lunedì 12 febbraio 2018

Ogni giorno che va via è un quadro che appendo

Avrei voluto rispettare una tradizione di questo blog dedicando il post odierno a stilare il mio personale resoconto del Festival di Sanremo che si è concluso due giorni fa... ma ho troppi spunti da mettere in ordine al riguardo e poco tempo per farlo, per cui se ne riparlerà domani (forse). Oggi mi limito a proporre un commovente ricordo legato a Sanremo. Se hai seguito il Festival del 1994, vinto da Aleandro Baldi con Passerà, magari ricorderai un giovane e talentoso cantautore chiamato Alessandro Bono, che si classificò al sedicesimo posto (su venti concorrenti) della sezione Campioni con il brano Oppure no; due anni prima aveva gareggiato nella sezione Novità in coppia con Andrea Mingardi con il brano Con un amico vicino, terzo classificato dopo Aleandro Baldi e Francesca Alotta con Non amarmi, ma il suo esordio sanremese risale al 1987, l'anno in cui a vincere nella sezione Nuove Proposte fu Michele Zarrillo con La notte dei pensieri.


Trascorse un bel po' di tempo prima che venissi a sapere che nemmeno tre mesi dopo quell'ultima esibizione sul palco dell'Ariston, a trent'anni non ancora compiuti, Alessandro era morto di AIDS, che all'epoca non lasciava scampo. Quando andò a Sanremo stava già molto male, il che spiega la sua performance piuttosto deludente. A riportarmi alla memoria una vicenda vecchia di ventiquattro anni è stato l'altro giorno questo post dello scrittore Riccardo Gazzaniga.
Riporto qui di seguito il testo di Oppure no, perché merita davvero... e, riletto alla luce di quanto accaduto, emoziona non poco.
Verrà un giorno in cui vivrò
In un paese senza più frontiere
Dove non si guarderà al futuro
Come chiuso sotto ad un bicchiere
Verrà un giorno e sentirò
Il vento caldo dei nuovi cambiamenti
Che in un attimo saranno qui
Ma poi saremo tutti quanti pronti
Con fatica ma sapremo
Capir davvero cos'è una religione
Qualsiasi fede chiunque avrà
Si accetterà perché va bene ed ha ragione
Oppure no
Io questo non lo so
Oppure no
Ed io mi lascio vivere
E quando credi che l'amore tuo
È solido come un bel sasso
Poi per un'occhiata appena
Ti senti un materasso
Verrà il giorno in cui sarai
Col sedere grosso come una balena
Io come adesso ti amerò
Che hai un fisico da sirena
Oppure no
Io questo non lo so
La risposta, amore mio
È nascosta nel tempo
E ogni giorno che va via
È un quadro che appendo
Mi piace vivere
E se talvolta pensi che
Tu non sei così importante
Consolati perché sul ponte
C'è tutto il resto della gente
E quindi, amica mia
Tranquilla, ci sono anch'io
E questo sporco mondo questa volta
È giunto infine ad una svolta
Oppure no
Io questo non lo so
Oppure no
La risposta, amore mio
La stiamo vivendo
E ogni giorno che va via
È un quadro che appendo
E se a volte pensi che
Tu non sei così importante
Consolati perché sul ponte
C'è tutto il resto della gente
E quindi, amica mia
Tranquilla, ci sono anch'io
E questo sporco mondo questa volta
È giunto infine ad una svolta
Oppure no
La risposta amore mio
La stiamo vivendo
E ogni giorno che va via
È un quadro che appendo
Oppure no
Oppure no
Oppure no
Oppure no
P.S.: Ho appena trovato un articolo molto toccante nel quale lo scrittore Tiziano Scarpa definisce Oppure no «la vera sigla del festival di Sanremo, la sigla della vita, il lapsus che squarcia il fondale sbrilluccicoso e apre un varco sulla morte, mentre un agonizzante la canticchia sorridendo».

Nessun commento:

Posta un commento