Ho già accennato un paio di volte a Edamame, la newsletter di Mattia Marangon, fondatore di Ugolize (ex Legolize) e consulente su LinkedIn. Ecco alcune chicche tratte dalle ultime quattro uscite, andando a ritroso nel tempo.
- Nell'ultimo numero, uscito giovedì scorso con il titolo I social non esisteranno più così come li conosciamo, viene posta tra le altre una questione che reputo alquanto interessante: non sappiamo se siamo buoni o cattivi finché non veniamo "testati". Se vuoi capire in che senso, ti consiglio caldamente di guardare il video linkato.
- Nel numero del 12 settembre, Come ingannare l'internet, è linkato un piccolo video "motivazionale e rilassante" al quale vale la pena di dedicare un momento.
- Il numero del 5 settembre, A lezione da Elon Musk: come influenzare le persone, rimanda al video di un professore che si rammarica del fatto che la caduta in disuso di termini come "codesto" rappresenti un impoverimento del linguaggio. (A me lo insegnarono alle elementari, che codesto si usa per denotare ciò che è lontano da chi parla e vicino a chi ascolta... e no, questo e quello per me non pari sono!)
- Infine del numero del 29 agosto, Sisifo e l'insostenibile fatica di tornare al lavoro, uscito in quella che per me è stata la fatidica settimana del rientro dalle ferie, mi ha colpita in modo particolare l'incipit; lo riporto pari pari qui di seguito.
Sisifo nella mitologia greca era un re che aveva avuto il coraggio di sfidare gli dei dell’Olimpo, ma soprattutto aveva osato sfidare la morte.
Questo peccato era stato ritenuto inaccettabile, tanto che Zeus lo punì.
All’inferno, la punizione di Sisifo era spingere su per una montagna un masso pesantissimo solo per poi, una volta in cima, vederlo rotolare giù ed essere costretto a spingerlo nuovamente.
Per sempre. Una punizione tremenda.
C’è anche un’altra storia simile che voglio raccontarti.
Franco, dipendente, dopo due settimane di ferie è costretto a rientrare in ufficio per lavorare ininterrottamente fino alle ferie successive.
Per sempre. Una punizione tremenda.
No, non voleva essere una metafora demotivazionale: la storia di Sisifo in realtà è estremamente stimolante.
Non tanto la storia in sé, che chiaramente è fatta di sofferenza eterna, ma l’accezione con cui viene raccontata.
Il mito di Sisifo infatti è stato scritto nel 1942 da Camus e la sua chiave di lettura è tutt’altro che demoralizzante: alla fine del saggio, infatti, Camus conclude con “bisogna immaginare Sisifo felice”.
Ma com’è possibile sia felice con una punizione del genere?
Spingere un masso su per la montagna all’infinito è una palese metafora della vita stessa, in cui l’essere umano deve combattere contro un mondo esterno indifferente che non ti aiuta in nessun modo.
Eppure Sisifo non smette: anche se il suo compito sembra privo di significato, solamente il fatto di svolgere quel compito in realtà dà senso all’esistenza stessa.
È proprio per questo che una tremenda punizione divina può diventare un inno alla perseveranza, dove basta avere qualcosa su cui impegnarsi per dare un significato reale alla vita.
E quindi niente, buon rientro dalle ferie, e spero che Sisifo possa darti nuove energie per affrontare questo periodo.
Oh, almeno noi non dobbiamo spingere un masso su per una montagna, già questa è una cosa positiva.
PS: se vuoi approfondire il mito di Sisifo ti consiglio di leggere la pagina su Wiki.
Comunque questa riflessione non mi ha convinta granché: siamo solo a lunedì, e io già penso a venerdì... anzi alle vacanze di Natale! (Per la pensione, ammesso che ci arrivi, mi sa che è un po' prestino)
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