martedì 20 febbraio 2018

Sanremo, il post che tutta Italia (non) stava aspettando


E nient, il Festival di Sanremo si è concluso ormai dieci giorni fa, ma non potevo esimermi dal pubblicare un sia pur sintetico resoconto! :-)
La canzone vincitrice, Non mi avete fatto niente, non mi è piaciuta... per niente. Sorvolando sul fatto che io non avrei esitato a squalificarla per plagio, dal momento che il ritornello – la parte più importante del pezzo – è pressoché identico a quello del brano Silenzio, presentato da Ambra Calvani e Gabriele de Pascali alle selezioni di Sanremo Giovani per il Festival del 2016 (e poi due cantautori, Ermal Meta e Fabrizio Moro, che non riescono a scrivere da soli un'intera canzone che funzioni, così una terza persona, Andrea Febo, autore unico di Silenzio, dà loro da riciclare il ritornello che aveva scritto su un argomento che con il terrorismo sembra non entrarci affatto... mah!), in sé e per sé mi sembra una paraculata clamorosa, con buona pace di chi l'ha elogiata perché «per nulla retorica»... alla faccia! Un simile approccio me lo sarei potuto aspettare da Fabrizio Moro – il quale, quando vinse Sanremo Giovani 2007 con la canzone antimafia Pensa, dichiarò di averla scritta «dopo aver visto la fiction dedicata a Falcone e Borsellino», tanto per capire i riferimenti culturali di uno che nel 1992 aveva già 17 anni, non proprio un bambino, e avrebbe potuto recepire fin troppo bene quello che era accaduto – ma da un autore sensibile e non banale come Ermal Meta no, mi ha davvero delusa.
Continuo a sperare che i due rinuncino alla partecipazione all'Eurovision Song Contest, che spetterebbe loro di diritto, e cedano il posto ai secondi classificati, i Lo Stato Sociale, i quali hanno un pezzo che "spacca" e che garantirebbe all'Italia qualche chance in più. Ne ho già ascoltato almeno due parodie: quella di don Roberto Fiscer e quella del comico Dado (il quale ha parodiato pure i MetaMoro). Io comunque facevo il tifo per Annalisa, che presentava sì una canzone sanremese fino al midollo, ma interpretata benissimo con una voce cristallina; lei è a mio avviso la migliore tra i reduci di Amici. E avrei visto bene sul podio anche Max Gazzè, e Diodato & Roy Paci.
Chi si illudeva che Claudio Baglioni si sarebbe limitato a ricoprire il ruolo di "dittatore artistico" e co-conduttore rinunciando a sfoderare la sua celebre ugola si è dovuto ricredere: nel corso delle cinque serate il cantautore romano si è giocato praticamente tutti i suoi cavalli di battaglia; anche per questo sarà un problema poterlo riavere l'anno prossimo nello stesso ruolo, come in tanti chiedono a gran voce visto il successo del Festival 2018. Il duetto che mi è piaciuto di più è stato quello con Gianna Nannini sulle note di Amore bello; le strofe così così, ma il ritornello sembrava quasi l'avesse scritto per lei!
Il momento più emozionante della kermesse non aveva nulla a che vedere con la musica: mi riferisco al monologo interpretato da Pierfrancesco Favino nel corso dell'ultima serata. Il testo, intitolato La notte poco prima delle foreste, è un atto unico del drammaturgo e regista francese Bernard-Marie Koltès che risale al 1977, ma di questi tempi grondanti razzismo e intolleranza nei confronti dello straniero risulta drammaticamente attuale.
Se l'anno scorso i The Jackal sono riusciti a portare sul palco dell'Ariston la parola termostato, anche quest'anno si sono fatti valere grazie a un complice d'eccezione, lo stesso Favino: questo video racconta la genesi del misterioso tormentone gnigni.
Dando prova di un'eccezionale versatilità, l'attore romano si è esibito anche in un mash-up canoro, analogo a quello interpretato in precedenza dal superospite Fiorello; ma una performance del genere da uno showman come "Fiore" te la aspetti, quella di Favino è stata invece una piacevole sorpresa.
In conclusione, a proposito di superospiti musicali, condivido quanto scritto da Jessica Camargo Molano su Wired:
Pensate ai tanti ospiti italiani (più di una decina) che in questa edizione hanno calcato il palco dell’Ariston: quasi tutti con un tour in partenza o con un album appena pubblicato, hanno goduto della pubblicità di Sanremo senza prendere parte alla gara. Insomma si sono presi la rosa senza le spine.
Che cosa ha in più il trio Nek – Pezzali – Renga rispetto al duo Meta- Moro? Perché i Decibel (che hanno fatto la storia della new wave) sono in gara come un gruppetto qualunque, mentre Il Volo è riverito come un super ospite? Mi state forse dicendo che Ornella Vanoni non ha alle spalle una carriera tale da poter essere considerata una degna ospite invece di una concorrente?

Nessun commento:

Posta un commento