
Ebbene, incredibile ma vero, non tutti hanno apprezzato un così tenero e struggente omaggio alla memoria di un papà perduto troppo presto; a quanto pare qualcuno – mi auguro si tratti solo di chiassose ma rare eccezioni – ha criticato Angelina accusandola di voler spettacolarizzare il proprio dolore, nientemeno. Se qualcuno deve vedere per forza il male anche dove non c'è, probabilmente quel male ce l'ha dentro di sé, non vedo altre spiegazioni...
domenica 28 gennaio 2024
Questo non è diritto di cronaca
Giusto l'altroieri, mentre recuperavo gli arretrati di Amare parole, il podcast curato da Vera Gheno per Il Post, mi è stata riproposta la replica dell'episodio Il diritto di affidare del quale avevo già parlato qui a proposito della vicenda del neonato lasciato – NON abbandonato! – nella Culla per la Vita del Policlinico di Milano la mattina di Pasqua, e del relativo appello a tornare sui suoi passi rivolto dal comico Ezio Greggio alla madre del bimbo. Ebbene, è appena accaduto qualcosa che se possibile è ancora più squallido, nonché lesivo della libertà di una donna che, per ragioni delle quali noi siamo completamente all'oscuro, ha fatto la scelta che riteneva più giusta per garantire un futuro migliore alla sua creatura. Citando il post pubblicato dalla summenzionata Vera Gheno al riguardo...
Pubblicare il video della donna che ha lasciato un neonato nella sala d'aspetto di un ospedale non è diritto di cronaca: è curiosità morbosa, è violazione della privacy e della deontologia giornalistica, è arma di distrazione di massa. Chi ricondivide dovrebbe pensarci due volte.
Ammetto che il video l'ho guardato – nella versione che ho trovato il volto della donna è abbastanza "pixellato" e questo dovrebbe renderla difficilmente riconoscibile, ma ciò non toglie che diffondere quelle immagini su tutti i media sia stata un'operazione a dir poco discutibile – ma seguirò il consiglio di Vera ed eviterò di condividere link, che comunque sono fin troppo facili da reperire, e pure di fornire dettagli sull'ospedale dove è avvenuto l'episodio e sull'età del bambino (non proprio piccolissimo, il che rende ancora più straziante tutta la vicenda).
[Aggiornamento: Ho saputo che nelle immagini mandate in onda dal TG1 il volto non era affatto pixelato, la donna era chiaramente riconoscibile e infatti a quanto pare è stata riconosciuta, tanto più che la città dove è avvenuto l'episodio non è certo una metropoli. A questo punto non ho più parole che non siano parolacce]
sabato 27 gennaio 2024
L'importanza di non dimenticare il passato
In occasione del Giorno della Memoria, che si celebra nella data odierna poiché il 27 gennaio 1945 avvenne la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, Aforismi ha pubblicato una citazione attribuita a Primo Levi...
Tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo.
... precisando però che
[Questa frase è spesso attribuita a Primo Levi. La frase originale è probabilmente di George Santayana, tratta da "The Life of Reason", 1905: “Those who cannot remember the past are condemned to repeat it.”]
Invece è sicuramente di Primo Levi, tratto dall'incipit di Se questo è un uomo, l'aforisma del giorno di Wikiquote:
Voi che vivete sicuri | nelle vostre tiepide case, | voi che trovate tornando a sera | il cibo caldo e visi amici: | considerate se questo è un uomo | che lavora nel fango | che non conosce pace | che lotta per mezzo pane | che muore per un sì o per un no.
Propongo anche una vignetta di Fabio Magnasciutti...
... e un breve video del comico Roberto Lipari, che per l'occasione ha mantenuto un tono adeguato alla circostanza fingendo di inviare una nota vocale alla Memoria. Ecco quello che dice.
Un popolo senza memoria è come un vaso vuoto. Perché se sei senza memoria sei senza opinione, e quando sei senza opinione sei facile da governare. Quindi l'ho capito a che servi, cara Memoria: servi a ricordarci tutta la m***a che c'è stata. Poi il resto è tutto naturale. Vedi, in Africa stanno cominciando a nascere gli elefanti senza le zanne, perché i bracconieri uccidevano gli elefanti per prendersi l'avorio dalle zanne, e la natura li ha fregati [in realtà la questione è un po' più complicata di così, NdC]. Come allo stadio che la settimana dopo quei cori razzisti hanno fatto tutti "buu" al razzismo e hanno riempito lo stadio di bambini. Come quel preside che ha detto: «Lasciamolo scritto nel muro "Il preside è gay", così sia monito per gli imbecilli del futuro». Perché se quel vaso vuoto di prima lo riempiamo di mer... anzi, di concime, in qualche modo la natura qualche cosa ce la farà nascere. Ci manchi, Memoria. Non ti dimenticare di noi...
venerdì 26 gennaio 2024
Il punto è la crudeltà
Qualche giorno fa, tramite il giornalista Alessandro Milan, sono venuta a sapere che l'Alabama era in procinto di eseguire una condanna a morte con un metodo terrificante, peraltro mai sperimentato prima. Stamattina ho appreso che le mie tenui speranze di un dietrofront prima che avvenisse l'irreparabile (fermo restando che io dico sempre no alla pena di morte senza se e senza ma) erano state vane: il 58enne Kenneth Smith è morto per ipossia da azoto dopo un'agonia interminabile; non è stato affatto un trapasso rapido e indolore come qualcuno aveva voluto far credere. Ne ha parlato Luca Misculin all'inizio dell'odierno episodio del podcast Morning, e riporto qui di seguito la relativa trascrizione.
C'è una scena famosissima del primo film di Star Wars in cui il malvagio comandante della Morte Nera fa assistere la principessa Leia, capo dei ribelli che si oppongono all'Impero, alla distruzione del pianeta dove è cresciuta, Alderaan. Il pianeta viene colpito da un enorme raggio laser sparato proprio dalla Morte Nera, ed esplode davanti agli occhi di Leia. Il comandante le spiega che aveva bisogno di un pianeta dove sperimentare la potenza del raggio laser, ma non c'era alcuna necessità di uccidere milioni e milioni di persone, e farlo davanti a una che abitava sul loro stesso pianeta. Quella del comandante della Morte Nera è una dimostrazione di crudeltà che nell'impianto narrativo del film serve a mostrare quanto siano cattivi i cattivi, ma soprattutto quanto siano potenti. La Morte Nera è lo strumento di un potere dispotico e disumano che vuol far sapere a tutti cosa è disposto a fare per rimanere al suo posto. La crudeltà che dimostra, insomma, è sinonimo di potere.
Mi sembra che ci troviamo in una condizione paragonabile a quella di Leia quando leggiamo di condanne a morte eseguite in maniera brutale, come quella avvenuta poco fa nei confronti di Kenneth Eugene Smith, un uomo di 58 anni che era in carcere da più di 40 in Alabama per aver ucciso una donna di 45 anni, Elisabeth Sennett. Le autorità locali hanno ucciso Smith per azoto; in pratica gli hanno messo una mascherina sul naso e la bocca e gli hanno fatto inalare dell'azoto puro, fino a quando nei suoi polmoni l'azoto non ha sostituito completamente l'ossigeno, soffocandolo.
