Un paio di mesi fa il dipartimento per l'informazione e l'editoria del governo italiano ha istituito la cosiddetta commissione sull'intelligenza artificiale per l'informazione, finalizzata a discutere ed esaminare le implicazioni della cosiddetta intelligenza artificiale sul giornalismo e sull'editoria in generale. A presiederla era stato chiamato l'ottantacinquenne Giuliano Amato, che sarà anche un uomo di grandissima esperienza, ma sulle sue competenze in materia di AI mi sembra lecito nutrire qualche dubbio. Comunque Amato ha presentato le dimissioni in seguito a una dichiarazione un po' ostile di Giorgia Meloni alla conferenza stampa di fine/inizio anno.
E chi è stato scelto per sostituirlo? Ebbene sì, padre Paolo Benanti, frate francescano.
Nella mia "bolla social" è emerso un certo sconcerto: dove andremo a finire se un incarico di quel tipo viene affidato non a un laico ma a un religioso?
Il punto è che padre Benanti, sorvolando per il momento sulle sue posizioni contro gli omosessuali, sembra davvero indicato per quel ruolo: citando il suo sito, «mi occupo di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. In particolare i miei studi si focalizzano sulla gestione dell'innovazione: internet e l'impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie». Se non sei convinto, prova a dare un'occhiata a due suoi TEDx Talks: il primo tenuto 5 anni fa a Roma, il secondo 2 mesi fa a Treviso. Devo ammettere che sentire un frate che parlava di certi argomenti è stato un tantino straniante, un po' come vedere un tizio in tuta da astronauta che celebra messa! ;-)
Il fatto che Benanti sia qualificato, ovviamente, non vuol dire che la sua sia stata la scelta migliore possibile sul rapporto tra tecnologia ed etica in Italia. Qualcuno su Facebook ha accennato alla figura di Luciano Floridi, direttore del Digital Ethics Center alla Yale University. Ecco, il problema, ammesso e non concesso che lui fosse interessato all'incarico, è che non sta più in Italia, se non per delle docenze part-time all'Università di Bologna: l'ennesimo cervello in fuga...
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