venerdì 7 gennaio 2011

L'amicizia sui social network

Mesi fa lessi una notizia che incoraggiava all'ottimismo: una quarantacinquenne di Garbagnate, dopo aver annunciato su Facebook la propria intenzione di farla finita, era stata salvata dai carabinieri grazie a un'utente del social network che, avendo preso sul serio i propositi suicidi manifestati dalla donna, non aveva esitato a chiamare il 112. Non si è conclusa altrettanto felicemente, ahimè, la recente vicenda di una quarantaduenne inglese che aveva lanciato un analogo disperato appello il giorno di Natale: non soltanto nessuno dei suoi 1048 "amici" (le virgolette mi sembrano il minimo) è intervenuto in suo aiuto, ma alcuni l'hanno addirittura schernita crudelmente. Questa notizia mi ha turbata parecchio, facendomi riflettere una volta di più su quanto possa talora rivelarsi fuori luogo il sostantivo "amico" usato per designare i contatti che si hanno online (la definizione riportata dal dizionario, che secondo me risulta anch'essa per forza di cose un po' riduttiva, è «Chi ha un rapporto di affetto e stima con qlcu.»). Tempo fa ho visto un utente di social network chiudere uno dei propri account dopo che le sue aspettative oltremodo fiduciose al riguardo erano state amaramente deluse: non soltanto non aveva trovato il premuroso sostegno di cui affermava di aver bisogno per affrontare la sua difficile situazione personale, ma gli era pure toccato subire aspre critiche, provocazioni gratuite e discussioni esageratamente conflittuali. Persino io, sebbene il mio innato riserbo mi impedisca di lasciarmi andare più di tanto, un paio di volte mi sono abbandonata a qualche piccolo sfogo momentaneo, ma le reazioni non sono state quasi mai quelle che avrei sperato: mi è capitato di non ricevere alcuna risposta... oppure, in casi più "fortunati", un fumettistico pat pat preconfezionato. Comunque ho imparato a non rimanerci male più del dovuto, dal momento che sono la prima a rendersi conto di quanto sia difficile trovare le parole giuste di fronte a situazioni delicate, delle quali in molti casi si conosce ben poco. Personalmente ritengo che i social network siano un ottimo strumento per mantenere i contatti con le persone che in qualche modo fanno parte della nostra vita e per conoscerne di nuove, mentre non sono altrettanto indicati (anzi, per certi versi sono proprio controindicati) per consolidare un rapporto innalzandolo a un livello di maggior spessore ed autenticità. Queste "elucubrazioni" mi hanno condotta a formulare (meglio tardi che mai!) il mio principale proposito per l'anno nuovo, assai simile al primo che avevo espresso un anno fa: mi riprometto di impegnarmi più attivamente a coltivare i rapporti con il prossimo, laddove ne valga la pena, per lasciarmi alle spalle l'assillante senso di solitudine che da troppo tempo mi accompagna. E poi devo imparare a "sciogliermi" quando sono in mezzo alla gente: ho l'atroce e tutt'altro che infondato sospetto di apparire tendenzialmente fredda, distaccata e indifferente, per non dire di peggio [ad esempio sono convinta che chi ha presente questo blog, quando mi incontra, come minimo pensi «Però, la facevo più loquace!»]... mentre la verità è che vorrei tanto farmi meno problemi ad esternare quello che ho dentro. Perché è una buona cosa, la riservatezza... entro certi limiti, però!

7 commenti:

  1. se vuoi ti do qualche dritta io, ho il problema opposto, il mio blog sembra quello d'una psicopatica depressa ed invece le persone poi che mi conoscono sanno che sono l'opposto..non socievole, di +!!! insomma il clown della situazione, perennemente ;-)
    no sul serio, credo che in alcuni casi si possano "conoscere" tramite internet per es tramite questi blog, persone veramente interessanti, a me è capitato d'approfondire qualche amicizia e veramente sono rimasta piacevolmente sorpresa; ammetto la mia diffidenza iniziale.
    certo credo comunque che una certa riservatezza iniziale non guasti.
    lungi da me l'accettare 1048 estranei su facebook, come minimo voglio una mail di presentazione ;-)

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  2. Io personalmente inizierei col diffidare abbastanza da quello che mi raccontano i giornalisti. Come sentono aria di scoop (e spesso aria di critica verso internet ed i new media) partono in quinta.
    Riflettendo un attimino, mi verrebbe da dire che su 1048 amici su Facebook ci siano al massimo 1047 estranei o falsi amici ed almeno UN miglior amico, fratello o cugino.

    Diciamo che abbiamo sentito una campana estranea, ma non sappiamo nulla di questa signora.