È stata la prima volta che un metodo del genere è stato messo in pratica negli Stati Uniti, dove da anni le sostanze per eseguire le condanne a morte per iniezione letale sono sempre più costose, e un precedente tentativo di uccidere in quel modo Smith era fallito; l'azoto invece è molto meno caro. E però la morte per inalazione di azoto è considerata una pratica paragonabile alla tortura dall'ONU e da diverse organizzazioni per i diritti umani; pensate che nemmeno l'associazione di categoria dei veterinari statunitensi la raccomanda per l'eutanasia di vacche o di cavalli.
Non sappiamo ancora esattamente cosa sia successo a Smith, ma si sa che la sua morte non è stata istantanea, e chissà cosa ha pensato in quei momenti.
Il corpo su cui è stata sperimentata questa pratica è quello di Smith, ma il messaggio è per tutti noi: ecco fin dove siamo disposti ad arrivare per mantenere l'ordine, la sicurezza e lo status quo. Se ci pensate, non siamo così lontani dalle impiccagioni pubbliche che si tengono ancora oggi in Iran o in altri regimi autoritari. Per fortuna l'Occidente non è un grande Alabama, anche se la Corte Suprema degli Stati Uniti ha avallato il metodo con cui è stato ucciso Smith in un giudizio emesso pochi minuti prima della sua morte. Secondo alcuni però queste manifestazioni e quelle concrete – accantoniamo Star Wars – nascondono qualcosa di più oscuro, e forse ancora più inquietante.
Ogni tanto ripenso a un articolo pubblicato sull'Atlantic nel 2018; lo ha scritto il giornalista e intellettuale Adam Serwer, si intitola Il punto è la crudeltà. Serwer racconta che a Washington il Museo Nazionale di Storia e Cultura Afroamericana ospita una mostra permanente di alcune foto scattate durante i linciaggi, le impiccagioni e le violenze contro i neri fra '800 e primo '900. L'elemento che più lo colpisce nelle foto, scrive Serwer, non sono i corpi bruciati o mutilati, ma le facce delle persone bianche visibili nelle foto. Scrive Serwer: nella foto del linciaggio di Thomas Shipp e Abram Smith nell'Indiana nel 1930 si vede un uomo rivolgere un ghigno verso l'obiettivo, mentre stringe teneramente la mano di quella che sembra sua moglie o la sua compagna; in un'altra foto non datata e scattata a Duluth in Minnesota, un gruppo di uomini sorride accanto a corpi mutilati e mezzi nudi di due uomini frustati in mezzo alla strada. Erano esseri umani, persone che provavano un immenso piacere nella gretta crudeltà di torturare a morte altri esseri umani: quella crudeltà li faceva stare bene, li rendeva orgogliosi, felici, e più legati l'uno all'altro. Gioire delle sofferenze altrui è più umano di quanto siamo disposti ad ammettere, scrive Serwer, che poi traccia un paragone fra quelle persone e i più accaniti sostenitori di Donald Trump, la cui comunità, scrive, è cementata dal gioire delle sofferenze di quelli che percepiscono diversi da loro, e che ha trovato in una crudeltà condivisa la risposta alla solitudine e alla frammentazione della vita contemporanea.
Ecco, leggendo Serwer mi vengono in mente diversi altri esempi più vicini a noi, con le dovute proporzioni ovviamente, di una crudeltà che rafforza i legami all'interno del gruppo umano che la pratica, o almeno quello sarebbe l'intento. La sindaca che escluse i bambini stranieri dalla mensa scolastica a Lodi, la proposta di eliminare il reato di tortura cosicché le forze di polizia abbiano libertà di azione assoluta, come ha detto qualche anno fa un ministro di questo governo [non ricordo di chi si trattasse, ma del resto l'attuale presidente del consiglio si è espressa a suo tempo in modo inequivocabile, NdC] – se ci pensate vuol dire la libertà di pestare arrestati e detenuti rimanendo impuniti – oppure il fatto che sul molo di Lampedusa, dove ogni anno arrivano migliaia di migranti, nessuna autorità pubblica porti dell'acqua o degli assorbenti; a questo ci pensa una ONG da anni. È tutto molto inquietante, di nuovo. Chissà poi, allargando lo sguardo, se in Occidente, se negli Stati Uniti finisce la saga di Star Wars oppure no.
Alla frase «Gioire delle sofferenze altrui è più umano di quanto siamo disposti ad ammettere» ho scosso il capo: io non sono così gretta, per carità. Però confesso che, come ho scritto su Threads, «Auguro a tutti coloro che sono soddisfatti di questa conclusione mica di morire allo stesso modo, ma solo di provare per un minuto, e potrebbe bastare anche qualche secondo, le sensazioni che deve aver provato quell'uomo. Poi ne riparliamo».
[La foto di Kenneth Eugene Smith che apre il post è tratta da questa pagina del Mirror che fa un resoconto dettagliato dell'agghiacciante vicenda]
giovedì 25 gennaio 2024
Un po' vignetta, un po' meme
La vignetta pubblicata oggi da Bob di Work Chronicles su LinkedIn, e che io ho ricevuto in quanto iscritta alla newsletter...
Venditore: Abbiamo appena acquisito un nuovo cliente!
Ingegnera: Non hai promesso nessuna nuova funzionalità senza consultarci, giusto?
Venditore: …
Ingegnera: Non hai promesso nessuna nuova funzionalità senza consultarci, giusto?
... mi sembra parecchio somigliante al popolare meme For the Better, Right?, basato su una scena del film di fantascienza del 2002 Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni con protagonisti Padmé (Natalie Portman) e Anakin (Hayden Christensen).
Di quest'ultimo meme si parla qui su Fanpage (in italiano), mentre Know Your Meme propone come di consueto una trattazione più approfondita.
Eccone un esempio tratto da reddit. :-)
mercoledì 24 gennaio 2024
Io, boomer televideodipendente
Tramite Wired ho scoperto che il Televideo Rai, «il vero precursore di internet», ha di recente compiuto quarant'anni: venne infatti inaugurato ufficialmente il 15 gennaio 1984. Nel video qui sotto, tratto da una puntata di Portobello dell'aprile 1983, l'indimenticato Enzo Tortora lo presentava in anteprima.
