sabato 16 aprile 2016

Affinché non sia solo un "inutile spreco"

Quando scrissi questo post, era palese che io avessi sposato senza esitazioni la causa promossa tra gli altri da Greenpeace a sostegno del cosiddetto referendum sulle trivelle... ma in seguito, informandomi meglio, ho capito che i termini della questione erano assai meno netti di quanto potessero sembrare in un primo momento. Ciò non vuol dire che io abbia cambiato idea: al seggio ci andrò, anche se non con lo stesso senso di urgenza che avrei immaginato, e voterò sì per «dare al governo un segnale contrario all'ulteriore sfruttamento dei combustibili fossili e a favore di un maggior utilizzo di fonti energetiche alternative» (cit. da Il Post, che come al solito le cose te le spiega per benino) e anche «perché non trovo giusto che ci siano concessioni senza limite di tempo» (cit. Galatea)... ma se dovesse vincere il no, o più probabilmente il fronte astensionista che poi l'effetto sarebbe lo stesso, escludo che possa accadere qualcosa di catastrofico nel prossimo futuro.
Utilizzo il post di oggi per mettere ordine negli spunti che ho raccolto da due mesi a questa parte, con l'auspicio che magari oltre a me possano servire a qualcun altro per chiarirsi le idee... e, qualunque esse siano, recarsi al seggio! Meglio se a piedi, ché andarci in macchina sarebbe un filino incoerente... ;-) (via Il Dis-organico)


Per la seconda volta in pochi giorni mi sono trovata in disaccordo con Massimo Gramellini il quale, partendo dalla difesa del principio del quorum – che a leggerla ti viene da chiederti perché per il referendum sì, e per le elezioni politiche e amministrative no? – di fatto ha finito per giustificare l'invito dei politici ad astenersi.
La lotta all'astensionismo sta particolarmente a cuore ad Alessandro Gilioli, il quale si è espresso più volte al riguardo usando argomenti che mi sembrano piuttosto convincenti: leggi qui...
Astenersi è pieno diritto. Astenersi assommando il proprio no all'astensione fisiologica per cercare di vincere anche in minoranza, è frode alla democrazia.
... qui e qui.
Sulla stessa linea si collocano anche Alessandro Capriccioli, il quale auspica l'abolizione del quorum, e Luca De Biase. Pure il professor Guido Saraceni, che di questioni giuridiche ne capisce eccome, ha scritto due post per invitarci a esercitare il nostro diritto/dovere di voto; considerato quanto i nostri antenati, e in tempi più recenti le nostre antenate, hanno dovuto lottare per conquistarlo ed estenderlo a tutti e a tutte, rinunciarvi mi pare un insulto alla loro memoria, aggiungo io.
La GIF preparata da Legambiente controbatte in modo efficace ad alcune delle obiezioni più comuni rivolte ai sostenitori del sì.


A favore del sì sono scesi in campo a fianco di Greenpeace dodici artisti italiani molto popolari: ascolta cos'hanno da dirci.


Su Gli Stati Generali, Giovanni Ruggieri espone tre buone ragioni per votare sì.
Segnalo anche la guida di Ingegneri.info.
Per chi ha familiarità con certi argomenti, su ilSole24ORE vengono affrontati gli aspetti economici della questione.
Per par condicio mi sembra giusto dare spazio anche a chi è a favore del no o dell'astensione.
Come sottolinea Enrico Sola, una vittoria del sì al referendum non servirebbe ad impedire le trivellazioni nelle acque territoriali italiane, semplicemente perché una legge che le vieta esiste già.
Il referendum sarà – reggetevi forte – sulle concessioni in licenza delle piattaforme energetiche in mare, cioè gli impianti che vengono costruiti *dopo* le trivellazioni e che recuperano l’energia dai giacimenti, permettendone il trasferimento sulla terraferma.
Se siete appassionati di minimalismo politico, ecco a voi il tema del referendum: decidere se fermare le licenze d’uso delle piattaforme dopo un numero arbitrario di anni, senza nessuna ragione apparente, oppure utilizzarle fino alla fine del giacimento su cui insistono. Stiamo parlando di poche decine di piattaforme (tra l’altro quasi tutte a metano, che tra le energie fossili è la più pulita), giusto per avere chiara la portata della consultazione.
Gli argomenti esposti da Giovanni Esentato fanno riflettere sull'opportunità di votare sì, mentre Michela Costa spiega le ragioni per cui non andrà a votare (e se proprio fosse costretta, voterebbe no).
Per concludere, un po' di buonumore.
Ieri sera, nel corso della puntata di Crozza nel Paese delle Meraviglie, Maurizio Crozza ha esposto le tre ragioni per cui andrà a votare – come... non l'ha specificato, ma secondo me lo si può intuire ;-) – e ha punzecchiato il presidente emerito Giorgio Napolitano, reo di aver legittimato l'astensione: sarebbe come se Ratzinger, il papa emerito, invitasse a non andare a messa, ha detto.
Il vignettista Vauro illustra il "miracolo" del governo Renzi.


Sempre su Renzi, ecco l'ironia di Prugna... che a dire il vero non fa mica tanto ridere, anzi direi piuttosto che mi fa inc***are: se non si raggiunge il quorum, allora sì che sarà stato uno spreco, di cui uno dei principali responsabili sarà proprio il premier, colpevole prima di non aver accolto la richiesta di accorpare il referendum con il primo turno delle amministrative, e poi di aver esplicitamente invitato all'astensione.


Chi trova che il quesito referendario non sia dei più chiari potrebbe apprezzare la scheda elettorale proposta da Lercio... ;-)


Infine, sarò troppo attenta alla forma anziché alla sostanza... ma come non condividere l'osservazione di Leonardo: «"Sì" si scrive con l'accento», e che diamine!
Questo post avrebbe potuto essere molto più lungo, esaminando in particolare lo scandalo che ha costretto alle dimissioni il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi... ma immagino che tu ne sia già al corrente.
[L'immagine che apre il post è tratta da Io ti amavo. Meno male che hai tutta la giornata di domani per correre ai ripari... ;-)]

3 commenti:

  1. e buon voto ...

    auspico che venga tolta la facoltà di astenersi dal dovere del voto ai referendum ...

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    1. No, dai, questo mai... A parte che sarebbe una faccenda troppo complessa - come li sanzioni, i trasgressori? - esistono le ragioni più disparate per cui non si va a votare, e chiunque dovrebbe avere il diritto di non esercitare un proprio diritto (ehm) facendo i conti al limite solo con la propria coscienza anziché con lo Stato. Secondo me l'abolizione del quorum sarebbe risolutiva: sia i fautori del sì sia quelli del no sarebbero motivati a convincere gli elettori delle loro ragioni, e a recarsi al seggio per decidere sarebbero persone realmente interessate (e, si spera, informate) riguardo alla questione.

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    2. Praticamente vorrei equiparare il voto referendario a quelli politico ed amministrativo

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