    Se non è stata presa sul serio un motivo ci sarà. Magari non era nuova a queste cose. Oppure bisogna vedere i motivi della sua solitudine. Insomma, si possono ipotizzare tante cose. Ma una spiegazione c'è sempre.
    Ed una telefonata al pronto intervento è una cosa facilissima da fare. Perché non è stata fatta? Prima di scandalizzarsi, penso che bisogna conoscerne i motivi reali.


    Per il resto i Social Network non sostituiscono i rapporti reali. Sono un ottimo strumento per tenersi in contatto con amici lontani, per farsi due risate, per condividere alcune cose. Ma poi le amicizie reali sono altre. Facebook ha solo sostituito il termine "contatto" con il termine "amico". Ma siamo solo al livello di parole. Alla fine il concetto è lo stesso.

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  3. PS: Non dimentichiamoci poi che Facebook è solo uno strumento. Non ha responsabilità alcuna sulla superficialità delle persone che lo frequentano.

    Ma ai giornalisti piace demonizzarlo...

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  4. Wow, per come avevo impaginato il post, tutto ammucchiato e senza nessun "a capo", non mi aspettavo che qualcuno se lo sarebbe filato... e invece, addirittura due commentatori?! :-) [A proposito, se non ho mollato Splinder finora, adesso che mi arrivano via e-mail le notifiche dei nuovi commenti – con comodo, ma arrivano – chi mi schioda più da qui? ;-)]

    @Portia85: Ebbene sì, anche a me capita di conoscere grazie alla Rete persone interessanti con le quali difficilmente avrei avuto modo di incrociarmi, altrimenti. Comunque il mio problema non è il fatto di apparire qui diversa da come sono nella realtà. Semplicemente, nella vita di tutti i giorni è come se procedessi col freno a mano tirato... mentre sul blog, anche grazie alla possibilità di riflettere meglio sulle cose da dire, riesco a esprimermi più tranquillamente.

    @maury: Guarda, io mi sono limitata a prendere spunto dall'articolo per abbozzare un discorso più generale che dal mio punto di vista risulta valido comunque, vera o "addomesticata" che sia la notizia. Non so se ci hai fatto caso, ma a me pare che le tue considerazioni sulle finalità dei social network corrispondano sostanzialmente alle mie. Inoltre concordo senz'altro sul fatto che non sia giusto demonizzare Facebook... però non bisogna neanche commettere l'errore opposto di considerare i social network come una sorta di panacea di tutti i mali della società [a scanso di equivoci, non è a te che mi riferisco! ;-)]. A noi può sembrare insensato, ma ci sono persone che credono davvero che sia importante collezionare il maggior numero possibile di "amici"...

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  5. Credo che dipenda sempre da quale sia il 'punto di vista' dell'osservatore. Dopo tutto i social network sono strumenti ed il loro risultato dipende sempre dalla maniera in cui sono usati. In informatica, poi, rimane sempre in auge la vecchia regola del garbage in, garbage out...
    Comunque, anche io concorso con antmaury riguardo ai giornalisti: vanno sempre presi con le molle...

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  6. Ritengo che nei propositi per l'anno nuovo tu abbia già individuato la chiave corretta per risolvere il senso di solitudine da te citato: maggiore apertura laddove ne valga la pena, cioè con chi dimostra comprensione e accettazione delle caratteristiche individuali (per esempio un'apparente riservatezza), non soffermandosi quindi sulla superficialità delle cose.
    E' un primo passo in un percorso che credo vada affrontato appunto a piccoli passi, essendo relativo alla modificazione in parte del carattere di una persona, altrimenti il risultato potrebbe essere controproducente perché non riuscendo nella nuova improvvisata veste a gestire correttamente le proprie emozioni si può cadere in un atteggiamento oltremodo espansivo che può essere recepito dagli altri come poco autentico.
    Un passo successivo (o parallelo), a parer mio, potrebbe essere di raggiungere la consapevolezza che in fondo tutti desiderano affetto, sotto forma essenzialmente di presenza sia fisica che mentale, al di là delle affinità, interessi comuni e altro ancora.

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  7. @sabrynna: che dire... concordo.

    @poveromabello: ma infatti quello che vorrei è semplicemente affrontare e superare certi miei limiti autoimposti rimanendo me stessa, non apparire quella che non sono e che non sarò mai. Sarebbe già tanto se imparassi ad esprimere con maggiore disinvoltura quello che ho dentro e che troppo spesso rinuncio a tirar fuori per timore di risultare sciocca, o inopportuna, o poco interessante, ecc. Il passo successivo di cui parli mi offre un ottimo spunto di riflessione: disporsi con un atteggiamento di apertura alla possibilità di trovare dei punti d'incontro con il prossimo.

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