In casa nostra il Televideo approdò qualche anno dopo, con l'arrivo del primo televisore a colori. Ricordo che papà lo consultava un sacco, e anch'io facevo la mia parte. Se penso che per visualizzare una pagina, o una nuova sottopagina, bisognava aspettare fino a qualche decina di secondi che il decoder terminasse il ciclo su tutte le pagine, mentre adesso con internet le informazioni compaiono pressoché istantaneamente, sembra che siano passati secoli... eppure a me ragazzina sembrava una tecnologia avveniristica! :-)
Sono talmente nostalgica che il Televideo lo consulto ancora, non tanto sul televisore, quanto online oppure sullo smartphone tramite un'apposita app per Android tipo questa; quella che avevo installato a suo tempo, sviluppata da Dario Montuori, non risulta più disponibile sul Google Play Store, ma si può scaricare in formato APK da siti tipo questo. Se voglio leggere la prima pagina con le notizie più importanti del momento mi viene spontaneo aprire pagina 103, per il calcio vado a pagina 201, per gli altri sport a pagina 260, per la guida TV a pagina 501, per i mitici sottotitoli (spesso utili anche a me che ci sento ancora abbastanza bene) a pagina 777. Tutto schematico, essenziale e senza fronzoli. :-)
martedì 23 gennaio 2024
Un lettone per due
Dormire in un letto a due piazze ha i suoi lati positivi, sia che lo si faccia in solitudine sia in compagnia... ma in quest'ultimo caso possono esserci anche degli svantaggi, illustrati dalle vignette seguenti.
– Lo sai che non riesco a dormire quando digrigni i denti in quel modo.
La soluzione:
– Sei fuori di testa? Perché porti quei mattoni? Adesso è ora di andare a dormire!
– Non sono affari tuoi!
Per finire, un tocco un tantino tetro...
– Beh, ovviamente erano sposati.
lunedì 22 gennaio 2024
Un meme "di quartiere"
Verso la fine dello scorso anno è diventata virale una scena tratta dalla docuserie Netflix dedicata all'ex calciatore inglese David Beckham e a sua moglie Victoria Adams, la "Posh" delle Spice Girls. Ecco la traduzione del dialogo.
Victoria: Veniamo entrambi da famiglie che hanno lavorato davvero duramente. I nostri genitori lavorano davvero duramente. Siamo della classe operaia.
David: Sii sincera.
V: Sono sincera!
D: Sii sincera.
V: Sono sincera!
D: Con quale macchina ti portava a scuola tuo padre?
V: Allora, mio padre...
D: No. Una sola risposta. Che macchina era?
V: Non è una risposta semplice, perché...
D: Con quale macchina ti portava a scuola tuo padre?
V: Dipende...
D: No, no, no, no, no.
V: Ok, negli anni '80 mio padre aveva una Rolls-Royce.
D: Grazie.
[Lei sempre simpatica come un attacco di diarrea al primo appuntamento, comunque ;-)]
Io l'abbonamento a Netflix non ce l'ho, e se anche ce l'avessi dubito che sarei interessata a guardare quel programma... comunque mi divertono i memi tratti dalla scena in questione, tipo questo.
Oggi ne ho visto uno che mi ha fatto particolarmente ridere...
... perché io ci lavoro, al confine con Garbagnate, e definirla "Milano Nord" mi sembra alquanto generoso! :-D
domenica 21 gennaio 2024
Dammi la saggezza per riconoscere la differenza tra Kant e Hegel
Di recente mi sono imbattuta in una variante di questo meme abbastanza diffuso: «Dammi del caffè per cambiare le cose che posso cambiare, e del vino per accettare quelle che non posso cambiare» (che a sua volta stravolge un aforisma del teologo statunitense Reinhold Neibuhr: «Dio, concedimi la serenità | di accettare le cose che non posso cambiare, | il coraggio per cambiare quelle che posso | e la saggezza per riconoscerne la differenza»).
Il senso è chiaro, sorvolando sulle implicazioni non proprio edificanti, soprattutto se si pensa alla piaga dell'alcolismo... comunque, la variante è questa.
Come puoi vedere, al posto del caffè è stato "appiccicato" il cognome di Immanuel Kant (1724–1804), e al posto del vino quello di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770–1831). Ammetto a malincuore che questa versione del meme non l'ho mica capita, poiché ho ben poco presente il pensiero dei due filosofi tedeschi che studiai allo scientifico, oramai quasi trent'anni fa. Ricordo che avevo trovato più piacevole studiare i protagonisti del programma del terzo anno di liceo, Socrate, Platone e Aristotele, ma anche su di loro rammento assai poco. Il fatto è che studiavo Filosofia abbastanza controvoglia, giusto perché mi toccava essere interrogata – e prendevo pure dei voti piuttosto buoni! – ma, una volta sbrigata la "pratica"... via, nel dimenticatoio. :-(
È vero che nel mio percorso di studi e nella vita ho preso una strada completamente diversa, ma credo che riprendere in mano certi contenuti magari mi sarebbe utile per mantenere in forma il mio cervello, che è decisamente meno "agile" rispetto a quello dei miei vent'anni... e non solo per quello!
sabato 20 gennaio 2024
Dai retta al prof!
Non so se sia una pura casualità il fatto che Vincenzo Schettini, quello de La Fisica Che Ci Piace, abbia pubblicato questo short video proprio oggi che è il National No Phones at Home Day (Giornata nazionale senza telefono a casa)... comunque l'ho trovata una coincidenza degna di nota. Nel video il professore racconta la sua reazione alle lamentele dei ragazzi che gli dicono «Prof, stanno tutti con il cell e nessuno mi parla!».
Se poi invece la sera siete con amici, io lo dico sempre, fatevi il BeReal, pubblicate il BeReal [poiché sono boomer nell'anima ho dovuto googlare, perché non avevo idea di cosa si trattasse, NdC], e poi spegnete e godetevi gli amici che avete di fronte. Sapete perché? Perché quando arriverete all'età mia, a 46 anni, quelle serate ve le ricorderete come mitiche, pazzesche! Saranno i ricordi più belli della vostra vita quelli, quindi, mi raccomando, godeteveli. Non vi ricordate che stavate tutti così? [Mima la postura di chi se ne sta ricurvo a "spippolare" col cellulare, NdC] La fortuna per noi è stata non averlo, il telefono. Grazie, Vince'!
Un altro video interessante del prof, su un argomento completamente diverso, illustra alcuni metodi per evitare il problema dei vetri appannati in macchina, che in questo periodo in cui le temperature sono (giustamente e finalmente) scese coinvolge un sacco di gente. Un paio di soluzioni – accendere l'aria calda e il condizionatore per assorbire l'umidità, aprire leggermente i finestrini anteriori per creare una corrente d'aria – le conoscevo già... ma che fosse utile tenere in auto dei tappi di sughero per assorbire il vapore acqueo no, non ne avevo idea!
venerdì 19 gennaio 2024
Ho un rigurgito antifascista
Il 6 agosto scorso ho ricevuto tramite la newsletter dell'Associazione Culturale Altrinformazione, fondata da Carlo Gubitosa, l'invito a partecipare al progetto dal titolo La Costituzione spiegata ai fascisti – Corso di recupero alla convivenza civile per camerati, finti compagni e diversamente democratici, un libro di educazione civica ai diritti costituzionali realizzato col linguaggio del fumetto e della satira da Antonio Cabras, dottore in legge e attivista per i diritti LGBT, che ha messo la sua arte di fumettista al servizio della cultura antifascista. Ben volentieri ho aderito alla raccolta fondi versando la mia quota, con la consapevolezza che i libri sarebbero andati in stampa al raggiungimento dell'obiettivo prefissato.
