Mi sono imbattuta in un'immagine che mostra il testo di Natale, poesia scritta da Giuseppe Ungaretti il 26 dicembre 1916 a Napoli...
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
... e mi è venuto in mente che in questi giorni mi sento un po' come lui. Poi però ho letto l'analisi del testo – ai tempi della scuola il '900 letterario, per non parlare di quello storico, lo trattammo abbastanza di corsa – e mi sono resa conto non senza imbarazzo che il dramma da lui vissuto era ben più serio del mio stress lavoro-correlato...
P.S.: Mi è venuto in mente che un tempo facevo fatica a considerare "poesia" un componimento non in rima e i cui versi hanno un numero variabile di sillabe, men che meno spezzati in mezzo alla frase; versi liberi, si chiamano. Poi per fortuna mi sono ammorbidita, almeno da quel punto di vista... ;-)
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