Fin dall'inizio della pandemia di coronavirus ci si è accorti che le persone anziane e affette da problemi di salute avevano una probabilità molto maggiore di morire di COVID rispetto a individui più giovani e sani. Si è così diffusa la distinzione fra morti "di" COVID (quelli che non soffrivano di patologie pregresse) e "con" COVID, a sottintendere che questi ultimi sarebbero morti comunque entro breve tempo, e quindi l'allarmismo e le restrizioni introdotte per contenere il contagio erano ingiustificati.
Speravo che ci fossimo lasciati alle spalle un modo di ragionare così cinico, che a me personalmente fa molto male per un motivo personale. Il fatto è che, quando mio padre morì più di sei anni, fa stava per concludere un ciclo di chemioterapia per un tumore. Nessun può sapere esattamente quanto sarebbe potuto sopravvivere se non fosse caduto in casa fratturandosi il femore; l'anestesia totale, necessaria per ridurre chirurgicamente la frattura, che ha prostrato un organismo già assai debilitato l'ha condotto alla morte nel giro di pochi giorni. Insomma, verosimilmente papà è stato ucciso dal tumore, ma se non si fosse rotto la gamba non dico che sarebbe ancora tra noi, ma avrei potuto contare sulla sua presenza ancora per qualche tempo.
Purtroppo Franco Bechis, direttore del quotidiano Il Tempo, ha riportato in auge questa solfa pubblicando un editoriale nel quale stravolge completamente il senso del nuovo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità per COVID; ne estrapolo qualche passaggio.
Sembra un'affermazione strampalata e da no vax [toh, almeno una cosa giusta l'avete scritta, NdC], ma secondo il campione statistico di cartelle cliniche raccolte dall'istituto solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid 19. Quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti alla potenza del virus in sé. Perché tutti gli altri italiani che hanno perso la vita avevano da una a cinque malattie che secondo l'Iss dunque lasciavano già loro poca speranza. [Fra le patologie in questione ce ne sono alcune relativamente diffuse come ipertensione, diabete e obesità, e chissà quanti di questi morti "con" COVID avrebbero potuto continuare a conviverci per anni, forse anche decenni, se non fossero rimasti contagiati, NdC]
Ma se non è il virus ad uccidere gli italiani, allora mi spiegate perché la scienza ha imposto tutto quello che abbiamo visto in questo anno e mezzo abbondante? Dalle mascherine, al distanziamento, al lockdown e così via? E come facevamo ad avere quasi 126 mila italiani ridotti in quelle condizioni con 3, 4 o 5 malattie gravi, destinati comunque ad andarsene se anche non fosse mai esistito il coronavirus in poco tempo? Quei numeri sarebbero un atto di accusa clamoroso nei confronti del sistema sanitario italiano da cui pure provengono. Uso il condizionale perché qualche dubbio ho su quel che viene scritto fin dal primo giorno in quel rapporto. Che risente come ogni comunicazione dell'Iss o del Cts delle direttive governative fornite via via durante i mesi, che sono state il vero e unico faro di quelli che continuiamo a chiamare “scienziati”. [Toh, io sapevo che era vero il contrario, e cioè che le scelte del governo sono sempre state basate sulle indicazioni degli esperti... ma loro diranno che mi sono fatta intortare ben bene dall'informazione di regime! NdC]
Forse con un po' meno propaganda, meno rigidità e più informazione corretta tutto questo non sarebbe così... [Con quale faccia tosta VOI osate parlare di informazione corretta?! NdC]
Sono venuta a sapere di questo abominio grazie a Il Post che ha spiegato il senso del numero 3783 – il 2,9% dei 130468 decessi ufficialmente dovuti al COVID, calcolato senza nessun arrotondamento e con una precisione degna di miglior causa – che i no-vax e i no-greenpass amano tanto sbandierare. E lo stesso ISS ha pubblicato un comunicato stampa per smontare la bufala.
Mah.
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