Nel corso dei mesi Antonio Cabras ha documentato sulla sua pagina Facebook gli sviluppi del progetto: il lancio della campagna di crowdfunding, la gioia per il raggiungimento dell'obiettivo, il completamento del fumetto vero e proprio, l'annuncio che si stava per andare in stampa, l'arrivo delle copie a casa di Cabras stesso. A questo punto è cominciata l'odissea con Poste Italiane, documentata in varie uscite (prima, seconda e terza) della newsletter. Ma oggi a quasi un mese dalla spedizione – il pacchetto riporta la data del 21 dicembre 2023 – il libricino, contenente contributi di Tomaso Montanari, Luca Bottura e Roberta Covelli, è finalmente nelle mie mani! :-)
Proprio adesso che la Cassazione ha sentenziato che fare il cosiddetto saluto romano violerebbe la legge solo se unito al «concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito [fascista]», c'è bisogno più che mai di un libro del genere. Pur dubitando fortemente che darlo a un fascista servirebbe a qualcosa, non vedo l'ora di leggerlo io!
P.S.: Il titolo del post, che fa riferimento a un singolo dei 99 Posse tratto da Curre curre guaglió, il loro album d'esordio uscito nel 1993, me l'ha suggerito il professor Guido Saraceni.
giovedì 18 gennaio 2024
Vita spericolata, quaranta (e spicci) anni dopo
Ho scoperto che a dicembre sul canale YouTube di Vasco Rossi è stato pubblicato un video ufficiale di Vita spericolata, che nonostante l'esordio non proprio entusiasmante – si classificò al penultimo posto del trentatreesimo festival di Sanremo nel febbraio 1983 – è diventato un classico del repertorio del rocker di Zocca, per celebrarne il quarantesimo anniversario...
... ma di video ufficiale ne esisteva già uno d'epoca, e a me sembra decisamente più autentico. C'era proprio bisogno di questo "restyling"?
mercoledì 17 gennaio 2024
Quaranta esseri umani spariti nel nulla
In questi giorni il giornalista Francesco Costa si trova oltreoceano per documentare le primarie USA in vista delle elezioni presidenziali del prossimo novembre – a proposito, anche se può sembrare assurdo non è affatto impossibile che venga rieletto quel losco figuro (per usare un eufemismo) di Donald Trump, e di certo Joe Biden non ha il carisma necessario per garantirsi una sicura riconferma – e in casi come questo il posto di Francesco alla conduzione del podcast Morning, riservato agli abbonati de Il Post (a proposito, sappi che in quanto tale io posso regalare ogni mese fino a 10 puntate dei podcast riservati agli abbonati, se ti interessa scrivimi prima dell'uscita della puntata successiva e ti mando il link, comunque se ti abboni anche tu è cosa buona e giusta), viene preso dal collega Luca Misculin. Tendenzialmente preferisco il titolare, ma con i primi minuti oltremodo toccanti dell'episodio di oggi Luca si è rivelato un sostituto più che degno.
Riporto qui di seguito la trascrizione, fatta con l'impagabile aiuto della digitazione vocale di Google Docs su Chrome.
Stamattina iniziamo con una notizia che non si trova sui giornali di oggi. Anzi, iniziamo con una premessa; sul Post lo scriviamo spesso, e anche Francesco lo ha spiegato diverse volte dentro Morning: l'inverno è il periodo in cui dal Nordafrica partono meno imbarcazioni di migranti dirette verso le coste italiane, questo perché fa freddo, perché il mare è tendenzialmente più mosso, i venti soffiano più forti, e quindi è anche materialmente difficile mettere in mare un'imbarcazione. Questo però non significa che le partenze di migranti si azzerino: la gente parte comunque, nelle rare finestre di bel tempo, e soltanto nel mese di dicembre sono arrivate via mare in Italia 5237 persone, secondo i dati del Ministero dell'Interno. Al contempo, però, in questo periodo il Mediterraneo centrale è stato più sguarnito del solito; le ONG più piccole, che fanno base a Lampedusa perché non hanno navi sufficientemente grandi per stare per settimane in mare aperto, ecco, in questo periodo non sono state attive. Tenete conto che mantenere una barca per la ricerca in mare costa moltissimi soldi, e molte di loro, tra cui Mediterranea, ResQ People, Mare*Go e altre di cui magari il nome vi è rimasto nelle orecchie preferiscono concentrare le proprie attività quando aumentano le partenze dal Nordafrica, e quindi in primavera o in estate. Le navi delle ONG più grandi, quelle che invece stanno in mare per tutto l'anno, continuano da mesi a essere spedite nei porti del Nord Italia dal governo italiano dopo la prima operazione di soccorso, e quindi di fatto rimangono nel Mediterraneo centrale per pochissimo tempo. Di conseguenza, insomma, le traversate di chi si mette in mare diventano più pericolose, e soprattutto nel tratto di mare fra Tunisia e l'isola di Lampedusa, che ormai da un anno ospita la rotta verso l'Italia più frequentata dai migranti. Lo dicono anche i dati, anche se sono da prendere con le molle perché la situazione cambia continuamente ed è difficile avere termini di paragone solidi, ma a dicembre gli arrivi di migranti via mare sono stati 5237, come vi dicevo prima, e in questo stesso periodo i dispersi, secondo le stime dell'agenzia ONU per i migranti, sono stati 174, quindi uno ogni 30 persone arrivate. Ad agosto, invece, al picco del flusso, gli arrivi erano stati 25673 e i dispersi 262, quindi uno ogni 97. A dicembre però i numeri degli arrivi e dei morti sono stati più bassi in termini assoluti, e questa è una prima spiegazione del perché di questi arrivi e di questi morti spesso non ci sono tracce sui giornali. D'inverno, poi, appunto, mancano anche le ONG che, oltre a soccorrere fisicamente le persone, fanno anche un lavoro di testimonianza di quello che accade in mare, e senza di loro siamo semplicemente meno informati di quello che succede, anche perché la Guardia Costiera italiana ormai da anni parla pochissimo con i giornalisti. Eppure, di nuovo, le persone continuano a mettersi in mare per cercare di raggiungere l'Italia.
