giovedì 27 dicembre 2018

La verità ti fa male?

Il fenomeno della circolazione sempre più capillare delle fake news è ormai tristemente noto... ma negli ultimi giorni ho notato un comportamento ad esso correlato, e che trovo non meno scoraggiante: gente che diffonde in maniera più o meno inconsapevole delle notizie false e, quando glielo fai notare, tenta di rivoltare la frittata a proprio favore. Mi spiegherò meglio con due esempi.
L'altro giorno una mia "facciamica" che a occhio e croce passa buona parte del suo tempo online a condividere contenuti critici contro il governo legastellato – come darle torto... ma a furia di indignarsi le verrà un fegato grosso come una zampogna! ;-) – ha condiviso lo screenshot qua sotto.


Insospettita dal madornale refuso – schock?! – ho fatto una rapida ricerca, trovando un articolo che chiariva come si trattasse di una bufala, e le ho mandato il link. E lei, anziché ringraziarmi per averla messa in guardia, ha ribattuto piccata: «Bufala? Il fatto che siano stati votati da un popolo di ignoranti?». Hai voglia a cercare di spiegarle che sì, magari quello sarà anche vero, ma diffondere contenuti palesemente farlocchi per dar contro al governo non giova di certo alla causa, anzi può rivelarsi addirittura controproducente...
All'incirca lo stesso giorno è diventata virale la foto qui sotto, che mostra il presidente del consiglio Giuseppe Conte intento a suonare la chitarra per finta: con il capotasto in quella posizione, è impossibile emettere un accordo in quel modo.


Anche questa immagine poteva sembrare plausibile agli occhi di chi da questo governo si aspetta le peggio cose... solo che a uno sguardo un minimo attento non poteva sfuggire che si trattasse di un fotomontaggio, come spiegato dal debunker David Puente: ecco qua sotto la foto originale.


Ammetto che mi è venuto lo sconforto quando a un "facciamico" che aveva condiviso questa bufala ho fatto notare «È finta», e quello con somma nonchalance ha replicato «Certo, lo sapevamo già che Conte è un premier finto», difendendo a spada tratta il suo "diritto di satira".

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