Quando bisogna rivolgersi a una donna laureata in ingegneria, molti non ce la fanno proprio a chiamarla ingegnera, e io stessa fino a non molto tempo fa ero un po' restia a definirmi tale... eppure si tratta di un termine perfettamente corretto: del resto, secondo la stessa identica regola infermiera è il femminile di infermiere, ma su questo nessuno trova da ridire, chissà come mai. (Sarà mica perché la maggioranza di coloro che assistono i medici nella cura dei malati sono donne? ;-) )
Colgo l'occasione per condividere alcuni link sulla questione:
- L'articolo Se c’è il perito, ci deve essere anche la perita (e sono entrambi vivi e vegeti…)!, pubblicato sul sito dell'Accademia della Crusca
- L'episodio È più brava una avvocato o un’avvocata? del podcast settimanale Amare parole, a cura di Vera Gheno
- Un post della pagina Destinazione Stelle che comincia così: «Da quanto tempo si discute su come si debbano chiamare le donne laureate in ingegneria? Più di un secolo: è infatti del 1908 la prima laurea in ingegneria in Italia di una donna, Emma Strada, e la leggenda racconta che la commissione di laurea rimase a lungo a dibattere se chiamarla “ingegnere” o “ingegneressa”», e termina così: «Oggi le donne sono più del trenta per cento dei laureati in ingegneria e si avvicinano alla metà, eppure la parola “ingegnera” non è stata ancora del tutto sdoganata. Si dice che il motivo sia la correttezza grammaticale: ma se così fosse, perché “ingegnera” non va bene e “infermiera” sì?».
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