La settimana scorsa, per esempio, l'ONG Alarm Phone, che gestisce un centralino sempre attivo per migranti nel Mediterraneo, aveva ricevuto una telefonata da un'imbarcazione di legno con a bordo circa quaranta persone, e poi però qualcosa era andato storto, e dalla mattina di venerdì 12 l'ONG aveva perso tutti i contatti con le persone a bordo. A quel punto aveva avvertito le autorità italiane, dato che a giudicare dalle poche informazioni disponibili l'imbarcazione era scomparsa nella cosiddetta zona SAR italiana, dove cioè l'Italia mantiene attivo un servizio di ricerca e soccorso in mare. Questo elemento è stato decisivo per attivare le autorità italiane, questo perché ormai da alcuni anni non si avventurano quasi più nella SAR di Malta o nella SAR gestita dalla cosiddetta Guardia Costiera libica, questo nonostante la flotta italiana sia la più attrezzata del Mediterraneo centrale, per una scelta politica, cioè quella di soccorrere solo le persone che si pensa siano vicine o dentro la SAR italiana. Ma cosa succede in casi del genere? Ecco, innanzitutto si allertano i mezzi che eventualmente sono già nell'area del possibile naufragio. In questo caso alle 15:18 di venerdì un piccolo aereo bimotore di Frontex, che è l'agenzia di Guardia Costiera europea, era decollato da Lampedusa per un volo di ricognizione; alle 18:19 di quel giorno, però, la sua diventa una missione di ricerca attiva di una imbarcazione in difficoltà, e questo aereo inizia a volare con quelli che in gergo vengono chiamati pattern di ricerca a denti di pettine, che sono tipici della pratica di ricerca in mare. Alle 18:29 sempre del 12 gennaio, il comando generale della Guardia Costiera di Roma invia a tutte le navi del Mediterraneo centrale un messaggio via Inmarsat, che è il sistema satellitare che le Guardie Costiere di tutto il mondo usano per comunicare emergenze sulle navi, spesso collegato a una stampante. Il messaggio inviato diceva così: a tutte le navi nell'area, prego prestate attenzione a una barca di legno con circa quaranta persone a bordo, se la avvistate contattare il Comando generale di Roma al numero eccetera eccetera. Questo messaggio non ottenne nessuna risposta, a quanto ne sappiamo. La mattina dopo, sabato 13 gennaio alle 3:30, un altro volo di Frontex parte per cercare l'imbarcazione di legno: niente, nessuna traccia. Alle 11:04 ne decolla un altro ancora, niente. Alle 15:01 un terzo aereo di Frontex si spinge a nord fino a Pantelleria: niente. Conosciamo tutte queste informazioni grazie al prezioso lavoro di monitoraggio che fa il giornalista Sergio Scandura di Radio Radicale. Altro giorno, altra ricerca: domenica 14 gennaio altri tre voli a vuoto. Lunedì 15 alle 13:49 parte un ultimo messaggio Inmarsat: niente. Fine delle ricerche ufficiali. Quelle quaranta persone a bordo dell'imbarcazione di legno non sono state trovate. Che fine hanno fatto? Non lo sappiamo, sono scomparse nel nulla. È possibile che siano affogate nel buio totale della notte fra l'11 e il 12, al freddo e senza nessuno intorno.
Cosa dobbiamo pensare di tutto questo? Beh, quaranta persone nel grande schema delle cose non sono poi molte, al contempo non è mai bello fare paragoni di questo tipo, che rischiano di essere indelicati, ma, solo per conoscenza, sono 10 o 12 volte tanto i morti in un incidente stradale di quelli che spesso purtroppo aprono la cronaca locale di domenica mattina. Quaranta persone sono tante così. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici, diciassette, diciotto, diciannove, venti, ventuno, ventidue, ventitre, ventiquattro, venticinque, ventisei, ventisette, ventotto, ventinove, trenta, trentuno, trentadue, trentatre, trentaquattro, trentacinque, trentasei, trentasette, trentotto, trentanove, quaranta.
Mentre Luca scandiva gli ultimi numeri partivano le note di Gimme Shelter dei Rolling Stones, sigla del podcast. Non mi è mai sembrata così struggente.
martedì 16 gennaio 2024
Meno sai, più guadagni
Questa sera ti propongo il teorema del salario di Dilbert, un testo ironico... ma tutto sommato con un fondo di verità! :-D
Il teorema del salario di Dilbert afferma che «Gli ingegneri e gli scienziati non potranno mai guadagnare tanto quanto gli amministratori delegati, businessman e commerciali».
Questo teorema può ora essere dimostrato matematicamente.
Partendo dai due postulati seguenti:
- Tempo è Denaro
- Conoscenza è Potere
Potere e Potenza in certi ambiti si equivalgono, e come noto a tutti gli ingegneri:
Potenza = Lavoro/Tempo
Sostituendo Conoscenza con Potere, si ottiene:
Conoscenza = Lavoro/Tempo
Se il Tempo è Denaro, allora:
Conoscenza = Lavoro/Denaro
Risolvendo questa equazione per Denaro, si ottiene:
Denaro = Lavoro/Conoscenza
Pertanto, man mano che la Conoscenza tende a zero, il Denaro tende all'infinito, indipendentemente dalla quantità di Lavoro svolto.
Conclusione: meno sai, più guadagni.
P.S.: Chissà se si tratta dello stesso Dilbert dell'omonimo principio...?
lunedì 15 gennaio 2024
Ricordi in pillole di 30 secondi
Stasera avrei voluto prendere spunto da un fatto a dir poco spiacevole che mi è capitato nei giorni scorsi per parlare di ricordi, e di come questi sembrino iniziare a sbiadire nel momento esatto in cui certi oggetti materiali a cui sono legati vengono disgraziatamente a mancare... ma ancora non me la sento, e chissà quando e se ce la farò. :'-(
Per questa volta mi limiterò a occuparmi di ricordi in senso assai più frivolo e leggero. Devi sapere – si fa per dire! ;-) – che, se gli spot pubblicitari odierni non li sopporto e faccio il possibile per evitarli, quelli che andavano in onda quando ero bambina o adolescente – molti dei quali relativi a prodotti che non sono più in commercio da quel dì – li riguardo talmente volentieri da essermi iscritta a due canali YouTube dedicati: Tutto Spot 80 e Spot 80 - La Casa degli Spot Anni 80. Di recente su quest'ultimo è stato pubblicato uno spot vecchio di quasi quarant'anni, quello di Vecchia Romagna – e a me basta udire le primissime note della splendida romanza per violino e orchestra n. 2, op. 50 di Beethoven per richiamare alla mente lo slogan «il brandy che crea un'atmosfera» – e pure un montaggio di réclame che avevo ancora presenti come se fossero uscite ieri, inframmezzate da frammenti di un'intervista alla protagonista Monica Dorigatti; ho scoperto non senza una certa sorpresa che quest'ultima, con quel faccino soave che si ritrova, è diventata una biker di tutto rispetto e oggi usa lo pseudonimo di Cromilla.
domenica 14 gennaio 2024
Perché "ingegnera" no e "infermiera" sì?
