mercoledì 26 novembre 2014

A caccia di... pensioni

Poiché non c'è tre senza quattro – ops, non era proprio così, il proverbio...? ;-) – per la quarta settimana consecutiva sono andata al cinema a vedere una commedia italiana... però non chiedermi di fare cinquina con La scuola più bella del mondo, perché ho un radicato pregiudizio negativo nei confronti di Christian De Sica, e vorrei tenermelo stretto! ;-) [Ovviamente scherzo... in fondo il trailer non è mica male, a differenza di quello dell'imminente cinepanettone con Massimo Boldi] Ieri la mia scelta è ricaduta su Andiamo a quel paese, di e con Ficarra & Picone... e posso dire che il trailer non gli rende adeguatamente giustizia, perché è un vero spasso! :-D
La trama in sintesi: Salvo (Salvo Ficarra), disoccupato e sotto sfratto, fa i bagagli e assieme alla moglie Donatella (Tiziana Lodato), alla figlioletta e all'amico Valentino (Valentino Picone) parte da Palermo per trasferirsi dalla suocera che abita a Monteforte, paesino dell'entroterra siculo. Per qualche tempo la famiglia tira avanti accogliendo un gruppetto di anziani parenti, dei quali Salvo riscuote le pensioni... ma prima o poi tutti o quasi gli attempati ospiti vengono a mancare: chi va all'altro mondo, e chi scappa perché convinto che la casa sia stregata. L'unica superstite è zia Lucia (Lily Tirinnanzi), settantenne ancora nubile, e dal momento che Valentino è scapolo Salvo escogita una pensata per perpetuare la pensione della donna, perché «L'amore finisce, la pensione è per sempre». Il piano dovrebbe rimanere segreto... ma si sa, «il paese è piccolo, e la gente mormora»! ;-)
Il duo comico formato da Ficarra e Picone è ormai supercollaudato... comunque c'è poco da fare, io Ficone lo vedo più che altro come la spalla – ottima, niente da dire – di Ficarra, che dalla sua ha un'espressività incredibile! :-D Ma il cast può vantare attori eccellenti anche nei ruoli secondari: dal parroco (Mariano Rigillo) al brigadiere dei carabinieri (Francesco Paolantoni), dal barbiere (Nino Frassica) al narratore (Giancarlo Ratti, la cui voce è ben nota agli ascoltatori del Ruggito del coniglio radiofonico).
Durante tutto il film si sussegue una raffica di gag e battute divertentissime, anche se a volte un tantino ripetitive. La più bella, almeno a mio parere? Quando Valentino rifiuta la proposta di Salvo di farsi arrestare per avere la possibilità di approcciare in carcere un uomo molto vicino all'onorevole La Duca, dal quale i due vorrebbero farsi raccomandare, l'amico sbotta: «Otto anni di università che non ti sono serviti a niente te li sei fatti [Valentino è laureato in Scienze della Comunicazione, «Ma con chi comunichi, che ti capisco solo io a te, compa'?!» ;-)] e un anno di galera che ci può spalancare le porte professionali non te lo vuoi fare!». ;-) Ma il film offre anche vari spunti di riflessione sui tempi moderni, nei quali i giovani non hanno futuro e trovano l'unica ancora di salvezza nella pensione degli anziani che loro difficilmente percepiranno mai, sul rischio di degrado morale e sui valori davvero importanti nella vita.
Stando a Wikipedia, in Sicilia non esiste nessun paese chiamato Monteforte: da quel che ho capito il film è stato girato in varie località della regione, ricostruendo un'ambientazione davvero suggestiva.

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