venerdì 8 ottobre 2021

Per qualche copia in più

È uscito ieri La stanza numero 30. Cronache di una vita, il libro autobiografico di Ilda Boccassini... e sui social si discute soprattutto del fatto che la magistrata in pensione abbia dato alle stampe il ricordo del suo innamoramento per il giudice Giovanni Falcone, rimasto vittima di un attentato mafioso assieme alla moglie, Francesca Morvillo, e agli agenti della scorta il 23 maggio 1992 a Capaci.

Non ho idea di quanta parte del libro sia dedicata a questa vicenda perché non l'ho letto, né sinceramente ho intenzione di farlo; mi sono bastati e avanzati i frammenti riportati dalla stampa.

Me ne innamorai. È molto complicato per me parlarne. Sicuramente non si trattò dei sentimenti classici con cui siamo abituati a fare i conti nel corso della vita. No. Il mio sentimento era altro e più profondo, non prevedeva una condizione di vita quotidiana, il bisogno di vivere l’amore momento per momento. Ero innamorata della sua anima, della sua passione, della sua battaglia, che capivo essere più importante di tutto il resto.
Cosa avrebbe riservato il destino a me e Giovanni, se non fosse morto così precocemente?

La Boccassini rievoca pure quella volta che con Falcone andò in aereo in Argentina ad interrogare il boss Gaetano Fidanzati, nel giugno del 1991:

Avevo anche un walkman con una cassetta di Gianna Nannini, che ho imposto a Giovanni per tutta la durata del viaggio. Alcune canzoni mi facevano pensare alla nostra storia e le ascoltai più volte, per ore, stringendomi a lui. In top class non c’erano altri passeggeri, eravamo soli in quel lusso rilassante, la nostra intimità disturbata solo dall’arrivo delle hostess. Rimanemmo abbracciati per ore, direi tutta la notte, parlando, ascoltando Gianna Nannini e dedicandoci di tanto in tanto ad alcuni dettagli dell’interrogatorio e ai possibili sviluppi dell’indagine. Che notte...

Qualcuno ha domandato retoricamente «ma a noi che cosa ce ne frega?», fingendo di non capire – o forse non capendolo per davvero – che il fatto stesso che sentisse il bisogno di parlare dell'argomento era il segno che qualcosa doveva pur fregargliene. Qualcun altro, soprattutto donne, ha empatizzato con "Ilda la rossa" in quanto "costretta" a vivere i patemi di un amore impossibile, e l'ha difesa sostenendo che quella sua per Falcone era stata una passione esclusivamente platonica, una pura intesa spirituale. Ma anche se il tradimento non è stato consumato, io non riesco ad essere così indulgente. Rielaborando il commento che ho lasciato a un post su Facebook...

Il punto è se fosse o meno il caso di tirare fuori a distanza di trent'anni una vicenda tanto privata senza che le altre persone coinvolte possano più dire la loro, purtroppo. Non trovo le parole per esprimere quanto questo sia stato inopportuno.

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