Quando bisogna rivolgersi a una donna laureata in ingegneria, molti non ce la fanno proprio a chiamarla ingegnera, e io stessa fino a non molto tempo fa ero un po' restia a definirmi tale... eppure si tratta di un termine perfettamente corretto: del resto, secondo la stessa identica regola infermiera è il femminile di infermiere, ma su questo nessuno trova da ridire, chissà come mai. (Sarà mica perché la maggioranza di coloro che assistono i medici nella cura dei malati sono donne? ;-) )
Colgo l'occasione per condividere alcuni link sulla questione:
- L'articolo Se c’è il perito, ci deve essere anche la perita (e sono entrambi vivi e vegeti…)!, pubblicato sul sito dell'Accademia della Crusca
- L'episodio È più brava una avvocato o un’avvocata? del podcast settimanale Amare parole, a cura di Vera Gheno
- Un post della pagina Destinazione Stelle che comincia così: «Da quanto tempo si discute su come si debbano chiamare le donne laureate in ingegneria? Più di un secolo: è infatti del 1908 la prima laurea in ingegneria in Italia di una donna, Emma Strada, e la leggenda racconta che la commissione di laurea rimase a lungo a dibattere se chiamarla “ingegnere” o “ingegneressa”», e termina così: «Oggi le donne sono più del trenta per cento dei laureati in ingegneria e si avvicinano alla metà, eppure la parola “ingegnera” non è stata ancora del tutto sdoganata. Si dice che il motivo sia la correttezza grammaticale: ma se così fosse, perché “ingegnera” non va bene e “infermiera” sì?».
sabato 13 gennaio 2024
Il teorema di "Lagrangia"
Quando frequentavo il liceo scientifico, e in seguito la facoltà di ingegneria, ero convinta che il tal Joseph-Louis Lagrange che diede il nome al teorema del valor medio, alla lagrangiana di un sistema fisico in meccanica razionale e a svariati altri concetti matematici fosse francese. Solo adesso, grazie a un post pubblicato dalla pagina Facebook Storie Scientifiche, scopro che nacque a Torino nel 1736 con il nome di Giuseppe Luigi Lagrangia da Giuseppe Francesco Lodovico Lagrangia, di lontane origini francesi, e solo dopo essere divenuto cittadino francese – visse a Parigi dal 1787 al 1813, anno della sua morte – acquisì il nome con cui lo conoscevo.
Joseph-Louis Lagrange (nato Giuseppe Luigi Lagrangia) è considerato uno dei matematici più influenti del XVIII secolo. Nato a Torino il 25 gennaio del 1736, in prima battuta fu costretto a seguire le orme paterne e intraprese gli studi giuridici. Si appassionò quasi per caso, sembra grazie a un trattato di Edmond Halley (l’astronomo che teorizzò che i fenomeni astronomici di passaggio delle comete avvenuti nel 1531, nel 1697 e nel 1682 erano da attribuire alla stessa e ne predisse il ritorno nel 1758, diventando celebre da quel momento in poi con il nome di “cometa di Halley”).
Lagrange era un autodidatta. Studiò da sé i maggiori trattati pubblicati in quel periodo ma in particolare un’opera di Eulero sulla meccanica lo colpì molto, formandolo a livello scientifico. Nel manuale di meccanica si trattava il moto del punto materiale, per la prima volta tramite l’analisi matematica e Lagrange apprese l’importanza di una dimostrazione analitica piuttosto che geometrica, scegliendo, fino alla fine della sua carriera, il primo dei due metodi. A testimoniare questa scelta è la prefazione del suo capolavoro, la Mécanique analytique (Meccanica Analitica), dove è possibile leggere un laconico “nessuna figura sarà presente in questo lavoro”. Il trattato venne pubblicato solamente nel 1788 a Parigi, quando Lagrange aveva cinquantadue anni, ma era chiaro che fu solo la conclusione di un pensiero scientifico sviluppato molti anni prima. Citando Hamilton: “Lagrange rese la meccanica una specie di poema scientifico”.
Era estremamente riservato e non amava essere al centro dell’attenzione. Quando si trasferì da Berlino, dove era stato eletto Presidente della classe di scienze dell’Accademia di Berlino su proposta di Eulero, a Parigi il Re Luigi XVI gli donò il quantitativo di denaro necessario per affrontare il viaggio e Lagrange scrisse a un amico:
“Questa è una bella notizia, ma non si deve più parlare di me”.
Le lettere che spedisce alla famiglia sono rare, una o due all’anno, e sono tutt’altro che prolisse; parla perlopiù del clima e degli inverni troppo rigidi da affrontare. Nel 1772 spedisce una lettera al fratello Carlo:
“Ho ricevuto da tempo la vostra lettera, ma non avendo niente di importante da dirvi, ho rimandato di giorno in giorno la risposta”.
A Parigi Lagrange venne nominato uno tra i primi membri del Senato nel 1799, decorato del grado di Grand’Ufficiale della Legion d’onore nel 1804 e nominato Conte dell’Impero nel 1808. Napoleone Bonaparte si scomodò per lui, definendolo come la “fière pyramide des mathématiques” (l’alta piramide delle scienze matematiche)
venerdì 12 gennaio 2024
L'importanza di pensare ad alta voce
Ai tempi della scuola non ho mai preso l'abitudine di ripetere la lezione ad alta voce per prepararmi all'interrogazione: già l'intera giornata era occupata dal mio ruolo di studentessa, la mattina in classe e il pomeriggio e la sera a studiare e fare i compiti, e quella pratica mi sembrava solo un'inutile perdita di tempo. Del resto, a parità di lunghezza di un testo, ci vuole molto meno a "leggerlo" mentalmente che a declamarlo ad alta voce, no? Sta di fatto che, se nelle prove scritte prendevo voti in media piuttosto alti, all'orale non sono mai stata altrettanto brillante. E questo video del professor Vincenzo Schettini de La Fisica Che Ci Piace mi ha aperto gli occhi... meglio tardi che mai, visto che le mie scarse doti oratorie mi hanno sempre penalizzata, e continuano a farlo, pure nella ricerca di un impiego, nonché nello svolgimento delle mansioni legate al lavoro stesso.
Ecco la trascrizione del breve ma incisivo discorso del prof.
Questa cosa sconvolgerà le vostre interrogazioni da così a così. Voi a casa dovete par-la-re! Per affrontare un orale in classe ti devi mettere e devi parlare ad alta voce. Chi se ne frega dell'interrogazione di fisica? Diciamoci la verità, io son d'accordo: chi se ne frega? Che ti deve lasciare, 'sta cosa? Nella vita la capacità di rapportarsi con gli altri, perché voi finito il liceo, la scuola, quello che ve pare, di tutte le informazioni che avrete appreso a scuola ne ricorderete un minimo! Quello che vi insegnerà la scuola è prima di tutto la capacità di essere di fronte ad altre persone ed esprimersi. Potrà essere un futuro datore di lavoro? Potrà essere un cliente? Se voi non saprete esprimervi sai chi se lo prenderà quel cliente? Il competitor! Questa capacità non ce l'avete, fidatevi di me. Il parlare non si sviluppa pensando, si sviluppa parlando!
giovedì 11 gennaio 2024
La persona giusta per occuparsi di AI
Un paio di mesi fa il dipartimento per l'informazione e l'editoria del governo italiano ha istituito la cosiddetta commissione sull'intelligenza artificiale per l'informazione, finalizzata a discutere ed esaminare le implicazioni della cosiddetta intelligenza artificiale sul giornalismo e sull'editoria in generale. A presiederla era stato chiamato l'ottantacinquenne Giuliano Amato, che sarà anche un uomo di grandissima esperienza, ma sulle sue competenze in materia di AI mi sembra lecito nutrire qualche dubbio. Comunque Amato ha presentato le dimissioni in seguito a una dichiarazione un po' ostile di Giorgia Meloni alla conferenza stampa di fine/inizio anno.
