giovedì 3 marzo 2016

Omicidio stradale, giustizia è fatta?

Tempo fa mi è stata segnalata una petizione ospitata su Change.org: Mai più morti assurde come quella di mia figlia Stella. Introduciamo il reato di omicidio stradale. A lanciarla era stata Giannina Calissano, madre della piccola Stella Manzi, morta ad appena otto anni in seguito a un incidente provocato da un uomo drogato, alcolizzato e senza patente alla guida di una macchina rubata. All'omicida erano stati concessi gli arresti domiciliari dopo appena sei mesi di carcere, e all'epoca del lancio della raccolta di firme l'uomo stava patteggiando quattro anni di reclusione: una pena che mi è sembrata assurdamente lieve, ecco perché ho firmato senza esitazioni.
Adesso che l'omicidio stradale è legge, però, mi pare che si stia esagerando in senso opposto, e non me la sento di dar torto a Luca quando la definisce
Una legge fatta con la pancia, non con il cervello. Contraria ad ogni tradizione legale illuminata o garantista. Contraria ad ogni più elementare senso di giustizia (pene potenzialmente superiori a quelle persino dell'omicidio premeditato. Ha senso? È equo? È giusto, nel senso più fondamentale del termine? No). La dimostrazione del fatto [...] che si è perso ogni senso di cosa significhi fare giustizia. Che si è abdicato ad una legge equanime e ad una pena proporzionata, in favore della vendetta e dell'ottundimento del pensiero critico.
Voglio dire, se un mio caro fosse stato ucciso da un pirata della strada, probabilmente auspicherei che quest'ultimo venisse condannato a una pena esemplare, financo l'ergastolo, perché non potrei avere nei suoi confronti un distacco tale da riuscire a ragionare. È proprio per questo che esistono le leggi e i tribunali: per stabilire torti e ragioni nella maniera più equilibrata possibile (almeno in teoria). Ebbene, se la pena per chi uccide al volante non era equa finora con le leggi già esistenti – al massimo si veniva condannati per omicidio colposo, mai volontario – rischia di non esserlo nemmeno d'ora in poi, sia pur con un approccio al contrario fin troppo severo. Tra l'altro mi interesserebbe sapere come ci si assicurerà che i condannati sottoposti a revoca della patente – nelle ipotesi più gravi fino a trent'anni, un'eternità – si astengano effettivamente dalla guida, visto che se tanto mi dà tanto i necessari controlli rischiano di farsi attendere fino a quando sarà ormai troppo tardi. Alla radio ho sentito parlare di braccialetto elettronico... Mah!

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