giovedì 2 ottobre 2014

Una tragedia che non deve più ripetersi

Oggi ritorno su un argomento di cui mi sono già occupata alla fine di luglio, quello dei bambini tragicamente dimenticati in macchina sotto il sole cocente, per un paio di aggiornamenti/integrazioni.
Innanzitutto, è notizia di pochi giorni fa che Andrea Albanese, accusato di aver provocato la morte del figlio Luca di due anni lasciato in auto per ore alla periferia di Piacenza a giugno dell'anno scorso, è stato riconosciuto incapace di intendere e di volere essendo in preda ad amnesia dissociativa al momento del fatto, e quindi prosciolto. Una sentenza che in senso lato costituisce un precedente, e che nel caso specifico non potrà che alleviare, almeno in minima parte, il peso schiacciante che il pover'uomo dovrà portarsi appresso per tutta la vita: l'intervista che rilasciò a suo tempo a Vanity Fair è piuttosto eloquente al riguardo.
Inoltre, sempre a proposito del mio post di fine luglio, mi è arrivato proprio ieri per posta elettronica un messaggio dall'ufficio stampa di Remmy, un dispositivo per la salvaguardia dei bambini in auto... e io ne do notizia molto volentieri, perché trovo estremamente positivo che la tecnologia possa dare una mano a genitori magari amorevoli e premurosi che più non si può, ma sopraffatti dal logorio di una vita quotidiana sempre più stressante.
Copincollando dall'e-mail che ho ricevuto...
Remmy è il primo dispositivo in Italia, ideato da due papà di Bologna, recentemente convocati dal Ministero della Salute per conoscere il prodotto e per un confronto sul tema.
Il dispositivo si chiama Remmy (dal verbo inglese "remember", appunto, ricordare): un dispositivo di allarme acustico che monitora costantemente la presenza del bimbo in auto segnalandoci due eventi importanti: se il bimbo si sposta dal suo seggiolino durante il viaggio e se il bimbo è ancora in auto una volta spento il motore, richiamando l'attenzione del conducente.
Ma come funziona Remmy?
È composto da un rilevatore baby collegato al seggiolino del bambino e da una cicalina sonora che si alimenta nell'accendisigari dell'auto.
Il sensore di peso alloggiato sotto la prima fodera del seggiolino comunica all'impianto centrale se il bambino si è spostato dal seggiolino durante il viaggio o se è ancora in auto una volta spento il motore della macchina: un segnale sonoro richiama immediatamente l'attenzione dell'autista, ricordando la presenza del piccolo nella vettura ed evitando, in questo modo, dimenticanze oppure distrazioni dovuti a circostanze esterne.
E come è nata l'idea?
L'idea di Remmy nasce quando Michele Servalli e Carlo Donati, colleghi di lavoro ed entrambi papà, sconvolti dai recenti casi di bambini tragicamente dimenticati in macchina dai genitori, si sono accorti, dopo un'attenta ricerca, della mancanza in commercio di un dispositivo che segnali all'adulto la presenza in auto di un piccolo.
Turbati dal pensiero che incidenti di questo tipo possano capitare, in condizioni di forte stress o per la freneticità della vita quotidiana, anche ai genitori più attenti e premurosi, hanno deciso di studiare un sistema che possa potenziare la sicurezza del bimbo in auto.
Sono quindi stati definiti gli attributi del prodotto e le sue caratteristiche di funzionamento e insieme alla collaborazione con un team di professionisti specializzati nella realizzazione di apparecchiature elettroniche hanno dato vita a Remmy.
Il dispositivo è stato testato da testate – mi si perdoni il bisticcio linguistico – autorevoli come Altroconsumo, Quattroruote e SicurAUTO.it.
Ulteriori informazioni, oltre alla rassegna stampa nazionale, sono disponibili sul sito www.remmy.it.

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