Nell'azienda dove sono impiegata lavora un certo numero di donne, ma io sono l'unica a ricoprire un ruolo tecnico, per la precisione nella divisione R&D (ricerca e sviluppo), mentre tutte le altre svolgono mansioni di natura amministrativa.
Ieri, durante la pausa caffè, con i colleghi dell'R&D si chiacchierava riguardo ai computer portatili che abbiamo in dotazione. C'è chi ne ha uno della Lenovo, e io, che un notebook della stessa marca ce l'ho avuto durante il mio impiego precedente, ho ricordato quanto fosse scomodo, se non altro per il fatto che sulla tastiera i tasti Ctrl e Fn sono scambiati rispetto ai computer di praticamente qualunque altra marca (anche se volendo un rimedio esiste).
Il mio responsabile ha fatto un altro tipo di obiezione relativa al cosiddetto trackpoint, lo strumento di puntamento che serve per spostare il puntatore del mouse (e che io personalmente non ho mai usato).
Il collega ridacchiando l'ha chiamato "clito", e il riferimento era palese. Io ho fatto buon viso a cattivo gioco, che dovevo fa'? Del resto, avendo frequentato Ingegneria che è una facoltà universitaria prevalentemente maschile, e all'epoca lo era ancora di più rispetto ad oggi, a certe battute ho dovuto farci il callo. Questo non vuol dire che, essendo molto ma molto timida, dentro di me non mi senta imbarazzata da morire... e a volte il mio disagio traspare anche fuori, perché qualcuno si accorge che il mio incarnato pallido si colora di un vivido rosato. (Per dire, aneddoti come questi non li racconterei mai vis à vis a persone con cui non mi senta intimamente in confidenza)
Oggi, altro momento da sotterrarmi: i miei collegucci sono finiti chissà come a rievocare la cosiddetta "osteria numero mille". C'è chi ha cominciato a canticchiarla, pur senza arrivare al momento "clou", e io non sono riuscita a trattenere un risolino imbarazzato. Il summenzionato responsabile mi ha sgamata: «Ah, vedi che la sai?!». Ebbene sì, purtroppo. A Pescara c'è persino un ristorante che si chiama così...
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