E chi è stato scelto per sostituirlo? Ebbene sì, padre Paolo Benanti, frate francescano.
Nella mia "bolla social" è emerso un certo sconcerto: dove andremo a finire se un incarico di quel tipo viene affidato non a un laico ma a un religioso?
Il punto è che padre Benanti, sorvolando per il momento sulle sue posizioni contro gli omosessuali, sembra davvero indicato per quel ruolo: citando il suo sito, «mi occupo di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. In particolare i miei studi si focalizzano sulla gestione dell'innovazione: internet e l'impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie». Se non sei convinto, prova a dare un'occhiata a due suoi TEDx Talks: il primo tenuto 5 anni fa a Roma, il secondo 2 mesi fa a Treviso. Devo ammettere che sentire un frate che parlava di certi argomenti è stato un tantino straniante, un po' come vedere un tizio in tuta da astronauta che celebra messa! ;-)
Il fatto che Benanti sia qualificato, ovviamente, non vuol dire che la sua sia stata la scelta migliore possibile sul rapporto tra tecnologia ed etica in Italia. Qualcuno su Facebook ha accennato alla figura di Luciano Floridi, direttore del Digital Ethics Center alla Yale University. Ecco, il problema, ammesso e non concesso che lui fosse interessato all'incarico, è che non sta più in Italia, se non per delle docenze part-time all'Università di Bologna: l'ennesimo cervello in fuga...
mercoledì 10 gennaio 2024
Gli animali come nostri simili
Questo post avrei voluto pubblicarlo giorni fa, durante le Feste, solo che non mi andava di rischiare di mandare di traverso ai miei lettori le abbondanti mangiate, tipicamente non vegetariane e men che meno vegane, come era capitato a me. Comunque questo spunto di riflessione non merita di passare sotto silenzio.
Trattasi di un post pubblicato su Facebook la vigilia di Natale dall'animatore e fumettista Bruno Bozzetto, il quasi ottantaseienne "papà" del Signor Rossi, dalle cui vignette frequentemente traspare un grande amore per gli animali.
DEGLI AUGURI, DELLE FESTE E SOPRATTUTTO DELLE BELLE TAVOLATE
Ultimamente sto diventando meno simpatico a molta gente. Un po’ mi dispiace, ma ho scelto una strada e, per coerenza, devo continuare a percorrerla.
In molti mi dicono, o me lo fanno capire, che sulla questione animali sto esagerando, sto perdendo la mia leggerezza e il mio umorismo. Un gentiluomo così mi ha descritto su FB: “Un povero vecchietto in demenza senile che è diventato fanatico…” Opinioni a parte, è vero che in certe occasioni, come le festività, divento più aggressivo, perché in tutto il mondo, e in Italia in particolare, festeggiare significa una sola cosa : sedersi davanti ad una bella Tavolata, imbandita di prosciutto, salame, cotechino, zampone, culatello, agnello, tacchino ripieno, pollo, aragosta, trota salmonata, branzino ai ferri e via dicendo. Sì, ci sono i bellissimi alberi di natale, il presepio ed altre cose tanto carine, ma senza la Tavolata, non esiste la Festa! E questo significa al 95% una bella, sostanziosa “magnata” di dolore e di morte altrui. Ma che t’importa? Son solo animali! Non rovinare la compagnia ! E’ la tradizione. Rilassati ! Queste son frasi che quasi tutti mi dicono con le parole o con lo sguardo. Vorrei dir loro, con un esempio che forse a molti non piacerà, ma che calza a pennello : se tu fossi in tempo di guerra e fossi un ebreo, celebreresti e andresti a cena con dei nazisti che imprigionano, torturano e uccidono i tuoi parenti, i tuoi figli, i tuoi compagni? Penso proprio di no. E non mi vedresti certo come un “fanatico”, ma come uno che cerca di proteggere e salvare i suoi simili. Forse addirittura “un eroe”. E io considero a tutti gli effetti gli animali come nostri simili, anche se di forme diverse. Sono esseri intelligenti e sensibili, esattamente come noi. E vorrei ricordare a tutti, e lo sottolineo, che oggi i lager esistono ancora, ce ne sono milioni e si chiamano allevamenti intensivi, degli squallidi numeri attribuiti ad esseri viventi per cancellare la loro personalità e farli diventare oggetti esistono ancora, la prigionia, la tortura e l’uccisione di milioni di esseri viventi esistono ancora, e sono praticati quotidianamente. Ma la gente non vuole saperlo, semplicemente le rimuove, perché certe cose non contano, non esistono, non DEVONO esistere. Secondo il loro punto di vista l’uomo che non mangia carne non può sopravvivere, anche se poi primeggia alle Olimpiadi o vince premi Nobel. E questo volere coscientemente rimuovere l’orribile realtà che ci circonda, visibile facilmente a tutti nell’epoca di Google, penso costituisca la più grande “rimozione” psicologica del genere umano, da quando siamo apparsi sulla terra.
Quindi vi prego di scusarmi se non faccio o non rispondo agli auguri, ma penso sinceramente che feste così, basate prevalentemente sulla “bella mangiata” non siano da celebrare. Mai.
PS Spesso mi sento dire che “A tavola ognuno è libero di fare le scelte che vuole e nessuno può permettersi di giudicare !” Vorrei rispondere che una libera scelta ha senso tra un bicchiere di vino bianco o rosso, tra un caffè zuccherato o amaro, non tra la vita o la morte ! Qui non esiste scelta. La vita ha sempre la precedenza assoluta ! Per qualsiasi essere vivente.
Se a questo punto hai bisogno di un po' di bellezza per tirarti su il morale, niente di meglio del link al video che mostra le proiezioni luminose curate dallo stesso Bruno Bozzetto per il comune di Lovere, uno dei borghi più belli d'Italia, affacciato sul lago d'Iseo.
martedì 9 gennaio 2024
Medici e pseudoscienze
Stasera condivido due post pubblicati su Threads da altrettanti medici che seguo e stimo, contro talune pratiche pseudoscientifiche.
Ieri il dottor Salvo Di Grazia aka @medbunker ha detto la sua sull'osteopatia, alla quale aveva dedicato anche un video tre anni fa; a tale pratica si affida ormai un sacco di gente nella speranza di porre rimedio ai propri acciacchi.
L’osteopatia, una pratica senza alcuna base scientifica, è diventata professione sanitaria. E ci vuole pure una laurea per diventare osteopata.
