Sono ormai trascorse tre settimane dalla finale degli Europei di calcio 2020 vinti dall'Italia contro l'Inghilterra che giocava "in casa" a Wembley... ma io non sono il tipo che rincorre a tutti i costi i trending topic, e se un post che ho in coda mi va di pubblicarlo, lo pubblico non appena ho tempo. ;-)
Come spesso accade, quello dei tiri dal dischetto è stato un momento da cardiopalmo. Ecco la sequenza decisiva:
Berardi (Ita) gol
Kane (Ing) gol
Belotti (Ita) parato [non deve avergli portato bene il telecronista di Raiuno, il quale lo aveva annunciato come «Il "Gallo" Belotti, una garanzia», NdC]
Maguire (Ing) gol
Bonucci (Ita) gol
Rashford (Ing) palo
Bernardeschi (Ita) gol
Sancho (Ing) parato
Jorginho (Ita) parato [aveva segnato il rigore decisivo nella semifinale contro la Spagna, NdC]
Saka (Ing) parato
Secondo un'immagine pubblicata sulla pagina Facebook Cronache di spogliatoio, i rigoristi inglesi sarebbero stati scelti in base a criteri rigorosissimi.
Non sembrava pensarla così Alessandro Capriccioli, il quale due giorni dopo la finale aveva scritto...
Non so quanti di voi abbiano mai calciato un rigore.
Il rigore, in teoria, è una situazione nella quale devi tirare il pallone in porta dalla distanza di 11 metri avendo 3,66 metri (cioè 4 iarde) di vuoto a destra, 3,66 metri di vuoto a sinistra e in mezzo uno che non ha la minima possibilità di prendere la palla, se solo riesci a temporeggiare quel tanto che basta per vedere da che parte si butta e metterla dalla parte opposta.
In pratica, invece, il rigore è una situazione nella quale più la partita è importante più gli 11 metri sembrano 110, i tre metri e 66 da una parte e dall'altra sembrano 30 centimetri e il povero cristo in mezzo pare un golem che, oltre a coprire con la semplice superficie del proprio corpo tutto lo spazio disponibile, dispone di poteri divinatori che gli consentono di conoscere in anticipo la mattonella esatta in cui hai deciso di piazzare il pallone.
In condizioni di serenità, tanto per capirci, non esiste giocatore di serie A o Premier League o Bundesliga o Liga o Ligue 1 o Eredivisie o tutto il cucuzzaro, quindi figuratevi di una squadra nazionale tra le più forti al mondo, che non sia capace di segnare un rigore a chicchessia con la stessa facilità con cui si allaccia le scarpe: ma quando quella serenità viene meno, quando il momento si fa difficile, quando un rigore segnato o sbagliato fa la differenza tra la vittoria e la sconfitta allora tutto cambia, la questione si complica e quella situazione astrattamente banale diventa così difficile da sembrare impossibile.
Ne consegue che a mio modesto parere in una finale del campionato europeo di calcio l'unico criterio per scegliere i rigoristi dev'essere la loro solidità mentale: cioè la capacità di razionalizzare malgrado l'ansia e continuare a rendersi conto che quei 110 metri in realtà sono 11, che quei trenta centimetri da una parte e dall'altra sono 3 metri e 66, che il golem in mezzo alla porta rimane pur sempre un povero disgraziato che non ha alcuna chance di prendere il pallone se lo tiri come cristo comanda.
Noi l'altroieri abbiamo vinto la partita perché quel fenomeno del ct inglese, fregandosene di queste che sono evidenze ampiamente acquisite da chiunque abbia giocato mezzo campionato di terza categoria, ha messo in fila (esponendoli colpevolmente a una pessima figura) tre ragazzini (del valore di mercato complessivo di 250 milioni di euro, ma pur sempre ragazzini), due dei quali entrati a freddo qualche minuto prima, i quali date le condizioni non potevano far altro che sbagliare: cosa che infatti abbiamo pensato tutti guardando la tv, questo sbaglia, come fa a segnare, è fisicamente impossibile che la metta dentro.
E così è stato.
Perché per certe cose il calcio è imprevedibile, ma per altre continua a essere una scienza più esatta della matematica: e non conoscere, o peggio ignorare quella scienza quando sei alla guida di una delle nazionali più importanti del mondo è semplicemente, e letteralmente, suicida.
Quindi, come dire, va bene Donnarumma, va bene la retorica degli italiani capaci di superare ogni ostacolo, va bene Mancini e perfino la Madonna di Medjugorje, ma la verità vera è che abbiamo vinto gli europei soprattutto grazie a un signore di nome Gareth Southgate, il quale ha consapevolmente deciso di violare le regole non scritte e inviolabili di questo sport.
Sono sacrilegi che costano, e costano carissimi.
Il fatto che quello dei calci di rigore sia un momento a dir poco intenso dal punto di vista psicologico lo conferma il fatto che il nostro portiere Gigio Donnarumma abbia ammesso di non essersi reso conto subito che la sua parata del tiro di Saka era stata decisiva... e che non lo avesse capito, noi lo avevamo già capito dal suo atteggiamento incredibilmente calmo.
P.S.: Il titolo del post è ispirato alla splendida La leva calcistica della classe '68 di Francesco De Gregori.
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