[Il titolo di questo post è lo stesso di quello che pubblicai il giorno dei funerali di Stato delle vittime del terremoto dell'Aquila, e oggi ha ancora più senso: col passare del tempo, diventa sempre più importante conservare il ricordo di quanto è accaduto!]
Sono trascorsi sette anni esatti da quella notte d'aprile in cui mi svegliai di soprassalto dentro un appartamento che stava oscillando come impazzito e continuò a farlo per un tempo che a me parve interminabile. Ero convinta di trovarmi proprio in corrispondenza del'epicentro di quello che, pur essendo obnubilata dal sonno, identificai immediatamente come un forte terremoto... ma ben presto scoprii che l'epicentro era stato a una settantina di chilometri di distanza da Pescara: il sisma aveva colpito L'Aquila, provocando ingenti danni e ben trecentonove vittime.
Da allora nel capoluogo della mia regione, dove avevo vissuto per un periodo all'inizio del mio percorso universitario, non ci ho più rimesso piede; a differenza di alcune persone conosciute frequentando i corsi di fotografia, le quali vi si recano con una certa regolarità per documentare la situazione tramite i loro scatti, io ancora non me la sento. Ma magari, col mio amore accanto, troverò quanto prima il coraggio...
Ho deciso di onorare l'anniversario odierno condividendo alcune foto scelte dall'album Ore 3.32 – il fatidico orario di quella terribile scossa – pubblicato nella pagina Facebook L'Aquila de 'na 'ote. Le immagini sono tratte dalla mostra "Il terremoto in Abruzzo nelle immagini degli autori italiani" tenutasi a giugno 2009 durante il Reportage Atri Festival 2009, e a giudicare dalla qualità non eccelsa sembrerebbe proprio che non si tratti delle fotografie originali, bensì di scatti delle foto esposte e incorniciate con tanto di vetro... ma viste le circostanze non mi pare un dettaglio così rilevante, anzi.
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