E proprio una rivista di osteopatia ci racconta che se ai bambini con le coliche fai un trattamento osteopatico o semplicemente li accarezzi a caso, è LA STESSA identica COSA.
Che poi uno dice “su di me ha funzionato!”
E certo, capisco, ma vedete voi eh?
Usual light touch osteopathic treatment versus simple light touch without intent in the reduction of infantile colic crying time: A randomised controlled trial
[Un mio compagno di liceo è diventato osteopata, e non solo non ho mai osato esprimergli le mie perplessità al riguardo nella chat WhatsApp di classe, ma devo pure augurarmi che gli affari gli vadano bene, perché deve mantenere 5 figli e 2 nipoti!]
E oggi la dottoressa Alice Rotelli aka @alicerotelli_md ha criticato l'astrologia, nella quale sempre troppe persone sperano di trovare previsioni affidabili sulla propria vita e anche sulla propria salute.
L'ASTROLOGIA NON È UNA SCIENZA.
Smettetela di imputare agli astri le vostre azioni e i vostri comportamenti.
L'oroscopo non vi darà alcuna risposta alle vostre domande: non vi assicura che farete i soldi, né che incontrerete l'amore della vostra vita a settembre e né che cambierete casa o posto di lavoro entro un paio di mesi.E se uno è str... lo è indipendentemente dal fatto che sia del capricorno o del leone (segni a caso, non me ne vogliate 🤣)
[Le parole che contraddistinguono i pianeti recitano: per favore, smettetela di dare la colpa a noi per il vostro strano comportamento]
lunedì 8 gennaio 2024
Né sirena né balena
Con la fine delle Feste mi lascio alle spalle un periodo in cui ho mangiato più del solito, e devo ancora trovare il coraggio di salire sulla bilancia. Colgo l'occasione per condividere la traduzione dall'inglese di un testo che conoscevo già, e che trovo vagamente consolatorio nella sua frivolezza.
Di recente, in una grande città della Francia, nella vetrina di una palestra è apparso un manifesto raffigurante una giovane donna magra e abbronzata. C'era scritto: «Quest'estate vuoi essere una sirena o una balena?».
Una donna di mezza età, le cui caratteristiche fisiche non corrispondevano a quelle della donna raffigurata sul manifesto, ha risposto pubblicamente alla domanda posta dalla palestra. Aveva un sacco di cose da dire:
«A chi può interessare,
Le balene sono sempre circondate da amici: delfini, leoni marini e umani curiosi. Hanno una vita sessuale attiva, rimangono incinte e hanno adorabili cuccioli di balena. Amano rimpinzarsi di gamberetti, giocare e nuotare nel mare, e visitare posti meravigliosi come la Patagonia, il Mare di Bering e le barriere coralline della Polinesia.
Le balene sono cantanti meravigliose e hanno persino registrato CD. Sono creature incredibili e praticamente non hanno predatori diversi dagli umani. Sono amate, protette e ammirate da quasi tutti nel mondo.
Le sirene non esistono. Se esistessero, farebbero la fila fuori dagli studi degli psicoanalisti a causa della loro crisi di identità. Essere pesce o umana si rivelerebbe un vero dilemma anche per il più abile dei terapisti.
Non hanno una vita sessuale perché uccidono gli uomini che si avvicinano a loro, per non parlare di... come potrebbero fare sesso? Basta guardarle... dov'è QUELLA? Pertanto, non hanno nemmeno figli. Per non parlare del fatto che... chi vorrebbe avvicinarsi a una ragazza che puzza come una pescheria?»
P.S.: Viviamo in un'epoca in cui i media cercano di convincerci che solo le persone magre sono belle. Preferisco godermi un gelato con i miei figli, una buona cena con un uomo che mi dà i brividi, e una buona cioccolata con i miei amici. Con il tempo aumentiamo di peso perché accumuliamo così tante informazioni e saggezza nella nostra testa che, quando non c'è più spazio, si distribuiscono sul resto del nostro corpo. Quindi non siamo pesanti, siamo enormemente colte, istruite e felici.
La storiella è simpatica, ma crolla miseramente sul finale... In quanto donna so benissimo che non è per quel motivo, che si tende a prender peso col passare del tempo! ;-) Comunque, a breve come ogni anno farò le analisi del sangue di routine, e una volta ottenuti i risultati mi riprometto di prendere appuntamento da un nutrizionista, meglio se medico, che mi aiuti a cambiare la mia alimentazione (sono troppo golosa) e il mio stile di vita (sono troppo sedentaria). Essere un po' "curvy" non mi dispiace, e non pretendo di rientrare nei vestiti che a vent'anni, quando peraltro mangiavo molto di più, mi stavano alla perfezione – oltretutto sono passati di moda, anche se a me piacciono ancora – ma mi sembra il caso di raggiungere un buon equilibrio tra i piaceri della tavola e la salute, adesso che ho verosimilmente superato il "mezzo del cammin di mia vita".
[L'immagine che apre il post è trattata da Public Domain Pictures]
domenica 7 gennaio 2024
Un hobby "costruttivo"
In queste vacanze invernali di assoluto relax – uh, quanto avevo bisogno di staccare un po'... – mi sono dedicata fra l'altro al montaggio dei due set LEGO che avevo nella mia lista dei desideri, e che ho acquistato approfittando delle offerte dell'ultimo Black Friday: il Giardino Tranquillo, deliziosamente zen, che mi ha impegnata per due o tre ore...
... e il calcio balilla – il cui nome italiano deriva dal nomignolo del giovane patriota genovese del Settecento Giovan Battista Perasso, non dall'Opera nazionale Balilla istituita durante il ventennio fascista e ispirata anch'essa alla vicenda di Perasso – che mi ha occupato buona parte della giornata di mercoledì.
Ne ero talmente soddisfatta che ho voluto immortalare il risultato finale... e solo guardando la foto mi sono accorta di un errore di montaggio, che ho subito corretto!
Solo oggi ho scoperto che nel frattempo il prodotto è stato ritirato, per cui sono ancora più contenta di essermelo aggiudicato in extremis e pure con lo sconto.
Altri due prodotti che mi sarebbe piaciuto avere ma che sono stati ritirati – farò finta di non sapere che su eBay si trovano senza problemi ;-) – sono il Camper van Volkswagen T2...
... e il Volkswagen T1 Camper Van.
Essendo questo il periodo in cui comincia un sacco di raccolte "a puntate" in edicola, sempre oggi sono venuta a sapere che del suddetto Volkswagen T1 uscirà – il primo numero come al solito è a prezzo stracciato – un modellino decisamente più realistico in scala 1:8.
Ma mi sono imposta di lasciar perdere, perché in casa lo spazio per queste cose inizia a scarseggiare – non esiste proprio che io smonti alcunché per riporlo in soffitta ;-) – a meno di non allestire uno scenografico armadio a vetri...
Cielo, e adesso chi me la leva questa idea dalla testa?! :-)